Il primo amore...no,non si scorda davvero! di Morgana Pendragon (/viewuser.php?uid=130767)
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CAPITOLO
1
Era una meravigliosa domenica mattina dell'anno 1989.
Il
sole era alto,era già mezzogiorno,ed illuminava un vasto giardino in cui
giocavano almeno una decina di bambini. Avevano su per giù tutti la stessa
età,circa nove e dieci anni. Erano agghindati a festa; le bambine indossavano
graziosi abiti,lunghi al ginocchio e dai più svariati colori,tutto abbinato
alle scarpette e ai nastrini per i capelli; alcune facevano bella mostra della
propria capigliatura lasciando i capelli sciolti,mentre altre per comodità
avevano preferito legarli. I bambini invece indossavano dei completi che
variavano dal colore azzurro al marroncino,portavano pantaloni fino al
ginocchio,una camicia bianca e un gilet fatto a maglia; alcuni erano
stati costretti dai genitori ad indossare una giacca,ma presto quest'ultima
fece compagnia all'erba fresca del prato.
L'evento
che pretendeva tanta attenzione altro non era che una festa di compleanno. Ma
il bambino in questione non era affatto un comune ragazzino,ma bensì il figlio
minore dell'imprenditore Conti.
Giacomo
Conti era un bell'uomo di trentotto anni.
Aveva
i capelli biondi,che come di moda,portava lunghi con la riga laterale;i suoi
occhi erano azzurri,talmente chiari che erano cristallini,erano grandi ed erano
circondati da lunghissime ciglia. Le sue labbra rosee ed il naso perfetto
completavano il viso angelico. Aveva un fisico snello e ben allenato,infatti
passava quasi tutti i suoi pomeriggi liberi in palestra.
Amava
lo sport,in particolare il calcio e la boxe,e spesso lo si sentiva dire che se
solo non fosse diventato un imprenditore sarebbe sicuramente stato un grande
pugile. La moglie rideva e lo prendeva in giro dicendogli che con la sua vanità
non avrebbe resistito nemmeno un giorno se il suo riflesso gli avesse rimandato
la sua immagine con un occhio nero,o un labbro spaccato,come minimo.
Fatto
sta che il signor Conti era molto ben voluto. Il suo carattere era dei più
pimpanti,nessuno ricordava di averlo mai visto arrabbiato,era allegro e
dinamico,scherzava di continuo ed aveva sempre la battuta pronta.
Da
giovane era andato via di casa e,grazie all'eredità del nonno paterno e alle
sue doti negli affari,era riuscito,prima a rivelare una piccola
attività abbastanza redditizia di un giornale,in seguito ebbe un tale successo
che adesso ci si dimenticava persino tutti i nomi delle sue società,ed era
diventato milionario.
La
moglie era una deliziosa creaturina,di otto anni più giovane. Adorava il
marito,e chiunque aveva modo di vederli,capiva che erano fatti l'uno
per l'altro. Sara Stradi,adesso Conti, era un ex ginnasta,adorava anche lei il
calcio,più del marito stesso. Era una donna di costituzione molto magra ma pur
sempre ben proporzionata,aveva lunghi capelli fin sotto le spalle,bruni e
lisci,gli occhi erano d'un verde smeraldino e le labbra erano carnose. Amava
ballare, infatti aveva costretto il marito a seguire un corso serale di ballo.
Aveva un carattere dolce,anche se era evidente la gelosia che provava nei
confronti del marito ogni qual volta qualche donna vi prendeva fin troppa
confidenza. Ma nonostante ciò odiava le scenate e sapeva che Giacomo le odiava
anche più di lei.
Era
rimasta incinta molto prima del matrimonio,entrambe le volte,e per questo la
sua famiglia aveva provato poca simpatia per Giacomo e le avevano dato parecchi
problemi. Adesso era comunque acqua passata,e i due bambini erano i gioielli di
famiglia. Roberto e Edoardo erano la gioia dei nonni,degli zii e ovviamente dei
genitori.
Roberto
era il maggiore,aveva undici anni,era alto per la sua età e molto magro,un
tipetto tutto pelle e ossa,con grandi occhi verdi,della madre,e capelli
biondi,del padre. Era molto riservato e,a differenza della famiglia,faticava
molto a socializzare. Adorava scrivere, e le auto,gli piaceva studiare,la sua materia
preferita era matematica,ed era anche portato per l'inglese. Si chiudeva spesso
nella sua camera per tutto il giorno,e adorava leggere il giornale la mattina
prima di andare a scuola. Provava per il fratello un premuroso affetto,ed era
orgoglioso di essere il maggiore dei figli, quindi si sentiva in diritto di
dire al fratellino cosa fare o cosa non fare.
Edoardo
dal canto suo odiava quest'atteggiamento del fratello,ma non vi badava molto.
Quel giorno aveva compiuto nove anni,era un giovanotto ormai,e voleva una festa
degna di tale onore. Non vedeva l'ora di aprire i regali.
Era
un ragazzino sveglio e pieno di vita. Aveva i capelli biondi del padre, i suoi
stessi occhi azzurri cristallini e due adorabili fossette ogni volta che
sorrideva o faceva una qualsiasi smorfia. Sara diceva che le aveva ereditate da
suo padre,il nonno materno. Era uno scapestrato,ovunque c'erano guai lui
centrava sempre qualcosa,passava molto tempo in giardino,poiché amava l'odore
dell'erba bagnata. Aveva in odio qualsiasi tipo di dottore,studiava solo le
materie per cui aveva interesse,che erano narrativa e arte. Nel suo tempo
libero divorava molti libri,di tutti i generi,disegnava tutto ciò che gli
passava per la mente,e la sera ascoltava le storie di Roberto prima di andare
a letto. Era sempre circondato da amici e parenti, e quando non ne poteva più
si nascondeva in camera del fratello,dove per buona parte del tempo restava in
silenzio,perché sapeva che Roberto odiava essere disturbato quando scriveva.
Provava
antipatia per i fiori e per le bambine in generale. Non le sopportava quando
volevano costringerlo a giocare alla famiglia,e questo succedeva spesso.
Edoardo
non solo era la fotocopia rimpicciolita del padre,ma lui venerava Giacomo come
un Dio. Provava un rispetto e una stima incalcolabile per l'uomo,che per lui
rasentava la perfezione. Mal sopportava il calcio,ed aveva invece un lieve
interesse per la boxe,ma ciò che preferiva era suonare il piano,da molto
infatti prendeva lezioni. Quella sera aveva intenzione di esibirsi davanti a
tutti gli invitati,era lui in fin dei conti il protagonista della serata.
Il
giardino in cui giocavano i bambini era splendido. L'erba era stata
tagliata il giorno precedente. Era di un delizioso verde chiaro,alti,anzi
enormi,alberi facevano bella mostra nel giardino,ma non solo: bellissime
varietà di fiori si mostravano alla luce del sole,
rose,margherite,violette,girasoli,tulipani,ecc. Come un arcobaleno. I
bambini stavano giocando a nascondino,cercavano di spiare le mosse degli
altri e di arrivare per primi alla tana, alcune bambine avevano deciso di non
giocare,e a gruppo passeggiavano osservando i fiori. Soltanto tre avevano
acconsentito a giocare con i bambini,una di queste tre era la più vecchia
conoscenza dei due Conti. Il suo nome era Penelope Petrulli.
Indossava
un completo giallo,era una maglia lunga fino al ginocchio,aveva una calzamaglia
bianca e le scarpette di vernice. Aveva i capelli lunghi legati in due alte
codine con degli elastici gialli a forma di farfalle. Conosceva la famiglia
Conti da quando era nata,dato che era la figlia del migliore amico di Giacomo.
Aveva un feeling in particolare con Roberto,avevano in comune tantissime
cose,infatti anche lei amava scrivere,studiare ed era molto riservata. Aveva
però una predilezione nei confronti del fratello minore,Edoardo,della sua
stessa età. Si era presa una cotta per lui circa un anno fa,quando l'aveva
sentito suonare per la prima volta. Andava parecchio d'accordo con Edoardo,anche
se lui preferiva di gran lunga parlare con lei per confrontare le sue opinioni
su un libro che avevano letto entrambi,era capitato spesso che lui le rovinasse
la fine di uno di quei libri. Se fosse stato qualcun'altro si sarebbe a dir
poco adirata,ma davanti al sorriso e alle fossette di Edoardo si scioglieva
come neve al sole. Se c'era una cosa che non sopportava era che quando c'erano
nei paraggi altri bambini,lui la ignorava per giocare con loro. Ma per fortuna
c'era Roberto che non la metteva mai da parte e preferiva la sua
compagnia a quella di chiunque altro. Per sua fortuna quel giorno non
solo aveva l'ottima compagnia di Roberto,ma anche quella di Marianna
Spavaldo,una ragazzina dolce e timida con cui andava molto d'accordo. Alla fine
la piccola Marianna aveva fatto amicizia persino con il maggiore dei fratelli.
Penelope
era una ragazzina tutto pepe,aveva sempre la risposta pronta a qualsiasi cosa,e
un senso dell'umorismo che solo Roberto e gli adulti riuscivano a cogliere. Era
una bambina di media altezza,i suoi capelli erano lunghi e bruni,aveva una
carnagione molto pallida,gli occhi piccoli erano ambrati e profondi,donandole
uno sguardo adulto che sembrava leggerti l'anima. Il naso era piccolo,con
qualche lentiggine visibile solo da molto vicino,le labbra erano sottili ma con
una particolare forma a cuore. Era figlia unica e per quanto sperasse nella
nascita di un fratelli,o di una sorellina,i genitori non avevano accontentato
questo suo desiderio.
Quella
mattina aveva deciso che si sarebbe divertita tantissimo,non gli andava di
giocare a nascondino ma quando Edoardo stesso gliel'aveva chiesto,aveva
accettato immediatamente,mentre le farfalle svolazzavano felici nel suo
stomaco. Mentre spiava di nascoste le mosse del bambino che aveva il compito di
scovarli,vide qualche albero più in là Edoardo che fissava pensieroso il
giardino,sicuramente pensava a qualche strategia per correre e fare tana. Una
coccinella sull'erba attirò l'attenzione di Penelope. Era estasiata! Com'era
bella! lei adorava le coccinelle.
Si
abbassò lentamente per vederla da vicino,facendo attenzione per non essere
vista. Roberto dall'altra parte del giardino la guardava con un sopraciglio
inarcato,non aveva voluto partecipare al gioco,e quindi guardava seduto mentre
stava seduto compostamente.
In
un attimo Penelope si sentì afferrare il braccio malamente. Il bambino che
faceva la conta la guardava divertito,e urlò:
<<
Trovata!>>.
Penelope
si liberò il braccio facilmente e cominciò a correre più veloce,vide Edoardo
affiancarla e dirle:
<<
Dai,muoviti! Corri più veloce!>>.
Il
giovane presto la distanziò,e correndo Penelope vide che alle calcagna aveva il
ragazzino della conta. Così prese un bel respiro e aumentò la velocità
arrivando a toccare la tana nell'esatto momento in cui Edoardo stava urlando:
<<
Tana libera tutti!>>.
Penelope
aveva il fiatone e guardava con occhi meravigliati il bambino.
<<
Ma sei bravissimo!>> esclamò entusiasta.
Edoardo
la guardò sorridendo e pavoneggiandosi le disse:
<<
Lo so!>>.
Le
voci dei vari genitori richiamarono i ragazzini per il pranzo, e tutti
obbedirono all'istante. I bambini corsero affamati, e nel giro di pochi minuti
il giardino era rimasto quasi deserto.
Penelope
chiamò Edoardo.
<<
Cosa c'è? >> chiese il il bambino tornando indietro,visto che era
già arrivato in casa. Era un po' scocciato,doveva dirgli qualcosa proprio
quando era pronto in tavola?
La
bambina dal canto suo si era bloccata. Perché l'aveva fatto? lei non aveva
nulla da dire,o almeno aveva qualcosa ma non poteva certo dirla così! Insomma
aveva avuto per un momento la brillante idea di approfittare che
tutti gli altri erano andati via, per potersi dichiarare. Ma cosa doveva fare?
Non si era preparata un discorso,probabilmente avrebbe sbagliato anche più
della metà delle parole,le tremavano le ginocchia.
Provò
a dire qualcosa ma nessun suono fuoriuscì dalle sue labbra.
<<
Allora? >> insistette Edoardo guardandosi indietro,voleva rientrare e al
più presto,tutti a quest'ora si stavano chiedendo che fine aveva fatto!
Penelope
si voltò e abbassando gli occhi vide una margherita bianca, e in un lampo di
genio,la colse.
Voltandosi
verso Edoardo con il fiore in mano,chiuse gli occhi.
<<
Questo è per te. Tu...mi piaci!>>.
penelope
non ebbe il coraggio di riaprire gli occhi fin quando non sentì Edoardo
prendere la margherita. Allora decise di non fare la sciocca,ed aprì prima
un occhio,per assicurarsi che fosse tutto apposto,e poi l'altro.
Edoardo
le stava davanti,fissava il fiore con uno sguardo dubbioso,accigliato.
Passarono pochi istanti,ma Penelope cominciava a sudare freddo,tale era la sua
agitazione,e quei pochi istanti le sembravano ore interminabili.
Ad
un tratto Edoardo,come ridestandosi da un pensiero particolarmente
complicato,cambiò espressione e con noncuranza fece girare la margherita tra le
dita,guardandola disgustato.
Fissò
i propri occhi azzurri in quelli ambra di Penelope,e con un tono irritato le
disse:
<<
A me fanno schifo i fiori >> esordì con fare pratico. Voleva rientrare in
casa,e alla svelta anche. Così continuò dicendole:
<<
E poi tu a me non piaci >>.
Buttò
il fiore per terra,e voltandole le spalle non la considerò più.
Penelope
si sentiva una stupida. Perché gliel'aveva detto? Non poteva cucirsi la bocca?
Che vergogna! Che vergogna! E poi lui si era comportato come un incivile. Che
bisogno c'era di comportarsi a quel modo?
Penelope
si sentiva in un certo qual modo,ferita nel suo orgoglio femminile,e al solo
pensiero di dover passare ancora parte della giornata alla sua festa la irritava
moltissimo. Con che coraggio sarebbe rientrata in casa,e avrebbe affrontato
tutti a testa alta,come se nulla fosse accaduto?
E
poi un'altro interrogativo le rodeva in testa. Perché non piaceva a Edoardo?
D'accordo
che non era una bella bambina,lo sapeva,però perché mai era stata respinta in
modo tanto scortese?
La
rabbia cominciò a scoppiargli in petto. Era solo perché era la sua stupidissima
festa di compleanno,dove era circondato da molti altri bambini, e quindi poco
gl'importava di lei!
Gli
occhi cominciarono a pizzicarle,ma si costrinse a non piangere. Doveva
resistere finché poteva.
<<
Penelope entra! Sono già tutti seduti a tavola!>>.
La
dolce voce di Sara la raggiunse,e lentamente si avviò in casa.
Come
se nulla fosse accaduto,pensava.
Come
se nulla fosse accaduto,ripensava.
Come
se nulla fosse accaduto,cercò di convincersi.
Non
appena però varcò la soglia della sala da pranzo,tutti i bambini di voltarono
nella sua direzione,tutti tranne Edoardo,che continuava imperterrito a mangiare
il suo pranzo con voracità,ignorando tutto il resto.
Penelope
sentì i suoi occhi inumidirsi e si strofinò la mano su un occhio,poi
sull'altro. Sapeva che sarebbe scoppiata a piangere da un momento
all'altro.
Roberto,che
era entrato in silenzio in casa non appena i genitori avevano chiamato i
bambini,fissava la bambina con dolcezza. Così decise di correre in suo aiuto.
Si alzò dal proprio posto e con passo veloce raggiunse Penelope,la prese per
mano e la portò con se.
Nessuno
dei bambini aveva fatto caso all'accaduto,infatti non appena Penelope era
entrata,avevano perso interesse,ed avevano ricominciato ad abbuffarsi.
Non
aveva fatto in tempo nemmeno ad arrivare alle scale che era scoppiata in
lacrime. Roberto restava in silenzio,e così restò anche quando erano arrivati in
camera sua. Penelope pianse,singhiozzò come non mai,e alla fine del pianto si
sentì esausta.
Poggiò
la testa sul cuscino,sul letto del maggiore,e chiuse le palpebre. Era
grata al conforto che il silenzio di Roberto le aveva dato.
<<
Ti va' di ascoltare una mia storia?>> disse Roberto,parlando per la prima
volta.
<<
Sì,grazie >>.
Rimasero
in camera per tutto il resto del pomeriggio.
Penelope
si era talmente appassionata alla storia che le veniva raccontata,che aveva persino
dimenticato il motivo per cui piangeva.
Roberto
d'altronde non le aveva fatto nessuna domanda,come se non gl'importasse nulla
dei suoi problemi. Eppure in quel momento poco gl'importava del pensiero di chi
le teneva compagnia. Adesso era importante solo sapere se il cavaliere sarebbe
riuscito nell'impresa.
Nonostante
ciò furono costretti ad abbandonare il loro nido quando si presentò l'ora di
aprire i regali e mangiare la torta. Di fatto questo non li disturbava dato che
Roberto non mangiava dal pranzo e Penelope invece non aveva toccato cibo dalla
mattina,adesso che ci pensava aveva una fame da lupi.
Così
lasciando la storia a metà,si diressero,per la seconda volta quel giorno,in
sala da pranzo.
Una
bellissima torta, con un ' Buon Compleanno Edoardo' faceva mostra sulla
tavola,al centro, e dietro di essa un carinissimo Edoardo faceva la propria
figura regalando splenditi sorrisi a chiunque.
Penelope
sentì le farfalle nel suo stomaco svolazzare felici a quella vista. Davanti ai
suoi occhi l'unica immagine importante era lui,nessun altro avrebbe potuto
attirare la sua attenzione.
Roberto
le stava accanto,e insieme al resto della sala intonava il 'tanti auguri'
che spettava al fratellino,era sorridente e orgoglioso di Edoardo,come se fosse
lui il padre.
Edoardo
prese un bel respiro e con un sol soffio spense le nove candeline sulla sua
torta al cioccolato. Tutti applaudirono,e Penelope già gustava l'ottimo sapore
del dolce. Le luci,che erano state spente per spegnere le candele,vennero
accese e Sara tagliò la grande torta in tante piccole fette. Penelope la
ringraziò quando le porse la sua fetta,e lentamente mangiò il
dolce,assaporandolo con tutta la calma del mondo.
Il
piattino si svuotò troppo presto per i suoi guasti,ma prontamente Sara le
chiese se ne volesse ancora un po' e lei accettò di buon grado la seconda
porzione.
Stavolta
mangiò più voracemente,e una volta terminato,bevve due bicchieroni di acqua. Si
guardò intorno alla ricerca di Roberto e lo vide intento a parlottare con
Marianna,vicino il tavolo dei regali,dove già tutti cominciavano a
radunarsi.
Per
la felicità di Edoardo era finalmente arrivato il tanto atteso momento
dell'apertura dei regali. Se possibile il suo sorriso si era allargato e
spazientito scuoteva i regali,alla ricerca di un indizio per indovinare la
sorpresa.
Penelope
si avvicinò al tavolo ma era così indietro che non riusciva a vedere
nulla,sentiva solo il rumore della carta e gli schiamazzi dei bambini alla
vista dei regali,e la voce di Edoardo che estasiato ringraziava.
Penelope
non voleva certo perdersi questo spettacolo,aveva comprato a Edoardo il libro
che desiderava in versione originale e autografato dallo stesso autore,quanto
aveva fatico?!,ma sapeva per certo che Edoardo l'avrebbe adorato,come minimo!
Spintonò
dei ragazzi,ma quelli nemmeno la degnarono,così decide di intrufolarsi nella
folla,ma le furono tirate le codine e qualcuno la spinse all'indietro facendola
cadere. Penelope trattenne un singhiozzo,mentre gli occhi cominciarono a
divenire lucidi. Lanciò uno sguardo agli adulti e li vide tutti intenti,come i
propri bambini,ad osservare i regali.
Un
senso di disperazione l'assalì. Era stata una giornata terribile,non poteva
credere che l'unica cosa piacevole potesse essere la torta!. Non riuscì a
reprimere un appena udibile lamento.
<<
Ehi Penelope,cos'è successo? Perché piangi? >> le chiese con voce roca e
profonda Giacomo Conti.
La
bambina lo guardò disperata,e uno splendido sorriso nacque sul bel volto
dell'uomo.
<<
Cosa c'è? A me puoi dirlo,sai che sei la mia principessa preferita,no?
>>.
Giacomo
Conti adorava la piccola Penelope,proprio come una figlia. Per lui la bambina
aveva un enorme potenziale,era dolce e allegra,adorabile insomma!
Le
diceva sempre che era la sua principessa preferita,e lei ogni volta ribatteva
che non sopportava le principesse,perché erano troppo perfette, e anche
antipatiche.
Ma
stavolta non rispose,lo guardò con le lacrime agli occhi,prima di cercare di
dirgli:
<<
I-i-i regal-li...non-n li pos-so guardare! >> disse cercando di essere
più chiara possibile. Giacomo Riuscì comunque a capire ciò che la bambina
voleva dire,perché sempre con il sorriso sulle labbra le accarezzò i
capelli e le disse:
<<
Ah ma che maleducati! Non ti preoccupare,ti aiuto io.>>
Così
la prese in braccio,senza alcuno sforzo,e si posizionò il più vicino possibile
a Edoardo,che continuava a scartare i regali.
Dopo
due regali fu il turno del suo,e con il cuore che batteva a mille,lo vide
scartare il piccolo regalo,e con gioia,vide la meraviglia farsi strada sul viso
di Edoardo.
<<
Ma è fantastico! Grazie,grazie Penelope! Era proprio quello che volevo! Bellissimo!>>.
Edoardo
guardò prima i genitori della bambina,poi si rivolse a Penelope e le rivolse un
sorriso che le scaldò il cuore.
Arrossì
vistosamente ma riuscì comunque a dire:
<<
P-prego >>.
Edoardo
ricominciò a scartare il resto dei regali.
Penelope
si sentiva soddisfatta adesso,e rivolse a Giacomo un radioso sorriso,poi si
ricordò di essere ancora in braccio all'uomo e gli disse:
<<
Se sei stanco puoi anche farmi scendere >>.
<<
Hai già visto ciò che t'interessava,eh?>> le chiese facendole
l'occhiolino.
<<
Assolutamente no >> borbottò lei in risposta,voltandosi di nuovo verso il
tavolo dei regali. Giacomo rise sommessamente facendo luccicare i cristallini
occhi azzurri.
<<
Grazie,è davvero molto bello!>> esclamò Edoardo,e Penelope si
concentrò sul regalo che aveva ottenuto tale commento e con una certa
disapprovazione vide che si trattava di un'altro libro, e con scetticità pensò
che le probabilità che quel libro potesse piacere ad Edoardo,erano molto basse.
Quel
libro gli era stato regalato da Claudia Magnelli,che era la terza bambina che
si era unita insieme a lei e a Marianna a giocare a nascondino con i
bambini. Portava i capelli sciolti,di un biondo cenere,mossi,e un vestitino
lavanda. Aveva dei grandi occhi scuri e delle labbra carnose,troppo secondo il
parere di Penelope. Era una bella bambina,che adesso guardava sorridendo
Edoardo,mentre gli si avvicinava.
Sconvolta
Penelope vide Claudia andare verso il ragazzino, e sgomenta,la vide avvicinarsi
la viso e stampargli un bel bacio sulla guancia.
Come
osava quella ragazzina prendersi certe libertà con Edoardo,quando lei che lo
conosceva da quando erano nati,non aveva mai preso in considerazione nemmeno
l'idea di fare una cosa del genere? La rabbia le montò addosso,e non fece che
accentuarsi quando sentì gli applausi,gli urletti,e quando lo vide,si proprio
lui! Edoardo,che l'aveva rifiutata quella mattina perché lei non gli
piaceva! Lo stesso ragazzino che adesso si guardava intorno imbarazzato e
sorridente,perché la cosa,come ebbe modo di capire Penelope,non gli dispiaceva
affatto.
Allora
decise che non gl'importava più nulla dei regali,e con poche fulminee mosse
fece capire a Giacomo che voleva scendere,così l'uomo la poggiò delicatamente a
terra e la guardò incuriosito.
<<
Cosa c'è? Non ti va più di vedere i regali?>>.
<<
No >>.
Rispose
con noncuranza. Si lisciò la maglia, e con calma si diresse lontano dai bambini
e dagli adulti,si sedette su una sedia,mentre Giacomo ritornava a guardare il
figlio che continuava ad aprire i regali.
<<
Già da piccolo fa conquiste! Chissà quante donne ti porterà a casa! >>
esclamò il padre di Penelope. Non sospettava neppure cosa quelle parole,e
quella visione, aveva scatenato nella mente della figlia.
Penelope
infatti stava dando in escandescenza,con una curiosa espressione pensosa.
Pensava a vari epiteti poco gentili nei confronti di Edoardo,che era solo
"uno stupido maschio",e alla bambina,che adesso che la guardava
meglio, sembrava un brutto rospo con i capelli biondi,e le stava
antipatica,troppo.
E
così,nel bel mezzo della festa,nessuno si era minimamente accorto di
lei,nessuno si era voltato,nessuno aveva avuto dei riguardi nei suoi
confronti,nemmeno suo padre!,tranne Giacomo Conti,l'uomo più gentile che avesse
mai conosciuto.
"
Un giorno troverò un uomo così,e solo allora mi sposerò!" pensò voltandosi
a guardare l'uomo,che era intento ad aiutare la moglie a togliere le
carte dei regali dal tavolo.
I
bambini cominciarono a disperdersi,poiché Edoardo aveva finito di scartare i
regali,e si accingevano a giocare ad un gioco di società.
Roberto
stava parlando con il fratello e con Claudia,e Penelope si soffermò molto su
Edoardo. Parlava con quella bambina con un enorme sorriso sulle labbra.
La rabbia l'accecò per un momento, poi con freddezza arrivò alla sua decisione
definitiva.
L'avrebbe
odiato per il resto della sua vita.
Che
dire...qualcuno è arrivato fin qui? Davvero? Non è che magari da gran
bella persona vuoi lasciarmi un commento? Pensa che farai felice una
persona! :D
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