Promises in the wind
Parte 11: Out of the
train
TIC, TIC, TIC
Quel suono riempiva le orecchie di Shinichi ormai da ore, con una
spaventosa cadenza regolare. Altro che tortura della goccia.
«Se continua così impazzirò!»
aveva constatato.
Ran proseguiva imperterrita, quasi con timore di girarsi e guardare in
faccia il ragazzo, che penzolava in un angolo del vagone, appeso per le
manette ad un gancio del soffitto.
L’aveva guardato soltanto un paio di volte, quando aveva
iniziato. Poi, come ipnotizzata, era stata assorbita da quei dati. Lui
aveva riconosciuto subito cosa stava scrivendo su quel computer. Troppe
volte era stato accanto ad Ai mentre scriveva quei dati. Ma come faceva
Ran a conoscerli? E soprattutto, come faceva ad averli memorizzati
tutti quanti? Nemmeno lui o Ai ci sarebbero riusciti, lui con la sua
grande memoria, lei con le sue capacità da scienziata. Come
poteva riuscirci lei?
Le manette continuavano a ferire i polsi di Shinichi, facendolo, di
tanto in tanto, gemere di dolore, così che la gola riarse
gli doleva ancora di più. Alla fine si era rassegnato,
decidendo di soffrire in silenzio.
All’improvviso la porta si aprì, facendo entrare
Vodka. Ran smise di digitare al computer, con gran sollievo del ragazzo.
- Mangia. E fa mangiare anche il tuo amichetto. – disse,
appoggiando per terra un vassoio con dell’acqua e due
pagnotte, oltre a qualche pezzo di formaggio, su un piatto chiaramente
destinato a Ran.
Vodka uscì rapidamente com’era entrato. Ran si
alzò dalla sua sedia, fissò un attimo Shinichi,
prima di avvicinarglisi, raccogliendo il vassoio ed avvicinandosi al
ragazzo.
Silenziosamente, lo fece bere e mangiare, visto che dal modo in cui era
legato non poteva farlo da solo.
- Ran… – disse ad un certo punto Shinichi.
Lei si limitò ad alzare il capo.
- Ti prego… non mi sento più le braccia, tanto mi
fanno male… fammi scendere da qui… per favore!
Ran lo fissò preoccupata, per poi spostare lo sguardo sui
polsi sanguinanti sui quali si notava un po’ di sangue
rappreso.
- Io… ti ucciderebbero, non posso. – disse lei.
- E a te cosa importa? –
Quelle parole ferirono Ran come coltelli affilati.
- Hai deciso di dimenticarmi, per te sono solo un ingrato che non si fa
mai sentire. Non hai idea delle peripezie che faccio ogni sacrosanta
volta che tu mi chiami, ordinandomi di venire subito con te al cinema o
al ristorante, solo perché tu lo vuoi. Cosa ti importa
ancora di me, dopo tutto quello che mi hai detto? Cosa ti importa se
vivo o se muoio? Tanto io non conto più nulla per te!
–
Ecco, ora aveva di nuovo la gola secca. Quanto fiato sprecato, davanti
all’espressione di Ran, tornata fredda come il ghiaccio.
- Non sono un assassina, Shinichi. Non asseconderò i tuoi
desideri di morte. –
Poi si chinò nuovamente sul vassoio, prendendo qualcuno dei
pezzi di formaggio.
- Mangia e stai zitto. – ordinò, ficcandoglieli in
bocca.
Tornò a sedersi al computer, riprendendo a scrivere,
voltandosi di scatto per non mostrare la lacrimuccia che le scendeva
dagli occhi.
Shinichi iniziò a sentirsi strano. «È
solo per quel dannatissimo ticchettio, stai calmo!» si
ripeteva.
All’improvviso, gli trapassò il petto, come se il
suo cuore avesse mancato un battito, facendogli sfuggire un gemito.
«No! Non ora, non qui, no!»
Un’altra fitta. Un secondo gemito che, nonostante tutti i
suoi sforzi, non riuscì a trattenere. Il ticchettio si era
fermato.
Seguitò una terza fitta, che gli fece chinare il capo per lo
sforzo di non urlare. Si morse la lingua e la sua bocca si
riempì del sapore del sangue.
«Non così, non qui, non con Ran e con tutti i dati
dell’APTX!»
Un’altra fitta. Questa volta l’urlo ci fu, seppur
soffocato.
«No, non ora! Capirebbe tutto!»
Ran spinse all’indietro la sedia e corse dal ragazzo.
- Che cos’hai Shinichi? – domandò
preoccupata.
Il ragazzo non rispose. Lei gli toccò la fronte,
accorgendosi che scottava. E molto, anche.
- Hai la febbre alta! – esclamò preoccupata.
Lui aprì gli occhi e la fissò. I suoi occhi blu
erano lucidi, sofferenti, anche se non solo per la febbre.
- Aiutami Ran… non c’è la faccio
più… ti prego… – anche il
tono di voce era stanco e sofferente.
La ragazza sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto nel
vederlo così, ma non cambiò approccio. Lo avrebbe
trattato come chiunque altro.
Neanche Shinichi sapeva esattamente a cosa si riferisse la frase.
Poteva essere presa in molti modi. Evidentemente, Ran lo prese come una
nuova richiesta di tirarlo giù di lì.
Ma, evidentemente, era troppo bassa per riuscirci. In effetti, Gin era
davvero altissimo, difatti era stato lui ad appenderlo lì.
Di salire su una sedia con le rotelle mentre erano su un treno in corsa
non se ne parlava neppure. Shinichi chinò la testa,
rassegnato al suo destino, incontrando lo sguardo della ragazza.
- Mi dispiace Shinichi… –
- Non farlo, Ran. Quei dati sono preziosi, non devono cadere in mano
loro. –
- Ma… ti uccideranno. – disse lei.
- Sempre meglio che cadere in mano loro mentre hanno quei dati.
– rispose laconico lui.
- Perché? – chiese allarmata lei. – Cosa
faranno? Gli serviamo per degli esperimenti? Ci useranno come cavie?
–
- Solo me. Per questo dico che non sarebbe così tremendo
morire. Non voglio essere usato per scopi criminali, per poi morire lo
stesso.
- Ma perché solo tu? Che cos’hai?
Perché tu e Conan non mi dite nulla? Perché un
bambino di sette anni sì e io no? Mi consideri
così inutile?
- No, Ran, io… – Un’altra fitta lo
interruppe, mentre lei si guardava intorno preoccupata, cercando
qualcosa per aiutare Shinichi – è per via della
mia promessa. L’ho fatta per il tuo bene, credimi. Vorrei
dirti tutto, dirti ogni cosa che mi è successa da quella
sera al luna park, ma ho paura di metterti in pericolo…
–
- Più di quanto io non sia già? – disse
con un sorriso malinconico la ragazza.
Shinichi rimase in silenzio. Non ci aveva pensato, preso dalla sua
smania di proteggerla. Ran aveva ragione. Forse in quella situazione
era più pericoloso non sapere che sapere. Era
l’occasione giusta, non voleva perderla ancora.
«Ora o mai più» si disse.
- Io… immagino di no. – rispose, suscitando lo
stupore della ragazza che lo fissò ad occhi sgranati,
incredula che quella verità cercata tanto a lungo potesse
essere così vicina.
Poi, con un sospiro ed un’altra fitta, le quali si stavano
facendo sempre più forti, proseguì.
– Vedi… Quella sera, quando mi allontanai da
te… stavo inseguendo Vodka… –
- Chi? – domandò lei.
- L’energumeno che ti teneva ferma, prima. –
spiegò. – L’ho visto scambiare del
denaro con un altro uomo, ma in quel momento, Gin…
–
- In quel momento ti ho chiuso la bocca, dico bene? –
sghignazzò il diretto interpellato, comparso in quel momento
sulla porta, con una pistola puntata verso i ragazzi.
Gin incurvò la bocca in un espressione alquanto compiaciuta,
mentre Vodka appariva dietro di lui, anch’esso con una
pistola in mano.
- Ma che scenetta romantica… è quasi un peccato
guastarla. – commentò Gin, sarcastico.
Ran si allontanò lentamente da Shinichi, continuando a
fissarlo in apprensione. Le fitte al petto del ragazzo si facevano
sempre più forti e lei aveva notato che la febbre gli si era
alzata ancora. La fronte era completamente sudata e i capelli vi si
erano appiccicati.
- Vodka, occupati della ragazzina. Al “grande
detective” ci penso io – borbottò.
Con un solo gesto uniforme fece scivolare via la catena dal gancio e
bloccò le mani del ragazzo dietro la schiena, puntandogli
una pistola alla tempia. Shinichi gemette per la presa solida
dell’uomo.
- Lasciatelo stare! – urlò Ran. Nella sua voce non
c’era più la disperazione con cui aveva gridato il
giorno prima: era un ordine, e tutti lo percepirono benissimo.
Gli sguardi si concentrarono su di lei.
- La signorina non ha ancora capito chi comanda qui? – disse
Vodka, spiccicando per la prima volta parola.
- Se non lasciate stare Shinichi potete dire addio ai vostri dati.
–
La reazione degli uomini fu del tutto inaspettata: Gin
scoppiò a ridere, subito seguito, per puro spirito di
imitazione, da Vodka.
- Ragazzina, non hai capito. Sei tu che ci devi dare i dati, e poi noi
lasceremo in pace il tuo adorato fidanzatino. –
Caricò la pistola con un gesto secco. – Ora torna
a quello stramaledetto computer e rimettiti al lavoro, e forse
lascerò vivere il tuo amichetto. –
Lei obbedì e si sedette al computer. Ma la determinazione
era ancora nei suoi occhi. Esitò un attimo prima di mettere
le mani sul computer.
- È la vostra ultima parola? – chiese Ran.
- Ci puoi scommettere. –
Per una lunga, interminabile frazione di secondo, il mondo si
fermò, bloccato nel silenzio più totale.
- E questa è la mia. –
Ran premette un pulsante e tutti i dati svanirono dallo schermo.
Cancellati. Per sempre.
Gli occhi di Gin si velarono di rabbia.
- Ora – disse calma Ran. – Voi fermate il treno,
fate scendere Shinichi, ripartite ed io mi rimetterò al
lavoro. –
- Già, temo che tu non abbia proprio capito nulla.
–
Gin, fulmineo come sempre, aprì la porta del vagone e sporse
fuori Shinichi con tanta violenza che il detective dovette faticare per
mantenere i piedi sul bordo del vagone del treno.
- Puoi stare pure certa che il tuo amico scenderà dal treno
– disse calmo, anche se un vago tono di irritazione risuonava
nella sua voce fredda e atona. – Ma il modo lo decido io, e
se non riprendi a scrivere quei dati ti assicuro che non ti
piacerà. –
Gli occhi di Ran si velarono di preoccupazione. Era davvero pronta a
consegnare Shinichi alla morte, anche se era stato lui a chiederlo? Era
davvero pronta ad esaudire la sua ultima richiesta?
Sempre meglio che cadere in mano loro mentre hanno quei dati.
Era davvero pronta ad evitargli una morte per mano di altri per dargli
una morte per mano sua?
Sarebbe stato… il modo migliore… di
dimenticarmi…
La risposta era no.
Ma doveva farlo ugualmente.
- Mi dispiace, Shinichi. – disse semplicemente, come se nulla
fosse successo, ma con il cuore spezzato. Non avrebbe mai saputo la sua
verità. Quella che Shinichi le stava per rivelare, il motivo
per cui erano stati separati.
- Hai scelto il suo destino. –
Fu un attimo. Shinichi cadde fuori dal treno, mentre Ran urlava
disperatamente il suo nome, non più come un nome qualunque,
ma nel modo speciale in cui solo lei lo sapeva dire. E mentre cadeva,
Shinichi non poté evitare di sorridere.
____________________________________________________
***Post-it
di Sherry***
Vi sono mancata? no... xD
Beh... ç_ç vengono le lacrimucce vero? xD
Non so neanche che dire xD Bene, Shin sopravviverà? ma anche
no xD
Chissà, chissà... (lol)
Ran ne combinerà ancora di tutte i colori, ma non la vedremo
per un bel po'... in compenso, troveremo un prossimo capitolo in cui si
fanno strada molti problemi... ma uno in particolare
incasinerà il povero Shin! Leggete lo spoiler e potrete
farvi un idea...
^.* Sherry
Nel
prossimo capitolo di Promises in the wind
Quando tutto si riduce a delle promesse, possiamo solo svegliarci e
andare avanti.
Ma se ci fosse un tempo limite entro cui mantenere la tua promessa?
E ancora, come farai, se quel limite è completamente dettato
dal caso?
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: The only link
with the reality
"Conan ha sette anni, se quella roba ti rimpicciolisse di
altri dieci…"
|