L'erede di Serpeverde

di Mitsuki91
(/viewuser.php?uid=158486)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Eccomi qui! =D avete atteso molto? Vi sono mancata?? =D =D
Ecco dunque il seguito de “Il gioco degli inafferrabili” u.u
Vorrei dedicare questo capitolo a Elizabeth_Lovegood che mi ha spinto a scrivere, anche se ho finito gli esami solo ieri XD Per ora ho pronti due capitoli, adesso dovrebbe arrivare un amico e domani e dopodomani non ci sono, ma da lunedì vi prometto aggiornamenti regolari u.u scriverò poco alla volta, ma sempre u.u e come sapete mi piace avere già pronti i capitoli in anticipo… Però Eliza aspettava con ansia questo seguito quindi non ce l’ho fatta a dirle di no XD contenta? XD
Ovviamente vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto “Il gioco degli inafferrabili” e hanno seguito/preferito/ricordato… Se stavate aspettando impazienti anche voi, eccovi accontentati! =D
Non vi rubo altro tempo, vi dico soltanto… Buona lettura! =D


Luma-festa

Eva stava correndo come una pazza verso la torre di Corvonero, e quasi non vide le varie persone in giro per il castello. Entrò in Sala Comune e non rispose ai saluti amichevoli dei suoi compagni di Casa, ma non poté evitare di vedersi parare davanti Annie e Beth appena aperta la porta del dormitorio.
“Siamo tornate!” esclamarono correndo ad abbracciarla “Allora, come mai non ti abbiamo trovato qui ad aspettarci in trepidante attesa?! Insomma, già ti aspettavamo al portone, ma così…”
Eva era interdetta. Non rispose ai saluti e si limitò a guardare le sue due amiche allibita, con la bocca aperta in una comica e buffissima ‘O’.
Annie si accorse per prima del suo stato e guardandola nervosamente le chiese: “Ma che hai?”
A quel punto Eva vide un mucchio di vestiti accatastati sul suo letto e con un grido strozzato andò verso il baldacchino e li buttò per terra, lasciandosi poi cadere a pancia in giù sul materasso.
“Ehi! Sono i miei vestiti!” protestò Beth, allibita.
Eva inspirò profondamente e con sollievo si rese conto di riuscire ancora a sentire l’odore di Tom. A quel pensiero si riscosse e saltò su, con un’improvvisa urgenza.
“Devo trovare un vestito elegante! Devo fare la doccia! Devo prepararmi in meno di un’ora!”
“Si può sapere che cavolo ti prende?! Non ci hai nemmeno salutate.”
Annie era troppo perplessa persino per essere offesa.
“Devo andare ad una festa del Lumaclub.” rispose Eva, mentre scavava nell’armadio alla ricerca di qualcosa.
“Ma tu non fai parte del Lumaclub!” le rispose Beth.
“Lo so.”
“E allora chi…?”
Annie fece un sospiro rumorosissimo e sussultò.
“Tu!” disse infine, indicandola.
Eva riemerse dall’armadio con una manciata di vestiti, osservando la sua amica preoccupata.
“Tu e Tom!”
Eva arrossì e con un debole cenno del capo confermò i sospetti di Annie.
Anche le loro compagne di dormitorio si girarono e l’osservarono allibita.
“Devi raccontarci tutto!” esclamò Beth, saltellando sul posto e congiungendo le mani.
“Dopo! Ora devo prepararmi!” rispose Eva, di nuovo agitata e super imbarazzata.
“Certo! Vieni in bagno, ti aiuto a scegliere…” intervenne Annie.
Le tre amiche si chiusero in bagno ed Eva raccontò a grandi linee come era cominciato tutto, nell’imbarazzo più totale, mentre Annie e Beth trattenevano il fiato e si lanciavano in gridolini entusiasti.
Per le otto era pronta e scese in Sala Comune, accompagnata dalle due amiche.
“Come mai mi seguite?!” chiese, lievemente indispettita.
“Beh ecco… Non ci sembra ancora vero, e insomma…”
“Volete vederlo, non è così?” le rimbeccò Eva, aprendo il passaggio. E si ritrovò quasi fra le braccia del suo cavaliere.
Arrossendo visibilmente cercò d’ignorare le sue amiche e gli sguardi entusiasti e golosi che lanciavano a Tom. Il suo ragazzo indossava la solita divisa scolastica di seconda mano, ma Eva lo giudicò bellissimo.
“Andiamo Eva?” chiese lui, alzando un sopracciglio. Non gli erano sfuggiti i commenti delle ragazze e si trovava a metà fra il divertito e il compiaciuto.
“S-subito!” esclamò lei, sempre rossa come un pomodoro, prendendolo a braccetto ed uscendo del tutto dalla Sala Comune. La parete si richiuse in malo modo in faccia ad Annie e Beth, ma le ragazze non sembrarono farci molto caso. Avevano appena avuto la conferma che Eva non mentiva, ed erano al settimo cielo per lei.
“Mi spiace per prima.” disse Eva, mortificata, mentre scendeva le scale a braccetto con Tom. D’un tratto pensò che forse il suo vestito blu fosse troppo elaborato, accanto ai capi di seconda mano del suo ragazzo. Dopotutto lui non le aveva fatto nemmeno un complimento.
“Non importa. Dovevo aspettarmelo, prima o poi tutti lo verranno a sapere.”
Eva non riusciva a capire come mai Tom fosse così freddo. Il ragazzo dal canto suo si sentiva irritato a stare sotto i riflettori in quel modo. Per una volta non voleva eccellere ma sparire nella massa, per poter vivere la sua storia con Eva senza troppe complicazioni.
Arrivarono nell’ufficio del professor Lumacorno e furono accolti con grande entusiasmo. Come era prevedibile il vecchio professore insistette per presentare Tom a varie personalità di spicco che erano suoi ospiti quella sera: fra gli altri uno dei candidati favoriti per diventare Ministro della Magia e un abile pozionista che con il professore aveva perfezionato la ricetta del Veritaserum. Eva si sentiva un po’ come la moglie di un personaggio importante, sorrideva e si presentava a tutti sulla scia di Tom e non aveva abbandonato il suo fianco neanche per un secondo, sebbene internamente fosse in stato d’allarme per le poche attenzioni che il ragazzo le riservava.
La cena era a buffet e quindi finito il giro di presentazioni Eva si defilò dai personaggi importanti e prese una tartina. Osservò Tom parlare e ridere dall’altro lato della stanza, anche se riteneva di scorgere un lampo di noia sul fondo degli occhi del suo ragazzo. Finalmente, dopo circa un quarto d’ora anche Tom riuscì a congedarsi e la trovò fra la folla.
“Sai, non sta bene defilarsi quando gente così importante ti sta parlando.” le disse appena la vide. Eva era a dir poco perplessa, la serata si stava rivelando un fiasco e si sentiva sull’orlo delle lacrime. Seriamente, dove era finita la complicità del giorno prima? Il pensiero poi che quella notte non l’avrebbero passata insieme la gettò nello sconforto più totale.
“Ma non stavano parlando a me: parlavano a te.”
Tom sbuffò, si passò una mano fra i capelli e poi la prese per mano.
“Usciamo un po’…” disse, portandola fuori dall’ufficio.
“Quello che intendo dire, Eva, è che la diplomazia viene prima di tutto in questo eventi. Credi che io mi diverta? Credi che non preferirei stare tutto il tempo a baciarti?”
“C-cosa?!” esclamò la ragazza, stupefatta. Quella proprio non se l’aspettava: allora era per questo che Tom era di malumore?
Il ragazzo incrociò le braccia e la guardò con cipiglio severo.
“Bisogna tener buoni certi contatti. Forse in futuro potrò trovare lavoro così, anche se mi secca.”
Eva scoppiò a ridere e gli si buttò addosso, abbracciandolo.
“Ma che…? Capisci quello che voglio dire Eva? Che fai?”
“Tom, sei proprio una Serpe. Tu pensi troppo. Se hai voglia di baciarmi fallo, così poi torneremo alla festa più sereni.”
Tom la guardò un attimo, sorpreso. Come al solito Eva stava facendo tutto il contrario di quello che lui aveva pensato: credeva che si scusasse e che promettesse di non farle più fare brutta figura, a occhi bassi. Ma importava davvero? La verità è che a Tom come ad Eva bruciava il fatto di non poterla stringere a sé quella notte. Seguire il suo suggerimenti gli parve all’improvviso una buona, ottima idea.
Così Tom baciò Eva, in mezzo al corridoio. Non un bacio casto, non era da lui: pretendeva tutto e subito. In quel momento a nessuno dei due importava che qualcuno potesse vederli. C’erano solo loro.
Poi Tom si staccò da Eva e la riprese per mano, con un sorriso appena accennato. Insieme tornarono alla festa e, finalmente, si divertirono.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1170310