Buried Memories

di Filakes
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Capitolo II:
“Nothing lasts forever”

  Era passato un anno da quando avevo conosciuto Eve, un anno fantastico. Avevamo riso, scherzato, mi aveva letto libri che venivano da civiltà lontane e mi aveva fatto appassionare a quei racconti fantastici in cui i principi si prodigavano per algide principesse, combattendo mostri terribili, sventando complotti, creando alleanze. Era stato tutto bellissimo, un sogno, se ci penso ora.
 
  Quel giorno ero seduto sulla riva del torrente a osservare i pesci, quando Eve mi raggiunse.
-         Nezumi! Nezumi!
Mi chiamò sbracciandosi, mentre mi correva in contro.
-         Hey!
La salutai quando si avvicinò.
-         Come va?
-         Bene grazie, tu?
-         Benissimo.
Esclamò lei, una luce calda negli occhi.
-         Racconta, novità?
-         Mia mamma mi ha portato un nuovo libro e ho deciso di fare una piccola rappresentazione, mi aiuti?
-         Certo!
Sorrisi.
Mi spiegò che il racconto consisteva nella storia di un abile principe che, tentando di aiutare l’amata, finiva nella tana di un pericoloso drago, e di come alla fine fosse la fanciulla a salvarlo. Risi, doveva essere proprio un imbranato quel principe.

-         Posso chiederti una cosa? Come sai leggere e non essere mai andata a scuola?
-         Mia mamma è la sacerdotessa dell’Albero Sacro ed io devo imparare i testi sacri, me l’ha insegnato lei. Sai, un giorno toccherà a me difendere la nostra comunità e l’Albero. Allora dovrò conoscere tutti i testi e le preghiere.
Mi spiegò lei. In effetti, qualche tempo prima mi aveva detto che era la figlia della sacerdotessa.
-         Anche per questo dopo questa recita ci vedremo di meno.
Sospirò lei.
-         Come mai?
Domandai col cuore a pezzi.
-         Mia madre sta molto male, devo velocizzare l’apprendimento. Il medico ha detto che guarirà, ma non so se è vero. E' così da quando è tornata da una città lontana. Non mi ha voluto dire cosa le è successo, ma è molto grave, è come se qualcosa le stesse lentamente prosciugando le energie dall’interno.
Mi raccontò con lo sguardo basso.
Immerse i piedi nell’acqua del ruscello e li dondolò, pensierosa.
-         Mi dispiace molto Eve.
-         Tranquillo, non pensarci, se il medico dice che la può curare gli credo.
Si sforzò di sorridere lei.
- Ti aspetto domani qui, va bene?
Propose poi, alzandosi.
- Va bene.
- A domani!
Mi salutò e corse via.



  A quel tempo non potevo capire quanto lei stesse male, né quanto il destino la obbligasse a crescere. Ero troppo piccolo per poterla aiutare, troppo ingenuo per capire che qualcuno stava tramando sulla nostra distruzione.
Un male violento stava per abbattersi su di noi, era già nel villaggio e aspettava nelle tenebre il momento in cui scatenarsi e distruggere la nostra pace, che allora sembrava eterna. Anche se ormai lo so: nulla dura per sempre, anche se lo vorresti.





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