#17 This moment is eternity
La mia personalissima
e zuccherosa versione della conclusione di Tsubasa (seeee magari! ç__ç).
Post serie, spoiler free.
La stanza era in un disordine tale da lasciar presupporre
che una banda di ladri l’avessero sommariamente messa
sottosopra. Il letto era ormai introvabile tanto era sommerso di abiti e altre cianfrusaglie, ma questo non impedì a Fay di gettarvisi sopra stravolto. Il suo bagaglio era
pronto, aveva raccolto in un angolo quei due o tre generi di prima necessità
che gli occorrevano ed era ormai vestito.
“Kuro-chan, se non ti sbrighi
rischieremo di arrivare in ritardo…”
Kurogane emerse da dentro un
armadio, nel quale si era messo a frugare diverso tempo prima,
con lo sguardo sconvolto.
“Non lo trovo! Dannazione, non c’è più!”
sbraitò furioso.
Fay si girò su sé stesso
pigramente e lanciò un’occhiata sorniona al ninja.
“Stai ancora cercando la cintura rossa?”
“Sì! Quella maledetta cintura non c’è più!!!”
Kurogane era sull’orlo di una
crisi isterica, cosa che divertiva incommensurabilmente il mago, il quale però
decise comunque di soccorrere l’altro. Si alzò con
molta calma e si avvicinò al guerriero fumante di rabbia che sollevava
freneticamente montagne di vestiti, gettandoli a destra e sinistra.
“Per caso è questa?” domandò mentre sfilava una lunga
cintola di un bel colore cremisi appoggiata sulla spalla del guerriero. Doveva
essergli caduta addosso, mentre lui era impegnato a buttare all’aria l’intero
contenuto dell’armadio.
Kurogane strabuzzò gli occhi
vedendo l’oggetto di tante ricerche tra le mani di Fay
e con uno scatto d’orgoglio glielo strappò di mano e si mise d’impegno per
indossarlo. Il mago non riuscì a trattenere una risatina, notando che Kurogane era diventato di un rosso ancora più acceso della
cintura.
“Lascia fare a me, Kuro-pon, tu
stai facendo un macello!” intervenne Fay, togliendo
nuovamente l’indumento dalle mani del guerriero.
Kurogane brontolò un pochino, ma
lasciò che l’altro gli sollevasse le braccia e cominciasse ad avvolgergli la
cintola di stoffa attorno alla vita.
“Non capirò mai perché abbiate dei sistemi così complicati
per legare le cinture…” commentò quando ebbe finito.
“Se li trovi tanto complicati
potresti sempre chiedere a Tomoyo-hime di farti
preparare dei vestiti più simili ai tuoi… Non sai quanto la renderesti felice,
se diventassi la sua nuova bambola da vestire!” replicò Kurogane,
cercando di sistemarsi la casacca, che era rimasta chiusa troppo stretta dalla
cintura.
“Mh… paese che vai, usanze che
trovi!” commentò Fay, spostando le mani di Kurogane e aggiustandogli lui stesso gli abiti.
“Se non la smetti, finirai con lo
strappare il vestito! Siamo un po’ nervosetti, eh?” lo punzecchiò.
Kurogane voltò la testa di lato,
punto sul vivo da quella frecciatina. Non era molto
dignitoso mostrare quanto si sentisse agitato. Fay trovava quei futili tentativi di contegno tremendamente
carini.
“Non ti vedevo così nervoso dalla volta in cui mi hai
chiesto di restare a vivere qui con te…” gli disse con un sorriso molto dolce
in volto, sistemandogli un paio di ciuffi ribelli che
erano sfuggiti dalla fascia legata attorno alla testa.
Kurogane si accigliò ed arrossì
ancora di più, scatenando un’altra volta l’ilarità del mago.
“Awww… quanto mi dispiace
interrompervi quando siete così teneri…”
I due si voltarono immediatamente verso la
porta della stanza e verso la persona che aveva parlato.
“Hime!!!”
si infuriò Kurogane.
“Ciao Tomoyo-chan!” la accolse
allegramente Fay.
“Ragazzi, so che quando l’amore chiama, il tempo non esiste…”
ed a questa affermazione Kurogane
sbraitò ancor di più “…ma se non vi sbrigate finirete col far tardi!”
Fay e Kurogane
parvero ricordarsi solo in quel momento del piccolo particolare che erano in partenza, e recuperarono di volata tutti i loro
bagagli.
“Scordato niente?” domandò premurosamente Tomoyo.
“Per chi mi hai preso???” rispose
stizzito Kurogane, ancora arrabbiato per
l’inopportuna interruzione e cento volte più nervoso di prima all’idea che
stavano finalmente per partire.
“I regali?” chiese ancora la principessa.
“Abbiamo tutto, non preoccuparti!” la rassicurò Fay sollevando la sua borsa.
“Bene… allora si parte!” e detto questo la ragazza sollevò
le braccia davanti a sé e pronunciò l’incantesimo.
Onde luminose di magia pura avvolsero i due. Per quanto avessero viaggiato spesso così, era da molto che non
capitava più. Per un attimo si scambiarono un’occhiata carica di significato,
come se il ricordo del loro passato di viaggiatori dei
mondi gli scorresse nella mente all’unisono. Fay
sorrise e Kurogane si lasciò scappare un mezzo sorrisetto. Come
ai vecchi tempi, eh?
“Non ci saranno problemi per il ritorno?” domandò un’ultima
volta Tomoyo, con un accenno di preoccupazione negli
occhi.
“Tranquilla. Penso proprio che dovrei cavarmela!” rispose Fay convinto. Kurogane lo fissò in tralice e non sembrava altrettanto
convinto, ma preferì non dir nulla.
“Allora buon viaggio!” e la stanza attorno a loro scomparve
in un’esplosione di luce e colori.
*
Nel regno di Clow c’era aria di
gran festa. Non c’era persona, dalle più alte cariche dello stato al più povero
dei paesani, che non fosse in fermento per il grande
avvenimento.
La principessa del regno si sposava quel giorno.
E non con un principe o un nobile.
Con un ragazzo del popolo.
“Viveva proprio laggiù, in quella casetta!” vi avrebbe
potuto raccontare la fruttivendola, se vi foste fermati
a chiedere. “Erano così carini, anche da bambini! Pensa che lei scappava dal castello per venire a trovarlo!”
Insomma, una vera storia da fiaba.
Quello che la popolazione festante non sapeva era che lo
sposo se ne andava in giro a zonzo per la piazza
principale, col cappuccio ben calcato sulla testa. Osservava arrossendo tutte
le decorazioni che la gente stava allestendo. Col cuore in gola pensava che erano per il suo matrimonio.
All’idea la testa gli girava ancora.
Si diede una scrollatina alle
spalle e tornò a concentrarsi sul suo compito.
“Eppure Yukito-san aveva detto che
sarebbero arrivati qui proprio adess…”
-FLASH-
Lo spazio sopra la sua testa si deformò e si sciolse su sé
stesso fino a esplodere, materializzando due figure
che gli precipitarono letteralmente addosso.
“Perché diavolo deve sempre finire così???”
abbaiò Kurogane.
“Kuro-chan… stai schiacciando
qualcuno…” constatò Fay
afferrando il ninja per una mano e costringendolo ad
alzarsi. Entrambi sgranarono gli occhi.
“Ragazzino!”
“Shaoran-kun!”
“Fay-san! Kurogane-san!
Sono contento che ce l’abbiate fatta!” esclamò Shaoran felicissimo di rivedere i suoi amici, ma ancora
troppo indolenzito per alzarsi.
“Cosa ci fai qui, ragazzino? Non
dovresti prepararti o qualcosa del genere?” domandò Kurogane afferrandolo e tirandolo su di peso.
“Io e Sakura abbiamo pensato che
avreste avuto dei problemi a raggiungere il palazzo e allora sono venuto a
prendervi…” rispose agitato Shaoran. In quegli ultimi
giorni qualsiasi cosa riusciva ad agitarlo.
“Ah.. i nostri bambini non sono
cambiati per niente!” esclamò tutto contento Fay,
precipitando Shaoran in un imbarazzo ancor più
profondo.
“Se… seguitemi per favore!” disse
lui cercando di cambiare discorso e conducendoli velocemente via dalla piazza.
Fu un viaggio piuttosto breve, in fondo Shaoran
conosceva le strade del paese a menadito, però riuscirono comunque
a perdere del tempo perché Kurogane giudicava
l’entusiasmo di Fay nel guardarsi attorno ed
esprimere pareri a voce troppo alta superfluo e irritante e di conseguenza si
era visto costretto ad agguantarlo con la forza e trascinarlo via. Una volta il
ragazzo si sarebbe preoccupato che il ninja avrebbe
potuto realmente perdere la pazienza e fare seriamente male all’altro, ma a
distanza di anni gli venne solo da sorridere,
rendendosi conto forse solo in quel momento quanto quei momenti così vivaci gli
fossero mancati.
Alle porte del palazzo le guardie furono piuttosto scettiche
sul consentire l’accesso ai due stranieri, specialmente quello
alto alto dallo sguardo minaccioso, e ci
vollero diversi minuti a Shaoran per spiegar loro che
i due erano innocui (più o meno…) e che non lo stavano costringendo con la
forza a farli entrare. Quando finalmente poterono
passare, i soldati salutarono il ragazzo con l’appellativo di “principe” e lui
divenne rosso come un peperone, in un modo che ricordò molto a Fay l’immagine del ninja in
imbarazzo. Awww…tale padre tale figlio…
Nella grande sala del trono, i
visitatori vennero accolti da due figure dall’aria decisamente importante,
visti gli eleganti abiti che indossavano.
“Vostra maestà! Yukito-san! Sono
arrivati! Posso presentarvi Fay-san e Kurogane-san?” li presentò
immediatamente Shaoran.
“E’ un piacere conoscervi finalmente! Abbiamo sentito tanto
parlare di voi! Siate i benvenuti nel regno di Clow!
Io sono Yukito!” li accolse
calorosamente il più basso dei due, un ragazzo biondo dal sorriso gentile.
Fay e Kurogane
scambiarono con lui i convenevoli di rito, prima che si rivolgesse loro
l’altro, che era rimasto in silenzio a scrutarli.
“Io sono Touya. Il fratello di Sakura… Vi sono infinitamente grato per tutto quello che
avete fatto per la mia sorellina.”
Pronunciò quelle parole con un tono tanto serio e solenne
che nessuno dei due interessati si espresse nelle solite proclamazioni di
modestia e si limitarono a chinare leggermente il capo davanti a quello che avevano riconosciuto come il sovrano.
“Beh, ma è tardissimo!” esclamò Yukito
guardando il sole fuori dalla balconata del palazzo.
“Qualcuno qui dovrebbe sposarsi…”
A quella constatazione Shaoran si irrigidì e balbettò qualcosa senza senso, mentre il re si
incupiva e lo trafiggeva con uno sguardo accigliato.
“Sbrigati ad andare a vestirti…” disse al futuro cognato
voltandosi dall’altra parte. Per quanto gli anni fossero
passati, per quanto il ragazzo si fosse dimostrato meritevole della mano
della sua sorellina adorata, ancora quella storia non gli andava giù e lo
mandava in bestia.
Shaoran fece un inchino
impacciato, fece per scappar via, ma tornò sui suoi passi e si mise di fronte
al ninja.
“K… Kurogane-san! Avrei… avrei una cosa da chiederle… P… potrebbe venire con
me?” balbettò con gli occhi incollati a terra.
Il ninja rimase perplesso, ma dato
che Fay gli diede una leggera spinta,
pensò che forse avrebbe dovuto accettare la richiesta senza fare troppe storie.
I due uscirono dalla stanza sotto lo sguardo soddisfatto di Fay,
il sorriso benevolo di Yukito e il cipiglio
imbronciato di Touya.
Il mago rimase a navigare nei propri pensieri finché non si
accorse che gli sguardi degli altri due si erano rivolti insistentemente verso
di lui.
“Bene…” disse rompendo il ghiaccio. “Posso sapere dove si
trova Sakura-chan?”
Touya aggrottò le sopracciglia a
sentir chiamare la sorella con tanta confidenza, ma Yukito
gli si parò davanti e rispose al suo posto.
“Sakura-hime è nelle sue stanze a
prepararsi, da quella parte!” gli indicò gentilmente.
“Perfetto! Allora col vostro permesso vado a trovarla! E’ giusto
che la sposa venga assistita da una mammina, giusto?” e detto questo Fay
si dileguò velocemente dalla stanza nella direzione che gli era stata indicata,
lasciandosi alle spalle i due ragazzi perplessi.
“Ma… quel tizio è una donna?”
domandò Touya a Yukito.
“Non mi pare proprio…” rispose lui serenamente.
“Ma… allora…?”
Yukito diede un’affettuosa pacca
sulla spalla a Touya per dirgli di non farci troppo
caso.
*
Shaoran aveva indossato l’abito da
cerimonia che era stato preparato appositamente per lui
almeno un centinaio di volte durante le prove dei sarti, ma mai prima di quel
momento gli era sembrato così soffocante. Se ne stava in piedi in mezzo alla
stanza, rigido come una statua nella paura di sgualcire il
vestito proprio prima del grande evento.
“Oi… ragazzino… cerca di
rilassarti!” gli disse Kurogane.
Il ninja si sentiva agitato a sua
volta per almeno una mezza dozzina buona di motivi, ma mostrarlo non avrebbe certamente aiutato il ragazzino a sentirsi meglio.
Shaoran sembrava sull’orlo dello svenimento,
non lo sentiva nemmeno più, così Kurogane gli si
avvicinò e gli pose una mano sulla spalla per riscuoterlo.
“Respira, dannazione!” gli disse forse un po’ troppo
bruscamente, ma in fondo lui era fatto così.
Shaoran inspirò a pieni polmoni e
poi buttò fuori l’aria. Ripetè il gesto due o tre
volte e gli sembrò di sentirsi meglio. Per tutto il processo, Kurogane era rimasto dov’era, pronto ad acchiapparlo al
volo nel caso gli fosse venuta la malaugurata idea di collassare.
“Meglio?” chiese il ninja con una
leggera apprensione.
“…sì… grazie Kurogane-san!”
rispose Shaoran tornando del suo normale colorito.
“Allora… mi vuoi dire di cosa volevi parlarmi?”
Shaoran abbassò gli occhi, ma
questa volta controllò il panico e rimase composto.
“Vede… Il rito del matrimonio qui a Clow
prevedrebbe che… Accanto agli sposi… ci sia un genitore…” cominciò a spiegare
il ragazzo.
“Sì… facciamo qualcosa di simile anche a Nihon…”
constatò Kurogane, senza
capire il succo del discorso. Fay avrebbe commentato
che il ninja era poco sveglio per questo genere di
cose.
“Sia io che Sakura siamo orfani… Lei ha comunque suo fratello… sarà lui ad
accompagnarla…”
“Beh… più che ragionevole…”
“Io però… lei sa che mio padre è venuto a mancare diversi
anni fa… e non avevo altra famiglia che lui, qui a Clow…”
Shaoran fissò Kurogane
e il guerriero restituì lo sguardo. Era come se Shaoran
gli stesse chiedendo qualcosa…
“Ehm… Kurogane-san… durante il
nostro viaggio lei ci è stato molto vicino… mi ha
insegnato a usare la spada… si è preso cura di tutti noi…”
Il ragazzo sperava con tutto il cuore che Kurogane capisse da solo, ma il
guerriero sembrava assolutamente ignaro. Forse era meglio così. Era giusto
chiederglielo.
“Kurogane-san… sarei onorato se
lei volesse prendere il posto di mio padre durante la cerimonia!”
Shaoran aveva pronunciato tutta la
frase d’un sol fiato e alla fine si era inchinato,
lasciando Kurogane di sasso.
Shaoran non osava nemmeno
sollevare lo sguardo dal suolo.
Forse aveva osato chiedere troppo. Forse Kurogane-san
non se la sentiva.
Kurogane si riscosse ed andò a
sedersi sul divanetto che arredava la stanza.
“Oi… vieni a sederti qui,
ragazzino…”
Il ragazzo scattò verso il divano e si sedette, teso come
una corda di violino.
“…Una volta mio padre mi disse che proteggere la propria
famiglia è la cosa più importante che un uomo possa
fare nella vita. Tu hai sempre protetto la principessa… ma adesso sarà diverso.
Dovrai proteggere tua moglie. Capisci la differenza?”
Shaoran l’aveva seguito con occhi
attenti e con grande serietà e convinzione gli
rispose.
“Capisco benissimo, Kurogane-san.”
Kurogane si accorse per la prima
volta che il ragazzino era veramente cresciuto, tanto che forse non era più il
caso di chiamarlo “ragazzino”. Prese la sua borsa da viaggio e ci frugò dentro finchè non ebbe trovato ciò che cercava.
“Nel mio paese si usa regalare questo quando si
sposa…qualcuno.” Avrebbe voluto dire “un figlio”, ma
quel ruolo acquisito in cui si era ritrovato lo metteva
ancora troppo in imbarazzo.
Porse a Shaoran un involto di stoffa
che lui prese con cura e lo svolse. Al suo interno c’era un elegante pugnare
intagliato nel legno, pieno di fregi e di incisioni. Shaoran sorrise quando lesse l’iscrizione Vera Forza sull’elsa.
“Sarà un onore per me stare al tuo fianco durante la
cerimonia, Shaoran.” aggiunse semplicemente Kurogane.
*
Fay bussò all’unica porta che gli
parve adatta alla camera da letto di una signorina, una bella porta bianca
intarsiata di fiori rosa. Udì un frenetico fruscio di vesti provenire
dall’altra parte e un debole “Arrivo!” prima che Sakura
comparisse oltre la soglia.
“Fay-san!!!”
esclamò lei sgranando gli occhi.
L’attimo dopo la ragazza gli si era già gettata tra le
braccia, senza lasciargli il tempo di dire una parola.
“Fay-san! Sono così felice che ce l’abbiate fatta a venire!” gli disse Sakura
con gli occhi che le si inumidivano per l’emozione.
“Sono tanto felice anche io Sakura-chan!
E lo è di certo anche Kuro-pon!”
rispose il mago sorridente. Vedere la ragazza così felice gli scaldava
letteralmente il cuore.
“Fatti vedere un po’…” Fay le
prese una mano e la fece allontanare quanto bastava per poterla vedere per
bene. “Caspita, come sei cresciuta, Sakura-chan! E che splendido vestito!”
Sakura arrossì per i complimenti e
si risistemò l’ampio abito bianco che si era tutto arruffato durante
l’affettuoso slancio di poco prima.
“Beh.. visto che sei già vestita
non c’è molto che Mamma può fare per aiutarti…” sospirò Fay.
“Ah… no io… non immaginavo che…” cominciò a scusarsi Sakura imbarazzata. Aveva sempre preso molto sul serio le
pretese di maternità del mago.
“Non c’è problema… Mi lascerai almeno sistemarti i capelli,
vero?” chiese Fay, improvvisamente di nuovo allegro.
“Ma certo!” si rasserenò Sakura.
La stanza della ragazza era come Fay se l’era sempre immaginata. Ampia e soleggiata,
decorata di cose semplici ma carine. Proprio come Sakura.
Sparse per la camera c’erano rimasugli dei preparativi
ovunque. Chissà come doveva essere agitata la ragazza a dover prepararsi tutta
da sola… Meno male che ora ci
sono io! pensò Fay.
“Allora… il gran giorno è arrivato, eh?” se ne uscì fuori il
mago, mentre faceva accomodare la ragazza ad una sedia e cominciava a
sistemarle i capelli con una spazzola.
“…uh… sì…” rispose debolmente Sakura.
Era arrossita così tanto che per un attimo Fay temette che prendesse fuoco.
Fay ridacchiò tra sé e sé, constatando che nemmeno la prospettiva del matrimonio
rendeva Sakura un po’ più intraprendente riguardo ai
suoi sentimenti. Era bello vedere che per quanto il tempo fosse
passato e loro non si fossero più visti, le cose restavano lo stesse. Se non addirittura migliori.
“A posto!” sentenziò il mago, fermando il lungo velo con
un’ultima forcina. “Awwww sei bellissima Sakura-chan!”
Sakura si alzò in piedi e sorrise
imbarazzata. Si guardò allo specchio ed a Fay
il suo sguardo riflesso sembrò un po’ più maturo. La sua bambina si
stava sposando…
“Oh quasi dimenticavo!” esclamò il mago all’improvviso,
raccattando la borsa da viaggio che aveva abbandonato entrando nella stanza.
“Questo è da parte di Tomoyo-chan!”
disse, tirando fuori un elegante pacchetto e porgendolo a Sakura.
La ragazza osservò con occhi colmi di
gratitudine il dono prima di prenderlo tra le proprie mani con molta
cura e cominciare a scartarlo.
“Ma è stupendo!” esclamò colpita la
ragazza.
Dentro alla carta colorata stava
ripiegato un abito di stoffa morbida e leggera, rosa e bianco, decorato da
nastri e volant. Sakura lo dispiegò davanti a sé in
modo da poter ammirare quanto fosse ben fatto e di
gran gusto.
“Ma posso davvero accettarlo?”
domandò lei preoccupata.
“Tomoyo-chan ha detto che si è
divertita molto a farlo per te e che quando avrai dei bambini vorrà
assolutamente fare qualche bel vestitino anche per loro!” rispose Fay.
Sakura arrossì all’idea dei suoi futuri
bambini e non protestò più per il regalo. Con un sorriso divertito, Fay meditò se un giorno avrebbe mai dovuto convincere i
bambini di Sakura e Shaoran
che lui era la loro nonna.
Comunque sospettava che Kuro-tan
non sarebbe stato tanto ansioso di avere dei nipotini…
“Questo invece è da parte nostra!”
proseguì poi, porgendo alla ragazza un altro pacchetto.
Sakura si commosse nel ricevere un
altro regalo, specialmente dalle due persone che le erano state tanto vicine da
finire per amarle, se non come veri genitori, almeno come parte della propria
famiglia.
Togliendo con delicatezza la carta senza
romperla, Sakura liberò dall’involucro una cornice
fatta di rami e foglie intagliate nel legno e dipinte d’argento, che
racchiudeva un disegno fatto ad inchiostro. Le si
riempirono gli occhi di lacrime nel vedere che era un ritratto di loro
cinque, come erano ai tempi in cui viaggiavano insieme.
“Ti piace? L’abbiamo fatto noi! Il disegno è mio, Kuro-rin ha fatto la
cornice! E’ incredibile a dirsi, ma è veramente bravo ad intagliare il legno,
l’avresti mai detto?” spiegò con orgoglio il mago.
“E’… bellissimo!” disse Sakura.
Avrebbe voluto dirgli un milione di cose, quanto gli fossero mancati in tutto
quel tempo dopo che il loro viaggio era terminato, quanto fosse loro grata per
tutto quello che avevano fatto per lei, quanto fosse grata perché loro fossero
venuti attraverso i mondi per essere vicini a lei e Shaoran
in quel giorno tanto speciale. Le parole si ammassarono tutte sul suo cuore e
la commozione era così forte ed intensa che non riuscì a far altro se non
versare qualche lacrima mentre sussurrava “Grazie…”
“Awww Sakura-chan!
Non è il caso di piangere! Oggi deve essere un giorno
dedicato ai sorrisi soltanto, giusto?” disse amorevolmente il mago,
chinandosi verso la ragazza ed asciugandole via le tracce del pianto dalle guancie.
La stanza all’improvviso si accese di una luce fortissima,
scaturita dal nulla, e lo spazio si aprì letteralmente, lasciando passare una
minuta figurina bianca dalle enormi ali piumate.
Quando la magia si spense e la
stanza tornò come prima, Mokona saltellava sul
pavimento in loro direzione.
“Sakura-chan! Fay!”
strillò al settimo cielo, gettandosi prima tra le braccia di una e poi
dell’altro.
“Moko-chan!” lo strinse Sakura.
“E’ bello rivederti, Mokona!” lo
accolse Fay accarezzandogli la testolina.
“Chiaro! Mokona non poteva
perdersi la festa per niente al mondo! Mokona ha
anche portato un regalo! Mokona ha costretto Watanuki a cucinare una torta enorme!” cinguettò
felice la creaturina mentre si beava delle coccole
che non riceveva da tanto tempo.
“Ci siete veramente tutti…” sussurrò Sakura,
sentendo che ora quel giorno era veramente perfetto.
Alla cerimonia sembrava partecipare il regno intero. Le
piazze erano gremite di gente, di bande che suonavano, di saltimbanchi che si
cimentavano nei loro numeri più spettacolari, di volti sorridenti e felici.
Ogni cattivo pensiero era dimenticato, lasciato alle spalle, ignorato come se
fosse di poco conto, perché in quel giorno si celebrava una festa che scaldava
l’anima.
Il matrimonio venne celebrato in
grande solennità nel palazzo, solo poche persone assistettero all’evento, ma a
tutti sembrò di esserci. Quando gli sposi uscirono dalle mura e si unirono alla
gente, ci fu letteralmente un boato di applausi e
grida di gioia e congratulazioni.
Sakura e Shaoran
non si lasciarono la mano nemmeno per un istante, anche quando Mokona decise di materializzare al centro della piazza la
torta che aveva portato, che era veramente gigantesca. Anche in mezzo a quella confusione c’erano momenti in cui si
guardavano negli occhi, sorridevano e per un istante tutto il resto scompariva.
Touya, nonostante preferisse non perdere il proprio
cipiglio, non poté fare a meno di rallegrarsi per la felicità della sorella e
pensò che forse era il caso di smetterla di fare la
guerra al ragazzo che ora era diventato suo cognato. Yukito
non riuscì a trattenere una piccola risata osservando gli sforzi del re di non
mostrarsi eccessivamente contento.
Fay era sempre
stato un tipo festaiolo, ma quel giorno sembrava uscito di senno. Kurogane cercò di stargli appresso il più possibile, perché
in quel mondo che non conosceva rischiava di combinare chissà quale guaio, e
già che c’era poteva godersi un po’ i festeggiamenti… ma non certo perché fosse
felice di essere trascinato in mezzo a canti e balli, no certamente!
Il mago si era unito ad una danza di gruppo assieme a Sakura e Shaoran, e lì Kurogane non aveva davvero intenzione di seguirlo, si limitò ad osservare la scena dal margine della piazza. La
folla era tanta, ma grazie alla sua altezza il ninja
riusciva a vedere il viso di Fay anche in mezzo a
quella calca. Rideva di gusto mentre volteggiava al ritmo della musica allegra
che riempiva l’aria, a volte diceva qualcosa ai due ragazzi, ma Kurogane era troppo lontano per capire cosa. Non che gli importasse al momento. Gli bastava guardarli,
lui e i ragazzi, ballare e ridere e scherzare, pensando quanto dovesse essere grato di poter assistere a quella scena. C’erano stato così tanti momenti in cui era stato impossibile
credere che un giorno simile sarebbe mai potuto arrivare.
Fay incrociò il suo sguardo e
sorridendo si fece largo tra gli altri danzatori e lo raggiunse gettandogli le
braccia al collo.
“Non balli un po’ anche tu, Kuro-chan?”
“Non fare domande cretine…” e nonostante il rifiuto, la sua
voce suonò molto dolce.
“Sai… La felicità è qualcosa di magico.” gli
disse tutto a un tratto Fay voltandosi a guardare la
festa che esplodeva attorno a loro. “Scaturisce dal cuore di qualcuno e subito
si espande e avvolge ogni cosa. Anche se la tristezza
ha già segnato il nostro passato o ci attende dietro l’angolo per sorprenderci
all’improvviso, non importa. Basta un istante di vera felicità e il tempo si arresta, il mondo si ferma.”
Kurogane non aveva smesso per un
istante di guardare gli occhi di Fay che
letteralmente brillavano mentre osservava qualcosa in mezzo alla folla. Alzò lo
sguardo a sua volta e li vide. Sakura e Shaoran si erano tirati in disparte da
tutta la confusione e, stretti l’uno all’altra, si scambiando un bacio.
Quello riuscì a strappare un sorriso persino a Kurogane.
“Ci si guarda attorno…” continuò Fay
stringendo con affetto la mano con cui il ninja lo
teneva abbracciato “…e si è circondati di sorrisi e di
amore.”
Fay alzò il volto verso la persona
a lui più cara. Sfiorò con le dita le sue labbra, ricalcando la curva appena
accennata di quel raro sorriso.
“Tutto diventa perfetto.” sussurrò
sollevandosi sulla punta dei piedi per lasciare un piccolo bacio su quelle
labbra. Kurogane lo accolse volentieri e, stringendo
a sé Fay, lo costrinse a soffermarsi un poco di più.
In mezzo alle persone care, quando ogni cosa finalmente ha
trovato il suo giusto posto, la felicità riesce a sbocciare pura ed assoluta.
E nel cuore quel momento è eterno.