Tre su quattro

di Aya Lawliet ___backupFGI
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Tre su quattro ~

prompt: #079, shuffle

 

 

 

Bisognava solo mescolare gli ingredienti giusti.

Coraggio, forza, determinazione, DNA.

Megamind ce l’aveva, il coraggio. Era quello che gli aveva permesso di non darsi mai per vinto, tutte le volte in cui MetroMan l’aveva relegato nell’angolino a shuola, o l’aveva spedito in galera stringendolo senza tanti complimenti per la collottola, o l’aveva bellamente umiliato di fronte a tutta MetròCity – se non hai coraggio non puoi mica fare il supercattivo.

Coraggio, forza, determinazione, DNA.

Megamind non era forte quanto MetroMan, però era abbastanza geniale da raggiungere gli stessi risultati con uno sforzo ancora minore. E che diamine, il cervello contava pure qualcosa! Ci avrebbe messo meno di un minuto a inventare un qualche congegno ipersonico o roba simile che gli permettesse di andarsene in giro a sollevare tonnellate o – prospettiva molto più affascinante – riuscire per una volta a spaccare il bel musino ultraresistente di MetroMan. Solo che non aveva voglia, ecco tutto, di sperperare il suo preziosissimo tempo a cercare di capire come evitare quei dolorosi viaggi in prigione – e poi dove sarebbe stato il divertimento?

Coraggio, forza, determinazione, DNA.

Megamind aveva anche la determinazione, perché senza quella non sarebbe mai riuscito ad arrivare fino in fondo. In primo luogo non sarebbe mai evaso; poi, non avrebbe certo trovato – e questo era, uh, così sorprendente! – il punto debole di MetroMan il Perfettino; e infine in quel momento, in quel preciso momento, non se ne sarebbe stato lì, seduto a un tavolino con Roxanne, a tenerle la mano, a baciarla e a sperare in qualcosa in cui (forse) non aveva mai sperato prima. E ce n’era voluta tanta, di determinazione, per compiere quest’ultimo passo, per non fuggire via a gambe levate, per non ascoltare il vecchio caro Minion e per ostinarsi in quell’assurdo e costante innamorarsi di lei.

Coraggio, forza, determinazione, DNA.

Megamind non sarebbe mai stato un eroe. Gli mancava l’ultimo ingrediente. Quello che, da solo, gli avrebbe fatto vincere la fanciulla.

Quando Roxanne vide che la sua pelle era di uno dei colori primari e si scrollò via dal bacio e gli rivolse uno sguardo che non gli aveva rivolto mai, nemmeno quando lui era solo Megamind e quando lei era solo una giornalista rapita per il bene del male, quella tragica mancanza lo colpì forte, in un punto che non avrebbe mai pensato di avere; perché nessuno gli aveva mai insegnato che anche i supercattivi possono avere un cuore.

 

 

[ 400 parole ]

 

 

 

 

 

 

Nota: Ho guardato Megamind sapendo di dovermi aspettare un semicapolavoro, ma non immaginavo neanche lontanamente che me ne sarei innamorata così tanto.

Quattrocento paroline su quel bacio che allo stesso tempo mi ha esaltata e distrutta.





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