Capitolo
I – Hope
Io
e le mie amiche eravamo inseparabili, anche se, lo ammetto, certe
volte mi sentivo tagliata fuori dal gruppo. Erano molto diverse da
me, intendo per carattere. Io le guardavo parlare con i ragazzi come
se fossero degli esseri umani normali, e mi domandavo come facessero.
Per me era un'impresa impossibile, farlo senza balbettare, senza
fuggire con lo sguardo e diventare tutta rossa per l'imbarazzo. In
certi momenti mi sentivo come se appartenessero ad un'altro mondo,
specialmente Channel e Astrid, le due, diciamo, leader.
In
ogni caso, ci volevamo molto bene, noi cinque. Ci conoscevamo
piú o
meno tutte sin dall'infanzia e non volevamo rompere l'amicizia ora
che dovevamo cambiare scuola. Riuscimmo a convincere i nostri
genitori a mandarci ad un college a Londra, che significava,
ovviamente, niente baby-sitter per un bel po' di tempo. Le ragazze
erano contentissime, ma io giá sapevo che i miei mi
sarebbero
mancati, anche mio fratello.
Quel
giorno mi svegliai per prima, e la cosa non mi stupì.
Abitavamo nel
college, avevamo una camera grande, tutta per noi, collegata
ovviamente a un bagno grande e ad una cucina-salotto. Tutto il
college sembrava piú un hotel che una scuola, ma per noi era
comodo
dato che i nostri genitori erano restati nella nostra piccola
cittá,
Chapel Wood. Era il nostro primo giorno a scuola, esattamente
lunedì.
Il giorno prima, quando eravamo arrivate, avevamo ritirato gli orari
scolastici, che, piú o meno concidevano tra di loro. Avevamo
tutte
18 anni, frequentavamo la classe prima.
Mi
alzai di quel poco che bastava e mi guardai attorno. Le ragazze
dormivano profondamente. Mi stiracchiai un po' e guardai l'orologio
sul comodino. Dio, era tardissimo, avevamo piú o meno venti
minuti
per prepararci e andare. E, conoscendo la loro grinta, non sarebbero
bastati. Scesi dal letto e per prima cosa andai verso quello di
Channel. Era lei la piú dormigliona di tutte e sarebbe stata
un'impresa tirarla fuori. Quando scostai le coperte, peró,
non ce la
trovai. Sorrisi sotto il naso e d'istinto andai verso il letto di
Astrid. Infatti, avevo ragione – le due dormivano insieme. Lo
facevano spesso. Erano sempre state le due migliori amiche e Astrid
molte volte faceva da madre alla minore. Non mi stupiva –
erano
molto simili di carattere, tutte e due indipendenti, adorabili,
fuorilegge. La mora stava accoccolata alla schiena dell'altra,
stringendola a sé. Ricordavo perfettamente la nostra
reazione quando
le avevamo viste per la prima volta disposte così. Devo
ammettere
che molte volte ci venne il dubbio sul loro orientamento, ma quando
scoprimmo che Astrid andava a letto con piú o meno ogni
ragazzo
della scuola, tutto fu piú chiaro. Anche se certe volte,
quando mi
chiudevo nel mio mondo, dove fantasticavo su ogni cosa, m'immaginavo
che Channel potesse davvero esserne innamorata, e che sofrisse di
nascosto per questo.
-
Sveglia, ragazze, é ora di andare a scuola. - dissi piano,
scostando
le coperte.
Nessuna
reazione, a parte il mugolio soffocato di Astrid, che
s'accoccoló
ancora di piú alla schiena della rossa. A quel punto scossi
delicatamente la minore, poggiandole una mano sulla spalla.
-
Ehi, Channel... dai, svegliati. Sai benissimo che il primo giorno di
scuola é uno dei migliori... - sussurrai, cercando di
convincerla.
Sapevo
che non dormiva, ma faceva finta perché proprio non aveva
voglia di
svegliarsi. Faceva sempre così. La tormentai ancora un po',
fino a
quando Astrid non si arrese. Con un lungo sospiro scese dal letto,
accarezzando prima i capelli rossi di Channel. Io continuai a provare
a persuaderla.
-
Cazzo, Hope! Lasciami in pace. - esplose alla fine, rigirandosi
dall'altra parte.
Sorrisi
delicatamente. Lei era sempre così, non era una
novitá. Quando
finalmente riuscii a svegliarla, avevamo soltanto dieci minuti. Le
due si buttarono sui letti delle due rimaste, saltando e urlando per
svegliarle. Non ci volle molto e ebbe inizio la corsa per chi arriva
prima in bagno. Ovviamente ci arrivó Channel, ma, come
sempre, dopo
le nostre suppliche, ci fece entrare. Ci preparammo in fretta e
furia, non mangiammo niente e ci precipitammo fuori. Le stanze degli
alunni erano in un edificio diviso dalla scuola, ma molto vicino, nel
grande cortile attorno. Melody tiró fuori l'orario
scolastico e lo
osservó attentamente, mentre entravamo nella scuola.
-
Prima lezione... matematica. - constató dopo un po'.
-
Comincia davvero bene. - disse con sarcasmo Channel, guardandosi
attorno.
La
scuola faceva davvero impressione. Il corridoio principale era
enorme, e sui lati c'erano tantissime di quelle porte con soltanto
una targhetta accanto, dove era scritto il nome della sala, con una
scrittura così piccola che era impossibile decifrarla da
lontano.
Dappertutto si aggiravano ragazze ma sopratutto ragazzi,
probabilmente anche loro vagabondando in quel labirinto. Cominciammo
a cercare la sala, ma era un'impresa impossibile. Quando guardai
l'orologio, mancavano soltanto cinque minuti per l'inizio delle
lezioni.
-
Non facciamo prima a chiedere a qualcuno? - chiese Viera,
giá
cercando con lo sguardo quel 'qualcuno'.
-
Non siamo delle cretine, ce la caveremo benissimo da sole. -
ribatté
Channel, ancora convinta che quello che aveva detto fosse vero.
Dopo
ancora qualche minuto di disperato cercare, Viera chiese al primo
passante, un tizio alto e slanciato, con i capelli color nocciola e
gli occhi azzurri. Io rabbrividii quando posó lo sguardo di
quei due
occhi di un colore indefinito, un miscuglio tra l'azzurro e il verde,
su di me. Mi guardó con curiositá e io mi sentii
subito in
imbarazzo. Abbassai gli occhi, ma mi resi subito conto che
assomigliava molto a Viera, non solo per il fatto che lei sembrava la
sua versione femminile, ma anche per quella luce negli occhi che
avevano solo quelle persone che non si stancavano mai di vivere, che
vedevano sempre la parte positiva delle cose. Lui ci
accompagnó alla
sala di matematica, che per puro caso era vicina a quella di
spagnolo, dove andava lui. Non parlammo molto. Davanti alla porta
Viera lo ringrazió, con una silenziosa approvazione di noi
altre, e
poi entrammo. Quando chiusi la porta dietro di me, la campanella
suonó. Ci eravamo riuscite per un pelo. La prof. era
giá seduta
alla cattedra, ma non ci disse niente. Ci sedemmo vicine alla
finestra. Io e Melody dietro, le altre tre davanti a noi, Channel, la
minore e la preferita, ovviamente in mezzo.
In
quei 45 minuti non successe niente di interessante. La prof. si
presentó come E. Hurley, e poi ci fece dire a turno nome,
cognome,
provenienza e interessi.
-
Viera Sauve, Chapel Wood, mi piace scrivere.
-
Channel Evans, Chapel Wood, canto e suono qualche instrumento.
-
Astrid Hastings, Chapel Wood, faccio equitazione.
Il
mio turno si avvicinava, inesorabile. Avevo paura di dire qualcosa di
stupido, di sembrare una bimbetta ignorante. Era sempre così
con me.
Avevo paura di quello che gli altri avrebbero pensato di me, ed
essere vista come una delle tante era importante per me. Non volevo
risultare diversa in alcun modo, volevo essere una ragazza qualunque.
E tutto per colpa del mio carattere.
-
Melody Klethe, Chapel Wood, suono la chitarra.
Tocca
a me. Dai, Hope, non é niente di che.
Forse
a voi risulterá stupido, ma avevo davvero paura. In gruppo
questo
sentimento certe volte scompariva, perché avevo loro
intorno, ma
così, sola davanti alla prof. e agli altri alunni, non mi
sentivo in
grado di proferire parola.
-
Hope Lovgren, Chapel Wood... mi piace disegnare. - la mia voce
tremava, lo sentivo pure io.
Sentivo
gli occhi di tutti puntati addosso e questo m'imbarazzava. Ma non
successe niente di strano. Nessuna risata, nessun commento stupido.
Sospirai, sollevata, e la prof. cominció a spiegare le
regole della
scuola, che alla fine erano sempre le stesse. Io osservavo Channel e
Astrid chiacchierare e ridacchiare tra di loro, non facendosi
scoprire dalla Hurley. La campanella suonó come una
liberazione, ma
eravamo tutte consapevoli che quel giorno sarebbe andato avanti
sempre così, con le prof. che spiegavano sempre le stesse
cose. Ci
alzammo e uscimmo. Avevamo quindici minuti buoni per cercare la
prossima sala, quella di inglese. Questa volta ci riuscimmo senza
chiedere niente a nessuno. La giornata trascorse così,
monotona e
noiosa, fino a quando non suonó la campanella per la pausa
pranzo.
Per trovare la mensa ci bastó seguire la folla. Era una
stanza
enorme, con un buffet alla destra e i tavolini alla sinistra. Tutte
quelle persone mi fecero paura e strinsi la mano di Melody, come
facevo sempre. Ci mischiammo nella folla e prendemmo da mangiare, per
poi sederci ad un tavolo. Dopo poco si avvicinó a noi una
ragazza
castana, dal sorriso invitante.
-
Posso sedermi? - chiese, con un tono gentile.
Channel
si scambió un'occhiata d'intesa con Astrid.
-
Certo. - rispose, facendole spazio accanto a lei.
-
Sono Jane Audsrey, piacere di conoscervi.
Ad
una ad una ci presentammo.
-
Siete nuove a Londra, vero?
-
Sì, ci siamo trasferite da poco. - rispose Viera.
-
Come vi pare la scuola?
-
Enorme. - risposi io, e lei rise.
-
Vi ci abituerete. Avete giá conosciuto qualcuno?
Tutte
fecimo segno di no.
-
Congratulazioni, sei la prima in
assoluto! Vinci
un premio di 1 penny! - disse Channel, tirando fuori dalla tasca la
moneta e acquistando giá la simpatia della ragazza, che rise
di
nuovo.
-
Chi ci consigli, tanto per iniziare? - domandó Astrid,
mentre
Channel iniziava a giocare con la moneta sul tavolo, come una
bambina.
-
Dipende che tipi preferite. - rispose Jane, sorridendo compiaciuta.
-
Beh, se dipende da me... mi basta che siano dei ragazzi. - ammise.
Channel
la colpì col gomito nel fianco, sorridendole, sarcastica.
-
Eh, sì, lei é la badgirl in assoluto del gruppo.
- disse,
guardandola con la coda dell'occhio.
-
Non sembra. - ribbatté Jane. - Lo sembri tu, invece. -
disse,
rivolgendosi a Channel.
-
Beh, alla fine non ti sbagli di molto. - m'intromisi io, con un
sorriso.
Risero
tutte. Era la veritá.
-
Sai, il tatuaggio che hai dice molto. - disse Jane, indicando
l'avambraccio di Channel, sul quale era evidente una scritta, forever
yours, fatta qualche anno fa ma che sembrava nuova.
-
Passione per i Sunrise Avenue. - ammise lei con un sorriso.
-
Comunque, tornando ai ragazzi... Beh, quelli piú popolari
sono loro.
- riprese Jane, indicando un gruppetto formato da cinque ragazzi, che
sedevano non lontano dal nostro tavolo e si divertivano alla grande.
Gli
osservai uno ad uno, e riconobbi quello che quella mattina ci aveva
indicato la sala di matematica. Sì, sicuramente era lui,
degli occhi
così non si scordano, specialmente se ti hanno fissato in
quel modo
curioso.
-
Quello riccio é il rubacuori della scuola, é
meglio se ne state il
piú lontano possibile. Lui é uno stronzo, tratta
le ragazze come
delle cose, ma quelle gli vanno comunque dietro. Gli altri direi che
sono a posto.
Spostai
lo sguardo sulle ragazze. Lo fissavano tutte, a parte Channel, che si
divertiva ancora con la moneta. Certe volte lei é davvero
impossibile, ma irresistibile al tempo stesso. Non si poteva non
sorridere guardandola.
-
Com'é che si chiama quello con la maglietta a righe? -
chiesi, quasi
non rendendomi conto della domanda.
Viera
prese l'occasione al volo, mi guardó e sorrise, enigmatica.
-
Hope s'é presa una cotta! - esclamó e io divenni
subito rossa per
l'imbarazzo.
-
Non é vero! - esclamai, mentre le altre si mettevano a
ridere.
-
Guarda che non c'é niente di male se ti piace un ragazzo. -
mi disse
Melody.
-
Ma il fatto é che non mi piace. - ripetei, questa volta con
piú
calma.
No,
non mi piaceva, ero solo curiosa del suo nome. Ma, ammetto, i suoi
occhi mi colpirono infinitamente, nel profondo. Erano così
belli,
puri... assomigliavano in un certo senso a quelli di Viera, ma non
erano la stessa cosa. Avevano la stessa luce che li rischiarava,
eppure c'era tra di loro una sottile differenza che li faceva
sembrare diversissimi.
-
E` Louis Tomlinson. - disse Jade.
Il
modo nel quale si pronunciava il suo nome mi stupì, eppure
era
davvero bello e originale. Riguardai il ragazzo, ripetendomi
mentalmente quel nome. Feci un rapido confronto con Viera e mi resi
conto che si assomigliavano davvero, anche molto.
-
Potreste essere una bella coppia. - le dissi, sorridendo leggermente.
Lei
lo riguardó, mentre le altre si mettevano a ridere.
-
Perché, scusa? - chiese, con sguardo smarrito.
-
Vi assomigliate.
-
Sì? Allora io posso dire la stessa cosa di te e di quel
biondino. -
ribatté, indicandomelo.
-
E` Niall Horan. - disse Jane, e io lo guardai. - In realtá
sembra
piú la versione maschile dell'incrocio tra te e Channel. Ha
degli
occhi stupendi.
La
guardammo e scoppiammo a ridere.
-
Awww, vedo che Hope non é l'unica innammorata. - disse
Viera,
ridendo.
In
quel momento guardai l'orologio. All'inizio delle lezioni mancavano
cinque minuti.
-
Ragazze, dobbiamo andare. E` tardi. - dissi, alzandomi dal posto.
-
Cosa hai ora? - chiese Melody, rivolta a Jane.
-
Penso... musica.
-
Benissimo, l'abbiamo pure noi. - ribbattei io.
-
Finalmente qualcosa di interessante. - commentó Channel, ma
io non
ne ero del tutto convinta.
Non
sapevo suonare nessun instrumento, né tantomeno cantare. Se
fosse
stata una lezione noiosissima di teoria sarebbe un gran sollievo. Ci
avviammo verso la sala ed occupammo dei posti vicini. Jane era
davvero simpatica e ormai la consideravamo un'amica. Il prof.
entró
e ci fece presentare. Dopo di questo, la domanda che temevo di
piú.
-
Qualcuno sa suonare qualche instrumento?
Channel,
Melody e qualche altro alunno alzarono la mano.
-
E cantare?
Tutte
le mani si abbassarono, tranne quella di Channel. Sì, lei
sapeva
cantare e tutte noi lo sapevamo. Aveva una voce bellissima, calda,
convincente. Il prof. la guardó, poi la invitó a
cantare qualcosa.
Questo davvero non me l'aspettavo. Lei ubbidì, si mise in
piedi e
dopo un po' cominció a cantare. Mi bastarono le prime parole
per
capire di che canzone si trattava. Era Zombie dei
Cranberries.
Qualche volta in passato l'avevo anche sentita suonare quelle note.
But
you see, it's not me, it's not my family.
In
your head, in your head, they are fighting.
With
their tanks, and their bombs,
And
their bombs, and their guns,
In
your head, in your head, they are crying.
In
your head, in your head,
Zombie,
zombie, zombie, hey, hey, hey.
What's
in your head, in your head?
Zombie,
zombie, zombie?
A
quel punto della canzone dei brividi mi scossero le spalle. Lei lo
sapeva cantare in un modo che ti colpiva nel profondo, che ti scavava
un solco nell'anima, ti faceva davvero commuovere. Infatti, con
difficoltá riuscii a trattenere le lacrime. La sua voce
riempiva
tutta la classe, tutti gli sguardi ammutoliti puntati su di lei. Non
capivo come riuscisse a nn sentirsi a disagio, a non imbarazzarsi. Io
al suo posto sarei giá morta di paura, da un pezzo. Quando
stava
cantando per l'ultima volta il ritornello, qualcuno bussó
alla
porta. Il prof. la aprì e fece entrare un ragazzo, ma non la
fece
interrompere. Notai che gli sguardi di alcune ragazze si erano
spostate sul nuovo arrivato, che riconobbi subito, appena posai lo
sguardo su di lui. Era quel riccio, quel rubacuori del
quale
aveva parlato Jane. Si appoggió alla parete, incrociando le
braccia
sul petto e osservando Channel, che stava finendo di cantare. Lo
osservai piú attentamente. Era davvero bellissimo.
Dio,
ci credo che é un rubacuori...
Il
mio stesso pensiero mi spaventó. Abbassai lo sguardo e in
quel
momento nella classe dominó il silenzio, ma soltanto per
poco tempo.
Fu seguito da un coro di applausi e anche fischi, e notai che lo
facevano tutti, il riccio compreso. Channel aveva davvero una voce
magnifica, era il suo talento. Quando ci fu di nuovo silenzio, lei
con un sorriso tornó al proprio posto. Il ragazzo la seguiva
con lo
sguardo, ma si riscosse quando il prof. si avvicinó a lui.
Parlarono
tra di loro di qualcosa, ma nessuno restó ad ascoltarli.
Tutti
rivolgevano i complimenti a Channel, che li accettava sorridendo.
Quando il ragazzo tornó nella propria classe, il prof. si
rivolse di
nuovo a lei.
-
Evans, hai davvero un gran talento, che non va sprecato. Se non ti
dispiace, ti iscrivo a delle lezione aggiuntive di canto, ogni
giovedì e venerdì pomeriggio.
Lei
annuì soltanto e io potei immaginare quanto fosse contenta.
Le era
sempre piaciuto cantare, era la sua passione. Il resto della lezione
passammo a parlare dei grandi artisti come Mozart o Chopin. Il
professore sembrava molto simpatico, sapeva scherzare e non
s'arrabbiava facilmente. Non mi accorsi nemmeno quando la lezione
finì. Uscimmo, ma Channel fu trattenuta per un po'. Quando
ci
raggiunse aveva un foglio in mano e un sorriso stampato sulle labbra.
-
Ebbene, probabilmente faró parte di una band. Un metodo per
guadagnarmi dei soldi. - ci disse, fiera di sé stessa.
Le
sorrisi, spettinandole i capelli rossi.
-
Giovedì mi risentiranno e venerdì mi diranno se
mi vogliono. -
spiegó, mentre ci avviavamo verso la sala di storia, ormai
l'ultima
lezione.
Ad
un certo punto, Channel si fermó, al centro del corridoio.
La
guardai.
-
Cos'hai? - domandai.
Mi
guardó e nei suoi occhi vidi
quella luce che
molte volte mi faceva paura.
-
Non ho voglia di fare storia. - si lamentó, come se quello
potesse
cambiare qualcosa.
La
guardai nel profondo degli occhi e immediatamente capii quello che
voleva fare.
-
Oh, Channel, non vorrai farlo il primo giorno di scuola. - dissi, ma
lei rispose solo con quel suo sorrisetto.
-
Dai, Chann, questa volta Hope ha ragione. Non ne vale la pena.
Era
stata Astrid a parlare. La guardai, incredula. Non me l'aspettavo da
lei. Pensavo che avrebbe approvato e avrebbe provato a persuadermi.
Invece aveva ragionato, cosa che pensavo fosse ormai impossibile per
lei. Alla fine Channel s'arrese e andammo alla lezione di storia.
SPAZIO AUTORE.
Ecco
il primo capitolo. Lo so che non succede praticamente niente, ma
sapete che gli inizi sono sempre così :>
Mi piacerebbe
davvero se mi direste se vi é piaciuto o no, cosa dovrei
mettere a
posto, e sopratutto vorrei un po' di critica,
per migliorare ^^