back to the light
Back to the Light
Non sembrava un Eerian, aveva pensato Jake. Probabilmente, se non fosse
stato per il sigillo del suo compagno di squadra, a quell’ora
sarebbe stato bello che morto, magari spiaccicato contro la parete con
il cranio aperto in due. Perché un Eerian non si poteva prendere
alla leggera, specie se era sospettato di aver assassinato due membri
del consiglio direttivo della AECO, l’agenzia di controllo delle
attività Eerian, di cui lui stesso era un agente esecutivo.
Ma i sigilli creati dai loro alchimisti non duravano sempre quanto
avrebbero dovuto, e così non ci era voluto molto prima che il
presunto colpevole – perché chi altri se non loro oserebbero tanto? – se la desse a gambe verso la Cittadella.
“Jake, lascia perdere, è un suicidio!”
“Col cavolo che me lo faccio sfuggire proprio ora!”
Ripensandoci a mente lucida, non era stata una buona idea. Anzi, si
stava dando dell’idiota, oltre a vari altri epiteti dalla
connotazione ben più pesante, per esser voluto entrare nel loro
territorio a tutti i costi. Perché la Cittadella era la loro
casa, il loro regno. L’unico quartiere della città in cui,
per un qualche strano scherzo burocratico, la legge non poteva
arrivare, e dove fin dall’inizio si erano stabiliti tutti coloro
che non erano considerati abbastanza umani per convivere con la
benemerita cittadinanza.
Ora era la loro prigione. Che fossero in possesso di poteri
paragonabili agli stregoni, o ali, o altre caratteristiche animali, che
fossero mutaforma o veggenti, tutti erano relegati alla Cittadella. I
più fortunati erano nati con un aspetto totalmente umano, o
quasi, e potevano ottenere un visto per lavorare all’esterno, o
abitarvi, in alcuni casi. Altri, poi, collaboravano con la AECO come
cacciatori di irregolari.
Perché sopravvivere era tutto.
- E’ un fottutissimo labirinto… cerca di memorizzare la strada.
- Ah, ora devo pure pararti il culo e ricordarmi come si fa a uscire? Che cazzo, Jake, io qui non ci volevo nemmeno venire!
- Puoi anche tornartene indietro allora, non me ne faccio nulla dei tuoi continui lamenti.
Clay si massaggiò le tempie borbottando altre imprecazioni,
mentre entrambi proseguivano in quel dedalo di vicoli e scale, sotto
occhi invisibili che li squadravano dall’oscurità. Era
come trovarsi in un enorme torre costituita da palazzi addossati
l’uno all’altro, in una penombra rischiarata ogni tanto
solo dall’illuminazione artificiale di alcune lampade per lo
più a gas. Era una perenne sera, fatta di ombre fitte e angoli
claustrofobici, senza vento, senza luna. Una sera che si sviluppava in
altezza, attraverso zone sempre più popolate, sempre più
vive e pericolose.
Quante persone vivevano in quell’agglomerato di edifici? Non immaginava ce ne fossero così tante.
- Di tutti gli Eerian qui presenti, è probabile che solo un terzo di essi sia registrato nei database della AECO.
- Già, - rispose Clay, guardingo come sempre. – non è rassicurante?
- Quanto un coccodrillo che gira per casa. Ma ti prego, - disse Jake
lanciando un’occhiata al compagno di squadra, così giovane
ma così brillante. – cerca di apparire disinvolto, o
capiranno subito che non siamo di qui.
- Non che ci voglia molto.
Squadrò di sottecchi una donna dalle corna di cervo e
affrettò il passo, portandosi al fianco del collega più
anziano. Non che ci fosse così tanta differenza
d’età, fra loro, ma gli anni che Jake aveva passato alla
AECO erano decisamente più di quanti ci si aspettasse.
Probabilmente non aveva mai fatto altro nella vita. E lui invece? Una
carriera scolastica brillante, una laurea a pieni voti, diversi
lavoretti mediocri che non gli avevano dato alcuna soddisfazione e poi
l’arruolamento. Con la testa che si ritrovava non era stato
così difficile passare l’ammissione, e finalmente quello
stupido pezzo di carta guadagnato in una qualche prestigiosa
università a caso si era rivelato utile per procurargli un
incarico retribuito adeguatamente.
Ma poi, in fondo, era davvero onorevole quello che stava facendo?
“Meglio la morte che i vostri laboratori!”
Cosa accadeva veramente nei laboratori della AECO? Davvero stavano
cerando un modo per convertire gli Eerian a persone normali o
c’erano forse cose di cui era all’oscuro? E Jake? Anche lui
nutriva dei dubbi?
- L’abbiamo perso…
Si riscosse dai suoi pensieri.
- Ovvio che l’abbiamo perso. È da quando siamo entrati che
l’abbiamo perso. Forza, torniamo indietro, stiamo violando il
protocollo…
- Fanculo il protocollo! Quello ha ferito due dei nostri e altri tre
civili, non ci penso nemmeno a tornare indietro a mani vuote!
- Cristo, Jake, non è solo una questione di regolamento, ma di sicurezza! Hai idea del rischio che stiamo correndo?
Non rispose. Non aveva voglia di mettersi a litigare con l’ultimo
arrivato, con il più promettente degli agenti operativi della
AECO, con quel dannato ragazzino che stava sempre a rimbeccarlo per
ogni cosa. Lui che aveva tutto: intelligente, di buona famiglia, con un
futuro brillante che l’attendeva, e pure di bell’aspetto.
Era irritante come gli andasse tutto bene. O meglio, era irritante come
la sua, di vita, sembrasse non avere uno scopo. Ma in fondo cosa
importava.
Dopo un lasso di tempo interminabile, si fermarono in un fazzoletto di
cemento che aveva la pretesa di definirsi piazza. Diversi Eerian se ne
stavano raggruppati attorno a una colonna, discutendo fra loro senza
degnar di uno sguardo i due intrusi. A terra diversi foglietti recanti
il disegno di una stella nera a otto punte su sfondo bianco.
- Ho già visto questo simbolo su qualche muro… - disse
Jake raccogliendo uno dei volantini. – Che diavolo vorrà
dire?
- A quello se volete posso rispondere io.
Entrambi si girarono di scatto, portando istintivamente la mano alla
fondina della pistola nascosta dalle giacche. Alle loro spalle una
vecchia dalle zampe di coniglio e gli occhi completamente neri se ne
stava placidamente seduta su degli scatoloni a fumare la sua pipa di
terracotta.
- A un modico prezzo vi offrirò la mia conoscenza. E poco importa chi o cosa siete, negli affari non si fa distinzione.
Si alzò con inaspettata agilità imboccando una stretta
scalinata, voltandosi appena per assicurarsi che i due la stessero
seguendo. In principio entrambi erano incerti sul da farsi: da come
aveva parlato pareva essere un’informatrice, che magari
collaborava già con la AECO all’insaputa dei suoi simili,
oppure poteva essere una trappola, avrebbe potuto tentare di fregarli
trascinandoli dai suoi compagni. Ma in quel caso non sarebbe stato
più veloce avvisare gli altri Eerian che già si trovavano
in piazza?
Senza nemmeno accorgersene si trovarono a seguire la strana donna per
gradinate e vicoli quasi invisibili, fino ad arrivare a quello che
sembrava un negozio di granaglie.
- Mi chiedo innanzitutto… - cominciò lei con tono lento e
chiaro, riempendo nuovamente la pipa – cosa ci facciate qui, non
sapendo voi nulla di Lucifero.
“Chi è il mandante?”
“Ahah… ricordate il suo nome, perché presto al solo sentirlo tremerete dal terrore! Lucifero!”
“Ehi, aspetta, cosa vuoi fare?”
“Meglio la morte che i vostri laboratori!”
- Lucifero? …Sarebbe un Eerian? – si intromise Clay.
- Esattamente. Della specie angelica, più precisamente, dalle
ali nere. Non credo però quello sia il suo vero nome…
potrebbe benissimo essere una scelta simbolica quella di farsi chiamare
così. Comunque nessuno sa chi sia di preciso.
Inalò un paio di profonde boccate di fumo, prima di continuare con il suo resoconto.
- Voialtri fate parte della AECO, giusto? Eheh, non guardarmi
così giovanotto, quelli come voi li riconosco subito. Ebbene,
sarebbe il caso che ve ne andiate immediatamente. Questo luogo è
ancor meno sicuro di una volta.
- Cosa vorresti dire, vecchia? Se sai qualcosa che ci riguarda dillo chiaramente, non siamo qui per perder tempo.
Jake non aveva voglia di perder tempo. Jake non aveva mai
voglia di perder tempo. Era uno dei suoi tratti più marcati, il
non aver pazienza. Generalmente non gli andavano troppo a genio i
lunghi discorsi, preferiva di gran lunga l’azione e le frasi
spicce.
Ma nonostante le sue proteste, la vecchia Eerian non aveva la minima
intenzione di alterare il proprio placido ritmo per assecondare la sua
smania, e solo dopo altre inspirazioni dalla fedele pipa si decise a
continuare il discorso.
- Si sta preparando una rivolta.
- Avanti, Jake, cosa diavolo stai aspettando?
Si era fermato al bivio, da una parte la direzione verso
l’uscita, dall’altra la strada si inoltrava ancor
più all’interno della Cittadella. Per una discreta somma,
la vecchia informatrice aveva accettato di mostrar loro la via
d’uscita della labirintica costruzione, e in più aveva
risposto alle domande di Jake sugli assassini dei due consiglieri della
AECO. Ed era esattamente in quel punto che doveva decidere il da farsi.
Proseguire o tornare indietro?
Fosse stato per Clay non c’era alcun dubbio sulla scelta: nella
Cittadella un gruppo di ribelli stava fomentando la rivolta, e avevano
già fatto presa su gran parte della gioventù Eerian. E
tutti i fili riconducevano a un misterioso leader denominato Lucifero,
senza volto, senza dimora, tutti lo conoscevano ma nessuno ne avrebbe
mai rivelato il nascondiglio. Una persona capace di riunire le varie
diversità degli Eerian per uno scopo comune. Qualcuno per cui la
gente era disposta a morire.
Non c’era alcun dubbio sul dover fuggire al più presto, prima di esser scoperti.
Eppure Jake non poteva non pensare a come quel nome era stato
pronunciato anche dal secondo Eerian indiziato per l’attentato, a
come si era sparato piuttosto che rivelare qualsiasi altra
informazione. A come la reale minaccia di una guerra urbana fosse da
sventare a tutti i costi, e a quanto, infine, fossero vicini alla
possibilità di scoprire qualcosa di più.
Ok, due umani, con pochi sigilli ancora disponibili, erano decisamente
in svantaggio rispetto al probabile numero di avversari di natura
sovrannaturale che avrebbero potuto trovarsi ad affrontare, ma in fondo
le storie sugli Eerian capaci di causare terremoti o alluvioni erano
solo leggende. Individui così potenti o si erano estinti, o ci
aveva pensato la AECO a renderli inoffensivi. Con ogni
probabilità.
- Jake… no.
- Ma siamo così vicini!
- No! Ma si può sapere perché sei così ostinato?
- E tu perché sei così codardo? – sbottò
Jake afferrando il più giovane per il colletto e attirandolo a
sé, sovrastandolo minaccioso. – Qui si stanno progettando
attentati per annientare la AECO, o magari gli umani in generale, e tu
cosa fai? Volti le spalle all’unica possibilità che
abbiamo di scoprire chi c’è veramente dietro?
Spinse Clay contro la parete, avviandosi verso la strada da lui scelta.
- Se vuoi andartene fallo pure, non ho bisogno di te.
“Sai
Jake, a volte mi chiedo se gli Eerian siano davvero così
pericolosi come i dirigenti vogliono farci credere.”
“Alla gente non importa,
hanno paura lo stesso. Sai, il solito terrore dell’ignoto…
e il bello è che non fanno nulla per rimediarvi.”
“E se anche gli Eerian avessero paura degli umani?”
Aveva ormai perso conto dei piani che aveva superato, quel posto era
semplicemente enorme. Più saliva e meno gente incontrava, anche
se in compenso era decisamente più guardinga rispetto al
principio. Si rendeva conto di esser penetrato in un territorio minato.
O meglio, ancor più minato.
Di nuovo stava pensando a quanto fosse idiota, e stupido, e
irrazionale. Quella giornata era tutta sbagliata, lo era sempre stata.
Tornò a chiedersi perché mai avesse scelto proprio quel
lavoro. O forse non aveva mai avuto scelta, e l’agente esecutivo
era l’unica cosa che sapesse fare: controllare gli Eerian
registrati, dare la caccia a quelli non registrati fuori dalla
Cittadella e riportarli ad essa, oppure ai laboratori per la ricerca
sulla famosa “cura”.
Non c’era stata una singola volta in cui avesse davvero creduto a
una simile balla. Ma quello era il suo lavoro e lui… lui in
fondo chi era per opporsi?
Luce.
Si rese conto appena in quel momento che le lampade l’avevano
abbandonato già da un bel po’, lasciando posto alla luce
del sole proveniente da fessure e finestre create attraverso la
muratura esterna della Cittadella.
E poi il cielo. Finalmente il grigio aveva lasciato posto
all’azzurro del cielo, non ne poteva proprio più di
quell’atmosfera tetra e claustrofobica. Più in là
si trovava addirittura una piazzetta con un grande albero a spuntare
dal cemento. Fu una risata leggera ad accoglierlo.
- Piaciuto il giro turistico?
Estrasse la pistola puntandola nella direzione da cui proveniva la
voce, ma non ebbe il tempo di prendere la mira che una ragazza lo
disarmò con un potente calcio, tentando poi inutilmente di
atterrarlo. Jake poteva anche farsi fregare una volta, ma non due di
seguito, e riuscì a sviare le prese di lei. E non poté
fare a meno di notare come dalla schiena le spuntasse un paio di ali
completamente nere.
- Tu saresti Lucifero? – esclamò in un attimo di tregua.
- Io sarei cosa?
- E dove l’avresti sentito questo nome?
Un altro angelo nero comparve alle sue spalle, un giovane questa volta,
e probabilmente altri si nascondevano dietro ai palazzi, in attesa di
un ordine, forse, o in attesa di godersi lo spettacolo della sua morte.
Chissà.
Bene, se quei due volevano giocare con lui, non avrebbero avuto vita
facile. Senza la pistola sarebbe stata dura, ma almeno contava ancora
cinque sigilli, che se riusciva a giostrare per bene, sarebbero stati
la sua ancora di salvezza.
Di nuovo, era un cretino.
Puntò per prima la ragazza, i cui movimenti aveva già
avuto modo di studiare. Le mosse di lei erano veloci e precise, senza
aperture nella difesa, ma in qualche modo riusciva a star dietro alla
sua velocità e a prevedere dove si sarebbe spostata in seguito.
Durante i brevi attimi che durò il loro confronto, l’altro
angelo non sembrava voler intervenire, anche se Jake si premurava
sempre di tenerlo nella sua visuale.
Ma badare a due soggetti diversi durante un combattimento poteva essere
fatale, in alcuni casi, ed ecco che un colpo lo raggiunse alla testa,
stordendolo pesantemente.
- Eeeh, è un vero peccato, sì? Speravo durassi un po’ più a lungo, sai?
Non vide chiaramente il movimento del braccio di lei, sapeva solo che
quasi sicuramente si stava preparando per il colpo di grazia, quando
dei colpi d’arma da fuoco la allontanarono da sé.
- Tutto bene?
Riconobbe la voce di Clay quando lo prese sottobraccio per aiutarlo a
rimettersi in piedi. Con la coda dell’occhio notò come il
fuoco di copertura del compagno avesse ferito entrambi i suoi
avversari, il cui sorriso canzonatorio era svanito del tutto. Ma la
distrazione bastò per permettere ai due agenti di defilarsi in
uno dei stretti passaggi vicini. Ripercorsero di tutta fretta la strada
d’andata, sempre assicurandosi di non esser seguiti.
- Ma non te n’eri andato tu?
- Ci ho seriamente pensato, ma… in fondo non potevo abbandonarti nei casini, giusto?
Non era esattamente il momento di mettersi a ridere, ma a Jake
sfuggì comunque un sorriso di sollievo e gratitudine. Forse
aveva sottovalutato il “ragazzino”. Forse ce l’aveva
davvero la stoffa per quel lavoro, diversamente da come credeva in
principio. Forse sarebbero potuti andare d’accordo, in fondo.
Ma forse, era anche troppo sperare di riuscire a cavarsela entrambi in quella situazione.
Fu un attimo. Lo perse di vista solo un attimo, e in quell’esatto
momento un rantolo soffocato sostituì la sua voce ancora
vagamente da ragazzo. Non fece in tempo a girarsi che si sentì
agguantare per il collo e scaraventare nella direzione opposta, per poi
finire sovrastato da una figura alata che affondò gli artigli
nella sua carne, facendolo urlare dal dolore.
- Volevi Lucifero, eh? Ebbene, eccoti accontentato.
Erano quattro le ali della creatura. Quattro ali nere come la pece, che
eclissavano la poca luce che filtrava dai tetti e si estendevano
minacciose nel ristretto vicolo. Non riusciva a vedere Clay.
- Voi umani siete tutti uguali… Credete davvero che tutti noi
siamo disposti a sottostare alle vostre regole? Credete davvero che
dopo tutto questo non vi odiamo?
Era una voce diversa da quelle che aveva sentito, eppure vagamente familiare.
- Da dove vi viene tutta questa presunzione di essere migliori di noi?
La vista gli si stava annebbiando, il mal di testa cominciava a
pulsare. Poi, mentre le creatura denominatasi Lucifero alzava il
braccio per colpirlo alla testa, un fischio acuto gli risuonò
nelle orecchie, sempre più forte, sempre più doloroso.
Un’esplosione sbalzò altrove il suo avversario.
Tentò di rialzarsi, non riuscendo però nell’intento
a causa dello squarcio sull’addome. Vide Clay, riverso a terra a
non molta distanza, ma ormai per lui non c’era più nulla
da fare. Il collo era spezzato, gli occhi erano spenti.
Era colpa sua.
- Ahahahah…
Rivolse la sua attenzione all’angelo poco distante. Era stato lui ad allontanarlo?
Cosa… ?
- Ma cos’è, mi prendi in giro? – continuò
l’Eerian ridendo. – Da quant’è che tu…
no, aspetta, non lo sapevi. Non lo sapevi, è così?
Si avvicinò di nuovo, stavolta fermandosi a pochi passi, sempre tenendosi in disparte, in penombra.
- Tu non sai nemmeno chi sei.
Lanciò una vaga occhiata al corpo senza più vita di Clay.
- Mi spiace per il tuo amico, ma vedi, noi gli umani li
uccidiamo… - continuò chinandosi su di lui. –
così come voi uccidete noi Eerian.
Avrebbe voluto afferrare quel collo sottile e soffocare quelle parole
sul nascere. Avrebbe voluto, ma non poteva: era stanco, tremendamente
stanco, e non riusciva più a muovere un muscolo. A malapena
riuscì a sentire le ultime frasi che gli rivolse l’angelo
nero.
- Il mio nome è Helel. Ricordatelo per la prossima volta, Jake.
La luce. Da quanto tempo era che non vedeva la luce del mondo al di
fuori della Cittadella? La luce in cui era sempre vissuto e che mai si
era accorto fosse così piacevole, così calda.
Era quello il suo posto, il suo mondo. La luce di libertà, di
vita, di sicurezza. L’importante luce che tanti desideravano ma
che non potevano ottenere.
Non sapeva come fosse tornato all’esterno. Non sapeva come gli
altri agenti della AECO sapessero la sua locazione, né tantomeno
di che fine avesse fatto Clay.
Clay.
Clay non sarebbe più potuto tornare alla luce, Clay non sarebbe
più potuto tornare al suo posto, alla sua casa. Mentre lui
sì, lui e la sua impulsività, lui e la sua incoscienza.
Clay.
Si guardò le mani, memore dell’ultimo scontro con Lucifero, con Helel.
Cosa aveva fatto in quel momento? Non aveva usato nessun sigillo, giusto?
Clay.
“Che poi, Jake, in ognuno di noi c’è del DNA Eerian.”
“Ah sì? Alla faccia della cosiddetta razza umana.”
“Quindi è perfettamente
normale che da due genitori umani nasca un figlio con dei poteri. E poi
pensa…”
“Mh?”
“La cosa strana è che alcuni Eerian… non sanno nemmeno di esserlo.”
Era davvero quello il suo posto?
Guardò di nuovo la Cittadella, rossa della luce del tramonto.
Clay e Lucifero. Clay e Helel.
Jake e… la sua falsa luce.
Salve, grazie per aver letto questo.... "esperimento" XD
Back to the Light ha partecipato al
contest giudicato da Mitsutsuki [Original Concorso 14] La Luce e...
l'Incosciente, in cui si doveva inserire un personaggio, l'incosciente,
e un luogo, la luce, che dovevano ricoprire una certa importanza.
Vi rimando alle note dell'autore che avevo scritto nel file, perché sono schifosamente pigra.
• Note dell'autore:
come al solito l’interpretazione del luogo potrebbe risultare non
immediata. La luce, qui, si identifica con il mondo di tutti i giorni,
ma alla fine dovrebbe risultare chiaro qual era il mio intento. Spero.
Altra piccola nota: questa storia
dovrebbe essere più vasta, ma per il bene superiore l’ho
ridotta a una oneshot, perché se avessi dovuto sviluppare tutto
ciò che ho in mente per questi personaggi la figura
dell’incosciente come personaggio non sarebbe più valida,
perché risulterebbe ristretta a un singolo episodio e non al
tutto. Prendete questa storia come un antefatto a sé stante.
AECO si pronuncia
“eco”. Vorrei poter dire che si tratta di un acronimo, ma
ho solo messo insieme le iniziali del suo presunto significato in un
modo a me congeniale.
Helel è il nome ebraico di
Lucifero. Poi ho questa rimembranza che dovrebbe avere quattro ali, o
una cosa così. No, non è una angeli e demoni.
Mi spiace poi per il linguaggio, ma i due personaggi sono un po’ sboccati, nonché mediamente alterati.
Paradossalmente ho scoperto come
questa storia sia adattabile anche all’edizione di L’Ombra
e… l’Angelo. D:
Ah, finale… enigmatico. ‘-‘
E copincollato ciò spero di arrivare presto a scrivere la storia principale... prima o poi. *COFF*
Ah, una cosa che ho dimenticato... come ben sapete (forse) Lucifero era
anche il nome con cui veniva indicato il pianeta Venere, "la stella del
mattino"... almeno finché non si scoprì che stella non lo
era affatto. Per quello il simbolo della rivolta è una stella
nera =)
Ok, basta.
Di nuovo grazie per esser arrivati fin qui, e spero che vorrete lasciarmi un commentino, che vi sia piaciuta o meno =)
schwarzlight
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