Harry Potter e lo Specchio di Agis

di sophie_85
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Harry Potter e lo Specchio di Agis
di Sophie_85




Un ragazzo moro, con gli occhiali storti sul naso per la strana posizione assunta, sospirò nella notte calda e afosa di Privet Drive, stringendosi ancora di più le ginocchia al petto.
Quante notti aveva passato lì, su quella finestra, a fissare le stelle in cerca di risposte.
Tutte le estati di ogni anno da quando aveva iniziato a frequentare Hogwarts.
Questa volta però era diverso. Non si illudeva di trovare risposte o sollievo alle sue pene.
Lui era il “Bambino Sopravvissuto”, e ormai in quelle stelle aveva smesso da tempo di cercare risposte al perché la gente dovesse sacrificarsi per farlo rimanere il “Sopravvissuto”.
Dovevano chiamarlo “Fortunato”, piuttosto! Invece di morire in prima persona, c’erano i suoi cari che cadevano come mosche intorno a lui, senza essere in grado di fare niente per impedirlo. Oltre a quella maledetta capacità di parlare il Serpentese, il caro amico Voldemort non gli aveva regalato niente di utile, neanche la capacità di riconoscere quel maledetto traditore di Piton! Ed ora anche la persona che più gli era stata vicino, di cui più avrebbe avuto bisogno, - non solo lui, ma tutta la comunità magica- era morto. Silente era morto. E con lui ogni speranza nel suo cuore.
 
Maledetto! Maledettissimo! Voglio trovarti e ucciderti con le mie mani! Come hai potuto, dopo tutto quello che aveva fatto per te…

Come sempre, a quei pensieri, un lampo di puro odio attraversò i suoi occhi verdi. Odio e incredulità. Aveva sempre sospettato di lui, ma invece Silente si era sempre fidato, una fiducia incondizionata.
Cosa gli impediva di credere che in realtà facesse il doppio gioco per Voldemort? In fondo non si era mai fatto scoprire, e il Signore Oscuro si fida molto di lui, quindi aveva sicuramente le carte in regola per essere un imbroglione, o comunque almeno per far sorgere il dubbio in chiunque. Come poteva Silente non pensare che avrebbe messo in pericolo l’intera scuola fidandosi di lui? I suoi amati studenti…
Possibile che uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, l’unico che intimoriva addirittura Voldemort in persona, potesse chiedere pietà?

…Severus, per favore…

Quella frase continuava a vagare per la sua mente, in continuazione.
Il cielo ormai andava pian piano schiarendosi sempre più, e Harry, con questi interrogativi per la mente, come ogni singolo giorno da quando era tornato da Hogwarts, si allontanò dalla finestra e si buttò sul letto stremato dall’ennesima notte senza sonno, sfregandosi stancamente la cicatrice, che ormai non gli dava più tregua.

*

Gli sembrava di aver appena chiuso gli occhi quando improvvisamente un determinato e persistente ticchettio fece lo svegliare di soprassalto, accorgendosi così di stare ronfando, con tanto di rivoletto di bava al lato, da ben 2 ore ormai.

Un altro gufo… ma ancora non hanno capito che non voglio sentire nessuno?!

Harry aprì la finestra, facendo entrare un bel gufo castano, seguito a ruota dal piccolo Leo che iniziò a schizzare da una parte all’altra della stanza, felice di essere riuscito a fare un’altra consegna. Sicuramente erano altre lettere di Ginny, Hermione e Ron. Infatti, avvicinandosi al gufo più grande, slacciò dalla zampetta una lettera di Hermione e, una volta che fu riuscito ad acciuffare Leo, trovò una lettera di Ron, una di Ginny, e stranamente una della signora Weasley. Prese gli ultimi biscotti gufici rimasti nella scatola, e li porse ai due gufi, che, dopo averli mangiucchiati, ripartirono con fare soddisfatto.

Devo comprarne assolutamente degli altri, altrimenti Edvige mi beccherà a sangue!

Guardò con fare sospetto la lettera della signora Weasley, pensando se aprirla o meno, ma alla fine decise che non l’avrebbe aperta, e la lanciò, insieme alle altre, sulla piccola montagnetta di lettere ancora sigillate che aveva ricevuto per tutta l’estate.
Aveva deciso di non sentire nessuno, aveva paura che volessero parlare con lui della morte di Silente, o peggio, compatirlo. Non sopportava quando iniziavano a dirgli: “Harry, non sentirti in colpa, non è colpa tua, non potevi fare niente…” oppure “Non preoccuparti, stai tranquillo, e non fare pazzie”, come se potesse decidere di catapultarsi all’improvviso nel covo dei Mangiamorte, magari senza bacchetta, e proporre a Voldemort di risolvere la questione a suon di pugni.
Aveva bisogno di affrontare senza di loro quest’ennesimo dolore. Non voleva arrivare, come l’anno prima, a scaricare la propria rabbia sui suoi amici, non era giusto che li usasse come valvole di sfogo. E per evitare che ciò accadesse nuovamente aveva bisogno di metabolizzare da solo gli ultimi avvenimenti. E ci stava riuscendo, anche se non proprio da solo: aveva avuto l’appoggio sincero di Remus e grazie ai suoi consigli ce l’aveva quasi fatta. Con lui non se l’era sentita di tagliare i contatti. Era rimasto molto sorpreso quando, una calda sera di Giugno, ricevette la sua lettera. Lì per lì pensò di non aprirla, ma poi decise che non era giusto. Infondo anche lui aveva perso le persone più care che aveva: Lily, James, Sirius, Silente… Erano care ad entrambi alla stessa maniera, e forse a lui anche di più, infondo era stato con loro molto più tempo. Poteva capire benissimo come si sentiva Harry, e proprio per questo alla fine Harry decise di aprire la sua unica lettera che diceva:
 
 
Ciao Harry, come stai?
Lo so che è una domanda sciocca, ma non sapevo come iniziare questa lettera. I rapporti tra noi sono sempre stati meno intimi di quanto non fossero i tuoi con Sirius, anche perché in fondo io ero un tuo insegnante, ma sappi che mi stai comunque a cuore come spero io sia per te. So che momenti difficili stai passando, e non lo dico tanto per dire. Immagino come ti stia sentendo ed è soprattutto questo che mi ha spinto a scriverti, sempre se leggerai questa lettera. Immagino che sarai pieno di rabbia e rancore verso Severus e certo non ti scrivo per biasimarti, ma  devi stare attento. In alcuni maghi, emozioni forti, hanno un grave impatto sui poteri magici. Ti ricordi Tonks? A causa mia i suoi poteri si erano indeboliti notevolmente. Ho studiato un po’ la cosa e penso che tutto lo stress a cui sei stato sottoposto in questi anni, e soprattutto la rabbia che covi spesso dentro, abbiano in qualche modo imbrigliato le tue potenzialità magiche. So che non è facile, ma quando vieni assalito dalla rabbia, devi cercare di canalizzarla in qualche modo:  non so, concentrandoti su qualcosa, o sfogandoti con dell’esercizio fisico. In fondo potrebbe esserti utile, ti servirà anche la prestanza fisica per lo scontro finale con Voldemort. Appena ci rivediamo vorrei parlarti di una persona che potrebbe aiutarti e prepararti al meglio per la possibile battaglia finale. Lo so che il dolore è immenso, ma devi cercare di andare avanti; purtroppo è impensabile fare una guerra senza subire neanche una perdita. Bisogna andare avanti. Devi essere forte anche per lui, e per tutte le persone che hai perso a causa del Signore Oscuro. Harry, devi sconfiggerlo a tutti i costi.
Sinceramente tuo, Remus
 

 Ripensando alle sue parole, Harry decise che un po’ di flessioni non avrebbero fatto male, così spostando un po’ di fogli di pergamene appallottolati che erano sparsi qua e là, iniziò di buona lena. Effettivamente i consigli di Remus erano stati molto utili, stava riuscendo pian piano ad incanalare tutta la sua rabbia e il suo dolore, sfogandosi e facendo esercizi di concentrazione. Era determinato a porre fine a quella storia. Voldemort doveva morire, a costo di diventare un assassino. Grazie a Remus era riuscito a concentrarsi così bene, che aveva già finito i compiti per l’estate. Hermione sarebbe stata fiera di lui quest’anno!

Chissà come stanno quei due… sicuramente si saranno messi insieme. Se non è così, devo fare un bel discorsetto a Ron, è ora che si svegli!

Perso nei suoi pensieri, intanto continuava imperterrito gli esercizi.
 
…14, 15, 16…
 
Toc toc toc
 
“Ragazzo! Sto uscendo a fare la spesa… vedi di non combinare niente di strano in mia assenza, CAPITO?”
 “Sì, zia Petunia.”
 
…17, 18, 19…
 
Boom
 
“Ma che diavolo…?” Harry alzò gli occhi per ricercare la fonte del rumore improvviso e riconobbe la sagoma di Leo spiaccicata contro il vetro. Nella fretta di consegnare la sua ennesima lettera, non si era accorto del vetro chiuso.
“Certo che sei proprio un disastro, tu.” disse facendo entrare il piccolo pennuto che sembrava si fosse già ripreso alla grande. Slacciando la lettera dalla sua zampina, riconobbe con orrore l’inconfondibile tonalità di rosso scarlatto delle Strillettere. Leo, come presagendo il pericolo, volò immediatamente fuori dalla stanza senza aspettare la sua ricompensa, e Harry si preparò all’inevitabile sfuriata, mettendosi due dita nelle orecchie.






Sophie' space
EDIT del 23/06/2011: Probabilmente molti di voi saranno  già passati per questa storia, ormai è una vecchietta! E visto l'età che ha, in occasione di un contest, ho deciso di darle una rinfrescata. Rileggendola, effettivamente si vede proprio che è la mia primissima fanfiction! Ci sarà un sacco di lavoro, ma cercherò in qualche modo di renderla meno 'acerba' ^__^
Se qualcuno leggendo ha da segnalarmi qualche errore, ne sarei felicissima. Tengo molto a questa storia, e se posso migliorarla, ben venga ;)
Un bacio,

Sophie







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