PARENTHOOD
Attenzione:
in questo capitolo non vi è la minima intenzione di deridere l'omosessualità
come presa di posizione, nè tanto meno la persona. Il capitolo è stato scritto
per il puro intento di divertire e non di offendere.
****
Seventh Day
Ovvero,
tutto è bene quel che finisce bene
Edimburgo, Scozia.
Hermione Granger osservò suo
marito parlare animatamente con Charlie O'Shields. Probabilmente l'ennesima
discussione sull'angolatura perfetta per segnare in un anello adottata,
recentemente, dal capitano della squadra. La donna sospirò, abbassando lo
sguardo sul calice di champagne che teneva in mano. Ok, il matrimonio era
stupendo, Merlino, il rinfresco era stato meraviglioso! Però aveva smesso di
essere allegra da un'ora abbondante. Harry l'aveva trascinata ovunque, aveva
stretto la mano ad ogni giocatore di Quidditch che avevano incrociato, comprese
le mogli, tanto che adesso aveva un arto in meno su cui contare. E poi c'era suo
figlio, il suo James.
Hermione si riscosse dai suoi
pensieri quando sentì una mano di Harry scivolarle lungo la schiena. "Tesoro,
stai bene?"
La donna sollevò lo sguardo sul
marito e giurò di vederlo più fresco di una rosa. "Insomma." Rispose vaga. Se
avesse detto di essere preoccupata per James, Harry le avrebbe dato della madre
troppo apprensiva. Il che era anche vero.
"Che c'è?" Le domandò,
scostandole un boccolo da una guancia. Hermione chiuse gli occhi e sospirò.
"Sono preoccupata per James."
"James? Nostro figlio sta
sicuramente bene. Anche se è con Malfoy."
Hermione sollevò un
sopracciglio, dubbiosa.
"Herm, ho parlato con Ginny
qualche ora fa." A sentire il nome della donna, Hermione si accese di speranza.
Harry continuò. "Mi ha detto che stamane James era sempre vivo e che Malfoy l'ha
portato a lavoro con sè. Ha detto di rassicurarti. Malfoy non ucciderebbe mai
James in un luogo pubblico, specialmente nella sua impresa. Il sangue gli
macchierebbe la tappezzeria."
Hermione si spaventò. "Stava
scherzando, vero?"
Harry sollevò gli occhi al
cielo, perplesso. "Ehm, non lo so."
"Oddio Harry voglio tornare a
casa!" Si agitò Hermione, sconvolta.
Harry si trattenne dal ridere.
"Dai, amore, lo sai che Ginny, adesso che è incinta, ha una dose di ironia da
disseminare a destra e a manca."
"Harry, è Malfoy!"
Harry sospirò. "E' strano
sentirlo dire proprio da me, ma Herm... è anche il marito di Ginny e... almeno
di lei mi fido. Se lei non si fidasse di Malfoy, non avrebbe mai permesso a
James di vivere con loro. In primis, non l'avrebbe sposato."
Hermione parve consolarsi con
le parole del marito. Notando un compagno di squadra avvicinarsi, Harry lanciò
uno sguardo supplichevole alla moglie. Hermione sorrise "Ok, sono pronta per il
secondo round."
E la disperazione di Hermione
Granger era niente rispetto a quella di Draco Malfoy.
"Amore, lo sai che ti amo, mi
farei schiantare per te. Poi, adesso che deve nascere Adrian, no, ok! Allie, hai
bisogno di me più di chiunque altro. Mettiti seduta, tesoro, vuoi qualcosa da
bere, da mangiare?"
"Ma che cazzo dici?" Blaise
aggrottò la fronte, mentre Draco smise di parlare.
"Stavo cercando di evitare di
farmi ammazzare da mia moglie, stupido idiota." Disse Draco. La recitazione non
era certo il suo forte.
"Lasciatelo dire cugino... fai
pena. Fossi Ginny ti avrei buttato fuori a calci già al lo sai che ti amo."
Blaise fece una smorfia disgustata.
"Grazie a Merlino, TU non sei
Ginny."
Blaise respirò a fondo. "Ok,
cugino. Non è il momento di discutere adesso." Disse, facendo un cenno con il
capo verso l'entrata del bar.
"Ho deciso che Potterino può
anche rimanerci. Io NON ci entro."
"Draco non fare il bambino.
Neanche a me piace l'idea, ma voglio quel milione!" La sincerità era la punta di
diamante di Blaise.
"Scherzi? Fosse la volta buona
che là dentro quel moccioso impari qualcosa!"
"Ma non puoi ridarlo a
Potter... gay!"
Draco scrollò le spalle.
"Sarebbe comunque più intelligente di suo padre." E guardò Blaise con uno
sguardo della serie prova-a-ribattere.
"Hai vinto." Disse Blaise, ma
continuò prima che Draco potesse aprir bocca. "A casa mia c'è una stanza in più.
Ti ospito volentieri."
Blaise si voltò, ma Draco era
sparito. "Cugino?"
Dall'entrata del Paradise Gay's
Bar, Draco gridò. 'Muovi il fondoschiena, Blaise!'
Sospirando, il mago affiancò Malfoy in quella che, a prima vista, appariva come
un'impresa disperata e pericolosa. Si rassicurò pensando al denaro che
avrebbe potuto intascare grazie al figlio di Potter; ad Hogwarts non avrebbe mai
pensato al comodo uso che avrebbe fatto della discendenza del Bambino
Sopravvissuto. Era un'occasione unica per poter guadagnare tutti quei soldi in
un colpo solo, anche se farlo voleva dire rischiare di metterci il didietro.
Quando decisero entrambi di oltrepassare la soglia del locale, due
donne vennero loro incontro. Notando le labbra rosse di rossetto e
le ciglia nere di mascara, Draco pensò che era giunto il momento di affrontare
un nuovo capitolo della sua vita. Blaise, leggermente nascosto dietro alla
figura longinea del cugino, osservò con curiosità mista a timore le due
entreneuse. Fin da bambino aveva amato le donne e le donne avevano amato lui.
Per questo motivo, Blaise aveva alta stima di considerarsi un ottimo
intenditore del gentil sesso.
Con occhio palesemente critico, il mago osservò la più alta, tra le due.
Superava di una decina di centimetri lo stesso Draco, aveva labbra gonfie di
carne ed un trucco pesante. Indossava un vestito a spalline, luccicante sotto le
luci del locale, la cui scollatura lasciava intravedere senza molte cerimonie il
seno inesistente. L'altra, più magra e decisamente più bassa, aveva fattezze
paragonabili a quelle di una donna nel fiore della sua giovinezza. Tuttavia,
sembrava non curarsi affatto della leggera peluria che le adornava le guance,
truccate con dovizia. Delle due,
l'ultima era sicuramente colei che poteva facilmente ingannare l'occhio di un
uomo poco attento.
"Benvenuti al Paradise Gay's Bar!" Esclamò la più alta con
fare provocatorio, ammiccando nella direzione di Draco. "Il mio nome è Lucilda,
ma potete tranquillamente chiamarmi Lucy. Adoro essere chiamata Lucy. Ha un
suono armonioso, non trovate? Dovreste sentirlo quando viene gridato a sguar–"
"Piacere!" Sbottò Draco,
leggermente pallido al pensiero della conclusione.
"Oooh, Letitia, abbiamo un
timidone!" Cinquettò la donna, rivolgendosi alla compagna che, per tutta
risposta, iniziò a ridacchiare.
"Io NON sono timidone. Sono
Draco Malf–" Con estrema precisione, un gomito di Blaise si piantò nelle costole
di Draco, facendogli mozzare il fiato in gola. Sotto allo sguardo sorpreso delle
due entreneuse, Blaise sfoderò uno dei suoi sorrisi. "Draco Malferret.
Dovete scusarlo."
"Malferret?" Civettò la donna.
"Un cognome veramente curioso."
Draco fece per ribattere,
stizzito, ma di nuovo Blaise lo superò in parlantina. "Io sono Blaise Zabetti.
Io e il qui presente mio cugino avremo premura di chiedere a questi due
splendidi fiori di lavanda una cortesia."
A fiori di lavanda Draco
storse tutti i connotati del proprio volto. Le due donne, al contrario,
apparvero lusingante.
"Ovviamente," disse Lucy,
"Questo è il nostro listino prezzi, abbiamo numerosi trattamenti come ad es–"
"Grazie, ma il favore che
abbiamo in mente è piuttosto insolito." Si affrettò a dire Blaise, scostando lo
sguardo dal listino che la donna gli aveva porto. A quelle parole, le due donne
si scambiarono un'occhiata.
"Capisco, per quel genere di
favori dovete rivolgervi a Tony." Blaise e Draco sbarrarono lo sguardo al cambio
repentino di voce, adesso decisamente maschile e barritonale. Letitia indicò una
porta, in fondo alla fila di tavoli, mezza nascosta da un'ampia pianta da
appartamento.
"L'insolito lo lasciamo a lui."
Aggiunse.
Blaise fece per ribattere, ma le
due donne si spostarono nella direzione della porta, accogliendo due nuovi
arrivi. "Ottimo, cugino. L'insolito mi affascina." Sentenziò Draco, con una
punta di velato sarcasmo.
"Preferivi il listino prezzi?"
Sbottò Blaise, deluso per aver fallito nel suo intento. "E' la prima volta che
fallisco con una donna."
Draco lo guardò, incerto se
iniziare a ridere o meno. "Permettimi di dissentire, cugino. Quella non era
propriamente una donna..."
"Era comunque uno che si
riteneva tale." Affermò Blaise, iniziando a dirigersi verso la porta indicata da
Letitia. Draco scrollò le spalle e seguì il mago, guardandosi bene
dall'abbassare lo sguardo sui tavoli che di volta in volta andava superando. Si
sorprese nuovamente di come Ginny potesse anche solo lontamente desiderare di
entrare in un locale del genere, sporco e di bassa lega sociale. Sua moglie
aveva sempre dimostrato una morbosa curiosità per ogni stranezza babbana,
ma il suo 'voglio andare in un gay bar un giorno o l'altro' aveva
oltrepassato il limite dei limiti.
"Senti cugino," disse Draco,
fissando la nuca del parente di fronte a lui. "Di solito cosa viene inteso con
insolito'?"
Senza fermarsi, Blaise rispose
"Credimi Draco. Non lo vuoi sapere." A quelle parole il biondo si bloccò,
atterrito. Il mago si voltò a guardarlo, accennando ad un sorriso derisorio.
"Suvvia, Drakie. Stavo scherzando."
"Blaise Zabini non scherza."
Il mago scrollò le spalle. "Hai
sempre dannatamente ragione. Non ti stanchi mai?"
"Blaise, io da questo Tony non
ci vado. Ti aspetto qui." Disse Draco, fermandosi esattamente di fianco alla
pianta.
"Divertente, davvero. Ginevra
sarà felice di divorziare da una persona che–"
"Ho capito, vengo! Razza di
serpe!"
"Grazie." Rispose, sinceramente
colpito Blaise. Draco sospirò pesantemente, contando mentalmente fino a dieci
per acquistare la sua calma fantomatica. Fu costretto a contare fino a venti e
non era propriamente la persona più calma dell'universo.
"Ok. Vediamo chi è Tony, se c'è
il moccioso e ce la diamo a gambe."
"Il tuo piano mi colpisce tanto
è accurato." Disse sarcastico il biondo.
Incurante, Blaise aggiunse. "Mi
raccomando cugino. Spalle sempre piantate al muro."
Draco arcuò un sopracciglio.
"Spalle?"
"Spalle per non dire
qualcos'altro."
Draco si limitò ad un cenno
d'assenso. "Ok, troviamo Potterino e filiamo."
"Finalmente! E' il primo
discorso sensato che sento dall'inizio della giornata." Esclamò Blaise,
sollevando un pugno verso la porta.
"Semplicemente perché coincide
con il tuo." Constatò Draco.
Furono sufficienti tre rintocchi
contro la porta affinché un uomo aprisse loro. Sia Draco sia Blaise furono
costretti ad abbassare di molto lo sguardo, prima di scorgere un ometto dalla
statura decisamente limitata e dalle rotondità molto pronunciate. La testa calva
dell'uomo splendette alle luci dei locali, mentre Draco giurò di vedere un
anomalo luccichio della pelle.
"Il signor Tony?" Domandò Blaise
con discreta educazione.
"Voi siete i clienti
dell'insolito?" Domandò l'uomo, senza molti convenevoli.
"In realtà noi–"
"Entrate, ma non toccate
niente." Tagliò corto Tony, scostandosi per lasciarli passare. Quando sentì la
porta chiudersi alle sue spalle, Draco ammise che nemmeno Malfoy Manor aveva
conosciuto così tanta oscurità. Nemmeno quando suo padre era in vena del massimo
cinismo.
"Signor Tony, in realtà la
nostra richiesta sarebbe–" Blaise venne nuovamente interrotto dall'uomo.
"Sò qual è la vostra richiesta."
Affermò l'uomo, accendendo la luce del suo studio. "Generalmente mi viene
rivolta sempre da due persone e le ragazze -- Letitia e Lucilda -- sanno ormai come gira il mondo. Siete
fidanzati?"
A quella domanda, Draco scoppiò
in una tosse violenta. "No, non esattamente." Rispose Blaise, sorpreso.
"Sposati? Ragazzi, avete
fegato." Domandò Tony, incredulo.
"No, nemmeno." Farfugliò Blaise.
Tony si fermò, scrutando
entrambi, prima Draco poi Blaise. Arcuò un sopracciglio. "Siete forse
consanguinei?"
"Precisamente. E' mio cugino."
Affermò Draco, parlando per la prima volta. Tony sgranò lo sguardo.
"Siete due soggetti curiosi. E'
la prima volta in vent'anni di onorata carriera."
Blaise sospirò. "Ci dev'essere
una malinteso. Noi non siamo gay."
Il volto di Tony si tinse di
meraviglia e di delusione assieme. "Fondamentalmente," Prese a dire. "Non ha
importanza."
"Prego?" Domandò Draco.
"No, non ha importanza.
Eterosessuali, omosessuali. Tutti possono decidere di provare una volta. Al
giorno d'oggi le tecniche sadomaso hanno aperto molto i loro confini e non fanno
discriminazioni razziali o sessuali." Spiegò Tony.
"Te-tecniche sa-sadomaso...?"
Balbettò Blaise.
"Pratiche erotiche basate
sull'imposizione di sofferenze fisiche." Affermò enciclopedico l'uomo.
Draco impallidì. "Merlino,
stiamo solo cercando un moccioso! Non voglio avere esperienze erotiche con mio
cugino! Merlino ce ne scampi e liberi!"
"Non la prendo come offesa."
Aggiunse Blaise, rivolto a Draco.
"Un bambino? Signori, cercate un
bambino in questo locale?" Domandò sorpreso Tony.
"Non è un bambino!" Sbottò Draco
incollerito. "Ma il prodotto mal riuscito di una testa vuota, ecco cos'è!"
Blaise
accennò ad un sorriso insicuro. "Non l'ha proprio visto, eh?"
**
Blaise Zabini sbuffò infastidito dal milione che stava
lentamente sfumando di fronte ai suoi occhi e da un Draco Malfoy ormai del tutto
privo di senno. Si strofinò il braccio che era stato succube della stretta
poderosa di Letitia, domandandosi quanto guadagnasse un entreneuse a fare in più
il lavoro di buttafuori. E non c'era limite al peggio, dal momento che di James
Potter non era stata vista nemmeno la punta di un capello. Blaise abbassò lo
sguardo su Draco, seduto sul divano di Malfoy Manor con un bicchiere colmo di
Firewisky in mano. Il mago aggrottò la fronte, in neanche due giorni suo cugino
rischiava seriamente l'alcolismo.
"Avanti Draco, possibile che non
esista alcuna magia per ritrovare un bambino?"
"Se esiste non la conosco,"
sbottò Draco. "Non ho mai avuto la necessità di ritrovare bambini perduti."
"Mai dire mai nella vita."
Sentenziò Blaise, guadagnandosi uno sguardo omicida da parte del cugino. "Ok,
scherzavo."
Dopo qualche secondo di
silenzio, Zabini tornò a parlare. "Dov' è la tua consorte?"
Draco sollevò il capo. "Cindy,
l'elfo, mi ha detto che è uscita. Tornerà a momenti. E mi ucciderà." Concluse,
con un tono morto nella voce.
"Una visione rosea, non c'è che
dire."
Draco fece per ribattere al
sarcasmo del cugino, ma il portone di Malfoy Manor lo interruppe sul nascere,
mentre la figura panciuta di Ginevra Weasley fece la sua apparizione
all'entrata. Notando il volto sorridente della donna, Blaise provò, dopo tanti
anni, un moto di compassione per il cugino. Ginny, subito dopo aver realizzato
chi fosse il mago assieme al consorte, si lasciò andare alle esternazioni più
incredule.
"TU. Credevo fossi morto! Cioè,
no, sei vivo! Incredibile! Blaise Zabini, il secondo Serpeverde più viscido per
eccellenza, qui, a casa mia!"
"Quanti complimenti ... "
Osservò Blaise, esterrefatto.
Ginny incrociò le braccia al petto e puntò Draco. "Tesoro,
che ci fà lui qui?" Domandò, senza preoccuparsi di essere scortese.
"Visita di cortesia." Aggiunse velocemente Blaise. Ginny
aggrottò la fronte.
"Draco, sbaglio o avete avuto da ridire in passato?"
"Naa, quisquilie che abbiamo sotterrato." Rispose Blaise.
"Draco, non è scortese da parte di tuo cugino rispondere al
tuo posto?"
Draco fece per rispondere, ma Blaise lo precedette. "No, non
credo. La mia famiglia è nota per l'ottima educazione."
Dalle labbra di Ginny si liberò un piccolo sbuffo. " Se TU
sei qui," Disse rivolta a Blaise. "Vuol dire che qualcosa bolle in pentola e che
qualcuno, a caso, deve dare delle spiegazioni." Concluse, rivolta al proprio
consorte. Draco, sentendosi chiamato in causa, deglutì a forza.
Dopo qualche secondo di silenzio, giunse la fatidica domanda.
"Tesoro, dov'è James?"
*
"Proprio a me doveva capitare." Sentenziò Narcissa Malfoy, ai
piedi del portone di Malfoy Manor. "Quello stupido elfo di mio figlio ha
dimenticato di darmi il mio adorabile cappellino! E' costato una fortuna!"
Sbottò, stizzita, sbattendo con innata delicatezza gli anelli del portone. Non
ricevendo risposta, Narcissa arcuò un biondo sopracciglio, assumendo un'aria
imbronciata.
"Ma dove sono tutti?" Attese qualche secondo, quando un
rumore proveniente dall'interno attrasse la sua attenzione. Con innata eleganza
estrasse la propria bacchetta dalla sua borsetta firmata e mormorò un
Ahlomora, puntando l'apice dell'oggetto verso il portone. Quest'ultimo si
aprì con uno scatto metallico di fronte al naso appuntito di Narcissa che, una
volta entrata nell'ampio atrio, non trovò anima alcuna ad attenderla.
"Ma che
maleducazione!" Sbottò acida la madre di Draco. Con fare ardito, Narcissa si
diresse verso il salotto, facendo attenzione che i suoi tacchi a spillo fossero
ben udibili. Quando giunse alla porta del salotto, afferrò una maniglia con la
mano guantata.
"Insomma, c'è
nessuno?!" Sentenziò, inviperita, quando un improvviso spostamento d'aria le
mosse una ciocca di capelli e terminò con un rumore assordante ai suoi piedi.
Narcissa abbassò lo sguardo per osservare i frammenti di quello che un tempo era
stato un SUO vaso. Voltò il capo verso il punto della parete contro cui si era
infranto l'oggetto e aggrottò la fronte.
"TU essere
immondo! Cosa hai fatto?!" La voce collerica e stridula di Ginevra riecheggiò in
tutto il salotto. Narcissa portò lo sguardo diritto di fronte a sè e rimase ad
osservare la scenetta quasi teatrale che le si presentò di fronte. Accucciato a
terra, suo figlio Draco aveva l'aria di chi aveva sventato un vaso da poco
tempo, mentre suo nipote Blaise era steso sul divano con i capelli scarmigliati
ed un'espressione terrorizzata. Sua nuora, al contrario stava ansimando per il
grande sforzo e sovrastava entrambi.
"Draco! Voglio
una spiegazione! Voglio James! Qui, subito e all'istante! Se non troverai quel
bambino Draco Malfoy voglio il divorzio!" Urlò aspra.
"Aspetta Ginevra,
c'è una spiegaz—" Draco tentò di sollevarsi.
"Me ne sbatto
delle tue spiegazioni! Trova James!"
"Tesoro, calmati.
Nelle tue condizi—"
Un grido riempì
ogni singolo angolo della stanza e otturò le orecchie di Narcissa. "Ma cosa sta
succedendo?" Domandò la donna, con tono nettamente più flebile. Notando la
suocera, Ginevra arrossì e si ricompose. "Narcissa, una disgrazia!" Singhiozzò
esausta.
"Disgrazia?" Il
volto di Narcissa non si scompose e la donna rimase alla porta, dirigendo il suo
sguardo sul figlio a terra.
"Cosa hai fatto
stavolta? Possibile che ti abbiamo educato così... così male?"
"James è sparito
Narcissa!" Rispose Ginevra al posto del marito, "Ed è tutta colpa sua! Lo avevo
pregato di fare attenzione al bambino e invece NO, se n'è altamente fregato
quando i suoi genitori gli avevano dato fiducia! Cosa dirò ad Harry e a
Hermione? Avevano riposto fiducia in noi e... oh, oddio! Oddio! Porca paletta di
Merlino!" Sbraitò con veemenza.
"Ginevra,
contieniti." Le fece notare Narcissa. "Innanzitutto, siediti, nelle tue
condizioni non credo che tutta questa agitazione sia ottimale per la tua salute
e per quella della mia nipotina. Poi, Draco, per carità di Merlino alzati e vedi
di assumere una postura decente. E tu, Blaise, tua madre non ti ha forse
insegnato che non è quello il modo di sedersi su un divano altrui? Bene. Adesso,
state calmi e zitti per favore."
Senza spostarsi
di un millimetro, Narcissa continuò a parlare. "Draco, il mio incontro per
l'Associazione di Volontariato è andato splendidamente!" Il figlio arcuò un
sopracciglio, perplesso.
"Perdonatemi,
madre, ma non vedo come que-"
Narcissa lo
interruppe all'istante. "E lo devo grazie a Potter!"
Al sentir
pronunciare Harry, tutti la osservarono sbalorditi. "E' stata ottima l'idea di
averlo come consulente stretto, oh oh oh!"
"Mi perdoni," si
intromise Ginevra. "Ma Harry non ha mai partecipato a queste—"
"Oh, cara. Non mi
riferisco a quell'Harry Potter. Ma al piccolo James." Sentendo il proprio nome,
James Potter sbucò da dietro il mantello della donna.
"Zia!" Gridò il
bambino, correndo verso Ginevra che lo accolse con sguardo sbalordito.
"Madre, io..."
"Draco," disse
Narcissa con tono severo. "Se tu avessi prestato un MINIMO di attenzione a
Pansy, sapresti che avrei preso James in prestito per un pomeriggio.
L'Associazione di cui mi occupo adesso è una libera organizzazione tra maghi per
tutelare i bambini orfani e James era splendidamente perfetto - in quanto figlio
di Harry Potter - per partecipare come ospite d'onore. Inoltre, i Potter sono
molto ben visti e questo è senz'altro l'enorme vantaggio di questo bambino."
Concluse, sorridente.
"In poche parole,
lo hai strumentalizzato... grande zia!" Osservò Blaise, che si guadagnò
un'occhiata feroce da parte di Narcissa.
"Non essere
volgare, signorino. Altrimenti ti faccio ricordare come ti cambiavo il
pannolino."
A quelle parole,
Blaise arrossì vistosamente.
"Quindi... è
tutto risolto?" Domandò Draco, a discapito di tutte le peripezie che aveva
fronteggiato.
Ginevra si alzò a
fatica dal divano ed esclamò. "No, non è tutto risolto. Per una settimana dormi
sul divano!"
"Ma, Ginevra..."
"Non si discute!
Potevi farmi abortire con uno shock del genere! La prossima volta ascolta ciò
che la gente ha da dire! Uff!" Detto ciò, afferrò una mano di James, salutò
educatamente Narcissa e scomparve nel corridoio.
"Oddio, adesso
come faccio con quella donna?" Farfugliò Blaise.
Draco sospirò.
"Te li darò lo stesso quei soldi..."
"Dici sul serio,
Draco?" Blaise balzò in piedi come una molla.
"Ho forse altra
scelta?" Sbottò acido Draco, mentre un Blaise tutto frizzante uscì a saltelli
dal salotto. Rimasti soli, Draco si rivolse a Narcissa.
"Madre..."
Narcissa osservò
lo sguardo del figlio e, intuendo i pensieri del figlio, scoppiò in una risata stridula.
"Oh, no Draco.
Esiste un proverbio babbano che dice Tra moglie e marito non mettere il dito.
Oh, oh, oh! Tutto è bene quel che finisce bene caro, adesso, posso riavere
indietro il mio cappellino?"
Uno snort
fu l'unica risposta udibile.
Da questa storia,
Draco Malfoy, l'Affarista per eccellenza, aveva tratto un'amara conclusione.
Badare ad un
bambino, non è affatto semplice. Specialmente se è figlio del tuo peggior
nemico.
Fine
Dall'Autrice: ecco la fine di
Parenthood, spero sia stata di vostro gradimento :)
Per chi fosse interessato, sto
pubblicando nuovamente Anatema con l'intento di continuarla! Ringrazio
nuovamente tutti coloro che han recensito fino ad oggi e coloro che recensiranno
quest'ultimo capitolo.
|