Mary Sue

di Mikayla
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Epilogo


C’è chi dice che la morte di Mary fu un suicidio premeditato, chi ripete che fu solo un incidente, chi sostiene che quella non fosse Mary: lei non si sarebbe mai vestita a quel modo.

Io sono d’accordo con questi ultimi: la ragazza ch’era morta cadendo dal cornicione della torre più alta del castello a causa di un tacco rotto non era Mary Sue. La ragazza si chiamava Mariangela Ludovica Elisabetta, detta prima Mary poi Betta, Sue.

Quella fu la sua ultima vittoria, quella che spazzò via in un soffio tutta l’aria viziata che l’aveva circondata.

Purtroppo per lei, però, non se ne accorse neppure mentre cadeva. Era convinta d’aver fallito anche mentre lasciava per sempre dietro sé quello che era stata e quello che sarebbe diventata.

Mary si lasciò cadere, conscia solo dell’aver rotto il tacco, di star fluttuando, di poter sentire su se stessa le sferzate di vento… ma prima di chiudere per sempre gli occhi sentì d’avere solo aria pura attorno a sé.

Morì prima di comprendere la vittoria.

Come si dice: scherzi del destino.

Ma con il destino non si scherza, perché è lui a dare ed è lui a riprendere. Ora Mary lo sa, e si pente d’essere stata Betta, ma non di ciò che aveva fatto: sarebbe sopravissuta, se avesse fatto tutto con calma.

Ora Mariangela Ludovica Elisabetta Sue giaceva in una bara nera dal coperchio abbassato per non far vedere com’era stata ridotta. Il parroco parlava e parlava, i parenti in prima fila ascoltavano versando lacrime argentate. Per il resto la chiesa era vuota. Non un amico o un’amica era andata a salutarla.

Sola.

Aveva vissuto sola e sola se ne andava.

I portantini camminavano sulla ghiaia che strideva fastidiosa, un piccolo corteo la seguiva. Singhiozzi silenziosi e lacrime salate erano già spariti, restava solo il vuoto.

Ma in fondo, non è giusto così?

Lei non meritava di meglio perché lei era Mary Sue.





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