fab
Animal I Have Become
Sexual
desire, lust, passion, ar(rr)ousal.
Aveva
avuto un attacco
di panico. Non gli accadeva da molto tempo. Gli sembrava non passare mai,
nonostante il peggio fosse ormai superato. Si disse
«Se stai attraversando l'inferno, continua a
camminare» e sospirando pesantemente ripeteva
«continua a camminare, continua a camminare». A
tastoni raggiunse le doccie e spinse erroneamente per l'accensione.
Scivolò a terra, i vestiti ormai fradici gli aderivano al
corpo, raffreddandosi velocemente e facendogli riprendere contatto con
la realtà. Ancora intontito si apprestò ad
uscire, maledicendosi per non avere nulla con cui cambiarsi e
rigraziando le temperature tropicali raggiunte a Beacon Hills in quei
giorni.
Derek vagava per i corridoi in cerca del suo braco, che doveva aver
finito lezione da almeno un paio di ore. Isaac, Scott e Jackson avevano
sicuramente concluso gli allenamenti di lacrosse da mezz'ora buona.
Eppure nessun lupo si era presentato al suo cospetto, quel pomeriggio.
Si era appena avviato verso il campo quando il suo olfatto
percepì l'odore di lupo, o meglio, di tutti i lupi del
branco. C'era dell'altro però, un leggero senso di ansia e
attesa. Continuò a camminare in quella direzione e si
stupì non poco quando trovò i ragazzi davanti
alla porta dello spogliatoio, seduti, in attesa di qualcosa
«Cosa state facendo tutti qui?» Chiese perplesso.
Nessuno parve sentirlo, così ritentò mentre la
rabbia si faceva strada nella sua gola con un leggero ringhio, appena
udibile. Solo allora, Scott parve riscuotersi
«Stiles è lì dentro da un
po»' disse, soltanto. L'altro scrollò le spalle e
chiese «E con ciò?» Allora
intervenne Isaac «Ha avuto un attacco di panico,
credo». Derek cominciava a sentire la rabbia scorrergli
nelle vene «Voi non vi siete presentati, quando in
giro c'è un intero branco di Alpha, perché
Stilinski ha avuto un attacco di panico?» Le labbra
sembravano non essersi mosse, ma tutti lo avevano sentito. L'aria
arcigna sul suo volto non lasciava presagire nulla di buono
«Io ve l'avevo detto» intervenne Jackson
«Non è nemmeno uno di noi». Erica
sbuffò, ma non disse nulla. Fu Lydia ad
intervenire «Da quello che mi avete raccontato, mi
pare vi abbia salvato e aiutato ben più di quanto
dovesse». Il suo ragazzo tacque, preso in contropiede. Si
riprese
poco dopo «Sei dalla sua parte, ora? Vuoi
lui?» La sua voce era rabbiosa, ma la ragazza non si fece
intimorire «Non fare l'idiota. Siete tutti suoi
amici, più o meno. Non vi siete davvero mai resi conto che
lui è un umano e che sono più le volte che lui
risolve i vostri problemi che il tempo che voi passate a pensare al
fatto che un insignificante ragazzino, anche piuttosto esile, riesca a
rimanere nel vostro mondo senza finire con lo star male?»
Nessuno osò ribattere e in quel momento si sentì
un tonfo leggero e l'acqua delle docce scorrere. A quel punto Derek
ritrovò la parola «A nessuno di voi è
venuto in mente di aiutarlo?» Gli altri lo guardarono,
straniti «Eppure non dovrebbe essere
così difficile da capire, entrate, lo fate riprendere,
uscite e venite al rifugio...» Lo sguardo degli altri era
perso «Siete davvero incredibili!» Fu
Scott a sbuffare «Senti Derek, io ho sofferto di
asma e ho avuto qualche attacco di panico, non si può fare
nulla. Senza contare che, quando ci avviciniamo troppo, percepiamo
tutto e tendiamo a trasformarci». Derek si
accostò alla porta, ma non si sentiva che il respiro
affannoso del ragazzino. Deciso a portarsi via i suoi, si fece forza e,
concentrandosi sulla sua rabbia, entrò negli
spogliatoi «Stiles» chiamò,
ma non rispose nessuno «Stiles!»
Riprovò con più forza. Ottenne un grugnito
indistinto e segui il rumore dello scrosciare dell'acqua.
Stiles se ne stava lì, con la maglia appiccicata al torace,
i pantaloni neri che gli aderivano alla pelle e i piedi scalzi. Era
attaccato alle piastrelle della doccia e l'acqua gli scivolava addosso
e Derek poté constatare che il giovane Stilinski non era
esile come tutti credevano. Nonostante i suoi muscoli non fossero
sviluppati come quelli degli appartenenti al branco, gli addominali
riuscivano a farsi notare anche con la maglietta spiegazzata e le
maniche corte della t-shirt lasciavano scoperto un bicipite ben
delineato. Non appena distolse lo sguardo, leggermente stupito dal suo
stesso interesse, notò che l'attacco era passato e il
ragazzo si stava riprendendo, seppur lentamente, ed era
riuscito ad alzare lo sguardo nella sua direzione. Non disse nulla e
quello stupì ulteriormente il lupo, abituato agli sproloqui
del giovane anche nelle situazioni peggiori. Derek fece vagare il suo
sguardo altrove, aspettato che l'altro dicesse qualcosa. Insomma, lui
non era un gran conversatore e il ragazzo lo sapeva bene. Gli occhi
verdi dell'Alpha furono catturati, per un secondo di troppo, dal
disegno dei muscoli, evidenziati dalla maglietta fradicia. Si
concentrò un po' troppo sul solco a v che finiva nei pantaloni
fin troppo aderenti. Ad un tratto sentì le labbra secche e
vi passò sopra la lingua, velocemente. Fece violenza su se
stesso e alzò lo sguardo sugli occhi nocciola del ragazzo di
fronte a lui «Bé»
iniziò questo «almeno adesso so che non
faccio poi così schifo». Derek fece finta di non
seguirlo «Se anche un alpha che mi detesta si
eccita a guardarmi sotto la doccia dopo un attacco di panico, devo
essere davvero interessante. Forse dovrei andare in giro pieno di sonno
e tentare di finire sotto secchiate d'acqua. Magari qualcuno si
accorgerà che esisto». La risata di Derek si
sentì fino a fuori, dove il branco pregava per la
sopravvivenza di Stiles e sperava che quella risata non fosse il primo
segno dell'apocalisse. Purtroppo, le due cose risultavano
inconciliabili a tutti.
Dentro Derek rischiava di perdere la presa dalla sua rabbia, mentre
un'altra sensazione di faceva largo sotto la pelle, pronta ad
avvolgerlo «Eccitato? Io? Silinski, spero tu stia
scherzando! Avrei dovuto squarciarti la gola tanto tempo fa».
L'altro parve leggermente intimidito, ma non abbastanza da
zittirlo «Allora complimenti, amico»
l'altro ringhiò. Quel ragazzino era così
irritante. La piega delle sue labbra sottile era sempre piegata in un
sorriso, anche quando rischiava la vita. I suoi occhi, sebbene
sembrassero nascondere qualcosa, erano sempre vivaci e curiosi, spesso
anche troppo attenti. Quando lì alzò quella
volta, però, non sembrava interessato a nient'altro, in
quella stanza, che a Derek. Non gli aveva mai rivolto uno sguardo del
genere, probabilmente troppo spaventato «Ragazzino
levati quella maglia e prendi la mia. Voglio portarti fuori di qui,
visto che tutto il branco ha deciso di non muoversi fino a quando non
uscirai sano e salvo da questo spogliatoio».
Vicino alla porta, Erica riportò «Gli ha
chiesto di togliersi la maglia» glissando sul resto della
conversazione. Lo sguardo degli altri si tinse di preoccupazione, solo
Lydia non parve toccata dalla cosa «Gli ha davvero
chiesto di togliersi la maglietta?» Scott rimase
interdetto «Hanno anche parlato di eccitazioni
varie». Jackson perse colore in volto
«Stanno pensando di fare sesso in una doccia? Nella nostra
scuola?» Domandò schifato.
«Forse stiamo fraintendendo, ragazzi. In fondo, quei due si
odiano, no?» disse Isaac. Erica gli rivolse uno sguardo
malizioso «Come sei innocente, piccolo
Isaac» l'altro sbuffò «No,
solo che
Derek lo ha minacciato di morte più di qualche volta e
Stiles non ha mai avuto parole gentili per Derek, tutto qui.»
Boyd intervenne «Mi sembra che gli
abbia anche detto che è il motivo per cui noi non ci siamo
presentati per gli allenamenti».
Dentro Stiles continuava a parlare, ma l'argomento era cambiato di
colpo, il suo sorriso aveva assunto toni amari, i suoi occhi si erano
velati e fissavano il pavimento «Ho paura, un
terrore folle che non mi lascia mai» disse, fingendo di non
trovarsi davvero davanti a Derek Hale «Guardarvi
affrontare cose che potrebbero uccidervi. Temere di perdervi e
continuare a ripetermi che non è mio dovere fare tutto
quello che faccio per poi farlo in ogni caso. Giusto per non perdere
ancora, per non mollare tutto. Giusto per non assistere a qualcosa che
non potrei accettare, non di nuovo, non a me». L'altro non
parlava «Sono inutile e lagnoso, sono umano. Sono
un perdente, vado male a scuola, non sono nemmeno una creatura
speciale. Eppure non baratterei quest'umanità per niente al
mondo.» Non riusciva più a fermare il flusso di
parole che si susseguivano, scrosciando via dalle sue labbra come le
gocce d'acqua che continuavano a scivolargli addosso
«D'altra parte non mi sono mai sentito tanto dentro e tanto
fuori da una famiglia. Ogni giorno temevo l'arrivo del momento in cui
non vi sarei più servito e vi avrei persi tutti assieme.
Anche tu, perché non importa un accidenti se litighiamo, se
ci usiamo a vicenda. Noi ci teniamo in vita, ci capiamo, ancora non mi
capacito di come questo accada, ci attacchiamo a vicenda, ma ci siamo
sempre. Nonostante tutto credo che non potrei sopportare di perdere
nemmeno te...» Disse Stiles, alzando lo sguardo
«Derek. Ho questi attacchi di panico non solo per gli Alpha o
il tuo miracoloso zio resuscitato. Temo di non riuscire a trovare il
mio posto. Ho paura di perdere tutto questo perché sto
vivendo tutto attraverso Scott e prima o poi non ci andrà
più bene e qualcuno morirà, Isaac, Jackson,
Scott, Lydia e prima o poi tutti questi disordini cesseranno e io non
servirò più a salvare il branco. Io non sono un
eroe». Gli uscì di getto «Sono un
osatacolo anche ora. Siete qui a farmi da balia mentre fuori
c'è un intero branco di Alpha che vi da la caccia per non so
quale lotta per chissà poi che potere». Un
ringhio uscì dalla gola del silente ascoltatore. Derek non
riusciva più a controllare la sua rabbia e gli si
avventò addosso senza mai trasformasi
«Se a nessuno importasse di te, nessuno di loro sarebbe qua
fuori a origliare quello che ci stiamo dicendo, non trovi?»
Erica sorrise, sorniona «Forse è il caso
di lasciarli davvero soli» Scott la guardò,
accigliato «Per cosa? Lei
sbuffò «Siete davvero tutti
così tonti? Lo sta consolando! Derek, il sociopatico gli sta
dicendo che non è inutile e che non è solo!
Insomma datevi una svegliata!» Isaac intervenne
«Capisco, ma sa che stiamo origliando» le fece
notare. L'altra rise «Credi che poi potrei
inchiodare Stilinski ad una sedia e fargli il terzo grado per sapere se
ha fatto le cosacce con il mio Alpha? Siamo seri!» Tacquero
tutti. Anche dallo spogliatoio non giungevano rumori
«Credete che gli abbia squarciato la gola con i denti?»
Domandò Scott, vagamente preoccupato
«Sembrava arrabbiato». Erica gli lanciò
un occhiata esasperata «Lo attacca al muro tutti i
giorni, eppure non tira fuori i denti, i suoi occhi non cambiano colore
e gli mette sempre le mani addosso, parliamoci chiaro. Derek a voglia
di scoparsi il tuo amico, dolce e innocente McCall».
Lo sguardo di Stiles incrociò gli occhi verdi del ragazzo
che lo teneva attaccato al muro. Anche la maglia di Derek era
irrecuperabile e il giovane sentì la saliva riempirgli la
bocca, mentre il corpo teso di Derek si scontrava con il suo.
Deglutì vistosamente. Le sue mani erano bloccate da una sola
mano dell'altro. Totalmente esposto, in tutti i sensi non si accorse
nemmeno di tutti quei momenti. Non riusciva a vedere altro che i suoi
occhi e la sua bocca, tesa in una delle sue solite espressioni
rabbiose. Non riuscì a trattenersi «Sei
molto eccitante in questo frangente, te ne rendi conto?» Lo
disse così, come se stesse parlando del tempo. Derek gli si
schiacciò addosso, sempre più arrabbiato con quel
ragazzino che gli faceva perdere il razioncino.
Dall'altra parte Erica avvertì distintamente un
gemito «Accidenti, si daranno da fare sul serio,
non ci speravo più» Scott, intanto osservava il
vuoto e si ritrovò a ricordare a voce alta
«Desiderio sessuale». Tutti si voltarono a
guardarlo, ma lui face loro cenno di tacere per qualche secondo.
Derek avrebbe voluto farlo a pezzi, quel ragazzino arrogante. Avrebbe
voluto spargere il suo sangue sopra il suo cadavere, nella speranza che
l'odore metallico coprisse il suo profumo. L'odore di Stiles era
diverso da quello che chiunque postesse immaginare. Così
dolce e indifeso. A nessuno sarebbe venuto in mente l'intenso odore del
terreno bagnato dopo un temporale. Gli ricordava il bosco, lo faceva
sentire minacciosamente a casa. Questo Derek non lo sopportava. Avrebbe
giurato di aver pensato di ucciderlo, proprio lì. Non seppe
come, ma si ritrovò ad avvolgerlo interamente con il suo
corpo. Le sue mani, grandi e calde, vagavano per il corpo del ragazzo,
imperlato di gocce d'acqua che scivolavano, lascive, sul suo corpo,
ancora coperto, che ogni tanto si scontrava e strusciava contro il suo.
Stava perdendo il senno. Il punto è che non stava impazzendo
secondo trasformazione.
Scott respirò pesantemente, l'aria si stava addensando
attorno a loro. Isaac si sentiva leggermente fuori posto
«Siamo dei guardoni» palesò
«E' probabile» rispose, pacatamente, Boyd. Fu
Lydia ad interromperli «In ogni caso, io non ho
alcuna intenzione di muovermi da qui finché non
escono» Scott concordò e percepì i freni
inibitori di Derek che andavano letteralmente a puttane
«Lussuria» commentò a bassa voce. Gli
altri si voltarono, straniti da quello strano modo di fare.
Carezzò il collo di Stiles con il naso, inspirando
profondamente. Leccò appena la vena esposta, facendo gemere
il ragazzo. Strusciò il naso e la guancia nell'incavo del
suo collo, risalendo con lievi morsi che fecero accellerare i battiti
del giovane Stilinski. Fu quello che lo rese dimentico di tutto quello
che non fosse parte del ragazzo di fronte a lui. Le sue labbra
cercarono disperatamente quelle del giovane che non accettava di essere
sottomesso. Intrapresero una battaglia fatta di lingue e mani che
andavano a scoprire parti di pelle e a ricercare zone sensibili, per
far capitolare l'altro. Il ritmo del loro respiro era così
spezzato che a volte dimenticavnoa di riprendere a respirare. In un
istante di pura follia, Stiles riuscì a capovolgere la
situazione, spingendo Derek addosso alla parete, troppo preso
dall'infilargli la lingua in bocca per accorgersi di come erano
degenerate le cose. In un attimo la maglia di Stiles finì a
terra, mentre Derek tentava di tirarselo più addosso
possibile, saggiando la pelle morbida con le mani, assaporando il
momento in cui i muscoli del ragazzo si tendevano, al passaggio delle
sue dita. Stiles fu scaltro a riportare la situazione in
parità. La t-shirt nera di Derek volò poco
lontana da quella del ragazzo senza che i due si separassero davvero.
Erano persi in un oblio terribilmente dolce e frenetico.
Non volava più nemmeno una parola. Ormai le azioni dei due
erano intubili anche da Lydia che non aveva super udito, ma che ci
sentiva abbastanza bene da udire gemiti strozzati e bassi ringhi di
apprezzamento. Scott non riuscì a frenare la parola che gli
stava scivolando in bocca «Passione» , ma
gli altri avevano smesso di chiedersi cosa volesse dire, rimandando le
spiegazioni ad un momento meno cruciale. A Erica mancavano solo i pop
corn.
La bocca di Derek era impegnata a saggiare la pelle di Stiles che era
piuttosto sicuro del succhiotto che ne sarebbe derivato. In realtà non gli
importava. Si strinse a Derek, addossandosi completamente a lui. Quando
si spinse maggiormente verso il suo corpo, i loro bacini entrarono in
contatto e ad entrambi si mozzò il fiato. Derek riprese in
mano le redini della situazioni e, sbattendo Stiles contro il muro,
mise un ginocchio in mezzo alle gambe dell'altro, stusciandosi in
maniera indecente, Stiles si aggrappò a lui, mentre il mondo
attorno a lui perdeva consistenza. Gli girava la testa e i jeans erano
davvero troppo stretti «Complimenti anche a te...
Stiles» riuscì a scandire Derek, fuori controllo
come mai lo era stato.
«Eccitazione». Concluse Scott
«Ci sono proprio tutte» ridacchiò.
La mano di Derek corse a sbottonare i jeans di Stiles, mentre l'altro
gli tirava giù la zip, con una certa urgenza, ansimando.
«Hey, ragazzi, state venerando i nostri spogliatoi
o c'è qualcosa che dovrei sapere?» Tutti furono
riportati alla realtà dalla voce amichevole di Danny, venuto
a recuperare l'asciugamano che doveva lavare. Gli altri negarono.
Avevano gli occhi sgranati e il battito accellerato a causa del brusco
cambiamento di realtà.
Derek aveva udito dei passi e si fermò di colpo facendo
rinsavire
anche Stiles. La voce di Danny arrivò ad entrambi.
Quando Stiles aprì la porta, incrociò lo sguardo
curioso di Danny che si chiedeva che ci facessero il ragazzo e il
cugino nello spogliatoio della squadra di lacrosse e perché
fossero zuppi d'acqua dalla testa ai piedi «Ha
avuto un attacco di panico e non ne voleva sapere di uscire di
lì» Stiles si mise a ridere mentre Derek gli
lanciava un occhiata minacciosa.
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