1. Ciò che
distrugge il cuore...
Finalmente
quell'orribile periodo stava arrivando a conclusione. San Valentino
si stava rivelando la festività più brutta di tutto
l'anno nella compagnia. Dovevano sbrigare il triplo del lavoro e come
al solito gli autori erano in ritardo sia con le scadenze normali che
con quelle speciali. Erano stati costretti a correre a destra e a
manca cercando di far muovere qualcosa e Ritsu si era ritrovato a
litigare con le stamperie più volte per posticipare la
scadenza delle consegne.
Erano ormai le undici di
sera e non si era ancora risolto niente, mancavano ancora i lavori di
Chiharu Yoshikawa e Hatori era stato costretto ad andare da lui in
tutta fretta e, quello di Erika Ichinose, per cui Takano-san stava
gridando al telefono da più di un'ora.
Infine ormai l'una del
mattino, quando Hatori era tornato con il lavoro e quello di Takano
era arrivato per fax, decisero di chiudere la giornata.
- Ottimo lavoro ragazzi.
Grazie a tutti domani potremo avere una giornata tranquilla.-
Takano li aveva salutati
e quasi avessero le ali ai piedi, si erano dileguati tutti in pochi
secondi. L'unico rimasto, Onodera Ritsu, stava riordinando alcuni
fogli e cercando di trovare la sua borsa, nascosta in un mucchio di
quello che ora non era altro che immondizia.
- Onodera! Sei stato
l'unico puntuale con la scadenza. Ottimo lavoro.-
- Ah, grazie, ma è
merito di Mutou-sensei che è riuscita a finire in tempo, io ho
fatto veramente poco questa volta.-
- Sei stato comunque
molto bravo, accetta i complimenti quando sono meritati.- Non ci
aveva fatto caso, intento a cercare le sue cose, ma Takano era così
vicino a lui che quell'ultima frase gli era stata sussurrata
all'orecchio provocandogli un brivido caldo ed eccitante lungo tutto
il corpo. Si scostò di colpo preso dall'imbarazzo, ma ormai
Takano era abituato alle sue reazioni esagerate e lo aveva già
bloccato con un lungo bacio.
Staccandosi per
riprendere fiato cercò nuovamente di mantenere quella che lui
aveva inteso come “distanza di sicurezza”, ormai ne aveva
un disperato bisogno perché aveva ammesso di amarlo, anche se
non lo aveva direttamente detto all'interessato, ma il suo corpo più
volte aveva parlato a sproposito.
- Siamo al lavoro,
potrebbero vederci.-
- A quest'ora non c'è
più nessuno, potrei prenderti qui e fare ciò che voglio
per tutta la notte senza che nessuno venga a disturbarci.- lo prese
tirandolo verso di se e infilando una mano sotto la maglia del
ragazzo, che nonostante le proteste non sembrava volersi scostare
realmente. - Vengo da te stanotte.-
- Ah, ma... Takano-san...
casa mia è...-
- Un vero disastro... mi
ci sto abituando.- Lo baciò sul collo e poi risalì
nuovamente alle labbra, saggiandole con passione. - Voglio averti
stanotte, non importa dove o come.-
- Allora vengo io da te.-
Si scostò
incredulo, quasi per accertarsi di avere tra le braccia la stessa
persona che amava fare un milione di storie, gridare e dimenarsi per
niente. Spalancò gli occhi quando per un attimo si ritrovò
lo stesso Ritsu di dieci anni prima, il viso rosso e gli occhi bassi
che si aggrappava a lui sopraffatto dai sentimenti.
Represse lo stupore,
doveva approfittarne, prima che tornasse il Ritsu urlante e
confusionario, prima che iniziasse a rifiutare le sue attenzioni.
Benedì il suo buon senso di aver preso l'auto quella mattina e
ringraziò l'ora tarda e l'assenza di traffico. Arrivarono a
casa in poco meno di quindici minuti, tempo in cui Takano non aveva
fatto altro che lanciargli occhiate furtive sperando che non
cambiasse idea, non che sarebbe servito a molto comunque. Ormai era
preso dall'eccitazione e anche se si fosse ritrasformato nel solito
Ritsu non avrebbe avuto scampo.
Tirò fuori le
chiavi dell'appartamento a fatica, visto che con un braccio doveva
tenere stretto a se la sua piccola preda, mentre con l'altra
spogliarlo e aprire la porta.
- Takano-san... aspetta
almeno di entrare in casa...-
- Sai da quanto tempo non
ti tocco? Credi che riesca ancora ad aspettare?-
Era vero, persino Ritsu
che era sempre riluttante e cercava in tutti i modi di non pensare al
corpo del suo superiore, si sentiva frustrato. Subito dopo l'inizio
del nuovo anno, avevano iniziato a lavorare per le solite consegne e
per lo speciale di San Valentino e non erano mai riusciti a
ritagliarsi del tempo per loro. Persino Takano che era sempre ben
disposto verso quelle particolari attenzioni, era stato più
volte sopraffatto dalla stanchezza e quelle poche volte che avevano
cercato un po' di intimità, si erano ritrovati semplicemente a
dormire insieme. Non che non fosse piacevole svegliarsi con il calore
di un corpo vicino, ma ormai questo non bastava a nessuno dei due.
Preso dai pensieri non si
rese conto che praticamente Takano-san lo aveva preso di peso, fatto
entrare in casa, spogliato e gettato sul letto in meno di un paio di
minuti.
Non gli lasciò il
tempo per fare nulla, Takano gli serrò le labbra con un bacio
dopo l'altro, giocando con la sua lingua e staccandosi appena in
tempo da vedere il viso e l'espressione del partner che cercava
ancora un contatto. Sapeva giocare in modo crudele a volte.
- Dimmi che ti sono
mancato... dimmi che vuoi che vada avanti.-
Ritsu non ne fu capace,
non riuscì a dire neanche una parola, ma lo voleva in un modo
quasi ossessivo, tanto che per la prima volta riuscì a vedere
la stessa espressione sul viso dell'altro. Takano aveva le guance
rosse, il respiro affannoso e gli occhi lucidi, come in preda ad una
febbre altissima. Fu così che decise di aiutarlo almeno a
spogliarsi, gli afferrò la maglia e delicatamente, tirandosi a
sedere verso di lui, la sfilò. Ritsu si ritrovò con il
viso a pochi millimetri dal petto di Takano-san, riuscendo persino a
sentire il battito del suo cuore. L'altro rimase semplicemente in
ginocchio in quella posizione sperando che per una volta fosse lui a
prendere l'iniziativa.
Onodera Ritsu, il
ragazzino che dieci anni prima si era dichiarato a lui tra gli
scaffali della biblioteca, ma che non riusciva a guardarlo in viso e
neanche ad aprire la bocca quando si baciavano, ora lo stava toccando
dolcemente, accarezzandogli la pelle umida di eccitazione; lo stava
baciando sul petto e lentamente si avvicinava alla sua bocca, mentre
con la mano cercava di dare un po' di sollievo al compagno.
Non riusciva ancora a
dire quelle due parole che a Takano uscivano con tanta facilità,
ma sperò di riuscire a dimostrarlo almeno in piccola misura
quella volta, in una notte che sembrò non finire mai.
Quando il telefono
iniziò a vibrare sul comodino erano appena le otto del
mattino. Ritsu si mosse controvoglia verso l'apparecchio per cercare
di farlo smettere e non fu un gesto facile, stretto com'era tra le
braccia di Takano, che neanche in pieno sonno allentava la presa su
di lui. Lo sfiorò appena, ma la vibrazione lo fece spostare e
riuscì ad afferrarlo, solo allora si rese conto che non era il
suo cellulare, ma ormai aveva sbirciato sul display chi stesse
effettuando la chiamata. Yokozawa.
Non riuscì a
spiegarsi il motivo, ma nascose il cellulare sotto il cuscino e
iniziò a pregare che smettesse di squillare. Perché
proprio Yokozawa doveva chiamarlo nell'unico giorno libero che si
erano ricavati dopo tanta fatica, e perché proprio a
quell'ora? Possibile che non si fosse ancora rassegnato a lasciar
andare Takano-san?
Si sentì egoista e
anche stupido. Quella avrebbe potuto essere una chiamata di lavoro,
ma lui semplicemente non riusciva ad accettare che tra loro ci fosse
sempre l'ombra imponente di quell'uomo. Sapeva che Takano aveva messo
in chiaro la situazione, ma come poteva sperare in una resa
incondizionata.
Tirò fuori il
cellulare e si girò verso Takano per svegliarlo, ma non appena
voltò il viso incontrò le iridi ambrate del compagno
completamente sveglie e vigili. Lo aveva visto nascondere il telefono
e ora come avrebbe reagito? Sicuramente si sarebbe arrabbiato per
quel comportamento poco professionale, perché non era in grado
di dividere la vita privata da quella lavorativa e perché si
era comportato da immaturo.
Strinse tra le mani il
cellulare cercando qualcosa di dire, non riusciva a decifrare quello
sguardo ne a capire come comportarsi e alla fine disse semplicemente
la prima cosa che riuscì a mettere insieme, in quel caos di
pensieri.
- Il telefono... è
per te.-
Come un bambino con la
voce tremante vicina al pianto, di chi si sente colpevole e sa che
verrà sgridato lo porse all'altro, ma la risposta di certo non
se l'aspettava. Takano prese il telefono, ma strinse anche la mano
del compagno e con una dolcezza da fargli stringere il cuore in petto
lo baciò sulle labbra e gli augurò il buongiorno più
bello che avesse mai ricevuto.
- Non rispondi?-
- Se è importante
richiamerà di certo.-
- Mi hai visto?-
- Ho visto, ma non mi
posso arrabbiare infondo anche la gelosia è una dimostrazione
d'amore, finché non me lo dirai apertamente devo cogliere ogni
attimo.-
- Scusa lo stesso. Non
devo comportarmi in questo modo stupido.- Si mise seduto sul letto,
nonostante la notte di passione non sentiva alcun dolore, al
contrario era come se avesse recuperato tutta l'energia spesa in quel
periodo. Di certo Takano sapeva come lasciare i segni del suo
passaggio sul suo corpo, ma ormai non gli davano più fastidio.
Masamune continuava a
fissarlo e Ritsu questo lo sapeva bene, sicuramente di aspettava
qualcosa da lui infondo era San Valentino, il giorno che a lavoro
tanto avevano odiato, ma che non sembrava poi così male. Come
doveva comportarsi? Di certo non aveva alcun regalo da dargli,
un'altra festività passata senza avergli dato nulla. In casa
aveva del cioccolato, alcune dipendenti gliene avevano regalato
qualcuno prima, visto che il 14 di febbraio quell'anno veniva di
domenica e non si sarebbero potuti incontrare, ma anche Takano ne
aveva ricevuto quindi non contava di certo come regalo personale.
Continuò a scervellarsi qualche minuto in cui non si accorse
che anche Takano si era messo seduto e aveva aperto un cassetto del
comodino tirando fuori una piccola barretta di cioccolato. L'aveva
aperta e spezzato un quadrato richiamando l'attenzione del
concentrato Ritsu che come previsto si era voltato di scatto a bocca
aperta verso di lui. Riuscì ad infilargli quel pezzetto di
cioccolata in bocca lasciandone un po' fuori in modo da prenderne
l'altra metà con la sua. Le loro labbra si toccarono nel
sapore della cioccolata e fu decisamente imbarazzante. Takano ne
prese solo un piccolo pezzettino e mentre lo mandava giù
sorrise.
- Buon San Valentino.-
Al contrario Ritsu con la
bocca piena mugugnò una risposta incomprensibile cercando di
non farsi andare tutto di traverso. Takano scoppiò a ridere,
sicuramente quel ragazzo incomprensibile e così buffo sapeva
fargli iniziare bene una giornata e Ritsu sentì un sentimento
zuccherino prendergli il cuore e lo stomaco. La cioccolata era dolce,
ma il viso di Takano sereno e felice lo era molto di più.
Mentre Takano si chiudeva
in bagno per una doccia, lui si mise alla ricerca dei suoi vestiti
stupendosi di trovarli tutti in stanze diverse. Non sentiva più
l'urgenza di scappare da quell'appartamento come le prime volte, non
era a disagio e lentamente riuscì persino a ritrovare i boxer
che per qualche strana magia erano finiti sul divano e più si
sforzava e più non riusciva a ricostruire una dinamica adatta
per cui le sue mutande potessero essere finite proprio li, mentre i
pantaloni erano accanto al letto.
Era riuscito a recuperare
tutto tranne un calzino che ormai dava per deceduto quando il suo
telefono iniziò a squillare. Corse verso il suono
dell'apparecchio che trovò sotto il letto e rispose senza
neanche guardare chi fosse.
- Onodera?-
Conosceva quella voce
profonda e con un tono acido, Yokozawa. Perchè stava chiamando
lui? Forse perché Takano non aveva risposto e lui aveva
supposto che stessero insieme?
- Onodera ci sei? Non
fatemi perdere tempo in queste cose!-
- Ah si! Sono Onodera.
Yokozawa-san è successo qualcosa?-
- Onodera, Masamune
dov'è?-
- Takano-san è nel
suo appartamento.- Non era una vera a propria bugia in effetti, però
si sentì comunque un codardo in quel momento. - Posso provare
a chiamarlo da qui se deve parlare con lui.-
- Ah lascia stare posso
dirlo anche a te. Di a Masamune che ho lasciato i biglietti del
concerto nel primo cassetto della sua scrivania. Andateci insieme non
mi importa, ma lui deve andarci per forza, mi sono fatto in quattro
per prenderli.-
- Concerto?-
- Non lo sai? Ma insomma
lavori o no nella nostra compagnia? Che ti dice il cervello? Non sai
dell'anime che produrranno sul manga di Ichinose Erika?-
No non ne sapeva nulla.
Un serie animata tratta da un manga editato da Takano-san doveva
essere una notizia bellissima, eppure lui non ne aveva mai parlato,
ma naturalmente Yokozawa lo sapeva e questo un po' lo infastidiva,
senza contare il tono cattivo che aveva assunto al telefono. - Oh
lasciamo perdere. Oggi c'è il concerto di San Valentino,
parteciperanno molti cantanti famosi e visto che la storia si
incentra proprio su due cantanti, l'autore ha chiesto a Masamune di
aiutarla a scegliere la voce che si avvicinasse di più ai due
protagonisti. Ti è chiaro ora? Non farlo disertare è
una cosa importante.-
Riagganciò subito
dopo, Ritsu si era reso perfettamente conto che Yokozawa era nervoso,
ma non riuscì a capirne il vero motivo. Probabilmente non
andare al concerto con Takano era una delle motivazioni e lui ora
cosa avrebbe dovuto fare?
Takano non sembrava molto
coinvolto in quella storia, altrimenti avrebbe accennato alla serie
animata e al concerto, per non parlare del fatto che era strano che
chiedessero ad un editor di scegliere una voce. Avrebbe dovuto
chiederlo direttamente a lui, ma auto invitarsi al concerto era
sicuramente una cosa che non sarebbe riuscito a fare in modo normale.
Si avvicinò alla
scrivania e aprì il cassetto indicato da Yokozawa, i biglietti
erano proprio li ed erano due. Li prese leggendo i nomi di alcuni
cantanti che avrebbero partecipato, lui non era un grande amante di
quel tipo di musica, ma molti li aveva sentiti più di una
volta. Infondo era per lavoro, poteva chiederlo senza sentirsi troppo
in imbarazzo, poteva chiedere al suo superiore di andare con lui al
concerto, non era un appuntamento, ma un'uscita di lavoro.
- Vuoi andarci?-
Scattò
sull'attenti, come un bambino preso in fragrante a combinare qualche
marachella. Il cuore iniziò a battere così veloce che
riuscì a sentire il sangue pulsargli forte fino alle orecchie,
eppure era stato attento a seguire i movimenti di Takano in bagno,
aveva lasciato l'acqua della doccia ancora aperta.
- Eh? Ah Yokozawa-san mi
ha chiamato. Il concerto è per lavoro. Devi andarci e...-
- Ti sto chiedendo se
vuoi venire con me.-
- Bhe potrei darti
qualche consiglio se vuoi.-
- Non sono i consigli
quello che voglio.- Poteva sentirlo, era proprio dietro di lui,
percepiva chiaramente il calore del suo corpo ancora bagnato. Poi lo
prese per le braccia e quella sensazione si espanse dappertutto,
tanto che le gambe faticarono a reggere il suo peso. - Quello che
voglio è un appuntamento con te.- Si fece guidare, Takano lo
forzò gentilmente a voltarsi verso di lui, lo avrebbe baciato
e forse avrebbero fatto molto di più, ma di certo quando vide
il volto di Onodera non era quella l'espressione che si aspettava.
- Sei nudo.-
- Si.-
- E hai anche lasciato
l'acqua aperta in bagno.-
- Si.-
Fu un secondo, scoppiò
come un vulcano con tutti quei movimenti assurdi che faceva per
nascondere l'imbarazzo e quelle grida di rimprovero che di certo non
lo spaventavano. Alla fine, tra un insulto e un grido, gli scappò
da le mani e anche dal suo appartamento. Era veramente assurdo,
riusciva sempre a fare il contrario di quello che voleva, come ci
riuscisse era un mistero che lo divertiva. Era diverso dal Ritsu che
aveva conosciuto, dal ragazzino che non era riuscito neanche a
presentarsi e di cui per dieci anni non aveva neanche conosciuto il
vero nome, ma questo Ritsu era quello che lo aveva fatto innamorare
ancora e di cui si invaghiva sempre di più.
Non sapeva spiegarselo,
ma non era ne arrabbiato ne confuso come spesso era capitato.
Semplicemente era scappato solo per fargli un piccolo dispetto e ora
rideva, come mai gli era capitato pensando al pomeriggio che stava
per arrivare.
Sinceramente si rese
conto che non gli importava se era un'uscita di lavoro o un
appuntamento, poteva stare con lui e solo quello gli era sufficiente.
Nonostante ci avesse provato a non innamorarsi, nonostante avesse
provato a mantenere le distanze, alla fine si era rivelato tutto
inutile e il suo cuore ora sobbalzava come dieci anni prima, quando
gli era sufficiente guardarlo da stalker da dietro gli scaffali della
biblioteca e ormai un pensiero soltanto era fisso nella sua mente.
Lui lo amava, come dieci anni prima anche ora, forse addirittura di
più, perchè non era più un bambino inesperto, ma
un adulto anche se decisamente immaturo a volte e l'unica cosa che
voleva era stare con lui. Questa volta non ci sarebbero state stupide
incomprensioni, non avrebbe sbagliato e non lo avrebbe lasciato, era
convinto che qualsiasi cosa fosse successa, non si sarebbe
allontanato da lui, neanche quando il suo stupido cervello diceva di
voler cambiare lavoro o lasciarlo.
Forse fu proprio quella
decisione così forte e sicura a distruggere il suo cuore e il
suo amore, se solo avesse saputo che sarebbe bastata una telefonata
per disintegrare i suoi pensieri, sicuramente avrebbe lasciato quel
lavoro che lo aveva portato all'amore, non appena si fosse reso conto
di chi era il suo superiore.
Quel giorno stesso,
mentre Masamune lo aspettava nel parcheggio fumando lentamente una
sigaretta, Onodera Ritsu, sparì nuovamente dalla sua vita con
un semplice messaggio.
“ Mi dispiace per
tutto quello che ho fatto, non avresti dovuto incontrarmi di nuovo.”
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