The edge of the Heart

di Red Fox
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Giusto perché non ho niente da fare, eh XD Cioè, penso di non aver neanche finito di scriverti il messaggio in cui ''potrei provare a scrivere qualcosa'', che avevo già finito questa flash scritta davvero al volo XD Insomma, sei una presenza malsana! Tu fai male alla mia salute -perlomeno mentale-! XD Ma ignoriamo tutto, e fanculo.
Dedicata a niki_, perché ti voglio bene e mi hai chiesto con gli occhioni dolci di scriverla: ma come potevo rifiutarmi? XD
Insomma. Spero ti piaccia, nonostante alla fine non ti abbia chiesto consigli riguardo l'OOC. Spero davvero che sia anche solo un pochino IC, altrimenti arrivare a scrivere qualcosa di assolutamente nel carattere del personaggio diventerà la mia ragione di vita ;___;
In the end, hope you like it :3

I personaggi non mi appartengono, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Red Fox!



The edge of the Heart

 

«Si piange quando si grida all'ingiustizia».
Italo Svevo.

 
 
-Adesso basta, Sora.- mormora Kairi, i pugni stretti e la voce che trema. Non le piace piangere, e non lo farà. E’ quasi una donna, ormai, e le persone adulte non piangono. Non sempre, perlomeno. Si avvicina al ragazzino castano che guarda con sguardo spento e lontano la spiaggia, e sospira. Come può cancellare quel dolore dai suoi occhi? Poggia una mano sulla sua spalla nuda, lo accarezza con dolcezza. –Riku non tornerà, accettalo.-
Sente la pelle sotto il suo palmo tremare appena, ma Sora non cambia espressione: finge di non essersi nemmeno accorto della sua presenza, ignora il fatto che Kairi abbia ragione. Resta zitto, il peso delle parole non dette a gravare sul suo cuore. E vorrebbe alleviare la sua sofferenza, Kairi, ma non può comprenderla. Perché lei non c’entra niente, non è partecipe di quel dolore che sta pian piano logorando l’amico. Non capisce il motivo che spinge Sora a riprovarci, ancora e ancora. Quindi è giusto che se ne vada, non potendo fare altro che sospirare, lasciar cadere lentamente la mano lungo il suo vestitino rosa e: ‘‘dimenticalo’’, sussurrare.
Ma Sora non l’ascolta, e continua a osservare le onde del mare con sguardo malinconico, aspettando di vedere Riku tornare indietro, da lui.
 
 
 
Uno scorpione. Ecco cosa gli ricordava Riku. Agile, scattante, rapido e velenoso come uno scorpione. E non l’aveva forse infettato con il suo veleno? Sora non l’aveva forse seguito –pedinato forse-, finché non l’aveva raggiunto e il pungiglione di Riku non gli aveva trafitto la pelle? Insomma, non aveva mai neanche pensato di dover ammettere di essere innamorato del proprio migliore amico, eppure a questo punto era talmente chiaro ed evidente, che negare gli pareva stupido. Persino con Kairi non riusciva a mentire, anche se sapeva  che la ragazza avrebbe ricamato su questa faccenda più di quanto Sora non approvasse. Amava Riku, sì. Lo voleva di nuovo a casa? Certamente. Ma questa sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe provato a riportarlo a sé. Perché era troppo doloroso corrergli dietro, urlando a squarciagola il suo nome; troppo ingiusto osservare le sue spalle larghe allontanarsi ancora di più senza poter far nulla per impedirlo; troppo incerto il loro futuro anche solo per pensare di vivere inseguendo colui che non voleva essere raggiunto. Ma nonostante ciò –tutte le belle parole, i tentativi di convincersi che era davvero la scelta giusta, i pianti disperati fatti alle tre di mattina-, Sora sapeva qual era la verità.
Avrebbe continuato ad aspettare che Riku tornasse. Senza sosta, senza incertezze, senza rimpianti. Riku doveva tornare, e quando lo avrebbe fatto lui sarebbe stato lì, un passo dietro di lui, a sorridergli pronto a perdonarlo.
 
 
Era uno scorpione, Riku. Con le chele sempre pronte a sferrare un attacco mortale. Eppure, Sora, non poteva evitare di rimanere ipnotizzato di fronte a tanta sensuale e crudele magnificenza.




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