RED PASSION
-Il destino è dietro l’angolo-
1 parte
Avviso:
I personaggi di questa storia appartengono tutti all’autrice J.K. Rowling.
Io li ho utilizzati solamente per divertirmi e far divertire chi leggerà
questo lavoro. I fatti narrati di seguito non sono mai avvenuti nella saga di
Harry Potter.
Questo racconto è stato scritto con nessuna intenzione di lucro, quindi, si
ritiene che nessun diritto di copyright sia stato violato.
Buona lettura
Angèle
-Se ogni tanto la smettessi di guardare il
sedere delle ragazze, potresti anche seguire i miei ragionamenti, Ronald!-
-Non è certo colpa mia se i tuoi discorsi sono noiosi, Hermione. Alcune volte
sembri una suora missionaria...ti vesti persino come se lo fossi!-
Hermione aveva stretto le labbra come faceva sempre ogni qual volta cercava
di trattenersi dal mandare Ron al diavolo. Harry che camminava qualche passo
davanti, sospirò rumorosamente.
Quel litigio assurdo andava avanti da più di 30 minuti, il che era eccessivo
visto la sciocchezza che l’aveva scatenato.
Ron aveva sbadigliato mentre Hermione stava parlando del suo ultimo lavoro al
ministero: catalogare tutti i calderoni sequestrati alle streghe di Nokturn
Alley.
Non era stata proprio una mossa intelligentissima lasciarsi sfuggire quel
gesto di noia all’apice del racconto.
-Cosa centra adesso il mio modo di vestire?!-Hermione incrociò le braccia sul
petto ricoperto interamente da un larghissimo maglione a collo alto marrone.
Puntò i piedi a terra voltandosi verso Ron.
-Centra eccome!-
Harry si portò una mano alla tempia. "No, che non centra, Ron! Il modo di
vestire di Hermione infastidisce solo te..."
-... e in che modo, di grazia?-
Ron rimase un attimo senza parole. Sembrò cercarle da qualche parte nel suo
cervello, poi incrociando a sua volta le braccia sul petto, disse:
-...Beh, tu... non attiri l’attenzione...-
Hermione tirò l’aria col naso, allargando gli occhi.
–Dopo averti guardato per un minuto le persone si annoiano.-
La neve che era appoggiata docilmente sul ramo dell’albero accanto alla testa
di Hermione, sembrò sciogliersi per il calore che emanava la sua faccia rossa di
rabbia.
Harry si era voltato ed aveva lanciato un’occhiata stralunata verso Ron.
"Sì, ha decisamente lasciato il cervello a casa, oggi..."
Hermione aveva iniziato a respirare affannosamente e Ron continuava a
guardarla come se avesse detto la cosa più vera del mondo.
-IL MIO ABBIGLIAMENTO E’ NOIOSO SOLO PER LE PERSONE INSENSIBILI COME TE!- un
urlo aveva riempito la strada nelle vicinanza dell’abitazione della ragazza.
Qualche passante si era voltato, per poi riprendere a camminare a passo più
spedito.
–Non tutte ci vestiamo con scollature e gonne vertiginose come la tua
fidanzata, Ron! Qualcun’altra ha altre doti da mostrare. Se non riesco ad
attirare la tua attenzione con il mio carattere mi domando per quale dannato
motivo tu sia ancora mio amico?!?- Hermione fissò i suoi occhi scuri ed intensi
in quelli chiari di Ron. Se ci fosse stato un altro al posto del ragazzo avrebbe
fatto la scelta saggia di non replicare. Non era così, però.
-Io ti sto solo dando un consiglio, Hermione!- replicò il rosso, accaldandosi
a sua volta.
-Non ho bisogno dei tuoi inutili consigli!-
Harry li guardava senza parole. Era possibile che quei due avessero così
tanta attrazione fisica, l’uno verso l’altra, che non riuscivano a sfogarla se
non litigando? Lo vedeva benissimo il loro linguaggio del corpo. Cercavano di
avvicinarsi, di starsi vicino anche quando discutevano.
-Ragazzi...- cercò di dire con calma. Un grido di Ron, però, lo fece
tacere.
-BENE!- puntò un piede a terra. –Se non hai bisogno dei miei consigli allora
mi chiedo anch’io perché diavolo sono ancora tuo amico!-
Hermione puntò i suoi pugni sui fianchi. –Benissimo. Allora, Ron, da oggi in
poi possiamo anche smettere. Noi non siamo più amici!-
Si guardarono in cagnesco per qualche minuto e poi, senza nemmeno salutare
Harry, si diressero a passo spedito verso i rispettivi appartamenti.
Harry rimase con la bocca socchiusa per un po’. Si passò una mano nei capelli
e brontolò.
-Li odio.-
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R on passò una mano sulla schiena di Sally, la sua fidanzata.
Era passata più di una settimana dal litigio con Hermione eppure lui
continuava ancora a pensare a quella storia. Non ne sapeva il motivo ma non
poter parlare con Hermione, prenderla in giro e sentire i suoi discorsi noiosi
gli mancava tantissimo. Senza parlare, poi, dello strano mal di stomaco che lo
affliggeva ogni volta che vedeva quella fotografia sul comodino di lui ed
Hermione sorridenti ed abbracciati il giorno del diploma ad Hogwarts. In
quell’occasione, quando Colin Canon lo aveva invitato ad abbracciare stretta
Hermione, le sue mani, senza alcuna ragione apparente, avevano preso a sudare.
Tremendamente.
Sally gli mordicchiò sensualmente il labbro inferiore, mentre con calma
iniziava a togliergli la camicia. Gli passò le mani sul petto nudo, facendolo
sospirare di piacere.
Ron la sospinse senza tante grazie sul letto e le si attaccò immediatamente
alla pelle del collo.
La sua mente fu sgombra dall’immagine di Hermione per pochi minuti.
Cosa avrebbe dato in quel momento, per far sì che al posto di Sally ci fosse
stata lei. Docile e completamente sua, almeno per una volta.
Scosse la testa improvvisamente, facendo sobbalzare Sally che si bloccò per
un attimo ansimante.
-Qualcosa non va, amore?- la ragazza era completamente abbandonata sul
cuscino sotto di lui. I lunghi capelli biondi disegnavano con grazia una
raggiera sulle lenzuola rosso rubino.
Ron rimase fermo a godere della bellezza della sua compagna. Sentiva il suo
calore su tutto il corpo e la voglia di amarla palpitare nel cuore. Osservò
ancora quei capelli dorati ed il loro contrasto con il rosso rubino. Era bello,
sì.
Senza alcun dubbio.
Si chinò su di lei baciandola appassionatamente mentre le sue mani iniziavano
a vagare sul corpo di Sally. Ron chiuse gli occhi e nella sua mente comparve
l’immagine di Hermione, dei suoi capelli scuri e delle sue labbra naturalmente
rosa e genuine. Cercò di non badarci di continuare a concentrasi
sull’affascinante volto di Sally... ma ormai era chiaro.
I boccoli marrone scuro di Hermione avrebbero creato un contrasto con il
rosso rubino ancora più bello e, sì, decisamente perfetto.
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-Harry questa volta non riuscirai a farmi
fare pace con quel troglodita...- Hermione camminava in modo strano quella
mattina. Indossava un paio di scarpe col tacco molto sottile che (Harry notò con
piacere) le slanciavano le gambe lunghe e sode e le facevano assumere una
camminata ancheggiante e molto femminile. Inoltre, la gonna a tubo sul ginocchio
le fasciava i fianchi snelli e la camicia, bianca ed attillata, le metteva in
risalto il decolté.
Harry rimase a guardarla per un attimo prima che un sorrisetto gli
arricciasse le labbra.
-Sarà anche un troglodita, Hermione.- le fece l’occhiolino. –Ma i suoi
consigli li ascolti.-
Hermione si bloccò per qualche istante. Stava sistemando le carte nel suo
ufficio, piccolo ma ordinatissimo, come lei.
Si morse le labbra e lo guardò, inarcando un sopraciglio. –Io non ho seguito
proprio nessun consiglio, Harry.-
Il ragazzo rabbrividì al tono con cui Hermione aveva pronunciato il suo
nome.
I loro occhi s’incrociarono e ci fu un attimo di silenzio.
-Cerca pure di nasconderlo, Hermione- Harry si accomodò su una sedia
accanto alla scrivania. –Ma tanto non mi freghi. Ti conosco da sempre e non ti
ho mai visto vestita in quel modo così...-
Hermione lo sfidò con lo sguardo a terminare la sua frase ed Harry, dopo aver
inghiottito silenziosamente il vuoto, concluse. –...Femminile...-
-Anche tu vuoi litigare con me per il mio abbigliamento?-
Harry sbuffò. –Dai!- si passò una mano tra i ciuffi scuri e ribelli. –Sai
benissimo che non sono qui per litigare. Stavo solo constatando. Diavolo,
sei un genio in tutto quello che fai eppure in alcune cose, le più semplici
della vita, ti perdi in un bicchiere d’acqua...-
Hermione tentò di rispondere ma Harry la bloccò con lo sguardo.
-Che problema ci sarebbe nel dire che hai seguito il consiglio di Ron? Per
una volta che te ne ha dato uno quasi decente...- la guardò eloquentemente. –Non
vedi che così sei davvero bellissima?-
Hermione rimase in silenzio. Osservò le sue scarpe nere e lucide. Sentiva lo
stomaco contrarsi e le lacrime tentare di uscire.
Quella sera non era riuscita a piangere. Riteneva troppo sciocco rompere
un’amicizia per una scemenza simile eppure non era riuscita a chiamare Ron il
mattino seguente per fare pace. Perché?
"...Perché quella sera attraverso gli occhi di Ron mi sono sentita davvero...
brutta...
...e non sono riuscita a sopportare che lui mi vedesse a quel
modo..."
-Harry... io so di non essere bellissima... ma il pensiero che fosse stato
lui a farmelo notare... mi ha distrutto...-
-Lui perché è il tuo migliore amico... o lui perché è la
persona di cui sei innamorata, Hermione?-
La ragazza arrossì vistosamente e negò forte con la testa. –No... io
non...-
-Oh, forza!- si alzò, avvicinandolesi. –Hai 24 anni e sei ormai matura per
far chiarezza con il tuo cuore. Non puoi continuare a mentirgli e soprattutto a
mentirti.- le appoggiò una mano sulla spalla. –Tu sei segretamente,
irrimediabilmente e completamente innamorata di quel troglodita...- le
sorrise.
Hermione, però, continuò a negare. –Ma...no... c’è, io gli voglio
bene...-
-E?-
-E sono felice quando sono con lui, il cuore mi batte all’impazzata se mi
guarda... e le mani mi sudano se mi sorride ma...- rimase in silenzio.
Finalmente quella vocina nel suo cuore si fece chiara. –Io lo amo...-
sussurrò.
Harry incrociò le braccia sul petto con quell’odioso sorrisetto trionfante
dipinto sulle labbra.
-Chiamatemi dottor Stranamore...-
Hermione non lo ascoltava già più. Aveva allargato gli occhi prima di
sprofondare sulla sua poltrona. Insomma sapeva benissimo che per Ron provava un
affetto particolare e quasi morboso. Non per denigrare Harry, ma di lui non era
masi stata gelosa. Di Ron, invece...
-E adesso?- Hermione aveva la gola secca.
Harry le sorrise comprensivo. Le accarezzò una mano e disse.
-Fa quello che avresti fatto prima...- le fece l’occhiolino. –Questa volta,
però, fatti guidare dal tuo cuore...-
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R on era uscito ad un orario insolito quella sera. Erano
passate da un po’ le 9, quando senza tanti giri di parole aveva liquidato Sally
e, indossando di corsa il suo giaccone, era corso fuori dalla sua abitazione.
L’aria natalizia della città gli metteva buon umore. I colori caldi e festosi
gli facevano dimenticare il freddo della sera e le luci incantate delle vie lo
facevano sorridere. Eppure, anni prima, il Natale gli sembrava una festa
orribile fatta di regali riciclati e maglioni dai colori agghiaccianti.
Poi, Hermione, gli aveva fatto un sorriso alla luce di quelle lucine
natalizie e tutto gli era sembrato immediatamente perfetto, bello. Come lei.
Scosse la testa mentre in un impeto di freddo, infilava le mani grandi e
callose nelle tasche dei jeans. Ora che metteva a fuoco i suoi ricordi, si
rendeva conto che proprio la sua migliore amica aveva iniziato a fargli amare
quella festività.
-A Natale siamo tutti più buoni perché è l’aria che sa di buono...-
Sorrise al ricordo di quelle parole. Socchiudendo gli occhi, riuscì a
ritrovare nella memoria il momento esatto della sua adolescenza in cui Hermione
candidamente gli aveva sorriso e aveva dato una spiegazione perfetta a una delle
sue tante domande ciniche sul Natale.
Aspirò profondamente il profumo dell’aria gelida.
-Già, Hermione. Dà di buono...-
Camminò a lungo per quelle strade innevate e conosciute. Così calde ed
illuminate di gioia. Inconsciamente, i suoi piedi continuavano a percorrere
quell’asfalto in direzioni inesplorate, mentre la sua mente, così scombussolata
in quel periodo, vagava.
Dall’altro lato della strada, imbacuccata perfettamente nel suo cappotto
nero, Hermione camminava in silenzio. Quella sera non le era andata di rimanere
sola a casa. Non era in vena di sedersi sulla sua poltrona, coperta dal plaid
rosso, a leggere chissà quale altro libro.
Nel periodo natalizio, come non mai, amava uscire e camminare coccolata
dall’aria profumata di biscotti. Quasi sempre era accompagnata da Harry o
Ron...
Ripensando ai suoi due migliori amici, le guance le si erano imporporate.
Aveva alzato lo sguardo verso la vetrina di un negozio, dall’altra parte della
strada e si era bloccata. La nostalgia per Ron, ora, le provocava anche le
allucinazioni.
Bello e silenzioso, stava camminando, infatti, a testa bassa e dall’altra
parte della strada, uno dei suoi migliori amici.
Ron alzò improvvisamente la testa.
La vista delle sue scarpe non era molto interessante.
Si guardò brevemente intorno e, poi, la vide: Hermione, graziosa, ferma,
immobile a fissarlo.
I capelli ricci le scendevano diligenti da una coda di cavallo. Qualche
ciocca qua e là, le incorniciava il viso ovale e regolare.
Fu un istinto per Ron, quello di sorriderle ed alzare una mano in segno di
saluto.
Hermione rimase ancora ferma. Non sapeva se rispondere al suo saluto o far
finta di non averlo notato. Si morsicò il labbro inferiore con poca grazia e
rimase troppo a lungo a riflettere sul da farsi. Infatti, Ron, l’aveva ormai
raggiunta.
-Ciao.- le disse, appena le fu vicino.
La ragazza gli fece un breve sorriso. Si tolse una ciocca dagli occhi,
distraendo per un attimo lo sguardo dal viso di Ron.
-Ciao.- gli rispose senza entusiasmo.
Il cuore le stava battendo a mille nel petto e non riusciva a connettere.
Le guance le andavano in fiamme non più per il freddo ma per il buon odore
che in quel momento aleggiava intorno alla figura del ragazzo.
-Non sei felice di vedermi?- Ron le chiese con un sorriso.
Hermione alzò gli occhi sulla sua figura. Si strinse nelle spalle e
sospirò.
-Non eccessivamente...-
Il cuore di Ron fece una piccola capriola. Cos’era quello sguardo di
Hermione? Non gliene aveva mai rivolto uno così particolare: consapevole e
rassegnato.
-Ed io che pensavo tu stessi morendo dalla voglia di rivedermi...-
-Ti sbagliavi...- e la ragazza preferì distogliere lo sguardo dai suoi
occhi.
Ron rimase a fissare quel viso tondo e regolare per un po’. Senza parlare.
Hermione aveva le guance screpolate dal freddo, notò, soffermandosi sui
particolari che non aveva mai notato sul volto della ragazza: le labbra appena
più piene nella parte inferiore; un neo, invisibile quasi, nel centro del mento;
gli occhi, grandi e ombrosi, erano spruzzati di un po’ di verde scuro verso
l’esterno dell’iride...
-Lo sai che hai gli occhi verdi?-
Hermione lo guardò scettica. Sbatté le palpebre un paio di volte.
-Cosa?-
Ron le prese, improvvisamente, il viso tra le mani, costringendola a stare
ferma.
Hermione sentì lo stomaco contorcersi e la pelle delle guance carbonizzarsi.
I palmi di Ron erano grandi e riuscivano a tenerle ferma tutta la faccia,
facilitandogli l’osservazione.
Hermione fremeva sotto quel contatto bramato eppure temuto. Aveva paura che
Ron potesse avvertire il suo cuore battere forte nel petto, a quella distanza.
"E’ buono il tuo odore...", si trovò a pensare Ron mentre le osservava
gli occhi da vicino.
-Mi lasci?!- chiese indispettita la ragazza dopo un po’.
Quella situazione era assurda. Non era ancora del tutto convinta di aver
perdonato Ron, eppure lui aveva la capacità di arrivarle così vicino senza che
lei potesse fare niente.
Gli cacciò via le mani con una scrollata di spalle.
–Ma che ti prende?!-
Ron le sorrise sornione. –Notavo che anche tu hai dei bei particolari...-
Hermione si accigliò. –Che vuoi dire?-
-Che sei attraente quando non ti comporti da saputella... e non mi gridi
addosso...-
"Diavolo, se lo sei quando mi sorridi..."
-Io non ti grido addosso...- gli ribatté offesa, guardandolo serio.
-Sì, che lo fai. Sempre.-
Hermione incrociò le braccia sul petto, distogliendo lo sguardo da lui. –Non
capisco perché stiamo parlando. Io e te non siamo più amici.-
-Andiamo, ‘Mione!-
La ragazza alzò di scatto gli occhi.
Quando Ron la chiamava così, il cuore le finiva nelle scarpe.
Permetteva solo a lui di usare quel diminutivo.
Nemmeno Harry aveva mai provato a chiamarla così. Non che lei gli avesse mai
proibito di farlo. Semplicemente, l’altro suo migliore amico, comprendeva
benissimo che quella era una libertà esclusiva di Ron. Come tante altre, del
resto: farla ridere 30 secondi dopo un litigio; farla arrabbiare nel giro di 30
secondi; occupare i suoi pensieri per una giornata intera...
-Sai benissimo che non possiamo evitare di essere amici. E’ come una
predestinazione. Finiamo sempre col ritrovarci!- le fece un occhiolino mentre
infilava le mani nelle tasche del cappotto.
–Perché combatterlo?-
Hermione rimase imbambolata a fissarlo. Gli guardava le lentiggini sparse sul
naso: erano decisamente diminuite dagli anni di Hogwarts e, quelle poche che
erano rimaste, conferivano al suo volto un non so che di esotico.
-Combattere cosa?- riemerse dal bianco dei pensieri, all’improvviso.
Ron sorrise. –Il destino.-
Hermione sbuffò. Fece una faccia poco convinta e prima che lui potesse
aggiungere altro gli rispose. –Beh, allora, alcune volte il destino ce l’ha su
con me.-
-Perché?-
-Perché mi fa ritrovare sempre la persona che più mi fa arrabbiare al
mondo.-
"Ma anche quella di cui non potrei fare a meno."
-Parli di me?- il sorriso che fece il ragazzo aveva una nota d’orgoglio.
-Sì, Ron, di te! E di chi se no?!-
Hermione scosse la testa, rimanendo in silenzio.
I suoi lunghi capelli scuri furono mossi dal leggero vento freddo che
spirava.
Ron, invece, l’aveva fissata.
-Magari il destino ha altri piani per noi.- la serietà con cui l’aveva
guardata mentre asseriva il suo concetto, fecero rabbrividire la ragazza.
-Altri piani?-
Ron notò l’allarme nella voce di Hermione e scoppiò a ridere. –Sì, magari
piani piacevoli. Tu che ne sai?-
-Non mi pongo il problema, Ronald.- gli rispose con risolutezza. -Io non
credo al destino. Sono troppo razionale. Mi fido di quello che c’è e che posso
vedere e toccare. Non amo l’astratto.-
Ron sorrise con consapevolezza. Le sfiorò la gola e le rispose. –La magia
dentro di te non la vedi, non la tocchi ma la percepisci...-
Hermione rimase in silenzio, pensierosa.
Ron aveva ragione e quel ragionamento aveva un non so che di poetico che
rendeva il suo creatore ancora più affascinante.
-Questo è vero...- alzò lo sguardo, smarrendosi al cospetto del ragazzo.
-...però, i suoi effetti li vedo...-
Nessuno dei due aveva notato un uomo osservarli. Era lì già da diversi minuti
e aveva iniziato a sorridere mentre aveva preso a camminare nella loro
direzione.
Ron scosse la testa, un po’ sconfitto. –Hermione ma perché non cerchi di
capire?- sbuffò. –Ogni ragionamento che fai va sempre contro il mio modo di
vedere le cose...-
L’uomo impettito ed elegante li aveva ormai raggiunti e, senza chiedere
permesso, si era scontrato con la schiena di Ron per passare.
Il ragazzo aveva perso leggermente l’equilibrio finendo in avanti, verso il
viso arrossato di Hermione.
-Ehi!- aveva protestato Ron, un attimo dopo.
Il signore si era voltato come se nulla fosse accaduto e, con un cenno della
testa, gli aveva indicato un caffè dall’altra parte della strada.
Il rosso aveva fatto un’espressione perplessa, prima di negare con il
capo.
Allora, lo sconosciuto sorrise, si toccò la visiera del cappello e riprese il
suo cammino senza più voltarsi.
-Ma che gente strana!- proruppe, all’improvviso, Hermione, riprendendosi dal
torpore in cui era caduta, nel momento in cui si era accorta che le mani di Ron
erano incollate sulle sue spalle.
-Già...- aveva concordato il ragazzo. Poi, voltandosi verso il locale,
indicatogli dal signore, continuò. –Ti va una cioccolata calda?-
Hermione rimase sorpresa da quella domanda. Si grattò la cima della testa e
lo guardò, un po’ perplessa.
-Una cioccolata calda?-
Ron annuì e rimase per qualche secondo in attesa della risposta. Quando,
però, questa tardò ad arrivare, sbuffò e, con un gesto rapido della mano,
afferrò quella di Hermione, iniziando a trascinarla verso il caffè.
Non riusciva a credere al batticuore che lo stava tormentando solo perché
aveva incrociato le sue dita con quelle di lei.
Non avrebbe mai potuto immaginare la perfezione assoluta con la quale le loro
mani s’incastravano.
Marciò con lo sguardo ostinatamente rivolto all’altra parte della strada.
Sapeva che se solo si fosse voltato non avrebbe più avuto il coraggio di tenerla
ancora così stretta quella mano.
Hermione guardò prima la sua nuca e poi scese con gli occhi sul braccio teso,
sul polso corpulento, fino ad arrivare alle loro dita che si nascondevano le une
sotto le altre. Arrossì, mentre sentiva tutto il mondo girare finalmente per il
verso giusto. Era così che la sua vita doveva essere, piena di batticuore e di
Ron.
Nient’altro.
Strinse con un po’ più di forza la mano del ragazzo che le camminava davanti
e, quando lui le rispose, sorrise.
Com’era bella la sera, quando si aveva qualcuno di speciale con cui
passarla.
L’allegro campanello natalizio, appeso alla porta del caffè, risuonò,
accogliendoli.
Ron si guardò un attimo intorno alla ricerca di un tavolo libero.
La sala era affollata e piacevolmente calda. I colori del Natale e l’allegro
chiacchiericcio dei periodi di festa riempivano e decoravano ogni punto di quel
locale.
Una cameriera dall’aria simpatica si fece loro avanti.
-Che bella coppia...- esordì, osservandoli.
Ron ed Hermione erano ancora mano nella mano, vicinissimi l’uno all’altro,
nel tentativo di entrare insieme nello stretto ingresso del locale. Si
guardarono un momento, prima di scattare e lasciarsi di colpo.
-Noi...-
-...non...-
-Oh, ma guarda che coincidenza...- la cameriera indicò qualcosa che pendeva
sulle loro teste.
Hermione alzò lo sguardo, seguita a ruota da Ron.
Un ramoscello verde, appeso al soffitto con un grande nastro vellutato di
colore rosso, tipicamente spruzzato da una porporina dorata, faceva capolino
sulle loro teste, come un uccellaccio del malaugurio: il vischio.
La ragazza bruna sbiancò in un primo momento, poi, quando Ron chiese
candidamente il significato di quell’ornamento che pendeva quasi sinistramente
dalla volta, divenne rossa.
Prima che Hermione potesse rispondere alla sua domanda, la cameriera era già
partita con la spiegazione.
-Beh, è tradizione baciare una ragazza sotto il vischio...-
-Baciare una ragazza?- Ron non sembrava particolarmente sconvolto da quella
rivelazione. Si guardò intorno. –Sinceramente non c’è nessuna che mi
attiri...-
La cameriera rise ed Hermione si controllò a stento dal pestargli un
piede.
-Ma non deve baciare una ragazza a sua scelta. Deve baciare quella con cui si
trova sotto il vischio...-
Ron rimase interdetto, questa volta. Le sue sopraciglia ramate scomparvero
quasi, sotto la zazzera dei capelli. Le labbra piene e rosee si aprirono,
andando a formare la classica "o" di stupore.
-Davvero?-
Hermione si grattò il capo, scotendo la lunga chioma scura. –Ron è una
tradizione, non un obbligo. Non ti devi preoccupare...-
-Beh, perché no?-
La ragazza non aveva nemmeno terminato di parlare che l’altro aveva già
risposto.
La cameriera sorrise e batté le mani, con eccitazione.
-Che bello! Aspettate che prendo la macchina fotografica...-
-La macchina fotografica?- Ron ed Hermione domandarono in coro, un po’
agitati.
-Sì, vi regaliamo la foto. E’ un’iniziativa natalizia del locale.- spiegò
candidamente la cameriera, scomparendo e riapparendo per un secondo da dietro il
bancone.
Ron si sentiva agitato. Le mani avevano iniziato a sudare e non sapeva per
quale dannato motivo aveva accettato, così di buon grado, la proposta.
Hermione era la sua migliore amica e, quindi, quali problemi avrebbero dovuto
esserci nel scambiarsi un bacio tradizionale? Con quel mantra nella
testa, sorrise meccanicamente alla sua compagna di sventura.
Quest’ultima, dal canto suo, continuava a schiarirsi la voce, nel tentativo
di distrarre il suo cervello e coprire, con quel rumore, la vocina petulante che
continuava a ripeterle: "Stai per baciare Ron, stai per baciare Ron, stai per
baciare Ron ed hai una paura matta..."
-Allora?- incalzò la cameriera.
Ron si voltò verso Hermione con uno dei suoi sorrisi più furbetti. Si umettò
le labbra e si strinse nelle spalle.
-Beh, buone Feste, Hermione...- si chinò su di lei, appoggiandole le mani sui
fianchi.
Il cuore gli rimbombava nelle orecchie eppure non poteva far vedere a nessuno
di essere agitato. Cosa avrebbero mai potuto pensare? Che non aspettava altro,
da 10 anni, di baciare la sua migliore amica? No, non era possibile. E poi, in
fondo, non era proprio così, vero?
Insomma, lui era innamorato della sua fidanzata, del profumo di quei
meravigliosi capelli biondi... eppure, quell’esotico castano di Hermione aveva
la capacità di rapire la sua attenzione. Sempre. Poteva essere circondato da
mille veele, eppure la sua figura ed i suoi modi l’avrebbero ugualmente colpito.
Cosa ci poteva fare se Hermione era così stramaledettamente speciale? Unica ed
inimitabile.
Hermione aveva appoggiato con titubanza le sue mani sulle spalle di Ron.
Poteva avvertire i muscoli del ragazzo guizzare sotto le sue dita sottili. Si
agitò un momento, mordendosi le labbra...
-Io...- sussurrò con poca convinzione. Aveva gli occhi socchiusi e
l’espressione trasognante.
Ron le era così vicino che poteva sentire il suo alito caldo infrangersi
sulla pelle del suo naso.
-Io...-
Ron le strinse le mani sui fianchi, attirandola maggiormente a sé. Aveva
bisogno di sentirla vicina, più vicina e, per una volta nella vita, che avrebbe
potuto farlo senza destare tanti sospetti, non aveva alcuna intenzione di
mollare tutto lì.
-Non ti preoccupare, piccola...- La strinse un altro po’. Le sue mani stavano
così bene sui fianchi di lei. –Ci sono io qui...-
Hermione sentì il cuore saltare a quelle parole e non poté evitare di tremare
un attimo, quando finalmente le labbra di Ron si posarono sulle sue. Ai primi
movimenti delicati del ragazzo, la bruna rispose con timidezza. Si
accarezzarono, si respinsero per un po’.
Hermione aveva le labbra che davano di ciliegia e Ron l’aveva particolarmente
apprezzato.
"Se esiste l’anima gemella mi sa che la sto baciando...." Con le dita
tuffate tra i boccoli della ragazza, il rosso aveva appena iniziato ad
approfondire quel bacio-che l’aveva mandato a fuoco già dai primi
momenti-.
"Com’è strana la vita... un’ora prima avresti voluto vederlo morto, un’ ora
dopo ti manda sulla luna. E’ la vita ad essere strana od il destino a farci
strani scherzi?..."
Un click abbastanza sonoro ed una risatina successiva, interruppero quel
momento magico.
-Io la foto l’ho scattata...- iniziò la cameriera che aveva uno strano
sorriso furbo sulle labbra. –Però, se volete continuare, potete farlo a quel
tavolo lì in fondo...- Indicò loro il punto da raggiungere e, dopo aver
consegnato ad Hermione la foto istantanea, scomparve.
Ron aveva l’aria stralunata. I capelli si erano sparati in tutte le direzioni
ed aveva ancora una mano appoggiata sul fianco della ragazza.
-Hm, hm...- si guardò intorno, cercando di allentare un po’ la tensione.
–Dove dobbiamo sederci?-
Hermione gli indicò semplicemente la direzione. Rimase qualche passo dietro
di lui e si toccò le labbra, estasiata.
"Ho baciato Ron, ho baciato, Ron, ho baciato Ron ed ho paura che non mi
capiterà più..." con la mente assorta ed un po’ scombussolata si avviò al
tavolo, dove Ron, l’aspettava seduto con le orecchie giustamente rosse.
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A ccompagnare Hermione a casa, non fu mai così piacevole come
quella sera.
Lungo la strada, Ron l’aveva più volte presa per mano, per attraversare
insieme o semplicemente per attirarla a sé, in modo da far passare i pochi
avventori di quella notte festosa ma gelida.
Così, alla fine, non si erano più separati, continuando a camminare, mano
nella mano, fino a raggiungere l’elegante viale alberato, dove Hermione
viveva.
Avevano anche parlato molto, come mai era loro capitato e, soprattutto, si
erano lanciati sguardi ambigui.
Forse perché la notte è disinibitrice, forse perché la cioccolata calda mette
di buon umore o forse perché quel bacio inaspettato...
-Tutto bene?-
Hermione stava riflettendo, in silenzio.
Ron l’aveva notato e non era riuscito a resistere dal richiamarla.
Soprattutto, perché, se avesse continuato ad osservarla così bella nel suo
rimuginare, non avrebbe combattuto oltre contro se stesso e l’avrebbe baciata,
ancora una volta.
Hermione e quel bacio gli avevano regalato un bagaglio così piacevole di
sensazioni: baciare lei era come baciare l’aria fresca, come mangiare la neve.
Un sapore semplice ed indimenticabile, famigliare.
Hermione alzò lo sguardo e gli sorrise. Aveva le guance così rosse che si
sventolava ogni tanto con la mano libera.
-Sì...- aveva distolto i suoi occhi che erano inevitabilmente caduti sulle
labbra di Ron e gli aveva domandato. –Perché me lo chiedi?-
Il ragazzo si strinse nelle spalle, la mano ancora salda a stringere quella
più piccola di Hermione, gli occhi chiari a fissare la strada davanti a sé.
–Nulla. Ti ho vista assorta e...- un tuffo al cuore. –Mi chiedevo a cosa
pensassi...-
"A te?"
-E’ stata una serata particolare...- gli rispose Hermione, con un accento
strano nella voce.
Ron annuì e le strinse un po’ la mano. –Positiva o negativa?-
"Trabocchetto?"
Hermione si bloccò, facendolo fermare di conseguenza.
Ron si voltò a guardarla con un piccolo sorrisetto.
-Per te com’è stata?-
"Dannatamente positiva, Hermione. Così positiva che vorrei rimanere qui a
baciarti fino a domani mattina..."
-Positiva. Abbiamo fatto pace, no?-
"Perché non posso farlo?"
Hermione riprese a camminare senza rispondergli. Gli aveva lasciato la mano
e, con lo sguardo rivolto alle sue scarpe, proseguì lungo la strada, fino a che
Ron non la richiamò.
-E per te?-
-Idem.-
Ron sorrise con soddisfazione. Allungò per poco il passo –giusto il tempo di
recuperare terreno e raggiungerla-. Quando le fu vicino, non le riprese la mano,
anche se avrebbe voluto.
"Cavolo, Ron! E’ la tua migliore amica, non la tua ragazza! A Sally non
prendi mai la mano..."
Chiuse le dita a pugno, cercando di controllarsi. Quando, però, la mano di
Hermione sfiorò il dorso della sua per caso, sentì il cuore spappolarsi e senza
pensarci oltre incrociò le dita con quelle di lei.
Hermione alzò la testa, guardandolo.
Un sorriso spuntava tra le sue labbra piene, le guance rosso mela ed il cuore
a mille nel petto.
-Mancava qualcosa, no?-
-Assolutamente.-
Alla vista dell’abitazione di Hermione, Ron sentì un leggero dispiacere.
Avrebbe voluto che quella strada potesse durare fino all’indomani. Sapeva, però,
che era impossibile.
Infatti, una manciata di minuti, ed erano già arrivati di fronte alla porta
dell’appartamento della ragazza.
-Siamo arrivati.- Ron la guardò per un attimo negli occhi, non riusciva a
staccare le loro mani. Temeva che una volta separatisi quella magia, che li
aveva uniti per una notte, potesse svanire per non tornare mai più.
"Ed io, poi, come faccio?"
-Già...- Hermione si guardò intorno, imbarazzata.
-Sono stato bene sta sera...-
-Sì, anch’io...-
"Perché sembra un dannato appuntamento, Hermione?"
Rimasero per un po’ in silenzio, uno a guardarsi la punta delle scarpe,
l’altra a fissare il muro alla sua destra.
"Baciala, Ron! O, se non sei abbastanza uomo per farlo, fuggi immediatamente
da lì!"
-Io...- il ragazzo si schiarì la voce. –Sì, io... devo andare...-
Hermione annuì, facendo scomparire il labbro inferiore sotto quello
superiore- in un atteggiamento vagamente sensuale.
Ron distolse lo sguardo.
-D’accordo.- Hermione lo fissò un attimo. –Allora, Buona Notte, Ronald.-
Il ragazzo sentì il suo stomaco fare una capriola al suono del suo nome,
pronunciato dalla voce di Hermione.
Danzava così bene sulle sue labbra quella parola...
Si trattenne dal passarsi una mano fra i capelli, piuttosto frustrato.
-Buona Notte, ‘Mione.-
E di nuovo, il cuore di Hermione, arrivò nelle sue scarpe. Lo vide alzare una
mano in segno di saluto e, con una certa riluttanza, percorrere il lungo
corridoio e scomparire dietro l’angolo.
Hermione si voltò, allora, verso la sua porta, appoggiandovi la testa con
pesantezza.
"Sei proprio una sciocca, Jane..."
Sospirò, rassegnata, ed infilò la chiave nella toppa. Aveva quasi aperto la
porta, quando la voce di Ron le fece risalire il cuore dalle scarpe alla gola,
in meno di un secondo.
-Hermione...-
-Ron!- la ragazza si voltò, portandosi una mano al petto. –Mi hai fatto
morire...-
-Volevo dirti una cosa.- Ron smanettava con foga, evidentemente agitato. -...
e voglio dirtela ora, perché ho paura che domani mi sentirò troppo Ron, per
farlo...-
Hermione lo guardava con un’aria spaesata. Si era appoggiata contro la porta,
per aiutare le sue gambe- stranamente molli- a sostenerla.
-Ecco, Hermione...- Ron la guardò negli occhi e lei sentì le guance andare a
fuoco. –Mi dispiace per quello che ti ho detto l’ultima volta che abbiamo
litigato... Ho esagerato con le parole, perché ero arrabbiato... perché avevo
capito quanto io riesca ad apparire stupido ai tuoi occhi... e... e... non lo
sopporto. Passi che Harry mi veda così, che il mio capo lo faccia, che mia
sorella mi consideri stupido... ma non riesco a reggere se anche tu...-
Hermione gli si era avvicinata e, con un dito sulle labbra, l’aveva fatto
tacere. Era così vicina a Ron che lui poteva di nuovo scorgere quel filo di
verdone scuro che colorava l’esterno della pupilla.
-Io non ti ho mai visto stupido, Ron.- gli tolse il dito dalle labbra,
abbassando lo sguardo. –Magari distratto, ma non stupido.- gli fece un
occhiolino che ebbe la forza di farlo arrossire. –Perché non lo sei,
oggettivamente.-
Ron non rispose. Rimase lì fermo ad osservare Hermione ed il suo viso, così
vicino. Il respiro gli si mozzò diverse volte in gola, ogni volta che lei
muoveva la testa era una pugnalata.
-Hermione...- sussurrò con voce rauca. Alzò lentamente una mano per poi
accarezzarle la guancia con trasporto.
"Ron? Ron?! RON?! Ma che fai? Non so se hai riconosciuto chi stai per
baciare... E’ Hermione, Ron! La tua migliore amica, la bambina carina che ti
faceva copiare i compiti, quella che non sei mai riuscito a sopportare più di
tanto, quella di cui non riuscivi a fare a meno, lei, Hermione, ‘MIONE!"
Si chinò verso le labbra della ragazza che nel frattempo aveva socchiuso gli
occhi.
"Ron, ascoltami, non puoi farlo!"
Le accarezzò con un pollice il labbro inferiore, leggermente più sporgente.
Era così vellutato sotto le dita ed il suo alito sapeva di cioccolata alla
menta...
"Perché non posso farlo?! Io lo voglio, lo voglio da una vita..."
Le si avvicinò maggiormente, sfiorando il naso di Hermione con il suo.
"Con lei, non si scherza, Ron. La testa la devi mettere a posto, per
lei. Sei pronto a farlo?"
Si bloccò un attimo: Hermione era così bella in quel momento, così docile,
così delicata, così sua...
"Sei pronto, Ron?!"
"Potrei"
"No, Ron, con Hermione non devono esistere condizionali."
"Ma..."
"Niente, ma, Ron. Rispondi!"
Il ragazzo si soffermò ancora a guardarla e la sentì quella paura
attanagliargli lo stomaco.
"No, non lo sono..."
Appoggiò la fronte su quella di Hermione e sospirò.
-Non possiamo, ‘Mione...-
La bruna sentì una doccia di acqua fredda caderle addosso. Aprì di scatto gli
occhi e si distaccò da lui, rossa in volto.
"Stupida, stupida, stupida tu che ti sei esposta!"
-Co...cosa?-
Ron fece un passo verso di lei, nel tentativo di riavvicinarla. Riavvertiva
già la sensazione di incompletezza che, con Hermione tra le braccia, era
finalmente riuscito a cancellare.
-Noi non possiamo fare questo?- ed indicò la situazione con un gesto
esplicito delle mani.
Hermione aveva il cuore che le rimbombava nelle orecchie, eppure cercava di
darsi un contegno.
-Questo cosa, Ron? Io non stavo facendo nulla...-
Ron la guardò stupefatto e si sentì, come se potesse essere possibile, ancora
più stupido del solito.
Il moto di rabbia che gli nacque dal cuore, fu naturale.
-Tu ed io non ci stavamo per baciare?- le sbottò, con una faccia innervosita.
Hermione avvertì il colpo ma si controllò. –No.-
Ron provò la voglia di schiaffeggiarla. –Quindi, io stavo per baciare
il muro?-
-Non lo chiedere a me.-
-E a chi lo dovrei chiedere, visto che eri tu quella che stavo per
baciare...-
Hermione rimase in silenzio per un attimo. Distolse lo sguardo un paio di
secondi, poi riportò i suoi occhi scuri su di lui.
-Per baciarsi bisogna essere in due.- e non aggiunse altro. Lo guardò
ancora un po’, poi si voltò di scatto, riprendendo ad aprire la porta di
casa.
-BENE!- esclamò Ron, le braccia allargate verso il cielo. –Grazie a Dio, non
abbiamo fatto qualcosa che nessuno dei due voleva...-
Hermione sentiva il cuore così pesante, così gonfio di delusione, di lacrime,
di...di...
Le mani le tremavano e riuscì solo dopo un po’- e non con poca difficoltà- ad
aprire la porta.
-Già, Ron, hai ragione...- entrò in casa, afferrando saldamente la maniglia.
–Ora, però, mi sento io la stupida...- e, senza dare il tempo al ragazzo di
ribattere, gli aveva già chiuso la porta in faccia.
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Q uando Ron rientrò a casa, aveva un diavolo per capello.
Sbatté la porta d’entrata, buttando con stizza le chiavi sul tavolo. Arrivò
vicino al frigorifero e rimase in contemplazione della sua superficie lucida per
un po’.
Non riusciva a non pensare agli eventi di quella sera, a come era possibile
passare da momenti dannatamente piacevoli ad altri e a come il suo umore
dipendesse sempre e solo dal comportamento di un’unica persona: Hermione.
"Sei uno stupido, Ron".
Si passò una mano tra i capelli frustrato. "Lei appartiene ad un’altra
dimensione. E’ una donna che potrai solo desiderare e mai avere. Guardare ma non
toccare, è un mantra che devi imparare."
Meravigliandosi che il suo cuore battesse ancora forte- non era facile
togliersi dalla testa il sapore delle labbra di Hermione-, si avviò verso la
camera da letto, deciso a porre fine con una bella dormita a quella serata.
Lungo il tragitto si tolse il giubbotto e poi il maglione pesante, gettandoli
alla rinfusa sul divano e sul pavimento. Si slacciò la cintura sfilandosela dai
pantaloni.
Quando accese la luce della sua stanza- stranamente ordinata- era vestito
dalla maglia intima e dai jeans.
-Non pensavo di trovarti già mezzo nudo.- una voce femminile conosciuta, gli
fece alzare lo sguardo verso il letto.
Sally era sdraiata tra le lenzuola, circondata da alcuni petali di rose rosse
che risaltavano poco sul colore della coperta. Indossava un completino intimo
che avrebbe fatto girare la testa ad ogni uomo.
Anche Ron, ne fu attratto. Le sorrise brevemente, in quel modo tutto suo e
del tutto mozzafiato.
-Ti va di farmi compagnia?- gli chiese, gattonando verso la punta del letto
più vicina a Ron.
E non occorse altro. In un attimo, le labbra del ragazzo furono incollate a
quelle di Sally in un bacio vorace e desideroso –certo, non di Sally, ma questo
lei non poteva saperlo-di cancellare quel sapore dannatamente buono dalla bocca,
rimpiazzandolo con un altro.
"Stupida, stupida, Hermione"
Di nuovo la sua attenzione fu catturata dai capelli biondi e vellutati della
sua fidanzata. Formavano una raggiera sul cuscino scarlatto. Certo, l’effetto
era incantevole, ma non perfetto. Eppure, Ron, sapeva che doveva farselo
bastare.
La perfezione non si può raggiungere.
"Stupida, stupida Hermione"
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Hermione era davanti alla porta d’ingresso
dell’abitazione di Ron. Era lì da un paio di minuti, indecisa sul da farsi. Si
tormentava le dita sottili, andando su e giù per il pianerottolo.
"Perché sei venuta qui?"
Si passò assente una mano tra i boccoli scuri, ravvivandoli. Non aveva chiaro
nemmeno lei il motivo che l’aveva spinta ad uscire di casa così velocemente
quella mattina. Non era esattamente intenzionata a chiedere scusa a Ron, però,
voleva comunque parlargli, voleva seguire il consiglio di Harry.
Si morse le labbra carnose e si posizionò- non con poca difficoltà- di fronte
al campanello. Squadrò per un po’ la porta di legno scuro e sospirò.
"Avanti, Hermione, dimostra a tutti che hai le palle! Suona quel dannato
campanello!"
Con il dito indice che le tremava, si avvicinò con titubanza al pulsante in
ottone e, prima che altre pare mentali la fermassero, chiuse gli occhi e pressò.
Il classico suono allegro -dlin dlon- riecheggiò per le pareti dello stabile.
Ci fu un breve silenzio a seguirlo, poi la voce di Ron gridò qualcosa e la porta
si aprì.
Hermione rimase senza parole, di sale: Sally, la ragazza di Ron, era
appoggiata allo stipite della porta, bellissima –anche in prima mattina- vestita
solo da un maglione di Ron -lo stesso della sera passata- che le arrivava appena
sulle cosce.
Senza essersi mai davvero conosciute, Hermione e Sally, si erano risultate
antipatiche, a pelle.
L’una perché le era stato rubato quello che era suo e l’altra perché vedeva
continuamente il suo uomo morire per un solo sorriso di Hermione.
-Hermione...- la richiamò la bionda con il suo tono di voce più dolce.
Hermione aveva il viso arrossato -come se qualcuno l’avesse schiaffeggiata- e
gli occhi le si erano quasi riempiti di lacrime.
"Perché sei venuta qui?"
Avrebbe voluto scappare, scomparire, flagellarsi da sola anziché vedere quel
sorriso compiaciuto adornare le labbra di Sally. Indietreggiò di qualche passo,
sentendo le sue guance andare al fuoco.
-Amore, chi è?-
"Amore?"
Quella parolina fu come una pugnalata nello stomaco.
Hermione si trattenne a stento dal vomitare. Sentiva tutto il suo corpo
sottosopra ed anche il suo cervello difficoltava a mettersi in moto.
-E’ Hermione, la tua amica...-
Calò un silenzio terribile e nessuno sembrò nemmeno riuscire a respirare.
Hermione era ferma, pietrificata da quel silenzio. Forse avrebbe dovuto
dileguarsi fino a quando era ancora in tempo per farlo. Non ci riuscì, però.
Ron si era caracollato fuori dal bagno, indossando alla meno peggio i jeans e
la camicia, entrambi sbottonati.
-Hermione!- esclamò quando la vide sulla soglia del suo appartamento.
Il cuore iniziò a battergli così forte.
Per tutta risposta la ragazza gli urlò contro. –MI FAI SCHIFO!- Girò sui
tacchi ed iniziò a correre via. Fece, senza fermarsi nemmeno a prendere fiato, i
3 piani di scale che la separavano dall’uscita. Non si era persino accorta che
dietro Ron la tallonava.
Quando finalmente Hermione arrivò al portone, le guance erano completamente
bagnate dalle lacrime. Si fermò un attimo per asciugarsele, dando il tempo-senza
saperlo- a Ron di riguadagnare il distacco.
-HERMIONE!- gridò il ragazzo, raggiungendola.
Hermione sobbalzò ed aprì la porta, nel tentativo di fuggire, ma Ron le aveva
già bloccato il polso, costringendola a fermarsi.
-CHE VUOI?!- sbraitò voltandosi a guardarlo. Dai suoi occhi color cioccolato
continuavano a sgorgare lacrime amare. –CHE DIAVOLO VUOI, RON?!-
Ron rimase un momento intimorito da quella reazione. Sentì il peso di quelle
lacrime sul suo cuore, sul suo respiro.
-Volevo spiegarti...- i loro corpi erano così vicini che Ron poteva avvertire
il profumo dello shampoo di Hermione. –Volevo...-
Hermione liberò il suo polso dalla presa del ragazzo. Lo guardò negli occhi e
sentì la voglia di prendere a schiaffi Sally. –Tu non mi devi alcuna
spiegazione!-
Ron si rabbuiò. –Andiamo, Hermione. Sai che non è così!-
-Ah, sì?!-
-Sì!- Ron aveva alzato il tono della sua voce. Odiava quando Hermione faceva
finta di non capire.
-E vediamo, Ronald, quale spiegazione mi dovresti?-
Ron boccheggiò, in cerca di qualcosa. La guardò in viso e non si sentì mai
più cattivo.
Hermione era stravolta e non le aveva, in nessun momento, visto quello
sguardo così triste.
-Vuoi darmi una spiegazione sul perché sei andato a letto con la tua
ragazza o sul perché ieri sera mi hai quasi baciato?-
-Io...- Ron iniziò, cercando di farle capire quello che gli passava per la
testa.
Hermione, però, lo interruppe di nuovo.
-Ron, non voglio spiegazioni. Adesso mi è tutto chiaro. So che per te non
sono niente, e va benissimo.- la rabbia nella voce della ragazza era vibrante.
–Ti chiedo, solo un favore. Non cercarmi più né come amica né come qualsiasi
cosa io sia per te.-
-Ma...-
Hermione gli intimò il silenzio con uno sguardo arrabbiato ed una mano. –Se
per te io non sono niente....- lo fissò negli occhi, erano blue intensi e
tempestosi come adorava che fossero. –Tu per me sei molto...-
E, senza dargli nemmeno il tempo di ribattere era già uscita in strada,
smaterializzandosi.
-Hermione...-
to be continued....
°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_°
E sì... e sì...
Ecco la prima parte di Red Passion... Questo è il mio primo regalino di
queste feste. Nei prossimi giorni arriverà l'altra parte. Spero vi
piaccia^____^!
Ne approfitto per farvi gli auguri di Buon Natale.
Vi voglio tanto bene!
con affetto,
Angèle!
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