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Percorsero per parecchi minuti le vie più malfamate della
città, fino ad arrivare ad un anfratto lurido ma deserto; il
diavolo si guardò attorno disgustato, ma non commentò il
posto decisamente non consono alla sua persona, limitandosi ad
incenerire con lo sguardo il demone davanti a lui.
« Mi auguro di non essermi scomodato per le solite informazioni scadenti.» Disse gelido Radh'ka.
« Non si preoccupi mio signore, le notizie che porto le saranno
certamente utili. » Gracchiò l'essere tremante.
Il diavolo lo guardò con disgusto; il demone indossava un lacero
e sudicio indumento che copriva la maggior parte del suo esile corpo, i
pochi capelli che possedeva – se di capelli si poteva parlare
– erano altrettanto sporchi e incasinati, come tutto il suo
aspetto. In altri tempi non si sarebbe mai abbassato a parlare con
quella debole e patetica creatura, ma con il passare degli anni aveva
appreso che anche gli esseri più infimi potevano essere utili se
sfruttati a dovere. Nessuno dei demoni più potenti infatti, si
assicurava di tenere a freno la lingua davanti ad uno scarto nettamente
inferiore; finendo con il rilevare più informazioni di quelle
che poteva permettersi. Questo facilitava le cose, ha chi sapeva invece
sfruttare tutte le risorse disponibili; quegli esseri avrebbero fatto
di tutto per avere un briciolo di potere in più, in modi da
migliorare la loro condizione. E Radh'ka lo sapeva bene, per questo
motivo trattare con quegli esseri, si rivelava molte volte più
insidioso che parlare con gli sciocchi demoni "potenti" che abitavano
in quelle terre. Bisognava moderare ogni parola, in modo da non
lasciare indizi che a suo tempo avrebbero potuto ritorcerglisi contro.
« Lord Seyri è stato trovato morto. » Iniziò l'essere.
« In un vicolo con la gola squarciata. Si, ne sono già a
conoscenza. Spero tu non mi abbia chiamato solo per questo. » Lo
interruppe il diavolo.
« Forse non siete però a conoscenza del fatto che, il
così non tanto rispettato Lord, fosse un traditore del regno.
Come del fatto che il suo assassinio sia stato commissionato proprio
dai sovrani in persona. » Continuò l'esserino, sperando
che almeno quell'informazione dettagliata non fosse già in
possesso del diavolo.
« Chi è il mandante? » Domandò ancora
Radh'ka; facendo aggrottare le sopracciglia al piccolo demone. Non
capiva a cosa sarebbe potuta servire quell'informazione, ma per sperare
in qualcosa di più rispetto al solito avrebbe cercato di
compiacere il diavolo in ogni modo possibile.
« Raishà, mio signore. » Rispose quindi.
Il diavolo ghignò; ne era sicuro, ma aveva voluto in ogni caso avere conferma dei suoi sospetti.
« C'è altro? » Chiese ancora.
« Si mio signore; questa informazione mi è quasi costata
la vita, sono scampato per un pelo ad una morte certa. Non sono in
molti a saperla, e quei pochi che ne sono a conoscenza non ne fanno
parola nemmeno con i sassi. »
« Se reputerò buona l'informazione, avrai più del
solito pattuito. Se però stai provando ad ingannarmi, sai quello
che ti aspetterà; nemmeno il luogo più lontano e
inespugnabile ti proteggerà dalla mia ira. »
« Ovviamente, mio signore. Non oserei mai ingannarvi, ci tengo
alla mia vita; per quanto misera possa risultare ai vostri occhi.
» Replicò l'essere, alzando per la prima volta lo sguardo
verso il diavolo. « I nostri sovrani si stanno preparando per
sedare le rivolte situate a sud del regno; sembra che ci sia un gruppo
di demoni non molto numerosi, che stanno facendo un po' troppo
scompiglio secondo i loro gusti. Pare che vogliano mandare parte
dell'esercito, capitanato da uno di loro, per estinguere
definitivamente quella massa di ribelli e dare al tempo stesso, una
prova della loro indiscussa forza. » Finì il demone.
« Per quando è prevista questa spedizione punitiva? » Domandò interessato il diavolo.
« Da quello che sono riuscito a sentire prima che mi scoprissero,
la partenza è prevista poco dopo l'apertura degli occhi del dio.
»
« C'è altro che devi riferirmi? »
« Nulla che voi non sappiate già, mio signore. »
« Molto bene. Mi hai servito egregiamente, e avrai quello che ti meriti. » Finì Radh'ka.
*****
Kreuz si trascinò con fatica verso l'enorme vasca, presente
nell'altrettanto spazioso bagno, situato nella sua stanza; si
spogliò dei vestiti ormai logori – a causa dei continui
allenamenti a cui era stato sottoposto – e si immerse fino al
naso nell'acqua. Quella giornata era stata estenuante, aveva capito
cosa doveva fare, ma mettere in pratica la teoria era più facile
a dirsi che a farsi; senza contare che Vyras era un vero tiranno, lo
aveva tartassato fino al tramonto esibendo un tocca e fuga
impressionante, concedendogli inoltre solo rare e brevi pause. Doveva
ammettere però, di essere migliorato notevolmente, nonostante il
poco tempo trascorso; ora, se si concentrava, riusciva a percepire il
lieve spostamento d'aria che causava il moro nel muoversi da una parte
all'altra nell'ampio giardino. I tagli, di cui il suo corpo era
ricoperto, gli procurarono un lieve bruciore a contatto con l'acqua; ma
non erano nulla in confronto alla stanchezza che si sentiva addosso.
Ogni muscolo urlava in protesta, ed ogni minimo movimento era un
supplizio; l'acqua della vasca era divinamente calda e leniva gran
parte di quel fastidio, ma non lo faceva scomparire. Per sua sfortuna.
Si insaponò per bene, stando attento a ripulire con accuratezza
ogni ferita; non voleva che si infettassero, sarebbe stato
problematico. Passò poi ai capelli, che erano un autentico
disastro; il giorno dopo avrebbe dovuto sistemarli in qualche modo, o
chiedere a Vyras di farlo per lui. Avevano un aspetto orribile, al di
là della sporcizia e delle varie foglie incastrate tra le
ciocche; per non parlare della piega che avevano preso. Assolutamente
abominevoli. Non era mai stato molto dedito al suo aspetto, per lui
quello che contava era la forza di un individuo e quanti soldi riusciva
a sborsargli; ma per i suoi capelli aveva una vera e propria
fissazione, odiava vederli in disordine e non sopportava che glie li
toccassero. Purtroppo in quei giorni non aveva potuto fare
diversamente, e nonostante l'idea non gli piacesse nemmeno un po', era
costretto a chiedere l'aiuto di Vyras. Quel piccolo demone non gli
piaceva molto, ma era forte; e sicuramente era meglio del rosso, verso
cui provava un profondo odio. A lui non avrebbe affidato nemmeno i suoi
pantaloni più consumati.
Si sciacquò per l'ultima volta ed usci dalla vasca, spargendo
acqua da tutte le parti; si avvolse un telo in torno al corpo e ne
prese un altro, che usò per frizionarsi i capelli. Uscì
dal bagno, posizionandosi poi davanti allo specchio presente nella
grande stanza da letto; qualcuno doveva averlo cambiato o aggiustato,
visto che era tornato integro dopo il suo sfogo. Così come la
stanza, che era tornata pulita e ordinata come la prima volta che
l'aveva vista; il giorno prima non aveva prestato molta attenzione a
quei dettagli, esausto com'era si era trascinato fino al letto ed era
sprofondato in un sonno senza sogni, ma ora riuscì ad
apprezzarli nella loro totalità.
Prese dei comodi pantaloni di velluto dall'armadio e li indossò,
dirigendosi poi verso l'unica finestra presente nella stanza;
aprì le imposte e si affacciò. Sotto di lui lo strapiombo
si inabissava oscuro e minaccioso; pochi alberi circondavano il
castello in quel punto, delimitando il confine tra le mura e il vuoto
assoluto. Il sole era tramontato, e gli occhi di Thyamridrick
osservavano il loro mondo già da molte ore; le due lune erano
bellissime ed inquietanti allo stesso tempo, la loro esistenza celava
il mistero più oscuro del loro mondo. Quello che ogni demone
aspirava a svelare.
Anche lui come tutti, era affascinato dalle leggende che circolavano
sugli occhi del Dio, ma non era così ingenuo da aspirare di
risolvere il mistero che si celava al loro interno. Se almeno la
metà delle storie che circolavano erano vere, allora il Dio era
la creatura più forte che camminava – o che aveva
camminato – su quelle terre; sicuramente risolvere il mistero non
era per niente un'impresa facile.
Osservò per parecchi minuti le due sfere presenti nel cielo, per
poi chiudere le finestre e dirigersi verso il letto; non aveva fame,
poco prima di congedarlo, Vyras gli aveva consegnato un sacchetto
contenente delle strane palline violacee. Il servitore aveva riferito
che erano da parte del diavolo, e lui si era limitato a infilarsele in
tasca, per poi dirigersi nella propria stanza. Ne aveva mangiata una
prima di infilarsi nella vasca, e doveva ammettere che, come l'odore,
anche il sapore era buono.
Si infilò sotto le soffici coltri; sentendosi stranamente sazio,
nonostante avesse mangiato solo quella indubbia pallina colorata per
tutto il giorno, e si lasciò cullare nel mondo dei sogni.
*****
Non riusciva a capire il luogo in cui si trovava, sapeva solo di aver
un gran freddo, e quella sensazione di oppressione al petto non gli
piaceva nemmeno un po'. Tutto intorno a se era buio, non vedeva le
pareti, sempre se c'erano delle pareti da vedere. Che posto era quello?
Dove si trovava? La coda si muoveva irrequieta, frustando l'aria alla
ricerca di pericoli; ma non ne avvertiva nessuno. Non c'era nulla in
quel posto. L'oscurità non era mai stata un problema per lui,
anzi, molte volte si ritrovava più a proprio agio
nell'oscurità che in una stanza piena di luce; ma quel buio non
gli piaceva. Non gli piaceva per niente.
Iniziò a correre; le mani in avanti alla ricerca di qualcosa. Cosa stava cercando?
La sua corsa si interruppe bruscamente; era andato a sbattere contro
qualcosa di duro che lo fece cadere a terra, cos'era? Una parete? Se
c'era una parete c'era per forza anche una porta. E se c'era una porta
lui sarebbe potuto uscire da quell'oscurità. Si mise a cercarla,
frenetico ed impaziente di lasciare quel posto; tastò ogni
centimetro, alla ricerca della tanto agognata maniglia, finché
non la trovò poco distante da lui. La abbassò con tutta
la sua forza, ed aprì la porta; subito fu investito da una forte
luce bianca, era accecante e gli impediva comunque di vedere il luogo
dove era finito. Percepiva però qualcosa di diverso, non era
solo nella stanza; ma quella sensazione di oppressione non era
diminuita.
« Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo
cucciolo; spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito.
»
« Non vi preoccupate, sta procedendo tutto secondo i piani. Tra poco ogni cosa sarà pronta. »
Di cosa stavano parlando? Cucciolo? Piani? Quali piani? Chi erano
quelle persone? Cosa centravano con lui? Non capiva. Voleva andarsene
anche da quella stanza, ma non sapeva come fare. Non ci vedeva!
Riprese a correre, ma non andò lontano; si scontrò per la
seconda volta contro qualcosa, ma al contrario di prima non cadde a
terra. Qualcuno lo trattenne, impedendogli di cadere e trascinandolo
contro un petto muscoloso; cercò di aprire appena gli occhi, e
ci riuscii di un poco. Sollevò lo sguardo, e si specchiò
in due laghi ghiacciati che lo osservavano curiosi e divertiti assieme.
La pelle del tizio era di molti toni più chiara della sua, ma
non era questo era pallida; aveva un bel colorito, sembrava porcellana.
I capelli erano corti, e scuri come la notte; possedeva però
molte ciocche più chiare, tendenti al bianco.
Era davvero bellissimo.
Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito; nessuno dei due sembrava
stancarsi di quel contatto visivo. Sarebbero rimasti così per
sempre, semplicemente fissandosi.
Se solo la realtà non li avesse richiamati entrambi a se.
L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutti!
In questo capitolo ci sono un pò di novità... kekeke. E altre domande irrisolte. xDD
( Che stronza che sono) Però siate felici! Vi ho accennato
qualcosa del grande dio! ( Che non so se comparirà o meno.)
Spero vi sia piaciuto!!
Annyeon <3
Ps. Mi spiace immensamente per il font di questo capitolo, ma non
riesco a sistemarlo. Sono 2 ore che ci provo, inutilmente. =__=
Non capisco se sono io a sbagliare o se è efp a prendermi per i
fondelli... ( Per non essere volgari) Appena possibile lo
sistemerò...
Se qualcuno ha consigli o suggerimenti sono ben accetti. D:
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