Storia di un'interminabile pomeriggio

di nocciola_ama_i_cani
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 Sui monti della California girava un’aria di angoscia e paura del domani.
Kleine aveva due figli.
Kleine si trovava immersa nella vasca da bagno. Pensava al futuro dei suoi cuccioli che stavano per intraprendere il cammino della scuola superiore, mentre ingenua bambina si dilettava a schizzarsi il collo con la schiuma, un giochetto che, senza motivo, adorava sin da piccola.
Tra i sorrisi d’orgoglio, a lavarle il viso anche le solitarie lacrime di commozione.
Un passo, due, un ultimo bacio traditore e Kleine giaceva sanguinante nella vasca, la testa che galleggiava nell’acqua come il pallone perduto di due bambini tristi.
L’assassino si allontanò normalmente dal bagno come se avesse semplicemente accarezzato sua moglie in un momento d’amore complice.
Shine e Gary , tredici e quattordici anni. Lei, in una stradina isolata non lontano dalla sua vecchia scuola media, stava baciando il suo ragazzo, il quale, puntualmente, ogni volta che Shine gli si avvicinava in maniera intima, tentava di palparla in parti proibite, pur sapendo di suscitare in lei rabbia e fastidio, pur sapendo che il tutto doveva terminare in una litigata, un lasciarsi per un paio di giorni per poi ritrovarsi, baciarsi e ricominciare tutto da capo.
Gary era appena tornato a casa. L’immagine del padre con in mano un coltello insanguinato trasmetteva chiaro l’accaduto. Al figlio cadde per terra tutto quello che aveva in pugno, compresa l’emozione triste del dolore, la sensibilità di un giovane quattordicenne che fino allora non aveva visto niente, e in un solo istante era già adulto, fatto, rifatto e vecchio.
Gary non aveva più niente, non era né scioccato, né impaurito, né dispiaciuto. Non parlava. Al fine di proteggersi, la sua anima moriva lenta in un’anestesia che sarebbe durata per anni.
Daniel uscì, lasciando il figlio impietrito sull’arco che dava al soggiorno, lavando prima il coltello, poi mettendosi il portafoglio in tasca e varcando l’uscio per dirigersi verso casa di Marley, il più grande spacciatore di tutti i tempi.
Shine tornò a casa dopo aver nuovamente mollato il fidanzato. I suoi occhi neri ebbero davanti il fratello immobile nello stesso posto in cui l’aveva lasciato il padre.
“ Mamma? “
Gary voltò solo il capo verso la sorella. Non rispose.
“ Ehi! Che hai, sei morto?! “
Gary ancora non era entrato nella tomba naturale di sua madre. Shine, notando la luce accesa proveniente dal corridoio,  partì verso il bagno – immaginando che Kleine si trovasse lì – per chiedere alla luce dei suoi occhi cosa ci fosse per cena. Stava morendo di fame.
Un urlo che non sembrava certo di una ragazzina di tredici anni allarmò i vicini, che subito accorsero preoccupati.
Suonarono alla porta.
L’urlo continuava, non si fermava, era raccapricciante, misto ad un pianto isterico che faceva male alla gola, con un aspro sapore di morte. Shine sbatteva la testa da un muro all’altro, il sangue era ormai tanto e il tutto era peggiorato dall’insistenza dei vicini su quel dannato campanello.
Gary era rimasto lì.





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