Premesso
che ci sono alcuni spoiler per quanto riguarda Lo Hobbit, quindi se non avete
ancora letto questo meraviglioso libro e non volete rovinarvi la sorpresa… io
vi ho avvisato! J
La
storia è ambientata alcune settimane dopo il ritorno di Bilbo nella Contea,
dopo la sua avventura con Thorin e i Nani.
Spero
che vi piaccia!
(Il
titolo è preso da una frase che dice Gandalf a Bilbo nel trailer del film.)
SE TORNERAI, NON SARAI PIÙ LO STESSO…
Che il signor Baggins fosse un tipo un po’ originale lo
sapevano tutti, così come tutti avevano cominciato a considerarlo ancora più
strano dal momento in cui era ritornato dalla sua avventura.
« Un’avventura… che brutto affare! » borbottava qualcuno.
« Dimmi un po’ se un Baggins doveva lasciarsi coinvolgere in
una situazione del genere! » diceva qualcun altro.
Così scorrevano le giornate nella Contea, tra sguardi
furtivi lanciati da lontano a Casa Baggins, quasi si temesse che qualche
spirito malvagio potesse venirne fuori, e piccole spedizioni di ricognizione in
cui si lanciava qualche temerario giovane hobbit, per via di qualche prova di
coraggio con gli amici, o per vedere se dalle finestre si riusciva a scorgere
quali affari tenessero occupato il signor Baggins da alcune settimane.
Era ormai agosto inoltrato e da quel 22 luglio, giorno in
cui Bilbo era finalmente tornato nella sua Contea e si era ritrovato con la
casa sottosopra e i Sackville-Baggins che prendevano le misure per potersi
trasferire nella sua comoda caverna hobbit, il signor Baggins aveva messo raramente
il naso fuori di casa. Cosa che stava facendo insospettire ancora di più i suoi
compaesani, che già lo immaginavano tutto preso a costruire enormi stanze
segrete, protette dai più oscuri incantesimi, che gli sarebbero certamente
servite per nascondere l’ingente bottino che, da quel che si diceva, si era
portato a casa dalla sua avventura.
Quello che gli abitanti di Hobbiville non potevano nemmeno
immaginare, era che in realtà Bilbo se la stava tranquillamente spassando:
mangiava, beveva, dormiva.
« Insomma, uno hobbit che si rispetti avrà pur il diritto di
riposarsi dopo tutto questo tempo passato lontano da casa, dopo aver dormito
sotto il cielo per mesi interi e aver chiacchierato con un drago ben poco
amichevole… » diceva tra sé e sé Bilbo, salvo poi aggiungere « In effetti, uno
hobbit che si rispetti queste cose non sogna nemmeno lontanamente di farle… »
ma poi la sua parte Tuc finiva sempre per prevalere, e si sorprendeva a
sorridere fiero tra sé e sé, ripensando alle sue mirabolanti imprese, al modo
in cui aveva sopraffatto quell’esserino viscido nelle viscere delle montagne
mentre scappavano dagli orchi, a come aveva salvato i nani dai ragni e dalle
prigioni degli elfi, e a come si era ritrovato a chiacchierare con un grosso
lucertolone sputafuoco.
Quindi, si accendeva tranquillamente la pipa, si sistemava
comodo sulla sua sedia a dondolo e, posizionandosi in modo tale che i curiosi
da fuori non riuscissero a vederlo, iniziava a dondolarsi lentamente, accanto
alla finestra, osservando le nuvole che si rincorrevano tranquille nel cielo
azzurro sopra la sua Contea, in quei soleggiati pomeriggi di agosto,
ringraziando il cielo di essere riuscito a tornare sano, salvo e pure tutto
intero dalla sua avventura.
A quel punto, finiva sempre che si addormentava, esausto
anche solo a pensare a tutte le scarpinate che Gandalf e i Nani gli avevano
fatto fare in quegli ultimi mesi, e si svegliava quando ormai il sole stava
tramontando dietro le colline, tingendo delicatamente l’erba di riflessi rosati
e facendo penetrare, attraverso i vetri, dolci sfumature di arcobaleno che
rallegravano la casa.
A quel punto, lo stomaco di Bilbo cominciava a reclamare
un’abbondante cena, come capita ad ogni hobbit che si rispetti, dopotutto… e
lui si alzava, ancora con il timore di frugare nel suo fagotto e trovarvi poco
o niente, ma quando realizzava finalmente di essere tornato a casa e che una
nuova giornata stava volgendo al termine, chissà come mai si ritrovava da una
parte contento di avere sottomano tutte le sua comodità e, soprattutto, tutto
il cibo di cui aveva bisogno, ma da un lato, una certa malinconia si faceva
sempre strada nel suo cuore e sentiva come la mancanza di qualcosa, era come
se, per qualche strana ragione, si sentisse incompleto, ma non riusciva bene a
comprenderne il motivo.
« Sei un pazzo, Bilbo Baggins! » si accusava a questo punto
« Dovresti essere contento e invece… »
Quindi si dirigeva verso la dispensa e con una buona,
abbondante cena hobbit, cercava di mettere a tacere i morsi della fame e anche
i rimpianti del suo cuore.
Fu così che una sera particolarmente calda, dopo cena, Bilbo
aveva deciso di rivelarsi nuovamente al mondo. Uscì e si accomodò sulla panca
di legno la stessa dove, alcuni mesi prima, lo stregone Gandalf lo aveva
sorpreso intento a fumare e lo aveva coinvolto, senza troppe spiegazioni né
chiedendogli il permesso, in un’avventura.
« Signor Baggins! » ecco, già un primo scocciatore si era
accorto della sua presenza « Che bello rivedervi finalmente! Ci stavamo
chiedendo se per caso voi non foste nuovamente partito per qualche strana
missione, sono settimane che non vi fate vedere! » si azzardò a dire un hobbit
che stava passeggiando tranquillamente da quelle parti e, Bilbo ci avrebbe
scommesso, sicuramente non era capitato lì per caso. Sarà anche stato chiuso in
casa per settimane, ma questo non gli aveva impedito di notare il viavai di
curiosi che gironzolavano attorno alla sua caverna.
« Eh, cosa volete. » rispose Bilbo dandosi una certa aria di
superiorità « Uccidere ragni giganti e chiacchierare con i draghi sono cose che
stancano! Ho semplicemente avuto bisogno di qualche giorno di riposo, ma ora
credo proprio di essermi ripreso! »
Il signor Baggins sorrise compiaciuto quando, il curioso,
sentendo nominare draghi e ragni giganti, salutò e se la svignò il più
velocemente possibile. Inutile, da quelle parti nessuno avrebbe mai potuto
capirlo.
Bilbo sorrise ancora, osservando il cielo nel quale stavano
facendo capolino le prime stelle, sospirando al ricordo di quelle notti passate
all’aperto, del vento fresco che gli accarezzava il viso e… scosse
vigorosamente la testa:
« No, no, no! Bilbo sei impazzito! » si disse mettendosi le
mani nei capelli « Pensa ai turni di guardia, a quando ti svegliavi di
soprassalto per ogni minimo rumore, ai nani che la mattina ti costringevano ad
alzarti e a partire senza una colazione decente! »
Non poteva essere cambiato fino a quel punto! No, non era
assolutamente così e non avrebbe potuto accettarlo!
Si alzò di scatto dalla panca in legno e fece per dirigersi
verso la porta di casa, quando un fruscio sordo attirò la sua attenzione e una
sagoma entrò nel suo campo visivo per poi schizzare in alto e andare ad
appollaiarsi sull’albero che cresceva sopra la collina di Bilbo.
« Per tutti i draghi sputafuoco! » borbottò arrabbiato il
signor Baggins « Si può sapere cosa… » ma non fece in tempo a finire la frase,
che l’oggetto delle sue imprecazioni iniziò a stridire.*
Con la bocca aperta e il naso all’insù, Bilbo si trovò a
fissare negli occhi gialli una civetta.
« Una civetta… una… civetta… » bisbigliò tra sé e sé lo
hobbit continuando a fissarla, mentre quella lo osservava con superiorità
dall’alto dell’albero.
« Una… civetta… » disse ancora, prima di fare un salto
all’indietro e iniziare a ridere di gusto.
Inutile dire che la civetta, spaventata e anche alquanto
contrariata, volò via, mentre Bilbo continuava a ridere cercando di imitare il
verso dell’animale.
Qualche secondo dopo due hobbit che “casualmente” passavano
di lì, assistettero alla scena.
« Quel Baggins… è andato completamente fuori si testa! »
disse una.
« Ecco perché bisogna tenersi ben lontani da avventure e
cose di questo genere! » le fece eco l’altra.
Dal canto suo Bilbo, quando si accorse delle due, prese a
stridire ancora più forte, quindi urlò:
« Una civetta! L’avete vista anche voi, signore? Era proprio
una civetta! »
Le due sgranarono gli occhi e, borbottando qualcosa di
incomprensibile, si allontanarono il più in fretta possibile da Casa Baggins.
Bilbo, che ormai aveva imparato a non curarsi più di ciò che
dicevano i suoi compaesani, schizzò in casa come un matto, tirò fuori il suo
fagotto e passò l’intera notte a cercare vecchie carte negli armadi, ne
scartava alcune, ne leggeva altre, e altre ancora le ripiegava con cura e le
infilava nel fagotto, tutto agitato e completamente fuori di sé.
La mattina seguente, la gente di Hobbiville non mancò di
notare che le imposte di Casa Baggins erano chiuse, che del suo proprietario
non si vedeva nemmeno l’ombra e, com’è giusto che fosse… le due hobbit che la
sera precedente avevano assistito alle scene che Bilbo aveva fatto per una
semplice civetta, avevano già sparso la voce che la pazzia del signor Baggins
sembrava peggiorare sempre di più.
« Quello è matto, tutto matto! »
« Tutta colpa di quel Gandalf! Deve avergli fatto qualche
strano incantesimo! »
E già per tutta Hobbiville si diffondevano voci strane sulla
presunta nuova partenza di Bilbo, in quanto Casa Baggins era stata attentamente
sorvegliata per l’intera giornata, ma nessuno aveva visto lo hobbit mettere il
naso fuori dalla sua caverna, né tantomeno aprire le imposte.
Ma tutti loro, come si di dice in questi casi, avevano fatto
i conti senza l’oste perché, quando scese nuovamente la notte, un hobbit di
nostra conoscenza infilò con cura un anello d’oro al dito, per poi sgattaiolare
furtivamente fuori dalla sua comoda caverna e dirigersi velocemente, ma
silenziosamente, come conviene a un buon hobbit, verso la meta che aveva
attentamente studiato per tutta la notte precedente.
Questo il motivo per cui non aveva aperto le imposte: era
rimasto in piedi tutta la notte e si era riposato durante il giorno.
Ma tornando al nostro caro Scassinatore eccolo che, quando
fu fuori da Hobbiville, al sicuro da occhi indiscreti, sfilò l’anello che
portava al dito e lo ripose con cura nel taschino del suo panciotto, si sistemò
meglio il piccolo fagotto che portava in spalla, e prese a costeggiare un campo
per poi dirigersi verso un boschetto che per ora rimaneva ancora una indistinta
e lontana macchia scura.
Camminò a lungo e quando giunse al bosco, che non era poi
così tanto piccolo come era apparso da lontano, vi si inoltrò per parecchie
centinaia di metri fino a quando non decise che era arrivato il momento di
abbandonare il sentiero, per spingersi ancora di più nel folto degli alberi.
Continuò a camminare a lungo, doveva essere mezzanotte
passata quando finalmente si fermò, appoggiò il suo fagotto a terra e ne
estrasse una delle mappe che aveva scelto la notte precedente.
Non che riuscisse a leggerla, sia chiaro… tra l’oscurità
della notte e i rami fitti degli alberi che lasciavano passare solo raramente i
raggi lunari non vedeva un granché, ma stabilì che molto probabilmente era
giunto a destinazione o, comunque, doveva esserci molto vicino.
Estrasse dal fagotto una coperta, non perché facesse freddo,
era agosto inoltrato, ma aveva bisogno di un modo per proteggersi dai moscerini
e da altri insetti molesti. Solo in quel momento constatò che aveva dimenticato
a casa il cappello, i fazzoletti e pure i soldi.
« Poco male, » commentò tra sé e sé « tanto non mi
servirebbero comunque! »
Quindi si accomodò sull’erba umida del sottobosco, si
avvolse la coperta attorno alle spalle e si mise a fissare in alto, tra il
folto degli alberi, quando la sua parte Baggins tornò a farsi sentire:
« Mio caro Bilbo, devi proprio essere diventato matto! » si
disse « Venire in un bosco di notte, tutto solo… »
Ma poi pensò:
« Uff, che vuoi che ci sia? Un drago di sicuro no, e allora
cosa dovrei temere? E poi ho Pungolo con me… » sorrise all’impugnatura della
spada che spuntava dal suo fagotto e tornò a osservare i rami degli alberi.
Inutile, la sua parte Tuc aveva vinto per l’ennesima volta,
e senza che lui facesse poi tanto per combatterla.
La notte passò e, quando i primi raggi del sole fecero
capolino all’orizzonte e le sue palpebre iniziarono a farsi pesanti, Bilbo
decise che era venuto il momento di tornare a casa e doveva anche sbrigarsi, se
non voleva rischiare di incontrare qualche scocciatore che lo avrebbe di sicuro
fermato per porgli qualche domanda inopportuna. Sapeva perfettamente che ai
suoi compaesani non doveva essere sfuggito il fatto che il giorno precedente
non avesse messo il naso fuori di casa.
Poi si diede dello sciocco, ricordandosi del prezioso anello
e infilò una mano nel taschino del panciotto per essere certo che l’oggetto
fosse ancora al sicuro. Sorrise divertito, lo fece scivolare al dito e allungò
il passo mentre usciva dal bosco e si dirigeva nuovamente verso i campi
pensando:
« Stanotte mi è andata male, ma non mi arrendo, tornerò di
nuovo finché non sarò riuscito a vederne uno! »
Il signor Baggins passò la giornata seguente a letto per
riposarsi, ricordandosi, però, di svegliarsi ogni tanto per fare uno
“spuntino”, e si sa, come sono gli spuntini degli hobbit.
E già, come giustamente lui si aspettava, la gente a
Hobbiville bisbigliava:
« Sono giorni che non si vede… »
« Inutile, è matto, completamente matto! »
« Forse dovremmo chiamare il dottore… »
« Ma sei impazzito? Chi lo sa cosa può avergli insegnato
quel Gandalf! Metti che gli mandiamo il dottore e poi Bilbo si arrabbia, chi ci
dice che non decida di farci qualche strana maledizione! »
« Uhm, forse hai ragione. »
« E comunque, sono giorni che non lo si vede mettere il naso
fuori di casa, per non parlare poi del fatto che non apre più nemmeno le
imposte. »
« E se fosse morto durante la notte? »
« Morto? Quello?! Lo abbiamo già considerato morto una
volta, e poi lui se ne è tornato tutto tranquillo insieme a Gandalf, e si è
pure arrabbiato perché avevano messo all’asta le sue cose. Ma dico io, non si
scompare per tutto quel tempo per poi tornare e pretendere che la gente lo
accolga a braccia aperte. Sai che ti dico? Secondo me quello è partito di nuovo
per qualche strana faccenda che sanno solo lui e il suo amico stregone. »
Gli hobbit presenti ebbero un brivido di disgusto lungo la
schiena.
« Brutti affari, brutti affari… » commentarono, e tornarono
a fumare la loro pipa, disquisendo su come e dove il signor Baggins avesse
potuto nascondere, all’interno della sua caverna, l’immensa ricchezza che
certamente si era portato dietro, di ritorno dalla sua avventura.
Ignaro di ciò che dicevano su di lui, ma certo che voci
strane stessero già circolando per tutta Hobbiville e Lungacque e di sicuro
anche per gli altri paesi vicini, Bilbo continuò le sue spedizioni notturne nel
bosco dimenticando ogni volta, forse più volutamente che non per un semplice
caso, di portare con sé cappello, fazzoletti e soldi.
Passò una settimana, e ogni notte cambiava postazione, si
inoltrava sempre più nel bosco, ma ancora la sua ricerca non aveva dato frutti.
Passò un’altra manciata di giorni, e settembre si avvicinava, le sere si
facevano più fresche, l’aria era più leggera e le notti iniziavano ad
allungarsi, ma ancora la sua ricerca si era rivelata inconcludente.
Quella sera, mentre il buio si faceva largo affievolendo gli
ultimi timidi raggi di sole estivo, un Bilbo un po’ scoraggiato fece scivolare
nuovamente l’anello al dito, controllò che nessuno stesse passando davanti a
casa sua, quindi sgattaiolò fuori e si diresse nuovamente verso i campi.
Era talmente soprappensiero, nel tentativo di individuare un
luogo nel bosco dove non avesse ancora controllato, che si dimenticò di
togliere l’anello, quando fu fuori da Hobbiville, e se ne rese conto solo
quando ormai si trovava al limitare del bosco.
Fece per toglierselo, quando ebbe come un’illuminazione:
« Ma certo! » esclamò « Che sciocco sono stato a non
pensarci prima! Di sicuro non ne ho ancora incontrato uno perché, con la vista
che si ritrovano, si accorgevano di me e non si facevano vedere. Ah, ma questa
volta non mi fregano! Tengo l’anello, voglio proprio vedere se anche questa
notte riescono ad evitarmi. »
Rincuorato e saltellante, Bilbo si diresse verso il centro
del bosco, lasciando come al solito il sentiero e curandosi di non produrre il
minimo rumore.
Passarono alcune ore e il signor Baggins stava seduto a
terra, immobile come una roccia. Ora era certo che nessuno potesse vederlo, ma
doveva anche stare attento a non fare rumore e rischiare, così, di farsi
scoprire. Un paio di volte gli venne da starnutire, ma si tappò naso e bocca
con entrambe le mani, determinato a non fallire nuovamente nella sua impresa.
Trascorse ancora un’ora abbondante, e nonostante le sue
palpebre si facessero sempre più pesanti e la testa cominciasse a ciondolargli,
Bilbo non cedeva e faceva di tutto per rimanere sveglio.
Fu allora che, nel silenzio della notte, un cupo batter
d’ali lo fece sussultare, svegliandolo del tutto. Lo hobbit spalancò gli occhi
e si voltò nella direzione da cui proveniva il rumore, appena in tempo per
vedere un uccello possente e dal portamento regale farsi largo tra i rami degli
alberi e posarsi con inaspettata delicatezza su uno di questi.
Bilbo sorrise, compiaciuto: lo aveva trovato!
Il rapace notturno girò un paio di volte la testa alla sua
destra e alla sua sinistra, per poi sollevare un’ala e lisciarsi le piume del
petto. Quindi tornò immobile sul ramo e si mise a fissare davanti a sé, proprio
nella direzione in cui si trovava lo hobbit.
Alla debole luce lunare, Bilbo poté scorgere i brillanti e
profondi occhi rossi del rapace che, ignari di star guardando esattamente negli
occhi un piccolo hobbit, trafiggevano con forza il signor Baggins, che si sentì
costretto ad abbassare lo sguardo.
« Possibile che si sia accorto di me? » pensò lui, dandosi
però subito dello sciocco « Impossibile, nessuno può vedermi quando ho
l’anello, e non ho fatto il minimo rumore! »
Quindi, rialzò lo sguardo e tornò a fissare negli occhi quel
meraviglioso rapace che non smetteva di guardare nella sua direzione. Fu in
quel momento, che percepì un brivido di agitazione e di eccitazione lungo la
schiena e si accorse, finalmente, di cosa gli era mancato da quando un mese e
mezzo prima era tornato dal suo viaggio: l’avventura.
Il profumo del rischio e il brivido del pericolo, il timore
e la sfida, quella scossa vitale che ti fanno sentire quando percepisci che una
situazione nuova e strana si sta avvicinando e che tu, solo tu, la puoi
affrontare.
Bilbo avrebbe voluto urlare di felicità, ma si trattenne.
Non aveva ancora raggiunto completamente lo scopo che lo aveva spinto a passare
tutte quelle notti fuori di casa.
Fissò con aria di sfida il rapace che si trovava a poche
decine di metri da lui e, se non fosse stato certo che in quel modo lo avrebbe
fatto scappare, lo avrebbe incoraggiato a fare ciò che si aspettava facesse, ma
non ce ne fu bisogno. Poco dopo il gufo cominciò a bubolare.**
Un “uuuhh-uuuhhh” profondo e quasi minaccioso, che fece
rizzare i capelli in testa a Bilbo.
Ma lo hobbit non si fece impressionare, come poteva farsi
impressionare da un gufo, quando pochi mesi prima aveva chiacchierato con un
drago?!
Entusiasta, Bilbo scattò in piedi e, senza alcuna
preoccupazione, si sfilò l’anello dal dito, lo ripose nel taschino del
panciotto e fissò dritto negli occhi il gufo, che ora si era accorto di lui e
lo guardava sorpreso e allarmato.
« Uuuuhh-uuuuhh! » si mise ad urlare Bilbo « Ti ho fregato
mio caro gufo, ce l’ho fatta! »
Il rapace non ci pensò due volte ad aprire le ali e
volarsene via il più in fretta possibile, perdendo pure un paio di piume,
mentre il signor Baggins, completamente fuori di sé, saltellava in tondo
continuando ad imitare il verso del gufo.
Ridendo a squarciagola, afferrò il suo fagotto, dimenticando
a terra la coperta, e corse fuori dal bosco, mentre scoiattoli, ricci, e vari
altri animali del bosco si affacciavano spaventati dalle loro tane, per vedere
che razza di animale stesse facendo tutto quel fracasso.
Dimenticando perfino di indossare l’anello, Bilbo si
diresse, sempre di corsa, verso i campi e infine entrò a Hobbiville che era
ancora notte fonda, ridendo come un matto e imitando per due volte il verso
della civetta e una volta quello del gufo.
Varie luci si accesero nelle caverne hobbit e visi
terrorizzati si affacciarono dalle finestre con gli occhi spalancati, rimanendo
sorpresi di vedere il signor Baggins correre a quel modo e urlare come un
pazzo.
Una hobbit particolarmente infastidita dal poco rispetto
dimostrato da quello squilibrato (così lo definivano ora) uscì di casa e gli
andò incontro, fermandosi esattamente davanti a lui con le mani sui fianchi.
Bilbo si immobilizzò, il sorriso ancora stampato sul volto.
« Si può sapere per quale motivo hai deciso di svegliarci a
quest’ora? Dov’è finito il rispetto per noi poveri disgraziati?! »
Per tutta risposta, il signor Baggins le scoppiò a ridere in
faccia:
« Mia cara signora, griderebbe anche lei se, finalmente,
avesse scoperto in che modo salvarsi la pelle, la prossima volta che avrà a che
fare con dei Troll e non ci sarà Gandalf pronto a correre in tuo aiuto! »
La hobbit lo osservò con uno sguardo colmo di terrore, al
solo sentire nominare Gandalf e i Troll.
« Ch… che? » riuscì a dire in preda alla paura.
« Adesso corri e sbrigati a tornare, se tutto va bene.
Altrimenti, torna quando puoi! Se non puoi, fai due volte il verso della
civetta e una volta quello del gufo e faremo tutto il possibile per aiutarti.
» recitò Bilbo, ricordando per filo e per segno le parole che gli aveva detto
Thorin quando lo aveva mandato in avanscoperta, direttamente tra le braccia dei
Troll.
Quindi, ignorando la sua compaesana che lo osservava con la
bocca aperta, Bilbo ricominciò a correre, saltare, ridere e imitare il verso
dei rapaci. E non pensate che fosse veramente andato fuori di testa. Era
perfettamente conscio della figura che stava facendo e di quello che il giorno
dopo avrebbero detto di lui, ma non gli interessava. Era troppo felice, troppo
entusiasta ed elettrizzato, per riuscire a tenersi dentro tutte quelle
emozioni.
Corse per tutta Hobbiville e poi fuori, di nuovo verso i
campi. Non tornò a casa quella notte. Continuò a correre e saltellare in giro,
per fermarsi poi in cima a una collina e gustarsi la notte che scivolava via
lenta, e lasciava spazio a una dorata aurora che inondava di luce i campi di
grano e i boschi e le colline…
Una tiepida lacrima di felicità gli scivolò lungo la
guancia.
« La Contea. » bisbigliò in un soffio « La mia Contea!»
*stridire:
è il nome che viene dato al verso della civetta
**bubolare:
è il verso del gufo
***la
frase in corsivo che dice Bilbo verso la fine è presa da “Lo Hobbit”, capitolo
2.
Sarà
la meravigliosa notizia di ieri sera che i film de Lo Hobbit saranno tre invece
di due, sarà che in questo periodo continuano a uscire nuove foto… sarà che non
vedo l’ora di vedere il film, e che adoro gli Hobbit e i Nani e che c’è stata
una civetta qui fuori che fino alle due di notte mi ha fatto compagnia
stridendo mentre io scrivevo… va beh, sarà quel che sarà… è saltata fuori
questa fan fiction… J
Spero
che vi sia piaciuta e soprattutto spero di non essere stata OOC, ma io il caro
Bilbo me lo vedo così… in fondo, dopo un’avventura del genere, non si può
rimanere gli stessi…
Grazie
a chiunque abbia letto e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa! Grazie a mio
fratello, che è stato il primo a leggere la fan fiction e che mi sopporta
sempre J E soprattutto grazie al
grande Tolkien, al quale appartengono tutti i personaggi e i luoghi di questa
storia!
A
presto e… mi raccomando, imparate il verso di gufi e civette… non si sa mai che
possa tornarvi utile! ;)