A
Marzia.
Buon
compleanno, arcobaleno e fangirlante sorellona.
Credi
davvero che ti evitassi in questi giorni per riordinare
l’archivio
del computer o che vedessi Harry Potter a singhiozzi perché
avevo da fare chi sa cosa?
Eh, EH?
Te
l’avevo detto che mi piacevano le sorprese, quindi spero tu
sia
sorpresa (Sii sorpresa lo stesso anche se non lo sei, ok?
°-°).
Che
sei importante e ti voglio bene lo sai, no?
Bene, sei importante e
ti voglio bene.
*sparge
cuori arcobalenosi*
My
missing
puzzle
piece
Jeff
aveva sempre avuto una strana e morbosa passione per la fotografia.
Era
solito camminare con la sua Nikon a portata di mano e scattare foto
alla più inimmaginabile cosa: dai canarini tipici della
Dalton
ai vestiti raccolti in una palla informe abbandonata sul letto
disordinato di Nick ai visi sorridenti dei Warblers.
Da
quando Kurt si era trasferito alla Dalton, poi, aveva sviluppato una
fissazione per le fotografie che ritraevano Kurt e Blaine- i Klaine
come avevano deciso con le New Directions.
La
maggior parte erano spontanee e scattate di nascosto, in altre,
invece, i ragazzi erano in posa, altre ancora le passava a Puck che,
parole di Nick, iniziava a “vomitare arcobaleni dagli
occhi”.
Nessuno si approfondì mai su come si potesse vomitare dagli
occhi.
Fatto
stava che Puck, il duro della situazione, il figone, l’uomo
forte e
strafottente, diventava una tenera palla arcobaleno e spergiurava
Jeff di regalargli qualche foto.
I
Warblers sospettavano che vi volesse fare un altarino.
La
prima foto che Jeff scattò ai Klaine la rubò
durante
una prova dei Warblers.
Kurt
era arrivato alla Dalton da un paio di settimane e stava facendo di
tutto per coordinare le dure sei lezioni diverse di ogni giorno e le
montagne di compiti che ogni professore assegnava come se la sua
fosse l’unica materia da studiare alle sfiancanti prove con i
Warblers, che stavano preparando “Hey soul sister”
per le gare
provinciali.
Sapeva
che la sua pelle gliel’avrebbe fatta pagare per tutto quello
stress
accumulato. Senza contare che non vedeva i suoi amici delle New
Directions da tempo immemore e gli mancavano da morire.
Avevano
appena finito di provare per la centesima volta la coreografia, e si
stavano godendo un quarto d’ora di meritata pausa, quando
Blaine
gli si affiancò silenzioso esordendo con un
“ciao” che lo
fece sussultare.
«Ti
ho spaventato?»
chiese, sorridendo.
«Oh
no, ero solo sovrappensiero; stavo pensando a quanto la Dalton sia
diversa dalla mia vecchia scuola»,
disse distogliendo in fretta lo sguardo dalle labbra sorridenti di
Blaine e piantandolo su Nick che stava pregando la professoressa
Isabelle Judith Meade - quella strega zitella di lettere che per un
motivo inspiegabile amava Kurt ma odiava tutto il resto- di rimandare
il compito in classe che aveva piazzato il giorno prima delle
provinciali.
«Secondo
te i capelli sono tinti?»
chiese
Blaine.
«Blaine»,
rispose fingendosi scandalizzato, «mi
meraviglio di te. Ovvio che quel biondo così giallo non
esista
in natura. Pensa che quella sottospecie di parrucca di scarsa
qualità
è più gialla del piumaggio di Pavarotti».
Blaine
rise.
«Quella
pazza ti ama»,
disse poi a bassa
voce, un po’ invidioso.
«La
biasimi?»
«No,
affatto»,
ribatté Blaine
sorridendo soddisfatto e dandogli una pacca sulla coscia.
Kurt
piantò con forza lo sguardo su un capello particolarmente
giallo della Meade.
Non
arrossire Kurt, non arrossire!
Non
si accorse nemmeno del rumore del flash della macchina fotografica di
Jeff.
Jeff
la incollò nell’album, passando alla seconda foto
della
torre che aveva sul comodino.
Guardò
sognante quella che era la sua preferita in assoluto.
L’aveva
scattata un sabato sera dopo San Valentino - quando Kurt e Blaine non
erano ancora fidanzati, durante una maratona Harry Potter.
«Oddio,
guarda che carino!»
«Sembra
un angioletto!»
«Kurt
è un angelo, David»
Blaine
ridacchiò pianissimo - cercava in tutti i modi di non
svegliare Kurt, che si era addormentato, accoccolato a lui, quando
Harry aveva fatto conoscenza con i Centauri nella Foresta Proibita.
«Ti
prego, posso fargli una foto? Puck non mi perdonerà mai se
non
gliela scatto!»
implorò Jeff,
con già la Nikon tra le mani.
«Com’è
che te la fai così tanto con Puck, Jeff?»
chiese Nick sospettoso e geloso del suo migliore amico.
«Anche
lui è un Klainer».
«Un
che?»
«Shh!»
bisbigliò Blaine mettendosi un dito davanti alle labbra
cercando di zittirli.
In
quel momento Jeff scattò la fotografia.
E
mentre i Warblers saltellavano cercando di vederla, emettevano
sospiri estasiati, vomitavano arcobaleni, Blaine passo il braccio
sulle spalle di Kurt -ancora profondamente addormentato-
stringendoselo addosso e respirando il profumo del suo shampoo.
Jeff
disegnò un cuoricino sulla pagina dove aveva attaccato la
foto
e passò alla terza che ritraeva il momento epico dove Blaine
aveva ammesso e sé stesso e ai suoi amici che Kurt gli
piaceva, gli piaceva tanto, e non solo come amico.
Blaine
era l’unico Warbler rimasto nell’aula di ritrovo
dopo che Kurt
aveva cantato “Blackbird” e tutti poi erano usciti.
Era
seduto al pianoforte, fissando un punto indefinito e a pensare da due
ore, circa.
Kurt.
Era
convinto fino a poco fa di considerarlo il suo migliore amico.
Si
era costretto a considerarlo solo ed unicamente il suo migliore
amico.
Insomma
si era visto il casino che aveva combinato con Jeremiah, no? Non
avrebbe voluto mai e poi mai ritrovarsi senza Kurt: sarebbe stato un
trauma impossibile da sopportare e superare.
“Eppure”,
disse una vocina nella sua testa che somigliava in modo
inquietante a quella di Wes, “Kurt ti ha detto
apertamente che
gli piaci”.
Ed
era vero.
Kurt
era sul serio il ragazzo perfetto per lui: avevano gli stessi
interessi, era coraggioso e stupendo e aveva degli occhi meravigliosi
e gli piaceva paragonarlo a una creatura fantastica.
Forse
era giunto il momento di lasciare da parte la paranoia e la paura e
buttarsi.
In
fondo l’amore, una relazione, non era altro che
un’ottima
amicizia con piacevoli risvolti.
La
porta dell’aula si spalancò
all’improvviso facendo entrare
David, Wes, Thad e Jeff che li seguiva trotterellando.
Blaine
sussultò.
«Blaine,
ma ch-»
«Credo
che Kurt mi piaccia sul serio e non solo come amico»,
li interruppe ancora con lo sguardo vacuo di poco fa.
«Era
ora che te accorgessi, amico»,
commentò Wes mentre Jeff scattava una foto.
Jeff
rise all’espressione stupida di Blaine e passò ad
un’altra
foto.
Questa
ritraeva un Kliss, come li definiva Puck.
Sorrise,
ricordando il momento in cui l’aveva scattata.
Quello
era il loro primo appuntamento come coppia ufficiale.
Primo
appuntamento. Coppia ufficiale.
Kurt
era seriamente in crisi su quello che doveva indossare.
In
realtà era sempre
in
crisi su quello che doveva mettere ma questa volta in particolar modo
perché,
cavolo!, sarebbe
uscito con Blaine Anderson che non era più solo un amico ma
il
suo neo, bellissimo, favoloso e meraviglioso ragazzo.
Cercò
di regolarizzare il suo respiro mentre scrutava i venti outfits
superstiti al suo scarto iniziale.
Alla
fine scelse il diciottesimo- la camicia bianca d’Armani; i
gemelli
azzurri; il jeans scuro e il gilet nero di Marc Jacobs e gli stivali
neri che aveva strappato a suo padre grazie ad una A+ in letteratura.
Dopo
un’ora e mezza - o forse erano tre? - Blaine vide Kurt
venirgli
incontro, aprire lo sportello della sua macchina e salutarlo con un
bacio veloce - che provvidero ad approfondire- mentre
l’abitacolo
si riempiva del suo profumo.
Del
suo meraviglioso
profumo.
Proveniente
dai suoi meravigliosi e morbidissimi capelli; dalla sua meravigliosa
e bianchissima e diafana pelle; e il suo collo, Dio. Il
suo collo.
No,
okay, così non andava.
Blaine,
si staccò respirando a fondo e cercando di darsi un contegno.
«Allora,
dove mi porti?»
chiese Kurt rompendo
il silenzio, mentre Blaine metteva in moto.
«Prima
a mangiare qualcosa, poi vedrai»,
rispose facendogli l’occhiolino.
Al
Bel Grissino, Blaine e Kurt incontrarono Sam, Puck, Jeff, Nick con
altri dei Warblers e delle New Directions, che li salutarono
sbracciandosi e mandando loro dei bacini immaginari.
I
ragazzi alzarono gli occhi al cielo: non si sarebbero mai spiegati
tutto quel fanatismo nei loro confronti.
«Ma
che avranno da emozionarsi così tanto?»
chiese Kurt sbuffando e sedendosi di fianco a Blaine e di spalle ai
ragazzi.
«Be‘
considerato che tu
mi emozioni,
sarà merito
tuo, no?»
rispose ridacchiando per
poi incrociare, serio, lo sguardo dell’altro.
Kurt
gli prese la mano e, avvicinandosi, sorrise e baciò Blaine.
Erano
così persi nel loro mondo che non si accorsero di come Puck
si
stesse sciogliendo abbracciando Sam, e di Jeff che fece loro una
foto.
Jeff
attaccò diverse foto- Kurt e Blaine all’ombra di
un albero a
studiare; Puck che abbracciava stretti i suoi
Klaine; Rachel,
Finn, Kurt e Blaine stretti su un divano a guardare
“Wicked”.
Poi
vide la
foto, quella che per lui rappresentava L’Amore
e si soffermò rischiando di “vomitare
arcobaleni”, per
dirla alla Nick.
Erano
passate un paio di settimane da quando Blaine si era trasferito al
McKinley.
I
programmi scolastici non era un gran problema visto che alla Dalton
erano molto più impegnativi e non gli dispiaceva prendersi
qualche spintone ogni tanto se poteva vedere Kurt nel suo splendore
ogni mattina e passare ogni ora della sua giornata con lui.
Però
era anche vero che i Warblers gli mancavano tantissimo. Ecco
perché
quando Nick aveva inviato il messaggio “Tutti
al Lima Bean, stamattina, per una colazione stile Warbler”, quella
domenica mattina, aveva avvisato Kurt e insieme si erano precipitati
al bar.
«Kurt!
Blaine!» Wes si
buttò quasi in
braccio a loro mentre tutto il resto dei ragazzi accorreva a
salutarli.
«Ci
mancate tantissimo! Tantissimo!»
«Blaine
faccio schifo in matematica senza di te!»
«A
me mancano le maratone Harry Potter, con te, Blaine. Nessuno ne
capisce di Harry Potter, qua in mezzo. Tutti credono che il cattivo
sia Piton!».
I
Warblers sovrapposero le loro voci che urlavano ognuna un saluto
diverso e smisero solo quando Blaine implorò il silenzio e
con
Kurt si unì al tavolino.
«Allora,
che mi sono perso queste due settimane?»
chiese sorridendo prendendo la mano di Kurt da sotto al tavolo.
«Niente,
come ha già urlato prima Trent nel mio orecchio, la Meade
è
sempre più isterica», disse
Wes.
«Quasi
quanto Thad, che è diventato il capo del consiglio!»
rise David dando una gomitata a suddetto.
«Ma
il martelletto è ancora mio!»
Tutti
risero al tono geloso di Wes.
«E
a voi? Come va avanti la vostra splendida e diabetica storia
d‘amore?»
chiese ridendo Nick.
«Be’ la divisa della Dalton ha
danneggiato perennemente i gusti di
Blaine, credo»,
osservò Kurt.
Blaine
lo guardò incredulo.
«Ehi!
Cosa vorresti dire?»
«Niente,
Amore, assolutamente niente,» disse
rivolgendosi, poi, agli altri, «Per
non parlare di tutto quel gel! Fortunatamente oggi mi sono presentato
a casa sua all’alba e mi sono imposto: ho scelto io i vestiti
e
deciso l‘acconciatura. Non trovate gli stia
d‘incanto questo
cappellino?»
Blaine
lo guardò sconvolto, gli altri risero.
«Hai
ragione, Kurt. Noi gli abbiamo sempre detto che senza gel è
meglio».
«Vi
odio tutti».
«Oh,
non è vero. So che credi io sia adorabile. E mi amiiiiii»,
cantilenò Kurt sbattendo le ciglia e sporgendo le labbra
avanti come se si aspettasse un bacio.
Blaine
cercò di rimanere serio per un po’ poi sorrise e
gli prese
il viso tra le mani, avvicinandosi.
Ed
erano così belli, così innamorati,
così
perfetti, così loro che era come se tutto ciò che
li
circondasse fosse sbagliato. Si meritavano davvero tutta la
felicità
del mondo. E dei figli, una bella casa, un cane e due gatti.
Jeff
scattò una foto, sperando che tutto quell‘amore
trapelasse
anche attraverso quella.
Era
ormai sera quando Jeff attaccò una delle ultime foto.
Ricordava
quando l’aveva scattata: stava piangendo, aggrappato a Nick,
come
un bambino che ha visto morire in un cartone animato il suo eroe
preferito.
Blaine
aveva chiesto ai Warblers di andare con lui a salutare Kurt
all’aeroporto.
Non
ce l’avrebbe fatta a tornare a casa, altrimenti. Non senza un
appiglio, non senza i suoi amici.
«Sicuro
che non posso venire con te? Sono sempre in tempo per infilarmi in
valigia,» disse
cercando di
sdrammatizzare ma peggiorando solo la situazione, «Senti…
Kurt. Ho qualcosa per te»
e gli porse
un pacco.
Kurt
lo scartò con un groppo in gola e quando vide
cos’era
scoppiò a piangere definitivamente.
«Una
tazza del Lima Bean?»
«Così
ti ricorderai di noi quando berrai un caffè in uno dei tanti
Starbuks, là a New York*».
Kurt
abbracciò stretto Blaine. Piangevano entrambi.
«Ti
amo, ti amo, ti amo, ti amo,»
bisbigliò Kurt baciandogli le lacrime, «Ci
vediamo presto, te lo giuro.
Non ti dirò mai addio, Blaine».
Blaine
l’abbracciò forte e quando si staccarono, con gli
occhi
rossi di pianto si guardarono innamorati.
Jeff,
singhiozzando senza ritegno, scattò quella foto umida.
***
Era
una splendida mattina di metà maggio e Jeff, vestito di
tutto
punto, era atteso da un isterico Wes che strillava in faccia a David
l’orario della cerimonia e quanto loro fossero
inevitabilmente in
ritardo, mentre Nick aveva posato la testa sul muro vicino al
cancello, sonnecchiando.
«Finalmente
sei arrivato!»,
esalò David
quando lo vide, «Non
ce la faccio più
a reggere Wes da solo».
«NO,
MA DICO! VI RENDETE CONTO DI QUANTO SIAMO IN RITARDO, EH? EH?!
E IO SONO IL
TESTIMONE! AH! VI ODIO,
ODIO!»
«Okay,
sarà meglio che andiamo»,
disse Jeff controllando l‘orologio e quanto effettivamente
fosse
tardi.
Alla
fine della cerimonia in municipio, gli invitati commossi - Puck e
Rachel avevano pianto abbracciati tutto il tempo sotto lo sguardo
stranito di Finn - si stavano dirigendo al locale dove si sarebbe
tenuto il rinfresco.
Jeff
si avvicinò agli sposi che, tenendosi per mano, stavano
commentando la cravatta di Burt.
«E
pensare che gli avevo proibito quella verde!»,
stava dicendo infatti Kurt.
«Ehi,
sposini!»
esordì Jeff
avvicinandosi, «Ho
un regalo per
voi!»
«Jeff,
non dovevi».
«Ce
lo puoi dare tranquillamente al rinfresco, tranquillo!»
Ma
Jeff glielo porse lo stesso.
Quando
Kurt e Blaine strapparono la carta e trovarono un album fotografico.
Alzarono
lo sguardo sorpreso su Jeff, che con un sorriso li
incoraggiò
ad aprirlo.
Erano
foto.
Kurt
mentre studiava; Blaine e Nick che giocavano a scacchi; i Warblers;
persino la Meade.
Ma,
soprattutto erano loro: Kurt e Blaine.
Abbracciati, arrabbiati,
che si baciavano, che si tenevano per mano, che cantavano, che
dormivano.
Erano
foto rubate ai vari momenti quotidiani, banali, forse, ma speciali,
perfette.
“Guarda
me, non avrei mai pensato di trovare un ragazzo come Blaine…
e
invece esiste!”
“Tengo
davvero tanto a te”.
“Tu
mi emozioni… Kurt”.
“Non
ti dirò mai addio, Blaine”.
“Ti
amo”, “Ti amo anch’io”.
“Per
ricordarti quanto tu perfettamente imperfetto sia”.
“Tu
sei l’amore della mia vita, Kurt”.
Avevano
avuto le loro divergenze, si erano dovuti separare, alcune
“forze
oscure”,- come le definiva Blaine - avevano cercato di
dividerli ma
si erano comunque trovati a completarsi. Perché
uno era il
pezzo mancante del puzzle dell’altro.
Avevano lottato per il
loro amore e avevano vinto, quel giorno.
Quel
giorno avevano dimostrato che l’amore non guarda il sesso
dell’altro, ma ama e basta.
Quel
giorno avrebbero scattato le prime foto da sposati e avrebbero
continuato a riempire quell’album che avrebbero sfogliato
fino alla
fine dei loro giorni, che avrebbero mostrato agli altri pazienti
della Casa di Riposo dove sarebbero finiti dicendo “Ehi, mi
sono
innamorato di questo meraviglioso ragazzo quando ero solo un
adolescente. Lo incontrai alla Dalton e faceva la spia al Glee Club
in cui cantavo” o “Mi sono innamorato di lui quando
ha cantato
‘Teenage Dream’ guardandomi negli occhi”.
Avrebbero
mostrato quell’album ai loro figli e poi ai loro nipoti,
insegnando
loro che l’amore è amore, in qualsiasi forma esso
si
manifesti, che ci si innamora dell’essenza di una persona e
non per
quello che rappresenta, che le cravatte verdi sono orride, che i
capelli non si devono costringere con troppo gel - anche se si
è
affascinanti lo stesso.
E
ci sarà lo zio Jeff, che insegnerà ai nipotini a
fare
fotografie ai loro papà per poi passarle allo zio Puck che
arricchirà il suo altarino personale dedicato ai Klaine.
[1]*:
il dialogo è preso da questa
fan art.
Angolo
autrice
TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEE, TANTI AUGURI A
TEEEEEEEEEEEE, TANTI AUGURI A MARZIAAAAA, TANTI AUGURI A
TEEEEEE!
Dunque, salve a tutti voi che siete arrivati fino
alla fine (?) di questa bestiolina.
Ho
impiegato umh, circa due giorni pieni a scriverla, compresa la notte.
Ho
assillato Emilia, mi sono reclusa in casa, non ho letto “Il
canto
della rivolta” e non ho visto Harry Potter e il Prigioniero
di
Azkaban. Vedi quanto sei importante per me, Marzia. <3
Insomma,
questa è la prima Klaine seria che scrivo. o.o
E, mio Dio,
che schifezza. :’D
Sì, al solito, non sono soddisfatta
del mio lavoro però la considero un po’ la mia
bimba questa
storiella. <3
Basta
leggere il messaggio che ho inviato a Emi quando l’ho finita
“L’ho
finita! L’ho finita! Mi sento come se avessi
partorito”. Eh be’.
All’inizio
non dovevo scrivere questa cosa, ma una cosa molto peggiore sulle
crisi di identità di Blaine di quando si è
accorto di
amare Kurt. E poi ho cancellato tutto senza pietà e ho
scritto
questa piccola storiella di sette pagine e mezzo di word. Pochetto,
insomma. ._.
È
stata una fatica impaginarla per bene, e spero si capisca. Ero un
po’
titubante a mettere le fan art in mezzo alla storia, ma dovevo
farlo. Sono meravigliose e le amo tutte. ;_; <3
La prima
appartiene a Live4ArtInLA;
la seconda e la quinta a questa
ragazza meravigliosa e bravissima della quale non so il nome, ma
okay; la quarta a quest’altro
splendore; la terza è una foto di Darren Criss, so che non
c’entra con le fan art, ma non riuscivo a trovare nulla di
adatto,
perdonatemi :’), e l’ultima non so di chi sia e il
link e vicino
all’asterisco. u.u
Poi,
passando ad analizzare passo passo la storia.
1. Jeff. Jeff
fotografo. Con tanti personaggi perché proprio Jeff?
Perché
è il mio Warbler preferito e Marzia lo adora.
Perché ha
la faccia da fotografo, perché mi ispirava e
perché è
il primo nome che mi era venuto in mente. :’D
2. Puck. Lo
ammetto. L’animo da Fangirl repressa di Puck l’ho
preso da Mark.
Insomma credo che tutte noi sappiamo che Mark è IL Klainer.
E
poi lo adoro troppo, okay? ;_;
Sono convinta che abbia un
altarino, punto. Ahahaha, no via. Spero non sia troppo OOC. ._.
3.
La Niiiiiff! Troppo fluff, quei due! Li ho accennati un po’
qua e
là, ma non mi sono potuta soffermare più di tanto
visto
che è una Klaine.
Insomma, avete visto Nick che puccio
quando è geloso di Jeff e Puck (alleati Klainer)? *-*
4.
Fangirlano tutti in questa storia, ahah . :’D È
colpa mia!
Sono io la fangirl a tempo perso, qui! E dai, poi, i Klaine ispirano
proprio crisi da fangirl. :’D
5. Puck e Rachel. Amo il Puckberry
e odio i Finchel. “Puck e Rachel avevano pianto abbracciati
tutto
il tempo sotto lo sguardo stranito di Finn”, si
può cogliere
e no. Lascio a voi l’interpretazione. u.u
6.
Le citazioni alla fine. çwç Sono alcune delle
poche
cose che la FOX non ha tagliato dei Klaine. >.> E ci
stavano,
dai. È vero che ci stavano? T_T Okay, non lo so se ci
stavano
ma lì per lì mi piacevano. ._.
Okay! Ho finito,
finalmente. Vorrei proprio sapere per curiosità chi
è
arrivato fino alla fine. ._. Mi sono fatta prendere la mano, che
volete!? ù.ù
E
quindi. Niente, trattemela bene la mia Brutta Bimba.
E ancora
auguri a Marziaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! *D*
Alla prossima! :D (Sì,
credo proprio che ritornerò, per vostra sfortuna).
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