E
finalmente ci siamo.
Purtroppo
sono rimasta senza linea e non ho potuto aggiornare. Questa è
proprio una fanfiction sfortunata.
Quindi
non mi dilungo e mi scuso per il tempo che passa tra un capitolo e
l'altro, ma purtroppo ho il destino contro.
Ringrazio
per le recensioni e vi lascio alla lettura.
Alla
prossima!!!!
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5.
Questo è amore.
Era
tutto li quello che sapeva fare. Piangersi addosso, gridare e
rifiutare il cibo, in pratica comportarsi come un bambino viziato e
decisamente stupido. Se alla sua età il modo di confrontarsi
con il padre era quello, in fin dei conti si meritava tutta la
tristezza del mondo. Ormai non aveva più neanche la forza di
alzarsi dal letto, sua madre andava a trovarlo una volta al giorno,
cercava di farlo alzare e mangiare, anche forzandolo, ma non riusciva
ad avere da lui una risposta.
Ritsu
non parlava, si limitava a fare i capricci, come li definiva lei e a
comportarsi da idiota, ma ormai era passata una settimana e lei non
lo sopportava più.
Era
nervosa e decisamente esasperata quindi entrò nella stanza
sbattendo la porta e chiamò il nome del figlio a gran voce.
L'unica risposta fu un movimento del viso verso di lei, meglio di
niente in fin dei conti.
-
Ora basta! Non sopporto più ne te ne quella ragazzina, avete
deciso di sposarvi mi dici perché diavolo ti comporti così?-
Ritsu
non si era mai sfogato con la madre, perché non sapeva nulla.
Se ne era accorto subito che era all'oscuro di tutto, faceva domande
e chiedeva spiegazioni, ma nessuna si avvicinava minimamente alla
verità. - Ti prego devi dirmi che sta succedendo, non posso
fare niente se non mi spieghi perché stai così male.-
Sarebbe
stata in grado di capire? Non le aveva mai neanche raccontato ciò
che era successo dieci anni prima, del perché fosse fuggito da
scuola o della depressione che aveva dovuto affrontare. Ne era sempre
stato spaventato, un conto era evitare di avere una fidanzata e
cercare scuse, un altro era dire perché non voleva una donna,
ma ormai la sopportazione e il dolore che provava erano così
grandi, che ricevere un rifiuto dalla madre per via della sua scelta,
non era neanche paragonabile.
-
E' come dieci anni fa Ritsu, non mi hai mai voluto spiegare cosa
fosse successo e io da sciocca non te l'ho chiesto, ma ora basta, non
sopporto di vedere mio figlio in queste condizioni.-
-
Mamma...- fu la prima parola dopo giorni e alla donna vennero le
lacrime agli occhi, si avvicinò al letto e lo abbracciò
così forte da togliergli il respiro e a stento, Ritsu riuscì
a ricambiare il gesto. - Io non voglio sposarmi.-
-
Va bene, va bene così, parlerò con tuo padre, vedrai
che risolveremo la questione. Se devi stare male non mi interessa.-
-
Non è così semplice. Io non posso rifiutare.-
Infatti
non poteva. Rifiutare suo padre significava distruggere ogni cosa e
lui era stato chiaro su questo. Quel giorno maledetto aveva deciso di
rispondere al telefono e correre da lui, chiuso in uno studio scuro
pieno del profumo dei libri, suo padre aveva sentenziato il suo
futuro senza diritto di replica.
Dietro
quella scrivania in noce lavorata e decorata in modo fine ed
elegante, che a lui piaceva molto e più di una volta, da
bambino aveva usato per giocare provocandogli quel brutto graffio su
una delle gambe, si ergeva quell'uomo così emblematico e
distinto che lui rispettava e temeva più di ogni altra cosa al
mondo.
Era
bastato così poco per farlo cedere e ora sarebbe bastato ancor
meno per farlo crollare del tutto e quando sua madre insistette per
sapere la verità, Ritsu sputò fuori ogni cosa celata
con la stessa forza di un'inondazione, così la donna ignara di
tutto venne a sapere che quell'uomo seduto dietro alla bella
scrivania aveva semplicemente detto la sua volontà e l'avrebbe
fatta rispettare a tutti i costi.
-
Non puoi mettere così in ridicolo la nostra società, la
tua un giorno.- aveva iniziato così, freddo e distaccato, ma
decisamente tagliente. Ritsu non aveva risposto. - Hai cambiato
lavoro e cosa vengo a sapere? Che pur di fare strada ti porti a letto
il tuo capo? Un uomo?!- aveva gridato quell'ultima parola sbattendo
un pugno sul tavolo e facendo arrivare al ragazzo tutto il suo
disprezzo. - Ma che diavolo ti sei messo in testa?-
-
Chi ti ha detto questo? Non è affatto vero?-
-
Ah no? Credi che io non tenga d'occhio mio figlio o non mi interessi
di ciò che gli accade? Credi che abbia accettato il tuo
trasferimento perché non mi interessava cosa combinavi nella
vita? Ringrazia la tua fidanzata se possiamo mettere un freno a
questa situazione e se si può ancora risolvere.- Tirando fuori
una busta da un cassetto la tirò ai piedi di Ritsu e mentre
raccontava ricordando le esatte parole del padre, che tanto lo
avevano ferito, la mostrò anche alla madre. In cuor suo la
donna un po' lo sospettava, ma dieci anni prima e in piena
adolescenza infondo poteva anche essere normale essere confusi sul
proprio orientamento sessuale, ma ora era un dato di fatto e in
quella busta piena di foto, c'era suo figlio insieme ad un uomo e
oramai Ritsu non era più un ragazzino.
-
Se non vuoi creare ulteriori problemi dovrai solo comportarti come di
dovere. Lascerai quello stupido lavoro e starai a casa, organizzerò
il matrimonio e ti sposerai con quella brava ragazza.- ripetendo le
esatte parole, come stampate a fuoco nei suoi ricordi iniziò a
piangere e la donna lo strinse a se ancora più forte cercando
di calmare quello che altri non era che il suo dolce bambino. - Se
non obbedirai rovinerò la vita di quell'uomo in così
poco tempo che non riuscirà neanche a capire come sia stato
possibile e mi assicurerò che non ne trovi lavoro ne ora ne
mai più.- E lui sapeva, che mai avrebbe potuto far questo alla
persona che amava. Per Takano il suo lavoro era un'ancora di salvezza
e tutto il suo vanto. Per quanto assurdo a volte, difficile e
stancante, con orari senza senso e corse spericolate, quel
dipartimento e quella casa editrice, erano il posto in cui lui
avrebbe sempre voluto tornare. Ciò che lo aveva tirato fuori
dalla depressione di dieci anni prima era stata anche la speranza di
un futuro e quel lavoro gliene aveva dati. Così lui quel
giorno era crollato, poteva negarsi l'amore e la libertà, ma
non poteva negare a Takano un futuro senza problemi e aveva accettato
quelle condizioni.
Nel
mentre aveva deciso e senza rendersene conto lo rivelò alla
donna, che forse non aveva più voglia di vivere, se fosse
sparito Takano si sarebbe messo il cuore in pace e lui non avrebbe
più sofferto, ma questo una madre non può accettarlo.
Per quanto difficile potesse essere la situazione lei mai avrebbe
potuto lasciare che il proprio amato bambino dicesse cose del genere.
Lei aveva creato quella vita che avrebbe stretto a se fino alla fine
dei suoi giorni, niente al mondo le avrebbe privato di quel gioiello
inestimabile e se ora lui voleva buttare al vento ciò che lei
gli aveva donato, da madre avrebbe fatto ogni cosa per evitarlo.
-
Mi dispiace essere una così grande delusione per te...- Lo
disse a stento, tra le lacrime e i singhiozzi. Lo accarezzò
piano e ordinò al suo cuore di battere regolarmente, doveva
essere decisa e dare a Ritsu un appoggio sicuro.
-
Tutte le madri sognano un futuro perfetto per i propri figli. Io ho
avuto un maschio e ancora prima che tu venissi al mondo aveva già
programmato tutto. Le scuole che avresti frequentato, gli amici che
avresti incontrato, le marachelle che avresti combinato. Immaginavo
il tuo aspetto e la tua voce e la tua fidanzata e futura moglie. Il
lavoro che avresti fatto e la casa che avresti comprato, poi
immaginavo i miei nipoti e a come li avrei viziati.- Gli prese il
viso con le mani e lo allontanò dolcemente da lei fissando gli
occhi arrossati e stanchi del figlio con uno sguardo deciso e pieno
d'affetto. - Ma la cosa che si immagina prima di tutte e si spera per
sempre e la felicità. Se il futuro che io e tuo padre abbiamo
pensato per te non te ne dona allora non è quello giusto e che
ci piaccia o no dovrai prendere un altro percorso e cercarla sempre e
comunque. Ciò che ho visto io in quelle foto è mio
figlio e basta, ne una vergogna ne una delusione. Se questa persona
che ti tiene la mano è la persona che vuoi e che ti rende
felice, che per me o per tuo padre possa essere difficile da
accettare non ha importanza e farò ciò che posso per
aiutarti.- Lo baciò sulla fronte e si allontanò da lui.
Ritsu non riuscì a dire neanche una parola. Con quel gesto, il
dolore e la tristezza si erano come congelati. - Però tu
dovrai lottare per ciò che vuoi e lui dovrà dimostrarmi
che è la persona giusta per te o non riuscirò a
lasciarti andare.-
Con
quelle ultime parole e con un coraggio che non sapeva di avere, aveva
lasciato il figlio ed era uscita dalla stanza. In quella faccenda non
servivano eroi, ne coraggiosi. Ci impiegò poco per
rintracciare quell'uomo, infondo era il capo editore della Emerald,
semplicemente lo si trovava su tutti gli elenchi. Compose il numero
della Marukawa, nascosta nella sua camera da letto, stando attenta a
non farsi vedere da nessuno e attese. Una voce gentile, ma civettuola
a suo avviso le rispose e si fece passare il dipartimento, chiedendo
di parlare direttamente con Takano Masamune.
-
Chi dovrei annunciare?-
Molte
delle ragazze che venivano assunte come receptionist ottenevano quel
lavoro perché di bell'aspetto, la maggior parte conosceva i
nomi di tutti gli impiegati della compagnia e sapevano come tirar
fuori i pettegolezzi su ognuno di loro, ma spesso non avevano la
minima idea del lavoro che svolgessero o di cosa si occupassero
davvero, per questo tirò fuori una semplice scusa abbellendola
con nomi importanti e famosi sperando che quella ragazza mangiasse la
foglia e, in poco tempo, si ritrovò ad essere la manager e
editor di tre dei più grandi scrittori del momento e due
mangaka altrettanto famosi. - Oh certo, le passo subito il reparto.-
La
donna si ritrovò a sorridere, ma presto si rese conto di
essere in ansia e curiosa di sentire la voce della persona per cui
suo figlio si stava tanto tormentando.
-
Qui è la Emerald, sono Takano Masamune.- forte, profonda e
decisa. Il primo impatto le piacque molto, ma infondo era sul posto
di lavoro, non poteva di certo rispondere al telefono piangendo. Fu
diretta, metterlo in difficoltà era il suo primo compito.
-
Sono la madre di Onodera Ritsu.- ci fu un attimo di silenzio, in cui
lei riuscì a captare le voci dei colleghi e i rumori tipici di
un dipartimento editoriale. Infine arrivò la risposta e lei
dedusse che quello con cui stava parlando, non era una persona
comune.
-
Dov'è quell'idiota?-
-
Mio figlio è a casa, si sta preparando per il suo matrimonio.-
-
Spero abbia scelto un bel vestito bianco ampio e pieno di fronzoli,
perché credo che sia lui la sposa e la ragazza lo sposo.-
Non
si sentì offesa da quelle parole, doveva essere un uomo con un
carattere forte e ne fu compiaciuta. - Perché dice questo?-
-
Non so per cui mi abbia chiamato, ma le dico una cosa. Onodera non è
fatto per fare il marito è fatto per stare con me. Mandarmi un
invito al matrimonio è servito solo a farmi arrabbiare e ora
le do la mia conferma. Verrò alla cerimonia e qualsiasi cosa
accada me lo porterò via.-
Ora
fu lei a rimanere in silenzio e mentre una lacrima calda le scivolò
sulla guancia, si ritrovò a sorridere ancora una volta, non
conosceva Takano Masamune, ma una madre ha un certo sesto senso e lui
le piaceva. Era riuscito in poche parole a fare ciò che la
piccola An non era riuscita in anni di conoscenza. Stupirla. - Non so
che cosa sia successo e non lo voglio sapere, quello è un
idiota che combina assurdità per delle sciocchezze, ma in un
certo senso posso immaginare la situazione. Per organizzare in poco
tempo un matrimonio che si aspetta da anni, bhè immagino che
abbiate capito la relazione che c'è tra Ritsu e me e l'invito
al matrimonio è una chiara provocazione.- Il tono di voce era
cambiato diventando serio e riflessivo, doveva di certo essere una
persona molto intelligente. - Se lei mi sta chiamando ora ci possono
essere solo due opzioni. La prima è che vuole minacciarmi,
tenermi lontano da lui in qualche modo.-
-
E' intelligente. La seconda quale sarebbe?- scoprì che parlare
anche solo al telefono con lui le stava provocando un mare di
sensazioni contrastanti, chi era in realtà quell'uomo?
-
La seconda è che quello scemo si sia ritrovato in una
situazione più grande di lui, che ora stia chiuso da qualche
parte a piangere e deprimersi e che alla fine lei si sia decisa a
scoprire la verità per aiutare suo figlio. Infondo questo
dovrebbe essere il compito di una madre credo.-
-
Una madre vuole solo la felicità del proprio figlio.-
-
La mia non si è interessata molto a me, non so come dovrebbe
comportarsi una vera madre. Immagino che per una famiglia
rispettabile come la vostra, che in quest'epoca ancora concorda il
fidanzamento del proprio figlio, sia difficile accettare uno come me.
Quindi sono disposto a rispondere a qualsiasi domanda lei mi ponga,
ma non cambierà le cose.-
-
Quali cose?-
-
Il primo di marzo, prima che quell'idiota scambi a forza le promesse
di matrimonio io me lo porterò via.-
-
Ed è sicuro che questo faccia la felicità di mio
figlio?-
-
Lei ha mai sperato qualcosa con tutto il suo cuore?- Takano ricevette
un si delicato e soffuso, capì subito che stava piangendo. -
Io ho sperato per dieci anni di ritrovarlo, abbiamo avuto dei
problemi, ma eravamo giovani e decisamente stupidi. Quando ci siamo
ritrovati... quando l'ho rivisto dopo tutto quel tempo il mio cuore
ha ripreso a battere come da ragazzo e quella sensazione ce l'ho
tutt'ora. Forse lei non lo accetterà, ma io lo amo e di
perderlo di nuovo non se ne parla.-
-
L'aspetto al matrimonio signor Takano.-
E
alla fine arrivò.
La
mattina del primo di Marzo, Onodera Ritsu si mise forse il vestito
più costoso di tutta la sua vita accettando senza riserve il
destino che suo padre aveva scelto per lui. La madre non gli aveva
più detto nulla dopo quel giorno, ma semplicemente gli aveva
chiesto di comportarsi bene e smetterla di piangersi addosso. Per
qualche motivo quelle semplici parole, avevano avuto effetto. Ci
aveva ragionato parecchio su, si era subito sottomesso pensando a
Takano e alle minacce di suo padre, ma in realtà le cose erano
ben diverse.
Si
era sempre chiesto come si sarebbe comportato se i suoi genitori
avessero scoperto di chi fosse realmente innamorato e inconsciamente
quella paura lo aveva sempre portato a nascondere la verità
per questo, quando si era trovato con le spalle al muro, aveva ceduto
subito. Non era stato per Takano, ma per semplice egoismo. Il non
sapere affrontare la situazione e il non riuscire a esprimersi come
voleva lo avevano portato ad un livello di codardia inaccettabile.
Ciò
di cui aveva bisogno non era quella falsa bugia, non doveva
proteggere Takano in nessun modo e lui lo sapeva bene. Ormai non
poteva più nascondere i suoi sentimenti, per quanto si fosse
sforzato di ripetersi che quello non era amore, lo era eccome.
Il
batticuore, il rossore alle guance, la pelle calda al solo sfiorarsi,
lo stomaco che si contorceva al minimo movimento, quelle sensazioni
non potevano essere nascoste e ormai era stufo di quella sua
debolezza.
Era
un uomo e la persona che amava era anch'egli un uomo, ma importava
davvero?
Aveva
veramente importanza che si comportasse da uomo o da persona
innamorata?
Era
così importante seguire delle regole che non lo portavano alla
felicità solo per non deludere qualcuno?
Era
privo di senso, come senza senso era il fatto che si fosse innamorato
due volte del suo primo amore, ma così lui era felice e la
minaccia di perdere un lavoro non aveva poi così tanto peso.
Per
questo aveva scritto la sua promessa pensando a lui e l'avrebbe
recitata senza timore e senza vergogna e proprio per questo, andò
fiero verso il suo destino.
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