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Fandom:
Kamen Rider Fourze
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
Kengo/Gentarou, Kamen Rider Club, OC
Tipologia:
FlashFic
Avvertimenti:
Fluff
Genere:
Sentimentale
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Toei
Animation e Shotaro Ishinomori, che ne detengono tutti i diritti. Questa storia
non è stata scritta a scopo di lucro ed è dedicata al “Maritoh” Ankh.
BUONANOTTE KUNITERU
Rientrare a casa e
trovare l'appartamento al buio, senza alcun segno di vita al proprio interno,
era sempre stata la più grande paura di Kengo, soprattutto quando i genitori di
Kuniteru erano in viaggio per lavoro e lui e Gentarou svolgevano il loro compito
di zii: aveva sempre avuto il terrore di aprire la porta di casa e trovarsi
immerso nella confusione più totale, in abiti strappati e buttati in ogni
angolo, in libri distrutti, in fotografie e cornici in pezzi...
Fortunatamente, uno
scenario apocalittico del genere non era stato quello che lo aveva accolto ma la
paura gli era rimasta, ed era anche tanta; nervosamente, controllò due volte
l'ora sul proprio cellulare, poi verificò il tempo trascorso dall'ultima
chiamata che il fidanzato gli aveva fatto.
Erano le 20 e
Gentarou l'aveva chiamato per dirgli che Kuni-kun aveva finito il bagnetto alle
17, tre ore erano troppe anche per lui... D'accordo che lui stesso non si era
accorto dello scorrere del tempo, occupato com'era in una riunione, ma non
poteva evitare di preoccuparsi.
“Gentarou,
sei qui?!” gridò, forse con troppa foga, mentre controllava la cucina, il bagno,
perfino il terrazzo e lo sgabuzzino.
Ma del moro e del
bambino nessuna traccia.
Stava ormai per
decidersi a chiamare Yuuki, la polizia, perfino Oosugi, quando udì come un
respiro, o meglio dire un russare, caratteristico provenire dalla loro camera da
letto.
Armato di un
ombrello, chissà che i presunti rapitori che il suo cervello aveva creato non
fossero ancora da quelle parti, spalancò di scatto la porta, illuminando
l'interno della stanza con la fioca luce del corridoio.
Dandosi
ufficialmente del paranoico e vergognandosi anche solo di aver pensato che
potesse essere accaduto qualcosa.
Sospirando
sollevato, Kengo si slacciò la cravatta e si levò la giacca, spense le luminarie
e arrivò a tentoni fino al proprio comodino, accendendo l'abat-jour e beandosi
della vista di un Gentarou addormentato su di un fianco e col viso rivolto verso
il suo lato del letto, con la tuta da ginnastica a rovescio, e un fagottino in
pigiama azzurro che gli dormiva beatamente tra le braccia, coi pugnetti stretti
attorno alla maglietta scolorita del giovane uomo.
In silenzio, senza
smettere un attimo di sorridere come un ebete, Kengo tirò fuori il cellulare e
scattò una fotografia.
Fotografia che
venne spedita all'istante praticamente a tutti.
Poi, muovendosi con
ulteriore cautela, si chinò prima a baciare Gentarou sulle labbra e infine il
nipotino sulla fronte.
“Buonanotte
Kuni-kun...”
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