CAPITOLO 1:
Jasmine restava a letto, sentendo le
palpebre che, ancora sporche di trucco della sera prima, faticavano
ad aprirsi.
Nonostante sapesse perfettamente di
doversi alzare, le gambe tendevano a restare ancorate al materasso, e
in fondo chi era lei per andare contro il volere dei suoi arti
corporali?
“Jas, non te lo ripeto più: o ti
sbrighi ad andare a scuola, oppure resti chiusa in casa per un mese e
ti scordi quella specie di carneficina adolescenziale alla
fine dell'anno.”
Finalmente riuscì ad aprire gli occhi
e a guardarsi attorno, spaesata. Quel tappetto di suo padre la
fissava da fuori la porta, battendo impaziente il minuscolo piedino
sul pavimento, segno che stava ufficialmente perdendo le staffe.
Lei, incurante della minaccia del suo
vecchio, alzò il busto e sbadigliò, guardandolo accigliata.
“Si chiama ballo scolastico,
pà. E per tua informazione,” pausa, altro sbadiglio, “non credo
di andarci comunque. E' roba da stupidi.”
Il padre sorrise, lasciando che la
figlia si svegliasse per bene, e si limitò a tornare sul corridoio
dicendo una cosa del tipo “Lo so che dici così solo perchè non
hai un ragazzo con cui andarci”, convinto che la figlia non
l'avesse sentito.
Questa gli lanciò dietro il cuscino,
senza riuscire a colpirlo, e gli gridò dietro con fervore: “Papà,
invece di interessarti alla mia (peraltro inesistente) vita amorosa,
limitati a farmi la ramanzina per il ritardo di ieri notte!” e si
mise a ridere, sentendo che lui faceva lo stesso.
Guardò distrattamente la sua stanza.
Cavolo, che casino. Forse avrebbe
dovuto dare una sistemata, nel pomeriggio.
Ci riflettè un attimo, considerando la
cosa.
… ok, forse poteva lasciarla così
per un'altra settimana. O forse due.
Facciamo un mese.
Afferrò il cellulare e, noncurante
dell'ora, andò direttamente sulla rubrica, dopodichè lo portò
all'orecchio.
Dall'altra parte, il suono di uno
squillo, e un sonoro: “Dove diavolo sei?!”
“Buongiorno anche a te, Ariel.”
esclamò, alzandosi del tutto e prendendo la biancheria dal cassetto.
La ragazza dall'altra parte
dell'apparecchio sembrava furiosa.
“Buongiorno un corno! Io qua ti sto
aspettando! Abbiamo il compito in prima ora, e se non ti sbrighi per
me e Rapy non c'è neanche la minima speranza di prendere una
sufficienza!”
Da lontano, la voce di un'altra ragazza
che si intrometteva con voce squillante: “Jassss, datti una mossa!”
Jasmine entrò nel bagno e si guardò
allo specchio: cos'era, un brufolo quello?
“Sentite ragazze, mi sistemo al volo
e arrivo. Non agitatevi. Il compito ve lo passo lo stesso.”
“Non ti azzardare a fare tar...”
“Sì ok ciao” disse lei, chiudendo
la telefonata in faccia all'amica e pregustandosi la faccia che
avrebbe fatto una volta arrivata a scuola.
Mamma mia, perchè Ariel era sempre
così agitata?! In fondo era soltanto un fottuto compito di
matematica, mica il giorno dell'Apocalisse. Se così fosse stato,
probabilmente l'avrebbero passato tutte insieme sedute in piscina a
bere cocktail. O, più probabilmente, in un bordello organizzato con
tutta la scuola. E invece le toccava lavarsi, vestirsi e rinchiudersi
in un'aula per otto ore, come tutti i giorni. Bella prospettiva del
cazzo.
Impregnò lo spazzolino di dentifricio
ed iniziò a sfregarselo sui denti, lasciando che i ricordi della
sera prima si schiarissero.
...bene, probabilmente era stata una
sbronza da far schifo.
“LA UCCIDO, LA UCCIDO, LA UCCIDO!”
“Ariel, tesoro, stai calma.” disse
Belle secca, guardando l'amica che, vicino alla sua macchina
parcheggiata davanti alla scuola, prendeva praticamente a calci tutto
ciò che era là attorno, arruffando i lunghi capelli rossi e
lasciando che le scarpe da ginnastica si sporcassero di terra.
Ariel si voltò verso di lei,
innervosendosi ancora di più vedendo quanto Belle riuscisse a
rimanere impassibile e a leggere uno dei suoi odiosissimi mattoni del
'900.
“Come... come fa a non darti sui
nervi?! E' assolutamente pessima! Lo sa bene che a matematica faccio
schifo, e per una volta che le chiedo una mano fa ritardo di venti
minuti!”
“Oh, andiamo Ariel, sai com'è
fatta...” Rapunzel provava a sorriderle, come suo solito, ma in un
momento del genere neanche un tacos gigante le avrebbe risollevato il
morale.
Ok, forse un tacos gigante sì, ma solo
se servito con un chilo di salsa guacamole.
Oh, quanto amava il messicano...
Belle e Rapunzel videro l'amica
cambiare espressione in un attimo, osservandola mentre guardava in
alto, distrattamente, con sguardo sognante e bava alla bocca (inutile
dire che la gente la fissava come se fosse impazzita).
“Ari, tesoro, non serve a nulla
agitarti così, credimi.” Rapunzel la riportò alla realtà con un
leggero schiaffetto sulla guancia, che la fece trasalire un poco e
tornare con i piedi per terra.
“Sai che non lo fa con cattiveria,
Jasmine è... è fatta così.” disse la biondina, trattenendo un
sospiro.
Ariel la guardò, arrendendosi.
“Sì, lo so questo. Ma le avevo
chiesto un favore.” fece una pausa, guardando verso il basso: “Sai
com'è fatto papà.”
“Ooooh, andiamo, il caro coach capirà
che di tanto in tanto non c'è nulla di male, in un'insufficienza.”
esordì Rapunzel, ottimista.
Belle, che aveva assistito alla scena
in silenzio, più presa dal suo libro che dalla conversazione, si
sentì una mano sulla spalla e voltandosi non potè fare a meno di
sorridere.
“...ce l'hai fatta, finalmente.”
La mora davanti a lei aveva il fiatone
e si appoggiò allo sportello della macchina di Ariel per non
collassare al suolo.
“LASCIAMO PERDERE! Stamattina c'è
stata una polemica con mia sorella...”
“Tanto per cambiare! Buongiorno Nani”
disse Ariel, avvicinandosi e guardandola storta mentre si accasciava
(letteralmente) sul suo cofano.
“Emh... vacci piano, è pulita.”
disse acida, guadagnandosi un'occhiataccia dell'amica.
“TU non sai neanche cosa vuol dire
discutere ogni sacrosanto minuto con una come Lilo. Credimi, non ne
hai la minima idea!” disse Nani, leggermente isterica.
Rapunzel sorrise: “Beh, tra tutte e
due non avete un carattere molto... come dire... facile, ecco.”
Nani le fece la linguaccia, senza avere
la forza di risponderle per le rime.
“Dico io, poteva almeno dirmelo che
aveva finito la benzina! MA NO! Ha preferito tacere, la signorina, e
ce la siamo fatta tutta di corsa, da casa fin qua!”
“Hai studiato per il compito su
Shakespeare?”
Nani guardò Belle come se avesse visto
un maiale ballare il tip-tap in tutù, e scoppiò a ridere: “Sei
sempre così simpatica, Belle!”
La ragazza cambiò espressione in un
attimo: “Io non ti passo niente, sappilo.” disse secca, e si
avviò verso l'ingresso con il libro tra le mani e la borsa pesante.
Nani iniziò a rincorrerla, ridendo,
mentre Ariel e Rapunzel, rimaste indietro, aspettavano l'arrivo di
Jasmine (la quale, a detta di Ariel, avrebbe fatto bene a godersi
quella mattinata perchè sarebbe stata l'ultima della sua vita).
“Eccola! La vedi?”
“...ti prego, non dirmi che è
quella.”
Due ragazze, entrambe bionde e
abbastanza bassine, parlottavano tra loro, nascoste dietro una porta
e studiando una tipetta castana e dallo sguardo vago che, davanti
agli armadietti, chiacchierava animatamente con un giovane alto e dai
folti capelli rossi.
“Ebbene sì. Rifatti gli occhi.”
“...Trilli, la Darling è un'oca.
Peter la lascerà dopo cinque minuti di conversazione, fidati.”
“EHY! Ancora non stanno insieme,
ok?!”
Alice la guardò torva: “Ok, ma stai
tranquilla... resta il fatto che se avessi agito come ti avevo
consigliato, ci staresti te adesso là a tubare con Peter, non
quella... quella...”
“Troietta finta puritana con indosso
una camicia da notte?” propose Trilli, senza staccare gli occhi
dalla scena.
Alice scosse i capelli biondi e
sorrise: “Sì, certo, io non l'avrei detta proprio così ma...”
Trilli sospirò e insieme si avviarono
sul corridoio.
“Sai cosa ti ci vorrebbe?” disse
Alice, dolcemente
Trilli continuava a fissarsi le scarpe.
“Il suicidio?”
“...no. Una cioccolata calda. Oggi
pomeriggio andiamo al Banbow e ne prendiamo una tazza gigante.”
Trilli stava per accettare, dicendo che
i brufoli in quel momento erano un problema secondario, quando una
voce femminile urlò uno “spostati, cazzo!” che le fece
trasalire.
“Ecco Lilo...” disse Alice senza
neanche voltarsi.
Trilli non fece neanche in tempo a
risponderle che qualcuno le diede una sonora ( e dolorosa) pacca
dietro il sedere.
“Ehy, bionde, buondì!”
“Ciao, Lilo... come mai sorridi?”
Lilo, una ragazza dalla pelle scura e
lunghi capelli neri, la guardò torva.
“Oggi mi gira bene! Contenta? Ah, ho
appena visto il tuo amichetto parlare con quella tipa...Wendy. Bella
figa. Si è rifatta le tette, che tu sappia?”
“Quella avrebbe bisogno di rifarsi il
cervello!” esclamò Alice, facendo sorridere Trilli.
Lilo sbuffò: “Beh, l'anno scorso le
aveva più piccole. Si stanno frequentando?”
“Sono..solo amici, credo” disse
Trilli, a bassa voce.
Alice le lanciò un'occhiataccia: “Con
le amiche non ci pomici dietro la palestra.”
Trilli arrossì d'un botto: “Non...
stavano pomiciando!”
Lilo rise: “Oh, certo che no. Si
guardavano intensamente negli occhi. Ma piantala!”
Trilli fece un'espressione offesa,
guadagnandosi una sberla da parte delle migliori amiche.
“Lo diciamo per il tuo bene Tri... e
poi io te lo avevo detto!” disse Alice, specchiandosi velocemente
nella vetrata dei premi sportivi vinti dagli studenti degli anni
passati “ Se tu avessi detto a Peter cosa provi, ora non se la
farebbe con quella...”
“Zoccola” concluse Lilo
semplicemente, guardandosi le unghie con aria distratta.
Trilli le squadrò entrambe.
“Che cosa avrei dovuto fare?! Andare
là e dirgli: Peter ci conosciamo da una vita e sai che c'è? Sono
innamorata di te!” sbuffò “Non potrei mai farlo, lo sapete.”
“Sì, e intanto quel cerebroleso se
la fa con ...”
“Buongiorno ragazze!”
Tutte e tre si voltarono rapide: Wendy
era lì, davanti a loro, il vestito azzurro che le lasciava scoperto
il seno ('ha ragione Lilo', pensò Trilli, 'sono rifatte') e gli
occhioni azzurri sbrilluccicanti.
Lilo sbottò a ridere: “Buongiorno,
Darling. Come butta?”
“Oh, benissimo, grazie.” disse
esitante, facendo un piccolo sospiro irritante e toccando
nervosamente i boccoli che le ricadevano sulla spalla. Volse lo
sguardo verso Trilli che, dal canto suo, cercava di zittire la vocina
che aveva in testa e che le suggeriva mille e uno modi per uccidere
quella...quella cretina.
“Trilli, volevo ringraziarti per
avermi dato il numero di Peter.” esclamò, arrossendo e guardandola
dritto negli occhi.
Lilo e Alice si voltarono
immediatamente verso di lei, entrambe con un'espressione
semplicemente sconvolta; Trilli pregò Dio che non commentassero. Ok,
ok, era stata una mossa idiota, ma cosa avrebbe dovuto fare? Wendy
glielo aveva chiesto, e in fondo lei sapeva perfettamente che non
avrebbe comunque potuto dire di no.
...o meglio, non... non ne avrebbe
avuto motivo. Peter era solo un amico, ed aveva sempre saputo che
quel momento sarebbe arrivato.
Il momento in cui qualcuna glielo
avrebbe portato via.
“Oh, di nulla” riuscì solo a dire,
più che altro per non restare zitta del tutto.
Wendy le sorrise e rapida si allontanò,
lasciando dietro di sé una scia di profumo.
“Che puzza di
merda” osservò Lilo apatica, per poi riconcentrarsi su Trilli e
guardarla, fulminea.
“Potrei cortesemente sapere cosa ti
ha detto il cervello, quando hai dato il numero di Peter a quella
specie di principessa del cazzo?”
“Lilo, dovresti seriamente
riconsiderare il tuo spropositato uso di parolacce.” disse Alice,
sospirando, ma Lilo la ignorò: “Sei la persona più stupida che
conosca, dico sul serio.”
Trilli alzò lo sguardo al cielo, ormai
abituata ai rimproveri dell'amica.
Lilo non era esattamente la persona più
comprensiva del mondo, ecco.
“Lilo, tesoro, si può sapere perchè
ogni sacro santa mattina ti sento urlare sin dall'ingresso come
un'oca starnazzante?”
Una giovane dai lunghi capelli biondi e
grandi occhi chiari si guadagnò un sonoro 'vaffanculo' da una Lilo
particolarmente nervosa.
“Lasciala stare Ailyn, oggi non è
giornata” disse Alice ridendo, e Trilly rincarò subito la dose con
un appena udibile “scommetto che non lo sarebbe stata neanche
domani, conoscendola.”
Ailyn sospirò divertita, aprendo il
suo armadietto ed estraendone un grande quaderno ad anelli color
lavanda.
“Ehy, Regina della Finezza, come va
la tua ricerca sulle Hawaii?” chiese, richiudendo con tanto di
combinazione.
Lilo si guardava le unghie
mangiucchiate, annoiata.
“Uno schifo. Odio la professoressa e
il suo vizio del cazzo di dare compiti a vanvera.” Cambiò il tono
di voce e lo rese acuto e insopportabile, imitando chiaramente la
voce della professoressa Giselle: “Oooh, Lilooo, visto che hai
origini Hawaiiane perchè non basi la tua ricerca di geografia
proprio sulle Hawaii? Sarebbe tremendamente deliziiiioso, non ti
pare?”
Alice e le altre risero, profondamente
colpite dall'inaspettato talento dell'amica, che subito tornò a
parlare per sé, chiudendo il discorso con: “Deve sempre trovare il
modo di rompere le palle, quella tipa. Sembra uscita da un cartone
animato.”
Nessuna fece in tempo a commentare che
la campanella suonò, interrompendo le conversazioni mattutine dei
gruppetti di studenti.
“Trilli, vieni, abbiamo matematica.”
sbuffò Alice, portandosi dietro l'amica che, apprendendo la notizia,
sgranò gli occhi e portò una mano sulla fronte, gesticolaìndo in
modo teatrale e avviandosi verso la classe urlando frasi come “Oooh,
quale incommensurabile doloreee!” per il corridoio.
Lilo gettò un utimo sguardo al
corridoio, sperando che Nani non si trovasse da quelle parti, poi, in
totale indiscrezione, si avviò nella parte opposta alle aule, le
mani nelle tasche dei jeans e un'espressione di sana sfrontatezza in
viso.
Pausa pranzo.
Un gruppetto di ragazzi del secondo
anno erano buttati sul prato che circondava l'istituto, lasciando che
il sole del primo pomeriggio gli accarezzasse i volti stanchi e
stressati dagli impegni scolastici degli ultimi giorni.
Prima finivano quegli stupidi test di
metà trimestre, prima si sarebbero concentrati sul ballo imminente.
“Basta così, giuro che è stata
l'ultima volta.” esclamò un giovane dai capelli vagamente
rossicci, un filo d'erba in bocca e un libro di geometria aperto sul
ventre.
“Taron, dici così tutte le sante
volte, poi la settimana dopo è la stessa storia. Ti metti su quel pc
e ci fai le quattro di mattina, in puro sitle nerd. Quei dannati
videogiochi medioevali ti distrugerrano la poca materia grigia che ti
è rimasta. ” rise un suo amico, giocando con la cerniera del
giacchetto di pelle che aveva abbandonato accanto a sé, tale era il
caldo.
Taron guardò Jim da capo a piedi, il
sole negli occhi che lo infastidiva non poco: “Non osare parlare
male dei miei amati giochi medioevali!” disse, alterato “In pochi
ne capiscono il fascino!”
“Tu e chi altri? Peter? Ahah, che
esercito di cervelloni!” rise Jim, indicando un terzo ragazzo che
smise all'istante di fare quello che stava facendo (e cioè, giocare
con la Psp).
“Perchè, dico io, perchè
dovete sempre mettermi in mezzo alle vostre discussioni? Qui sto
facendo una cosa importante!”
“Del tipo? Isolarti socialmente?”
lo schernì Jim, e stavolta neanche Taron potè fare a meno di
sogghignare con gli altri.
“No, battere il livello dodici!
Questo gioco è allucinante!” rispose ingenuamente Peter, non senza
aver colto un mezzo insulto nella battuta dell'amico (fattore che
decise di ignorare bellamente, per evitare discussioni inutili).
“Ragazzi, state calmi piuttosto e
cerchiamo di ripassare qualcosa” intervenne Mowgli, addentando un
panino dall'aria poco invitante per poi afferrare il libro sul ventre
di Taron (che ovviamente lo lasciò fare, fregandosene altamente del
compito delle ore successive) e girando le pagine, agitato.
“Mowgli, dov'è Shantii? Non l'ho
vista stamattina.” chiese Peter distrattamente, senza distogliere
gli occhi dalla piccola consolle.
Mowgli arrossì visibilmente, restando
in silenzio per un attimo, e gli altri scoppiarono in un'altra
fragorosa risata collettiva.
Che idioti, dovevano sempre tirarla in
ballo...
“Non lo so, forse era con la tua cara
Darling!” lo canzonò Mowgli
di rimando, e Peter sbuffò mentre il resto del gruppetto non
riusciva più a frenare le risa di scherno affettivo.
“Non
mi sono ancora ridotta a certi livelli, in realtà”.
Tutti
si azzittirono per un istante, voltandosi: davanti a loro, il
gruppetto delle ragazze sorrideva ammiccante, ad eccezione di una
Shantii apparentemente irritata e di una Trilly imbarazzata.
Mowgli
si sentì morire mentre tutti, stavolta proprio tutti, ragazze
comprese, ridevano della sua figura di merda.
Conosceva
Shantii, sapeva perfettamente che sentirlo parlare di lei con quella
noncuranza l'aveva infastidita, santo Dio, si frequentavano
dall'asilo!
“Ooooh,
parli del diavolo...” disse Jim, togliendo il giacchetto di pelle e
facendo spazio ad Alice, che gli si sedette accanto.
“Tutto
bene ragazze?” chiese Taron, senza scomporsi.
Shantii
lanciò un'occhiataccia a Mowgli, che fece altamente finta di non
vederla nemmeno.
“Alla
grande” disse sarcastica.
Jim si
accese una sigaretta, rilassato: “Com'è andato il compito di
arte?”
“Possiamo
per favore evitare l'argomento?” supplicò Ailyn, con il sorriso.
Taron
sembrò svegliarsi tutto d'un tratto, sollevando il busto e guardando
l'amica negli occhi.
“Qualcuno
ha di nuovo sbagliato gli argomenti da studiare?”
Ailyn
arrossì, assumendo un'espressione offesa: “No, era semplicemente
molto complicato, tutto qua. Ma so che per te la paura di un brutto
voto è un concetto difficile da assimilare, datesi che non te ne
frega niente.”
“Eddài
Ailyn, vivi un po'!” le disse Taron entusiasta: “Rilassati! La
vita non è solo bei voti, esiste anche altro.”
“Sì,
le botte di culo.” s'intromise Trilly apatica, e Peter mollò il
suo stupido videogioco per abbracciarla come al solito.
“Cos'è,
qualcuno oggi ha la luna storta?”
Trilly
sentì il battito del cuore accellerare, ma rimase tranquilla (o
almeno ci provò): “Diciamo che è un periodo abbastanza merdoso.”
“Ahahah,
cos'è, Lilo e il suo pessimismo ti hanno contagiata?” disse Alice,
legando i capelli in una coda per combattere il caldo.
Trilly
fece spallucce, evitando di dirle che, accidenti, sapeva benissimo
cosa non andava!
Tutti,
tutti sapevano
cosa c'era che la infastidiva, e ovviamente l'unico idiota
che non ci arrivava era il diretto interessato.
Cazzo,
quando si sarebbe svegliato Peter?!
Era
dall'epoca della materna
che lei gli sbavava dietro, ma lui noooo, era ancora tutto preso
dalla storia dei 'migliori amici'!
'Oh,
Trilly, dormiamo insieme!' 'Ehy, Trilly, mi stanno bene questo paio
di boxer?' 'Sai Try, adoro tenerti per mano.' 'Sei tutto per me Try,
sei la migliore amica del mondo!'
...no,
dico, ti ci vuole un cartellone?!
Cos'era,
doveva farsi fare una scritta coi lampeggianti e cantargli i Beatles
sotto la finestra per fargli capire quello che provava?!
Ok,
era disperata. Doveva... doveva...non so, trovare una soluzione.
Doveva
far capire a Peter quello che provava, doveva togliersi l'immagine di
'sorella acquisita' di dosso; ma soprattutto...soprattutto, doveva
far sparire quella troietta della Darling dalla vita del suo Peter,
prima che fosse troppo tardi.
“E a
voi com'è andata la mattinata? Ci sono novità?” chiese Alice,
giocando con il budino della mensa e autoconvincendosi di doverlo
almeno assaggiare.
“Il
proffessor Milo ha vomitato.” disse Jim “Di nuovo.” aggiunse,
secco.
Ailyn,
che schiaffeggiava le guance di Taron per dargli fastidio, alzò gli
occhi al cielo. “Mi chiedo come faccia quel povero uomo a stare
ancora qua. E' un tipo troppo emotivo.” osservò, con una punta di
tenerezza.
“Però
è bravo, a me piace come insegna. Ci mette passione, almeno...”
“Passione
un cazzo, Ali. Quelli come lui non dovrebbero insegnare nei licei, li
fanno neri”. Esclamò Lilo, arrivando in quel momento e sedendosi
tra loro.
“Sei
riemersa dall'Oltretomba?” chiese Peter, accarezzando
distrattamente i capelli di Trilly, con un sorriso.
Ailyn
inarcò un sopracciglio: “Dove sei stata? La professoressa Yzma ha
chiesto di te.”
“Ahah,
quella vecchiaccia non mi avrà mai. Il giorno in cui mi beccherà a
fumare nel bagno, gli ornitorinchi voleranno e Stitch cagherà dagli
occhi”.
“Mi
stupisce che il tuo cane ti ami così tanto, nonostante tu lo usi
sempre per certi paragoni schifosi.” rise Jim, con l'approvazione
degli altri.
Lilo
sorrise: “Ad ogni modo, avevo di meglio da fare che stare seduta a
un banco con quella megera incartapecorita che mi psicanalizza. Da
quando è diventata dirigente scolastico, le ha dato di volta il
cervello.”
“E
che cos'era quest'alternativa così meravigliosa? Non c'è molto da
fare, questa scuola è abbandonata nel culo del mondo...” chiese
Taron
Ailyn li guardò, sconvolta: “La vostra finezza mi
delizia, dico davvero.”
Lilo
la ignorò e fece l'occhiolino all'amico: “Mi spiace, è un
segreto.”
“Dobbiamo
preoccuparci?” domandò Alice, ridendo.
Lilo
mise le mani nello zaino di Jim, prese una sigaretta dal pacchetto e
se l'accese.
“Perchè,
piccola Alice” disse, guardando le nuvole, un po' divertita, “c'è
mai da preoccuparsi quando si tratta di me?”
“Non
fare quella faccia! NON FARE QUELLA FACCIA!”
“Niente
da fare, oggi le ha preso così, se non urla non è contenta.”
disse Rapunzel, bevendo tranquillamente il suo succo di frutta tra il
caos della mensa.
Belle
continuava a leggere il suo romanzo tedesco, particolarmente presa
dagli avvenimenti della vita della protagonista, quando qualcuno non
le baciò la guancia, risvegliandola dal suo sonno letterario.
“Ce
l'hai fatta!” disse al ragazzo, sorridente.
Adam
le sedette accanto, occupando la sedia riservatagli “Scusa, stavo
parlando della biblioteca scolastica con il professor Milo e ho
tardato.”
“Nessun
problema” lo tranquillizzò Belle, baciandogli le labbra.
“Ehm-ehm!
Scusate, la nostra Ariel sta mettendo in scena il melodramma del
secolo, non la disturbate per favore!” li interrupe Jasmine,
fingendosi offesa.
Gli
altri risero, mentre Ariel se la amngiò con gli occhi.
“Proprio
tu parli! E togliti quel ghigno soddisfatto dalla facciaaaa! Ti
odierò per tutta la vita!”
“Eddài
Ari, mica è colpa sua se i test erano divisi per file...” disse
Tiana, che per fortuna quella mattina era arrivata appena in tempo
per la verifica (come Jasmine, la puntualità ra il suo punto debole,
senza alcun dubbio).
“Te
la caverai benissimo all'interrogazione, e vedrai che recupererai
alla grande” esclamò Rapunzel, col solito entusiasmo, e Jasmine
fece segno di approvazione, senza minimamente badare alle minacce
dell'amica.
“Ahahah
ehy Ariel, le tue urla si sentono dal corridoio! Tutto bene?”
chiese un ragazzo, arrivando con altri due in quel momento.
Ariel
stava per rispondere, ma Jasmine scocciata l'anticipò.
“Dice
che è stata colpa mia se la prof ha assegnato i test divisi per
banchi. Bella maglietta, coglioncello.” sorrise, mentre Aladdin, il
suo migliore amico, vicino di casa, praticamente fratello le si
sedeva vicino e la baciava sulla fronte.
“Ciao,
Rapunzel!” disse Flynn, uno dei nuovi arrivati, con fin troppo
entusiasmo.
Rapunzel
tirò fuori un sorriso esageratamente
sentito, agitando la mano esuberante.
“Ciao
Flynn...emh...vuoi sederti?”
“Ecco,
io...”
“No,
spiacente tesoro, siamo impegnati.” si intromise Naveen, che si
guadagnò all'istante un'occhiataccia di Tiana.
“A
far cosa? Cogliere asparagi?” disse, senza scomporsi.
Tutti
risero, ad eccezione di Naveen, che ricambiò lo sguardo, cauto.
“Non
oggi carina, ma quando lo farò sarai la prima ad averli, va bene?
Così ci farai una delle tue adorate tortine rustiche.”
Tiana
si alzò di scatto, avvicinandoglisi pericolosamente, mentre il resto
del gruppo (anzi, tutta la mensa) già li guardava, aspettandosi di
tutto.
Gli
scontri tra quei due erano puro spettacolo per i pettegolezzi del
liceo, specie per Aurora e le altre cheerladers, che non perdevano
occasione di rompere le palle a Jasmine e le altre.
“Hai
qualcosa contro le mie creazioni gastronomiche? No, basta dirlo, così
magari ti faccio cambiare idea. Che so, ti preparò un muffin e ci
ficco un po' di cianuro, che ne pensi?” chiese Tiana, un riccio
ribelle che le ricadeva sulla fronte.
Naveen
lo vide e, sogghignando, lo prese tra le dita, tirandolo dietro
all'orecchio della ragazza, che trattenne il fiato.
“Era
una minaccia, piccola chef?”
“Chiamala
come ti pare, ma bada a come parli. Non devi prendermi in giro sulla
cucina, e lo sai.” disse lei, stavolta con una nota particolare
nella voce, come se il discorso fosse caduto nel personale Naveen
cambiò espressione, guardandola dritta negli occhi.
“Stavo
scherzando, Tia. Ad ogni modo” e abbassò la voce, di modo che solo
lei potesse sentirlo “io lo assaggerei, un tuo muffin. Basta che il
cianuro non lo metti davvero.”
Sorrise
e se ne andò, seguito da un Flynn imbarazzato (che fece in tempo a
lanciare un ultimo sguardo a Rapunzel) e lasciando nella mensa un
silenzio quasi sovrannaturale.
Jasmine
si gurdò intorno.
...oh,
bene, ancora una volta nessuno che si faceva i cazzi suoi, in quella
scuola.
Si
alzò e si guardò attorno, urlando: “Va bene gente, ora potete
anche tornare a ingozzarvi e a farvi gli affarracci vostri, grazie.”
La
mensa, come in un film, riprese la sua normale attività, mentre
Jasmine tornò a discutere con Ariel, per grande divertimento di
Aladdin, Belle e tutti gli altri.
Tiana,
che ora era seduta, guardava la torta di mele senza neanche toccarla.
...ok,
era carino.
Terribilmente
carino.
Ma lo
odiava.
Lo
odiava, lo detestava, lui e quel suo sorriso così...così... beh,
carino, non trovava un altro termine.
E poi
cosa c'era di divertente nel punzecchiarla così?! Sapeva benissimo
che a lei dava fastidio, e lui invece aveva sempre l'aria di
divertirsi un mondo.
Dannato
Naveen.
Note dell'autrice:
Buonasera a
tutiii! E' moltissimo che non scrivo qua sul sito...diciamo che
l'ispirazione era scemata da un po'. Ad ogni modo non ho mai scritto
in questa sezione, quindi molti di voi neanche mi conosceranno xD
beh, piacere!
La storia
sarà, almeno spero, una long-fic. L'idea mi balenava in testa già
da un po', perchè un giorno ho finito di vedere
non-ricordo-quale-classico-Disney e ho pensato: Sarebbe figo leggere
una storia in cui i vari protagonisti dei classici sono dei ragazzi
normali che vanno al liceo.
Datesi che ho
cercato una fanfiction di questo tipo ma non ne ho trovate, ho deciso
che ne avrei scritta una io, ed eccomi qua.
TUTTI i
personaggi inseriti (anche solo nominati) fanno parte di un cartone
Disney, comprese le comparse e gli animali. I protagonisti sono
parecchi, e cercherò di dare a tutti la stessa importanza, anche se
dubito che riuscirò nell'intento... (-__-')
Per
facilitarvi la cosa, vi dico subito che i personaggi principali si
suddividono in due gruppi: quello dei più grandi (Jasmine, Belle e
gli altri) che frequentano l'ultimo anno (il quarto) e la banda dei
più giovani (Lilo e compagni). Ovviamente,i personaggi che nei
classici sono bambini, come Lilo o Alice, qua vengono resi
adolescenti.
Dico subito
che porto un gran rispetto per i classici Disney, e non voglio
rovinarli o mancare di rispetto all'operato di zio Walt. Vorrei
semplicemente che vi divertiste leggendo, senza prenderla troppo sul
personale. IN caso dovesse accadere, vi chiedo scusa sin da ora, non
era mia intenzione :)
Detto,
questo, non so con quanta frequenza aggiornerò. Il 3 Luglio parto e
starò via fino a Settembre, e in quei due mesi non potrò
sicuramente scrivere. Cercherò comunque di creare un nuovo capitolo
prima della mia partenza.
Spero mi
lasciate un commento, o anche una critica, quello che volete.
Grazie per
aver letto <3
|