Lo so, è l'ennesima long che inizio...
ma abbiate pazienza,non ci posso far nulla se mi passa l'ispirazione.
Di questa, però, ho più o meno tutta la trama in mente, per cui
dovrei farcela, finalmente!
Spero davvero tanto nel vostro
supporto, che è fondamentale! E ora... buon primo capitolo!!!
Sconosciuta
Diari
da un nuovo fronte
Gazzetta
del profeta, 26 dicembre 2023
Nemmeno
il Natale sembra essere stato in grado di fermare la follia babbana
che imperversa nel mondo magico da più di un anno, ormai.
Durante
la Santa Notte, infatti, un gruppo di vandali non magici, guidati da
un mago traditore o mercenario, è penetrato a Diagon Alley e ha dato
fuoco alla vecchia bottega Olivander, causando un'esplosione che ha
coinvolto, fortunatamente non in maniera grave, tre costruzioni
vicine.
Il
proprietario della bottega, il signor Jonah Maybelle, detentore
dell'attività fin dalla morte di Olivander, durante la Grande
Guerra, è rimasto ucciso in questo atto sconsiderato.
Oggi
più che mai il Mondo Magico si rende conto di trovarsi davanti ad un
nuovo...
Teddy
Lupin interruppe la lettura, disgustato.
Senza
dire una parola, ripiegò il giornale e si diresse verso la camera da
letto del suo appartamento.
Una
casa piccola, appena due locali, ma comunque un lusso assoluto in
tempo di guerra.
Perché
era inutile continuare a negarlo: da più di un anno il Mondo Magico
era di nuovo in guerra e questa volta contro un nemico molto
superiore a Voldemort, se non altro numericamente.
Cercando
di non fare rumore, il giovane sedette sul letto, dove Victoire
dormiva tranquilla, abbracciata alla loro piccola Cartisia.
Da
mesi lui non riusciva a riposare in quel modo, a godere così del
calore della sua donna e di sua figlia, ma un sorriso non poté fare
a meno di dipingersi sulle sue labbra.
Diciassette
anni sono troppo pochi per diventare genitori, Harry glielo aveva
ripetuto mille volte, otto anni prima, e lui era d'accordo, era
terrorizzato, ma a quella bambina non aveva voluto rinunciare.
Con
dolcezza, accarezzò piano il volto della piccola.
Non
aveva mai fatto scelta migliore di quella e, d'altra parte, c'era da
aspettarselo: Cartisia era frutto di un amore vero, non di una
ragazzata qualsiasi.
Spenta
l'abat jour, il giovane uomo si stese accanto alla sua famiglia, gli
occhi spalancati a guardare il soffitto.
Dopo
nemmeno cinque minuti, la manina di Cartisia si strinse intorno alla
sua e, nel buio, Teddy Lupin sorrise.
Per
la prima volta dopo mesi, confortato dal calore di sua figlia, si
addormentò serenamente.
E
quello fu l'inizio della fine.
Ma
la vita è al vento
Attaccata
a un filo
Scappa
via di schianto
Certe
notti Dio dove sta?
-Pooh,
Puoi sentirmi ancora-
Il
fumo giunse a solleticargli le narici dopo un tempo che gli parve
allo stesso tempo infinitamente lungo e spaventosamente breve.
Cartisia
dormiva della grossa, la manina ancora stretta alla sua.
La
porzione di letto dove dormiva Victoire, però, era vuota.
Sulle
prime, pensò che fosse già mattina e che Vic fosse andata in cucina
a preparare la colazione. Non sarebbe stata la prima né l'ultima
volta che i suoi pancake bruciavano, a causa di una distrazione ormai
divenuta proverbiale nella grande famiglia Weasley.
Sorrise
appena, all'immagine della sua compagna addormentata sul divano,
mentre le frittelle diventavano via via sempre più nere.
Eppure,
qualcosa gli diceva che non era quello ciò che stava accadendo.
L'odore
di fumo era davvero troppo intenso e, volatilizzatasi la patina di
sonno che attutiva i suoi sensi, Teddy si rese conto dell'inquietante
crepitio che proveniva dall'altra stanza del bilocale.
Un
lungo brivido gli percorse la schiena, non appena realizzò che,
qualsiasi cosa stesse succedendo in cucina, era molto, molto peggio
di una colazione bruciata.
Cartisia
si lamentò appena nel sonno e lui, alzandosi, si chinò a posarle un
bacio sulla guancia.
“Stai
tranquilla, amore... torno subito.”
Quando
aprì la porta, l'inferno lo investì.
Il
fuoco era ovunque in cucina e in salotto ed alcune lingue stavano già
iniziando a lambire la porta della camera da letto.
Tutto
ciò che conosceva, tutta la sua vita, ora era fuoco e ardeva,
implacabile, cancellando l'esistenza di ogni suo ricordo.
Di
Victoire, nessuna traccia.
Non
poteva essere sparita...
Preso
dal panico, Teddy si addentrò nel fuoco il più velocemente
possibile, non dimentico della bimba addormentata nella stanza
accanto.
“Vic!”
Al primo richiamo, nessuna risposta. “Victoire!”
Un
debole colpo di tosse lo raggiunse da dietro il divano.
Più
velocemente che poté, attraversò il salotto, tentando di
richiamarsi alla mente un qualsiasi incantesimo in grado di sopire le
fiamme.
Victoire
era distesa a terra, i bei capelli biondi sparpagliati sul pavimento
e la bacchetta abbandonata debolmente accanto alla sua mano aperta.
“Teddy...”
Esalò, accorgendosi della sua presenza. “Il fuoco... è magico. Il
fuoco non si spegne...”
“Dobbiamo
uscire di qui.” Decise lui, tentando di infilare una mano sotto
alla schiena della donna.
Con
la poca forza che aveva, però, Victoire oppose resistenza.
“Porta
fuori la bambina...”
“Vic,
stai male e il fuoco non è ancora arrivato di...”
“Papà!”
L'urlo di Cartisia gli fermò il cuore per un istante.
Si
era svegliata e doveva essere terrorizzata...
Confuso
e impaurito, Teddy abbassò su Victoire i suoi grandi occhi scuri.
“Portala
via, Teddy... portala via e torna a prendermi...”
Debolmente,
il giovane annuì e lei abbozzò un sorriso in risposta.
“Fai
in fretta...”
Annuendo
di nuovo, Teddy si alzò in piedi e corse fino alla camera da letto.
Cartisia
era distesa sul letto, le braccia sottili aperte ai lati del corpo.
Dormiva
spesso in quella posizione, la sua bambina, eppure c'era qualcosa...
un odore, avrebbe potuto dire, qualcosa che gli fece intuire subito
che non era sonno, quello che abbracciava stretta la sua piccola.
Un
odore, una sensazione che lo convinse che Cartisia era morta prima
ancora di vedere il piccolo fiore rosso che germogliava sulla sua
camicia da notte leggera.
Il
messaggio, tracciato a chiare lettere sulle lenzuola bianche, era
inequivocabile.
A
morte la stirpe del lupo.
Venticinque
anni sono troppo pochi per vedere la propria figlia morire.
Per
vederla volare via con un proiettile babbano nel cuore, senza avere
avuto nemmeno la possibilità di difenderla.
Quando
si voltò verso il salotto in fiamme, Teddy Lupin comprese che il
tempo era scaduto.
Fu
in quell'istante, mentre le fiamme lambivano lentamente, troppo
lentamente, il pavimento intorno ai suoi piedi, che Teddy Lupin capì
di essere morto.
In
silenzio, lo sguardo fisso e vuoto, raccolse il corpo della sua
bambina dal letto e, stringendosela al petto, scavalcò il davanzale
della finestra, come doveva aver fatto pochi minuti prima l'assassino
che gli aveva portato via il cuore.
Fuori,
il mondo dormiva.
Continua...
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