E questo è il mio modo di augurare a tutti buon Natale! C’era
questa ideuzza che Eli e Nenè volevano che scrivessi…e visto che ultimamente mi
sento molto produttiva, perché non accontentarle! Perciò questa simpatica
storia di Natale è dedicata a loro…ma auguri a tutti quanti, ragazzi! =D
P.S.: tanto per orientarci un po’…Jack e Dan non hanno più
di sei anni. Perciò Julie dovrebbe averne quattro e Simon tre. Che piccioli! ^^
NATALE IN CASA Weasley
“Allora?”
Ron sfilò il termometro dalla bocca di Jack e ci diede
un’occhiata. “Mmh…più di trentotto.”
“E qui abbiamo…” Hermione, che teneva in collo il piccolo
Simon, controllò anche la sua temperatura. “…trentotto e mezzo.”
“Ecco, perfetto.” Ron sistemò Jack in modo che fosse seduto
più comodamente sulle sue gambe. “Questo è il modo ideale di passare una
vigilia di Natale, con pustolette e febbre.”
Hermione sospirò e accarezzò un po’ la guanciotta scottante
del piccolo Simon, che si succhiava beatamente il pollice fra le sue braccia.
Davanti a lei, seduti anche loro sul letto, Ron e Jack facevano un quadretto
altrettanto avvilente. Era la vigilia di Natale e le cose dovevano andare molto
diversamente… ma Dan e Jack si erano beccati il morbillo a scuola e l’avevano
passato in meno di 24 ore anche a Julie e Simon. Risultato? I piccoli di casa
Potter e Weasley erano tutti a pallini rossi e decisamente di malumore, e tutti
i piani per la giornata erano andati gloriosamente in fumo.
“Natale è di cacca.” Borbottò Jack, stringendosi sotto la
spalla del padre.
“Ma no, invece pensa a tutti i regali che avrai stanotte.”
Ron gli trattenne la manina quando lo vide grattarsi la guancia piena di
puntini rossi.
Jack mise il broncio. “Non li voglio i regali che mi
comprate voi. Siete due imbroglioni.”
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Jack, quante volte te lo
devo ripetere? Babbo Natale esiste! E stasera vi porterà un sacco di bei
regali.”
“Io non ci credo alle storielle.” Jack si mise seduto e si
pulì il naso con la manica del pigiama. “Sean, il compagno di banco di Amelia,
dice che Babbo Natale non c’è, che ha visto i suoi genitori che gli mettevano i
regali sotto l’albero. Allora dicete le bugie!”
“Dite.” Hermione lo corresse con un sorriso. “E poi credi di
più a Sean che a mamma tua?”
“Si.”
“Ooh, grazie mille!”
“Sai com’è, Jack?” Ron attirò l’attenzione di suo figlio
cercando di essere il più disinvolto possibile. “A lui i regali li ha portati
suo padre perché Babbo Natale non va da chi non gli crede. Anzi, stai attento
perché sennò non verrà neanche qui.”
Jack, testardo, incrociò le braccia sul petto e fece una
faccia dispettosa. “Ah si, e allora che Babbo Natale è, scusa? Perché invece
non porta semplicemente il carbone ai cattivi e i regali ai buoni?”
“…ehm…” Ron guardò Hermione con un’espressione che voleva dire
una sola cosa: SOS.
“Jack, Babbo Natale esiste, vedrai che ne avrai la prova
stasera.” Disse semplicemente Hermione.
Simon si tirò su, sempre succhiandosi il pollicione, e si
rotolò giù sul lettone, sventolando all’aria il culetto che col pannolino sembrava
ancora più grande. “Regali.” Disse tranquillamente.
“Si, che ti portano mamma e papà, sai che cambiamento.”
Sbuffò Jack.
Ron scosse la testa. “No, stammi bene a sentire: non dire
queste cose a tuo fratello e nemmeno agli altri, capito? Babbo Natale c’è e
basta, va bene?”
“Ma non è vero!”
“Jack!”
“Babbo Natale!” esclamò allegramente Simon, tirando in
faccia al fratello il termometro che stava a poca distanza dalla sua manina e
centrandogli in pieno la fronte. Jack scoppiò a piangere e nascose la faccia
nell’abbraccio del padre.
“Simon!” Hermione sfilò il termometro dalla mano del figlio
e lo prese di nuovo in braccio.
“Su, su, basta piangere…” Ron diede qualche amorevole
pacchetta sulla schiena al figlio maggiore. “E’ tutta colpa di questa stupida
febbre, ma adesso vedi che passa…”
“Ehi, di sopra?”
Hermione fece un gran sorriso. “Eccoli qua gli zii! Andiamo,
andiamo a salutarli!”
Ginny e Harry avevano imbacuccato tanto i figli che a
malapena si vedevano gli occhi tra sciarpe e cappelli! Julie, poi, che di
conformazione era piuttosto piccolina, sembrava ancora più tenera in braccio a
suo padre avvolta nel cappotto pesante.
“Scusate il ritardo, abbiamo passato un’ora a cercare di far
passare il prurito col talco profumato.” Disse Harry mentre sia lui che la
moglie svestivano un po’ i figli, lasciandoli in pigiama.
“E’ arrivata la cavalleria contro la febbre!” squittì
allegramente Ginny, sfilandosi dalla borsa una bottiglietta marrone. “Nonna ha
mandato a tutti un po’ di sciroppo magico, con questo passa tutto in meno di
due giorni.”
“Oh, perfetto! Allora se ne occuperanno loro mentre io e te
pensiamo alla cena.” Disse Hermione, passando la bottiglietta a Ron.
Ginny mise giù Dan. “Ok, ma prima di portarci avanti coi
lavori…riunione speciale per soli adulti in cucina!”
“Biscotti per tutti se andate subito a giocare nella vostra
stanza!” fece Ron, e ottenne il successo sperato perché i bambini corsero via
strillando felicemente.
Hermione si chiuse la porta della cucina alle spalle.
“Allora?”
“Dobbiamo risolvere questo problema di Babbo Natale.” Disse
piano Ginny, mantenendo il tono della voce il più basso possibile. “Sono ancora
troppo piccoli per non credere a una cosa così importante, non esiste che già
sappiano la verità.”
“E tu che suggerisci?” fece Ron, appoggiandosi al tavolo.
“Non sono stupidi, Gin.”
“Ho pensato a tutto io.” Ginny estrasse dalla sua borsa due
costumi- uno rosso e l’altro marrone. “Ecco, questi sono i vestiti da Babbo
Natale e da Renna, voi due vi vestite così e portate i regali a mezzanotte in
punto.”
Hermione sorrise largamente. “Mi sembra un’ottima idea.”
Harry annuì. “Si, se ci vestiamo per bene viene una cosa
carina.”
“Brava Gin.” Disse vispo Ron, sporgendosi per prendere il
suo costume. “E’ la soluzione migliore.”
Harry si accigliò. “Scusa, che stai facendo?”
“Che?”
“Che fai?”
“…sto prendendo il mio costume per nasconderlo da qualche
parte, perché?”
“E chi ti ha detto che quello è il tuo costume?”
Ron si accigliò. “Perché è il costume da Babbo Natale, non vedi?”
“Appunto, chi lo dice che Babbo Natale lo devi fare tu?”
Ron rise. “Harry, Babbo Natale è più alto e più robusto. E
io sono più alto e più robusto di te.”
“Anche la renna è un animale piuttosto grosso, lo sapevi?”
“Si, beh, tu come renna vai benissimo.”
“Io non credo proprio!” Harry incrociò le braccia sul petto.
“Perché non la fai tu la renna?”
“Ma che problema ti crea fare la renna?!”
“E a te che problema ti crea?”
“Ma dai, è una cosa ovvia!” Ron si prese fra le dita una
ciocca di capelli. “Di che colore sono questi? E di che colore è il vestito di
Babbo Natale?”
Harry fece una smorfia ironica. “Questa è la più grossa
idiozia che abbia mai sentito.”
“Ehi, come sarebbe a dire?!”
“Io non voglio fare la renna!”
“E che vuoi fare, la Befana?!”
Ginny osservò la scena con uno sguardo allucinato. “…non ci
posso credere…”
“Avanti, vuoi vedere come la fai bene la renna?” Ron prese
Harry per le spalle e tentò di farlo piegare a quattro zampe. “E scendi!”
Harry si rimise dritto immediatamente, tentando di fare
l’opposto. “Vediamo come la fai bene tu!”
Ron lo spinse indietro. “Sono troppo alto per fare la renna,
idiota!”
“Guarda, ti sta bene pure il colore!”
“Marrone?!?”
“E allora? A scuola portavi solo pigiami e maglioni
marroni!”
“Ma ti stai ascoltando?!”
Ginny scosse la testa. “Giuro, sono molto più adulti i
vostri figli di voi! Ma che vi prende a voi due, eh?”
Hermione fece una smorfia. “Vogliamo scommettere che
indovino?” prese il costume della renna… che dalla parte della testa aveva un gran
bel paio di corna lunghe e ramificate.
“E’ questo il vostro problema???” Ginny scoppiò a ridere
forte.
“Non c’è proprio niente da ridere!” protestò Harry.
“Appunto!” fece Ron. “A te piacerebbe andare in giro con un
paio di corna di questa maniera in testa?”
Hermione trattenne a fatica una risatina. “…va bene, ma qui
non si tratta di andare in giro,
dovete solo passare dalla finestra e arrivare in salotto, tutto qui. Nessuno vi
vede.”
“Ma io non ci voglio camminare lo stesso con quella roba
addosso.” Replicò Harry.
“Andiamo, è per i bambini!” Hermione guardò il marito con
occhi palesemente supplici. “Amore?”
“No, non ci provare, Hermione.” Fece Ron. “Io ho una
reputazione da mantenere.”
Hermione sbuffò. “Non ce le hai le corna, Ron, e se te lo
dico io puoi fidarti, non credi?!”
“Ok, basta.” Ginny prese il costume e si voltò di spalle.
“Adesso facciamo così, io tiro il vestito e chi lo prende fa la renna.”
Ginny tirò alle sue spalle il costume senza dare il tempo di
scostarsi a nessuno dei due; Harry e Ron si schiacciarono contro la prete il
più velocemente possibile, ma…
“Ma nooo!!! Cazzo!!”
“Ah ah ah ah!!!! Visto?? Ah ah!!”
“Smettetela tutti e due o ve li faccio ingoiare questi
costumi!!!” fece livida Hermione.
***************
“Ooh, finalmente.” Hermione si tirò su le maniche e si
avvicinò a Ginny, che aveva preparato tutti gli ingredienti per la torta sul
tavolo. Ora che Harry e Ron si stavano finalmente occupando dei bambini, in
cucina avevano via libera.
“Bene, cominciamo.” Ginny le porse la busta col pesce. “Tu
pensa a preparare il pesce, levagli le spine e mettilo a bollire, poi…”
“Non posso fare la torta?”
“…ehm…” Ginny stava cercando il modo più gentile per dire a
Hermione che lei, per quanto brava potesse essere a preparare da mangiare, coi
dolci era negata. “…veramente io volevo utilizzarti per il secondo, sei così
brava a preparare…”
“Va bene, posso farlo dopo.” Hermione scrollò allegramente
le spalle. “Inizio con la torta, così mentre sta in forno penso al pesce.”
“Ah, si…ehm…” Ginny si grattò la nuca in modo assente,
fingendo un entusiasmo che non le veniva proprio all’idea. “…ok, fai così.”
“Bene.” Con un sorriso radioso, Hermione si mise subito al
lavoro. Canticchiando prese farina, uova e zucchero e buttò tutto nella terrina
contemporaneamente, cominciando a mescolare l’impasto col mestolo. Ginny
rabbrividì: le tre cose andavano messe una alla volta, per evitare che si
formassero grumi. Non passarono neanche cinque secondi che Hermione prese il
lievito. “Che dici, lo metto tutto o metà?”
“Metà!” Ginny, che aveva appena cominciato a lavorare al
primo piatto, spalancò gli occhi all’idea. “Se lo metti tutto intero come
minimo ti scoppia tutto nel forno.”
“Oh.” Hermione continuò la sua opera indisturbata…mentre sua
cognata si scervellava per trovare un modo di salvare la torta di Natale.
***************
“Aaah…apri la bocca, da brava…” Harry avvicinò di nuovo il
cucchiaio di sciroppo alla bocca di Julie, che voltò la faccia dall’altra
parte.
“No! Fa schifo!” protestò energicamente la bambina.
Harry sfoderò l’asso nella manica. “Fai vedere a Babbo
Natale come sei brava, così ti porta ancora più regali.” malvolentieri Julie
aprì la bocca e sopportò il sapore orribile della medicina.
“Babbo Natale non…” Jack non riuscì a finire la frase,
perché Ron gli tappò la bocca.
Harry si avvicinò a Simon, che si stava succhiando il
pollice tranquillamente sul tappeto. “Apri la boccuccia…” il piccolo obbediente
lo fece, assumendo un’aria schifata dopo. “Bravissimo Simon che non fa storie…Dan,
esci da lì sotto, tanto lo devi prendere anche tu lo sciroppo!”
Jack stava facendo di tutto in braccio a Ron: scalpitava,
saltava, si divincolava, cercava di sfuggire, ma suo padre aveva una presa
salda su di lui. “Jack! Piantala! Vuoi fartela passare la febbre si o no?!”
“Quella cosa sa di cacca!” Jack era una furia, tanto che
Harry tirò indietro il cucchiaio per non far rovesciare lo sciroppo.
“E forza!!” Ron, stufo, afferrò il figlio per le braccia e
lo trattenne con forza.
“Dai, che passa subito!” Harry riprovò col cucchiaio. “Apri
la bocca!”
“Te la sputo tutta sai!” ringhiò Jack.
“Fallo e ti riempio la faccia di ceffoni!” la minaccia del
padre servì a calmare Jack, che aprì la bocca appena un pochetto, ma abbastanza
perché Harry potesse infilarci il cucchiaio di sciroppo. Ron lo lasciò subito
libero. “Ooh! Tutto qui era!”
Jack aveva la faccia di uno prossimo al vomito. “…bleah…”
Harry si alzò in piedi e cercò l’altro figlio nella stanza.
“Dan, dove sei finito?”
Julie sorrise e indicò al padre il letto di Jack. “Sta qua
sotto, papy!”
“Sporca spiona!” la vocetta di Dan era camuffata dal
lenzuolo.
“No, no! Simon, che fai?” Ron fece una corsa e fermò il
piccolo, che si stava grattando la mano piena di bollicine. “Non ti devi
grattare, ti fai male.”
Simon mise il broncio. “Prude.”
“Aspetta, ci pensa papà…Harry, dov’è il talco?”
“…sono…un po’…impegnato…al momento…”
Ron si voltò e vide che Harry stava tirando per i piedi il
figlio, che da sotto al letto si era arpionato al materasso. “Ma che…”
“Dan!!!” ruggì Harry.
“Non la voglio la medicina!!” si lamentò il bambino.
Julie scosse la testa con aria superiore. “Peggio per te,
Babbo Natale non ti porterà proprio nessun regalo.”
“Babbo Natale non esiste.” Disse spavaldo Jack.
“Si invece!” replicò decisa la cugina.
“Invece no, i regali li comprano i genitori!”
“Jack!!”
“Papàààà….” Julie scoppiò a piangere.
“Non voglio prendere la medicina!!!”
“Smettetela tutti e due!!” fece esasperato Harry.
“Jack, ti ho detto di finirla con questa storia!” Ron
strattonò il figlio malamente.
“Bugiardo, bugiardo!!” strillò Jack.
Simon, che si stava succhiando tranquillamente il pollice,
vedendo Julie che piangeva e Jack e Dan che strillavano, pensò bene di unirsi
ai cori e urlare a sua volta.
Ron si tappò le orecchie con le mani. “State zitti tutti
quanti!!”
“Daniel!!” Harry ficcò a forza il cucchiaio in gola al
figlio, che per tutta risposta cominciò a piangere.
“Ma che cos’è questo
macello?” Hermione era sulla soglia della porta, con un grembiule sporco di
farina legato in vita.
Julie si alzò e corse ad aggrapparsi alle gambe della zia.
“Jack dice che Babbo Natale non c’è…” piagnucolò.
“Papà mi ha fatto male!” frignò Jack.
“Adesso ti vomito addosso!” strillò Dan.
Hermione scosse la testa e prese in braccio Julie, andando a
sedersi vicino agli altri bimbi sul tappeto. “Buoni, venite qui…vi ho portato
un po’ di caramelle, le volete?”
Simon saltellò allegramente. “Melle, melle!”
“Ah, ma solo se non piangete.” Hermione asciugò gli occhioni
a Julie e cominciò a distribuire le caramelle che aveva nel tascone del
grembiule.
“Dammi il cambio per cinque minuti, vado a far riposare un
attimo le orecchie.” Harry, piuttosto esausto, prese lo sciroppo e scese giù in
cucina, dove Ginny stava mescolando uova e farina in una terrina di plastica.
“Parola mia, questi col morbillo sono ancora più irrequieti… altro che
sciroppo, un tranquillante ci voleva.”
Ginny fece un sorriso senza smettere di impastare. “Sono
piccoli, Harry.”
“Voi ragazzi facevate così da piccoli?” chiese incuriosito
Harry.
“Oh, anche peggio.” Ginny gli indicò il forno. “Mi fai un
piacere? Puoi prendere quella roba nel forno?”
Harry fece come gli aveva chiesto sua moglie, ma storse il
naso quando vide che nel vassoio c’era una specie di…cos’era? “Gin, ma che è
questa…cosa?”
Ginny ridacchiò. “La torta di Hermione. Falla sparire, per
favore, ma lasciami il vassoio.”
Harry si sfilò la bacchetta dalla tasca dei jeans e con un
tocco fece sparire la mostruosa creazione di Hermione. “E tu adesso che stai
facendo?”
Ginny fece un sorrisetto malizioso. “La torta di Hermione.”
Harry rise. “Sono questi i momenti in cui mi piace essere
tuo marito.”
***************
Ginny si affacciò dalla porta della cucina per vedere i
bambini che stavano finalmente buoni e fermi, seduti vicino all’albero mentre
Hermione leggeva una storia da un suo vecchio libro di favole. Mangiando lo
sciroppo aveva fatto subito effetto, e la febbre era scesa quasi del tutto.
Ormai la mezzanotte si avvicinava…e bisognava approfittare del fatto che i
bambini erano distratti per agire.
“Ok.” Ginny si voltò verso Harry e Ron. “Hermione ha la
situazione sotto controllo, potete andare.”
Istintivamente le venne da ridere nel vedere come erano
conciati, ma si trattenne per evitare storie. Ron sembrava veramente Babbo
Natale (in realtà poteva benissimo passare per un Silente di tre o quattro
taglie più grande) con la lunga barba bianca che lei gli aveva applicato al
cappello, ma la parte più ridicola erano certamente i tre cuscini che si era
dovuto legare alla pancia per sembrare grasso. Harry, poi…con quelle corna
lunghissime e la sella colorata sulla schiena faceva un figurone. E poi era
impagabile lo spettacolo di una renna che si reggeva perfettamente solo sulle
zampe posteriori.
“Quant’è scomoda questa dannata barba…” Ron sputacchiò qua e
là peli bianchi.
“Ti permetti anche di lamentarti?” Harry s’indicò le corna
sulla testa, che si agitavano pericolosamente ogni volta che lui si muoveva.
Ginny rise un istante. “Dai, basta! Andate sul tetto e
calatevi giù dal camino.”
Harry si accigliò. “E come faccio a scendere dal camino
atterrando a quattro zampe, scusa?”
“Più che altro, il camino non è abbastanza largo per il mio
pancione.” Ron si diede una bottarella ai cuscini che aveva davanti alla
pancia.
Ginny si guardò in giro. “Ok, allora entrate dalla
finestra…quella del salone, dietro l’albero.”
Ron annuì. “Sperando di non portarci dietro tutte le
palline, Hermione detesta il disordine.”
Harry ridacchiò. “Ma sentitelo, Babbo Natale ha paura della
moglie.”
“Gin, vuoi dire a quel cornuto di tuo marito di stare zitto
o ci bruciamo l’entrata a sorpresa?”
Ginny fece un sorrisetto. “Mio marito non ha le corna, per
tua informazione.”
“A guardarlo ora si direbbe il contrario.”
Harry lo spinse bruscamente in avanti e gli buttò addosso il
sacco dei regali. “Ma quanto sei simpatico… muoviti, idiota, che tra un po’ è
mezzanotte.”
Ron lo tirò per le corna. “E tu cammina a quattro zampe,
eh.”
“Ti tiro uno zoccolo in culo, ti lascio il segno.”
“Prenderesti a calci Babbo Natale?” Ron fece un sorrisetto.
Ginny alzò gli occhi al cielo e li prese entrambi per un
braccio, portandoli verso la porta di servizio. “Vi prenderò io a calci se non
vi date una mossa! Avanti!” strattonandoli li spinse fuori. “E vedete di essere
convincenti, perché i vostri figli sono molto più intelligenti e svegli di
voi!”
“Sempre gentilissima tu, eh Gin?”
“Parli tu che te la sei sposata?”
Ginny mise le mani sui fianchi. “Ron, vedi di recitare bene
la tua parte o Hermione andrà a letto con Mamma Natale stasera.”
Ron fece una smorfia e istintivamente si portò le mani sotto
la cintura. “Ohi ohi…”
***************
Forse non era una cuoca in gamba come Ginny (anche se la
torta le era venuta misteriosamente bene), ma Hermione era imbattibile in fatto
di intrattenere i bambini. Dando il tempo a Harry e Ron di prepararsi, aveva
radunato i piccoli sotto l’albero e si era seduta con loro sul tappeto; tenendo
in collo il piccolo Simon, che per metà era addormentato, e facendo in modo che
a illuminare la stanza fossero solo delle candele e non la luce centrale, era
riuscita a creare un’atmosfera rilassante e tranquilla. Perfino Jack e Dan
stavano ascoltando la sua storia con particolare interesse. E naturalmente
Julie pendeva dalle sue labbra, come al solito.
“…e così il buon re regnò sul suo paese per molti e felici
anni, insieme alla sua bella regina.” Hermione chiuse il libro e sorrise.
“Fine.”
Julie sospirò. “Che bella storia hai raccontato, zia…”
Dan tirò su col naso. “Niente male. Anche se non ho capito
perché il re non ha ammazzato il cavaliere cattivo.”
“Perché si sarebbe comportato male come lui.” Hermione
accarezzò placidamente la fronte e i capelli di Simon, che sbadigliò. “Invece
il re era buono e pietoso.”
Jack scrollò le spalle. “Io l’avrei fatto fuori e basta.”
Hermione fece un sorrisetto. Jack assomigliava a suo padre
ogni giorno di più. “Beh, e adesso fate i bravi cinque minuti, va bene?”
Julie sbattè gli occhi nel vedere sua zia che si alzava. “E
tu dove vai?”
Hermione si rimise in piedi, lasciando seduto Simon. “Io e
mammina dobbiamo lavare un po’ i piatti. Invece voi rimanete qui…è quasi
mezzanotte, stanno per arrivare i regali.”
Jack inarcò un sopracciglio. “Stai andando a prenderli?”
“Sai, Jack, dovrai chiedere scusa molte volte a Babbo Natale
prima di farti perdonare.” Hermione non si attardò oltre: raggiunse Ginny in
cucina, ed entrambe si appostarono dietro la porta socchiusa per spiare quello
che succedeva nel salotto.
Dan sbadigliò e si stiracchiò. “Secondo voi ora che
succede?”
Jack fece una smorfia. “Appena ci voltiamo ci portano i
regali e dicono che è stato Babbo Natale.”
Julie mise le mani sui fianchi. “Babbo Natale esiste!”
Jack fece un sorrisetto maligno. “E arriva dal camino, eh?
Accendiamo un fuoco, così gli bruciamo le chiappone.”
Julie lo spinse. “Sei cattivo!”
Jack la spinse a sua volta. “E tu sei scema!”
Dan sentì un rumore e si voltò. Gli era sembrato che
l’albero si muovesse…ma probabilmente era stata solo una sensazione.
“Voglio i giochi!” protestò Simon.
“…dannatissimo albero…”
Dan si voltò di scatto: stavolta aveva visto davvero
l’albero che si agitava! “Ehi, guardate là!”
Jack e Julie smisero di litigare. “Cos’è?”
Improvvisamente un grosso sederone rosso comparve dietro
l’albero, mentre a bassa voce si udì il sussurro arrabbiato di qualcuno che
mormorava “abbassa la testa, che non ci passi!”
Simon rise e indicò il sederone. “Un culone! Un culone!”
Julie trattenne il respiro per l’indignazione. “Hai detto
una brutta parola!”
Dan si mise in piedi. “Ehi! Di chi è quel culone, eh?” disse
ad alta voce, e Jack scoppiò a ridere forte.
“Ma bravo, diciamo la parolacce a Babbo Natale, eh?”
I quattro bambini rimasero a bocca aperta quando videro che
il proprietario del sederone era proprio lui…Babbo Natale, tutto vestito di
rosso, con tanto di sacco sulle spalle, barba lunga, cappellone e renna (che
sembrava stare a quattro zampe in un modo un po’ strano…)
Babbo Natale fece un gran sorriso. “Buonasera a tutti,
giovanotti e signorina.”
Julie si nascose dietro suo fratello, osservando la scena
oltre la sua spalla. Dan sbattè gli occhi. “Tu sei… sei davvero Babbo Natale? Quel Babbo Natale? L’originale?”
Babbo Natale annuì. “Proprio io. Sono qui perché i miei
gnomi mi hanno raccontato che qualcuno qui non crede che io esista per
davvero.”
Jack si mise in piedi a testa alta. “Io non ci credo. Chi
sei veramente?”
“Secondo te chi sono?”
Jack fece una smorfia e lo squadrò con attenzione. “Boh, che
ne so…potresti anche essere lui…ma lui non esiste.”
Ron sorrise dietro la sua barba e si inginocchiò davanti al
figlio maggiore. “Oh, ti assicuro che sono io, Jack Weasley.”
Jack spalancò gli occhi. “Come fai a sapere il mio nome?”
Babbo Natale gli fece un occhiolino. “Scommettiamo che indovino
anche cosa hai chiesto nella tua letterina?”
Dan era senza parole. “Wow…allora Babbo Natale esiste!”
Julie saltellò su e giù più volte. “Lo dicevo io! Io l’avevo
detto! L’avevo detto!”
Jack sembrava indeciso. “Mmh…se sei davvero lui…perché la tua
renna non vola?”
“Ehm…sai com’è, è un po’ vecchiotta.” Harry bofonchiò
qualcosa tra i denti nel suo costume.
Simon stava fissando Babbo Natale con uno sguardo timido e
impacciato. Ron si voltò verso di lui e gli accarezzò il nasino con un dito. “E
tu, piccolino? Hai fatto anche tu la tua lettera, vero?”
Jack scosse la testa. “L’ho fatta io per tutti e due, perché
lui non sa scrivere.”
Simon allungò con curiosità le manine verso un filo che
pendeva dal sacco che Babbo Natale aveva sulle spalle, e lo tirò…un secondo
dopo il sacco si scucì e tutti i regali caddero a terra con un tonfo. I bambini
risero forte, mentre Ron si voltò per capire cos’era successo.
Dan rise. “Ma che pasticcione che sei, Babbo Natale!”
“Ti sei perso tutti i regali!” fece Jack fra le risate.
Simon battè le manine. “Bravo!”
Anche Ron, a dispetto della situazione, rise. “Beh…in realtà
prima dovete dirmi se avete fatto i bravi quest’anno, poi vi darò i regali.”
Julie si affrettò ad afferrare Simon per un braccio. “Io e
lui siamo stati buonissimi, invece loro no!”
“Spiona che non sei altro!” ringhiò Jack.
“Se fai la spia non sei buona!” replicò infuriato Dan.
“Va bene, adesso fate i bravi.” Babbo Natale riprese in mano
le redini della situazione. “Promettete di fare i buoni, tutti e quattro?”
Tutti annuirono. “Babbo Natale?” chiese Jack.
“Dimmi, Jack.”
“…visto che tu esisti davvero…mi fai fare un giro sulla tua
renna?”
“Si, si!” esclamò Julie. “Pure io!”
“E allora anch’io!” Dan saltellò. Simon alzò le manine bene
in alto.
“Ah, ehm…certo, perché no?” Ron si voltò verso la sua renna
e la prese per le corna. “Vieni, bella, vieni qua.” La renna sembrava molto
restìa a obbedire, ma lo fece.
Dan fu il primo ad arrampicarsi saltando, afferrandosi alla
sella instabile per montare su. Jack fu molto più pratico: picchiò con la mano
il sederone della renna per farla abbassare. “E siediti, come mi salgo sennò!
Uffa…Babbo Natale, ma questa renna è scema!”
Harry si morse le labbra per non dire ad alta voce che Jack
era schifosamente uguale a suo padre.
E suo padre era mooolto in debito…
“Calma, piano voi due!” Ron, che stava facendo sedere Julie sulla
sella, non potè evitare di provare pena per Harry: Dan e Jack per salire sulla
sua groppa lo stavano riempiendo di calci. “Ecco, ci siamo quasi…” Ron prese in
braccio anche Simon e lo sistemò davanti a Julie, tenendolo per la manina visto
che aveva le gambette più piccole degli altri. “Ok, bene!”
“Ma che è ‘sta cosa?!” Dan scalciò nei fianchi della renna.
“E’ moscia, questa renna fa pena!” Harry, che stava facendo una fatica enorme a
camminare piegato in avanti sulle punte delle dita con quei pesi addosso, emise
un suono che i bambini scambiarono per un verso da renna.
“E dai, muoviti!” Jack riprese a picchiare il sedere della
sua cavalcatura.
“Oh, buoni o vi faccio scendere!” Ron se la stava ridendo
alla grande dietro la barba, ma si sforzò di restare serio.
“Bello.” Fece sorridente il piccolo Simon, che però teneva
la mano di Babbo Natale stretta forte forte nel suo pugnetto. Evidentemente per
lui l’andatura così lenta andava bene.
“Ma poverina, sta tremando!” Julie accarezzò un fianco della
renna sotto la sua gamba. “Scendete voi, siete pesanti!” disse a Dan e Jack.
Tutti e due le fecero le boccacce. “Babbo Natale, li hai visti?”
“Niente boccacce o niente regali!” fece Ron, che stava
calcolando la possibilità di interrompere la passeggiatina: Harry stava
barcollando un po’ troppo. “Ok…il giro è finito. Stooop!”
Jack e Dan protestarono, ma scesero ugualmente dalla groppa
della renna mentre Ron metteva giù Julie e Simon. Harry crollò sulle ginocchia
con uno sbuffo represso, e mentre Jack e Dan sghignazzarono Julie accarezzò il
muso della povera renna sfinita. “Povera rennina…sarai stanca, lo vuoi un po’
di latte nella scodella?”
“No!” Ron aiutò Harry a rimettersi a quattro zampe e lo fece
arretrare. “Grazie, tesoro, ma la renna e io dobbiamo continuare il nostro giro
e andare a portare i regali anche agli altri bambini.”
“Non ti fermi ancora un po’?” fece Jack. “Volevo farti
conoscere mio padre.”
“Me lo saluterai tu. Intanto godetevi i vostri regali,
forza!”
La vista dei pacchetti colorati fece esaltare i piccoli, che
dimenticarono tutto e tutti e si lanciarono in avanti per prenderli e
scartarli. Ron aiutò Harry a sgattaiolare fuori in silenzio mentre nessuno li
vedeva, e furono anche fortunati perché quando Harry beccò in piena faccia la
finestra, lasciandosi scappare un paio di epiteti…poco consoni a una renna, gli
strilli di gioia e soddisfazione dei bambini coprirono tutti i rumori. E fu una
fortuna, perché sarebbe stato decisamente poco carino sentire la renna di Babbo
Natale che minacciava il suo padrone di riempirgli il sedere di calci.
Quella sera la cosa più bella che Hermione vide fu il
sorriso felice di suo figlio Jack quando, vedendola entrare, le andò incontro
con le braccia piene di regali e regalini gridando “Mamma, Babbo Natale esiste,
esiste davvero!”
***************
Ron si trascinò a letto più stanco del solito quella sera;
era l’una passata, e solo dopo molti sforzi era riuscito a calmare l’emozione
di Jack, che non voleva sentire ragioni e preferiva giocare col suo nuovo super
mostro con gli occhi luminosi piuttosto che dormire. Moriva dal sonno, tutto
quello che voleva era raggiungere il suo letto, buttarcisi sopra e dormire fino
al Natale prossimo.
Hermione, che già stava seduta sul lettone, sorrise nel
vedere suo marito che si trascinava letteralmente ad occhi chiusi verso di lei,
e rise ancora di più quando lo vide buttarsi di schiena sul letto. “Ma guarda, se
non ti conoscessi direi che sei stanco morto.”
“Adesso capisco perché Babbo Natale lavora solo una volta
all’anno.” Ron sbadigliò, tenendo gli occhi chiusi. “Mmh…sai che pensavo?”
“Cosa?” Hermione si mise in ginocchio accanto a lui,
massaggiandogli la testa con le dita.
“Pensavo…poveraccio mio padre.” Ron sorrise, senza aprire
gli occhi. “Questi due demonietti ci fanno stramazzare dalla fatica, e sono
solo due. Noi eravamo in sette…come avranno fatto mio padre e mia madre?”
“Ah, ma io ho sempre pensato che tua madre fosse una santa.”
Hermione sorrise largamente.
“Altrochè, ha sfornato me.”
Hermione rise e gli stampò un bacio sulle labbra. “E per
questo le sarò sempre molto grata.”
Ron inarcò un sopracciglio e aprì un occhio. “Sbaglio o
qualcuno qui è in vena di coccole?”
Hermione scrollò le spalle e si acciambellò sull’addome del
marito. “Beh…sai com’è, Babbo Natale…hai portato regali a tutti, ma un regalo a
te ancora non l’ha fatto nessuno…”
Ron ridacchiò e le passò le mani sui fianchi. “Piccola ninfa
tentatrice…Babbo Natale qui ha la schiena a pezzi.”
“Davvero?” Hermione si chinò su di lui. “…peccato…”
Ron curiosò nella scollatura della sua camicia da notte e le
fece un sorrisetto. “Ripensandoci…”
Hermione gli strizzò l’occhiolino e un secondo dopo ognuno
si perse nel bacio dell’altro, godendosi un po’ di sana intimità come ai ‘bei
vecchi tempi’, come diceva sempre Ron. Fecero un mezzo giro fra le lenzuola, in
modo che le posizioni si invertissero, e le cose sarebbero anche andate oltre
piuttosto in fretta… ma Ron ruppe il bacio e si tirò indietro sentendo qualcosa
di piccolo e sottile che gli faceva il solletico al piede.
“…ma che…e tu che ci fai qui?!”
Tra i due non si riusciva a capire chi era il più frustrato
per l’interruzione, ma né Ron né Hermione trovarono il coraggio di sgridare il
bimbetto col viso a puntini rossi che stava ai piedi del letto. Simon era
chiaramente mezzo addormentato, si stava succhiando il pollice e teneva stretto
a sé l’orsacchiotto con cui dormiva, e soprattutto era di una dolcezza infinita
col pigiamone azzurro imbottito dal pannolino.
“Tesoro, che fai qui?” gli chiese subito Hermione.
“Posso stare qua?” Simon sbattè gli occhioni, sfilandosi il
dito dalla bocca. “Jack ha detto che mi fa mangiare dal suo mostro.”
Ron lo prese in braccio e se lo mise sulle ginocchia. “Il
mostro di Jack è finto, e i mostri finti non mangiano le persone.”
“Però quello è brutto.” Simon sbadigliò e si accoccolò fra
le braccia del padre. “Nel lettone con voi.”
Ron si grattò la nuca e guardò Hermione, chiaramente in
difficoltà. Aveva una voglia pazza di stare un po’ con lei, però…si sarebbe
sentito il bastardo numero uno al mondo a mandare via quel piccolino. Hermione
gli fece un sorriso accondiscendente e scrollò le spalle. “Hai vinto tu,
campione. Vieni.” Ron sdraiò il bimbetto sul materasso e Hermione lo coprì per
bene, quindi si stesero anche loro.
“…buon Natale e buon anno nuovo e buona befana e buono
tutto.” Mormorò Simon ad occhi chiusi, addormentandosi profondamente in meno di
pochi secondi.
Hermione gli baciò la guanciotta. “Anche a te, tesoro.”
Ron passò un paio di minuti ad accarezzare la fronte del
figlio, per assicurarsi che fosse veramente addormentato, quindi scansò la mano
con delicatezza…ok, Simon era profondamente addormentato.
Hermione riconobbe quello sguardo e quel sorrisetto sulla
faccia del marito, e vedendolo scivolare giù dal letto si coprì la bocca con
una mano per non far sentire la sua risatina e gli fece cenno di no con le
mani. “No, che fai?” sussurrò a bassa voce, mettendosi seduta. “Ron…mettimi
giù!”
Lui rise piano quando se la caricò sulla spalla e a passi
felpati e veloci uscì dalla stanza. “Ssh…”
Hermione rise nella sua spalla. “E se si svegliano i
bambini?”
Ron fece un sorrisetto. “Capiranno perché la storia della
cicogna è una stronzata.”
*** The End ***
^_- Buon Natale a tutti!