Inspirò
profondamente. Il cuore iniziò a batterle ritmicamente
nel petto: quel tum tum martellante era l’unico
rumore che si udiva nella stanza.
Fece
un elenco mentale di tutti i sintomi che si erano verificati in
quell’ultima
settimana:
Nausea:
presente.
Sbalzi
d’umore: presente.
Ipersensibilità:
presente.
Fame vorace: presente.
Improvviso
aumento di peso: presente.
Strinse
la busta bianca che aveva tra le mani, l’unica che potesse
darle la conferma di
quanto supponeva, e con aria accigliata si decise finalmente ad
aprirla. Scorse
velocemente le poche righe riportate sul foglio bianco, fino ad
arrivare al
punto che le interessava; a quel punto, sbiancando, perse
l’equilibrio e ringraziò
mentalmente che sotto di lei ci fosse stato il grande letto
matrimoniale ad
averla sorretta.
Si
alzò però di scatto non appena le
affiorò in mente un pensiero: lui non lo
sapeva, doveva avvertirlo! Già, come se fosse facile
mettersi in contatto col
proprio marito sperduto su chissà quali montagne!
Si
impose calma: un modo doveva pur esserci, bastava rifletterci un
attimo. Chiuse
gli occhi e cercò di localizzarlo, dopodiché
tentò di portare al massimo la sua
aura. Avrebbe funzionato? Questo non poteva saperlo, quello che le
restava da
fare era sperare che il suo tacito messaggio arrivasse a destinazione.
Si
avvicinò alla finestra e appoggiò la testa sul
vetro freddo, con lo sguardo
rivolto verso l’alto, mentre la mano le corse istintivamente al ventre
–Ritorna presto, Gohan: ti
aspettiamo in due.
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