Titolo: Uke:
“Uh, che maa ai ciapp!”
Autore:
Fly89/Liberty89
Genere:
Comico, Demenziale, Erotico
Rating:
Arancione
Personaggi:
Sora, Riku, Paperino, Roxas, Ursula, Quina
Paring: SoxRi
Avvertimenti:
AU, OOC, Yaoi, Lime, rottura
della quarta parete (ovvero, i personaggi sanno
di essere in una fan fiction)
Note dell’autore:
Salve a
tutti! Eccomi di nuovo con una fic insolita, come avrete notato dalla
scheda qui sopra. Una SoraxRiku è qualcosa di difficile da
attuare, però ehi, quando mi provocano io sono capace di
tutto
ù.ù Infatti, quest’idea non
è tutta farina
del mio sacco, la mia adorata fragolina
di bosco <3
mi ha aiutata con la stesura, e la provocazione è giunta da
un
esterno del mondo yaoista che resterà anonimo. Solitamente
non
scrivo fic su commissione, perché mi viene difficile
lavorare su
un’idea che non è totalmente mia, ma con questa ho
fatto
un’eccezione e il gioco è valso la candela
perché
il risultato mi soddisfa parecchio. È tanto che non scrivo
una
yaoi e ho ritrovato la vecchia grinta! *ç* Ora vi lascio
alla
fic, buona lettura a tutti!
Ps: un grazie speciale
a Ottoperotto
per avermi lasciato usare l’ambientazione tipica delle sue
opere.
Disclaimer: i
personaggi e il contesto di questa fic non mi appartengono, in quanto
proprietà rispettivamente di Square Enix e Ottoperotto. La
fic non è stata scritta a scopo di lucro.
Giornata tranquilla nel Mondo che Non Esiste.
Il sole artificiale creato da Vexen splendeva sulla cittadina di
Illusiopolis, gettando la sua luce e il suo calore in ogni angolo.
Terminato il suo turno al locale di Quina e Ursula, Sora stava tornando
verso l’appartamento che condivideva con il solo Paperino, da
quando Pippo si era sposato con Beatrix e quindi trasferito per forza
di cose nella Categoria Final Fantasy.
Salutate due anziane e gentili signore che spesso e volentieri aveva
aiutato in svariate occasioni, il castano accelerò
l’andatura per arrivare quanto prima a casa per potersi
riposare.
Prese le proprie chiavi, aprì il portone e poi la porta
dell’appartamento, trovandolo in ordine come sempre.
-Sono tornato!- annunciò al coinquilino, che
sbucò dalla cucina con una busta tra le mani.
-Oh, eccoti! Com’è andata oggi?-
-Benissimo, non s’è visto o sentito nessuno con
assurdi
motivi per farmi i quarti flambé e ho potuto dedicarmi al
locale
in tutta tranquillità!- spiegò contento il
ragazzo,
sedendosi stancamente sul divano. -È stata davvero una
splendida
giornata!-
-Sono contento per te!- replicò sincero il papero, prima di
porgergli la busta che ancora stringeva tra le piume. -È
arrivata questa, non so cosa sia, però sembra importante
visto
che è sigillata col simbolo dell’Autrice.-
-L’Autrice?!- esclamò Sora, prendendo subito la
lettera e
aprendola in pochi secondi per poterne leggere il contenuto. -Egregio
tuss, Sora Taivas Obloha Tiān-Kōng Lug Ouranós, sotto ordine
bla-bla-bla è stata richiesta la sua partecipazione
bla-bla… in una cosa?!- urlò, sconvolto e
terrorizzato,
mentre il suo viso si faceva pallido.
-Ehm… è così grave la situazione?-
osò domandare Paperino, scrutando il ragazzo.
-Non è la prima volta che vengo
“reclutato” per questa tematica, ma la
situazione…-
-Prova a continuare a leggere, magari trovi un lato
positivo…-
-La fai facile tu… vediamo…- sospirò
il custode,
proseguendo nella lettura. -Oltre a lei è stato contattato
anche… mh… oh!- fece ad un tratto, prima di
continuare a
scorrere lo sguardo con maggior interesse. -Sai Paperino, ho appena
trovato il lato positivo…- disse, prima di scoppiare in una
sorta di risata malvagia che inquietò non poco il papero e
che
gli fece prendere in seria considerazione l’idea di chiedere
aiuto al Dottor Freud.
Al numero diciassette di Avenue du Nagotin-d’Or,
un’altra
persona stava aprendo con un certo grado di timore una busta che recava
il sigillo dell’Autrice e che per il classico effetto delle
leggi
cosmiche, nonché delle leggi di Murphy, gli avrebbe portato
non
pochi guai nella sua ormai ex buona giornata.
-Egregio tuss, Riku, sotto bla-bla-bla la sua
partecipazione…
ancora?- sputò seccato l’argenteo, buttandosi
sulla
poltrona. -Ma non si è ancora stufata di scrivere certe
cose?-
aggiunse, dopodiché continuò a leggere,
impallidendo ad
ogni riga che gli scorreva sotto gli occhi. -È uno scherzo?
Dev’essere sicuramente uno scherzo!- gridò,
oltremodo
costernato. -Ps… se stai pensando ad un pesce
d’aprile, ci
tengo a ricordarti che qui è pieno agosto…-
sussurrò citando le ultime parole della lettera.
L’urlo che esplose pochi secondi dopo ebbe il disastroso
effetto
di far saltare il pace-maker ai vecchietti che stavano tranquillamente
passeggiando per la strada.
.:[ ------- ]:.
Uke:
“Uh, che maa ai ciapp!”
Donando al mondo intero il meraviglioso spettacolo delle sue sanissime
tonsille, tramite un lungo e sonoro sbadiglio, il ragazzo
uscì
dalla stalla, guardandosi attorno con un’aria evidentemente
assonnata e confusa. Lentamente, il suo cervello riprese la sua
consueta attività, dandogli le informazioni necessarie per
capire dove si trovasse e perché. Sbadigliò
ancora,
passandosi una mano tra gli indomabili capelli castani da cui cadde un
po’ di fieno.
-Ma dove sono tutti quanti?- si chiese, notando l’inconsueto
silenzio che avvolgeva la Chocobo Farm, in cui doveva trovarsi almeno
una trentina di chiassosi studenti in gita. -Sarò mica
rimasto
indietro? Poco male, torno a farmi una dormita…-
ragionò,
voltandosi per fare ritorno al suo giaciglio momentaneo. -Quel mucchio
di fieno era davvero comodo…- pensò poi,
avanzando di
qualche passo, prima di fermarsi nuovamente.
Di fronte a lui era comparso un ragazzo poco più alto di
lui,
dai capelli argentei, che riconobbe come appartenente alla sezione A
del secondo anno, ma di cui non ricordò assolutamente il
nome,
se lo sapeva realmente. In ogni caso, capì che come lui
doveva
essere rimasto indietro, perché non faceva altro che
guardare a
destra e a manca alla ricerca di qualche compagno, finché
non lo
vide e decise di avvicinarsi.
-Tu sei del primo anno, giusto?- domandò.
-Aha.- rispose il castano svogliatamente.
-E temo che sia rimasto indietro anche tu… gli altri devono
essere andati al paese qui vicino.-
-Ah, ecco dove sono finiti…- mormorò tra
sé e
sé, puntando poi lo sguardo color cielo sull’altro
ragazzo
e chiedendosi come avesse fatto a non notarlo prima di allora.
Tuttavia, si accorse che l’altro stava facendo la stessa
cosa, quando incrociò i suoi occhi acquamarina.
-Perché mi fissi?- esordì l’argenteo,
curioso.
-Sto cercando di ricordare chi sei…- confessò con
sincerità. -Non mi sembra d’averti mai visto in
corridoio.-
-A te invece, non si fa in tempo a vederti perché schizzi da
una
parte all’altra come una molla impazzita, però a
differenza tua, so chi sei.- affermò, sicuro e soddisfatto
della
sorpresa causata all’altro.
-Allora sentiamo, signor so-tutto-di-tutti, chi sono io?-
Il maggiore sollevò un sopracciglio, ma rispose comunque.
-Tu
sei Sora, primo anno sezione A, il migliore amico di Kairi la rossa, e
amico di chiunque gli rivolga la parola, sempre che non sia
lì
per dargli una nota o per mandarlo in presidenza.- espose, come se
stesse recitando un brano a memoria. -Inoltre, sei la matricola
più chiacchierata dalle ragazze affette da fan-girlismo
e… no, forse è meglio che questo tu non lo
sappia.-
Più che scioccato, il castano sbatté le palpebre
un paio
di volte, prima di puntare l’indice sull’altro
studente. -E
tu come accidenti fai a sapere tutte queste cose?
Cos’è
che è meglio che non sappia? E poi, chi sei tu?!-
buttò
tutto d’un fiato.
-So queste cose perché osservo e ascolto, poi, se proprio ci
tieni, non vorresti sapere di essere il sogno segreto di alcuni ragazzi
e per ultimo… io sono Riku, secondo anno sezione A,
responsabile
del club di giornalismo. Tutto chiaro?- concluse, ammiccando e
godendosi lo sconcerto spiattellato sul volto del minore, che ancora lo
stava additando.
-Ma quale club di giornalismo! Tu sei un maniaco stalker!- esplose
Sora, allargando ancora di più gli occhi azzurri.
Riku ghignò. -Che brutta parola, io raccolgo solo
informazioni.
Anzi, vorrei chiederti conferma di una cosa, già che ci
siamo…- disse, prendendo un taccuino dalla tasca dei
pantaloni
con annessa matita. -…dal tuo dossier risulti bisessuale,
per
avere quattordici anni ti sei dato da fare!-
Il castano sembrò sul punto di vedere la propria mascella
cadere
per terra, da quanto aveva spalancato la bocca. -Dossier?! Bisessuale?!
Ma da chi l’hai sentita una cosa del genere?!-
-Spiacente, prima regola del giornalismo, protezione delle fonti.-
snocciolò l’argenteo in un fiato. -Quindi
confermi?-
Arrossito di colpo, il castano strinse gli occhi per
l’imbarazzo. -Ma non confermo un accidenti!-
-Mh, però non hai detto nulla sull’essere il sogno
segreto
di molti ragazzi…- ragionò il maggiore,
scribacchiando
sul taccuino. -…aggiungiamo, presunte tendenze
omosessuali…-
-Ma vuoi piantarla?! Stai facendo tutto da solo!-
-Che caratterino…- commentò Riku, prima di
voltarsi
improvvisamente attirato da una voce che stava sputando improperi di
ogni colore.
-Maledetti ragazzini! Se li ripesco a disturbare i chocobo li
ridurrò così male che non potranno sedersi per
mesi!-
sbraitò il proprietario della fattoria, un uomo sulla
sessantina
che, nonostante l’età, poteva vantare una statura
massiccia da far indivia anche ad un ventenne palestrato,
fortunatamente non poteva dirsi lo stesso del suo udito.
-Oh no! Lo psicolabile!- soffiò Sora, afferrando il polso
del
compagno di scuola per trascinarlo via. -Dobbiamo nasconderci! Muoviti!-
Dando prova di non aver detto scemenze riguardo l’osservare e
l’ascoltare, Riku tacque e seguì l’altro
senza
opporsi. Si rifugiarono in una stalla più piccola rispetto
alle
altre, in quel momento priva di ospiti, e si nascosero dietro un alto
mucchio di fieno che occupava anche gran parte del terreno, andando a
formare un comodo tappeto su cui sedersi senza sporcarsi di terra.
Il castano tirò un sospiro di sollievo. -Siamo fortunati che
il
vecchio abbia l’udito di un sasso, altrimenti ci avrebbe
sentiti,
beccati e puniti.-
-Puniti?- domandò il maggiore, curioso. -Ancora non ha
scoperto
chi è stato a buttare i petardi nel nido dei cuccioli?-
-Già, ma devono essere stati gli imbecilli della mia classe.-
-Non sarei sorpreso di scoprire che qualcuno del mio anno ha dato il
suo contributo, fidati.-
-Non ne dubito, però anche se avessimo detto di essere
innocenti, non saremmo sfuggiti dalle terribili grinfie del pazzo.
È abbastanza famoso per i suoi metodi
“all’antica”.- spiegò il
minore, prima di
proseguire di fronte allo sguardo incuriosito dell’altro. -In
parole povere, è capace di prenderti, toglierti i pantaloni
e sculacciarti,
con qualsiasi cosa gli capiti a tiro. In ogni caso, qui dovremmo essere
al sicuro per ora, quando sono venuto qui a dormire, c’era
pieno
di chocobo, sicuramente sono quelli che hanno preso i nostri compagni
per andare in paese. Dobbiamo solo uscire al momento giusto.-
-Interessante…- mormorò Riku, prendendo appunti
sul
taccuino. -Ma torniamo a noi…- aggiunse, sfogliando indietro
di
qualche pagina. -Bisessuale, gay o etero?- chiese con nonchalance, come
se stesse parlando del tempo.
Sora arrossì di nuovo. -Ma perché ti interessa
così tanto?!-
-Io rappresento le orecchie e la voce del popolo, devo raccogliere
informazioni corrette per poterne fornire a mia volta e non voglio di
certo essere accusato di ingiuria.- illustrò schematico.
-Allora?-
-Sai che sei rompiballe?- replicò, dopo uno sbuffo, ormai
arreso.
-Mmh… qualcuno deve avermelo detto, sì.- ammise
senza
scomporsi. -Comunque, non si risponde a una domanda con
un’altra
domanda.-
-Su questo devo darti ragione…- rispose rapidamente il
castano,
per poi posare le sue labbra su quelle dell’altro, che rimase
interdetto e, per la momentanea gioia di Sora, zitto.
Il minore volle approfittare del fattore sorpresa e, vedendo che non
veniva respinto in alcun modo, cercò di approfondire il
bacio,
spingendo la punta della lingua tra le labbra dell’argenteo e
al
contempo, intrufolò le mani sotto la sua camicia. Fu il
contatto
delle mani bollenti sulla sua pelle a risvegliarlo dal piccolo coma in
cui era caduto, quindi aprì appena la bocca per ribellarsi,
ma
quel tentativo non fu altro che un’occasione per il castano
di
andare a toccare finalmente la sua lingua per intrecciarla con la
propria.
Riku si sentì sopraffatto da quel bacio impetuoso e
cercò
di indietreggiare poggiando le mani a terra, però
l’unica
cosa che ottenne fu di ritrovarsi semi-disteso sul fieno. Con il viso
che stava andando praticamente a fuoco e gli occhi acquamarina sgranati
all’inverosimile, osservava il compagno che al contrario di
lui,
era perfettamente tranquillo e lesse una sicurezza disarmante nelle sue
iridi azzurre e limpide come il cielo sereno. Quel breve contatto
visivo però, fu infranto dal tremore che lo scosse, e che lo
costrinse a serrare le palpebre, quando le dita dell’altro
andarono a infilarsi nei suoi pantaloni e sfiorarono la sua
intimità. Quasi non si accorse di avere finalmente le labbra
libere e le braccia posate lungo i fianchi, poiché troppo
impegnato a capire cosa avesse scatenato quella catena di reazioni ma
soprattutto perché, nonostante tutto, gli fosse piaciuta.
Da parte sua, Sora lo guardava soddisfatto, leccandosi i baffi. Era
riuscito a far tacere il compagno saputello e ficcanaso, aveva risposto
alla sua domanda e, forse, aveva trovato il modo di passare il tempo
fino al ritorno degli altri studenti.
-Oi? Ci sei ancora?- chiese, avvicinando le labbra al collo candido
dell’argenteo, che sussultò al contatto.
Gli leccò la pelle tiepida e la morse appena, compiaciuto
nel sentirlo tendersi sotto il suo tocco.
-Cosa… stai facendo?- domandò Riku, facendo
vibrare la
zona delle corde vocali, che furono un invito plateale per il castano.
-Non si vede? Ti sto dando le informazioni corrette. Non le vuoi?-
replicò, respirandogli sotto il mento e muovendo sia la mano
che
ancora sostava sopra i boxer dell’altro, sia
l’altra che
riprese a carezzargli il petto e l’addome, fino a sollevargli
la
camicia.
-Io…- provò a dire, inceppandosi
l’attimo dopo, a
causa di una fitta al basso ventre, che gli provocò un
gemito.
-Beccato, senpai.- sussurrò il minore, tornando a baciare le
sottili labbra del compagno, trovandole docili e pronte a seguire ogni
suo capriccio.
Aggredì la sua lingua, legandola alla propria in un acceso
gioco
di supremazia già decisa, mentre rapidamente armeggiava con
i
suoi pantaloni per calarglieli e levarseli di torno. Spinto da
chissà quale istinto primordiale a lui sconosciuto, Riku
chiuse
gli occhi e assecondò il volere di quel ragazzo iperattivo e
lo
aiutò nell’operazione, sfruttando il letto di
paglia su
cui ormai era del tutto sdraiato. Dopodiché si
azzardò a
fare altrettanto con la camicia del castano, aprendo velocemente un
bottone dietro l’altro, per poi gettarsi
nell’esplorazione
del suo petto e della schiena, avvicinandolo inconsciamente a
sé
e causando uno sfregamento inatteso tra le loro intimità. Un
brivido di eccitazione gli corse lungo la colonna vertebrale e si
accentuò quando quelle dita roventi lo toccarono ancora,
stavolta però, pelle contro pelle. Tanto era preso da quei
brividi, da non accorgersi che i boxer grigi erano finiti a far
compagnia ai suoi pantaloni, attorno alle caviglie.
All’interno della sua mente, Sora ghignò
soddisfatto del
comportamento dell’altro, avvertendo le sue stesse scosse
lungo
la schiena quando lo sentì gemere e mugolare sulle sue
labbra,
grazie ad un primo movimento deciso delle sue dita. Interruppe il bacio
solo un secondo per riprendere fiato, poi attaccò ancora,
senza
lasciargli via di scampo. La sua mano seguiva il ritmo della lingua,
facendo sì che la vittima non capisse o percepisse
più
nulla, tranne l’aumentare del desiderio e del piacere.
Caduto completamente nella tela di quel malefico ragno inizialmente
mascherato da innocente farfalla, Riku non riuscì a fare
altro
che aggrapparsi alle sue spalle, più ben messe di quel che
apparivano. Ad un tratto, la velocità di quella mano
aumentò, cogliendolo di sorpresa e si ritrovò a
stringere
la camicia del castano, sentendosi pericolosamente vicino al proprio
limite. Infatti, quando il compagno si allontanò, fermando
tutto, ringhiò furente.
-Sei… un maledetto…- sibilò a denti
stretti,
fissandolo così intensamente che avrebbe potuto incenerirlo.
-Calmati.- consigliò Sora con una piccola risata.
-Se io sono… un rompiballe… tu sicuramente
sei… un
ba…- fu zittito con l’indice destro posato sulle
sue
labbra.
-Non dire così, prima non ne davo l’impressione
perché mi ero appena svegliato.- spiegò con
innocenza,
come se quella frase bastasse a scagionarlo da qualsiasi accusa. -Tra
un momento riprendiamo…- assicurò, mentre le sue
mani
correvano ad abbassargli pantaloni e boxer azzurri, rivelando il suo
stato non tanto diverso da quello in cui aveva lasciato
l’argenteo, che deglutì avendo capito dove
sarebbero
arrivati. -Paura?- chiese, leccandosi indice e medio della mano destra.
-Secondo te?- ribatté algido.
-Non devi averne.- mormorò al suo orecchio, soffiandovi
appena.
-Farò piano.- promise, prima di mordergli il lobo per poi
spostarsi al collo e, infine, alle labbra nuovamente dischiuse in
attesa del suo arrivo.
Il maggiore accolse quel bacio con un certo nervosismo e
s’irrigidì quando percepì
l’intrusione e il
movimento del suo dito. La prima reazione fu quella di ritrarsi, ma
lentamente cominciò a piacergli e senza rendersene conto si
mosse in maniera inequivocabile, chiedendo di più. Un di
più che non gli fu assolutamente negato e
l’iniziale
fastidio provocato dal secondo dito, fu presto dimenticato e sepolto
dal piacere crescente.
Comodamente posizionato tra le gambe aperte dell’altro, Sora
stava godendosi ogni suo misero cambiamento d’atteggiamento e
di
postura. Tuttavia, si colse ad affrettare involontariamente i tempi,
perché anche lui ormai stava per arrivare al limite. Quando
capì che Riku era pronto, tolse le dita e frenò
quel
bacio travolgente, guadagnandosi un grugnito contrariato.
Riportò la bocca vicino al suo orecchio sinistro e sorrise.
-Pronto a fare l’uke, sempai?- chiese, mentre la sua
intimità sfiorava l’apertura dell’altro,
che
annuì appena, prima di cadere un istante nel panico.
-Uke?-
Sora si fece scappare una risatina. -Poi te lo spiego.-
Se non l’avesse baciato immediatamente, Riku era sicuro che
il
suo gemito di dolore misto a urlo l’avrebbe sentito anche
quel
pazzoide che si aggirava per la fattoria. Per fortuna, gli
bastò
poco per abituarsi, perché come aveva promesso, il castano
fece
il più piano possibile, dandogli il suo tempo e posando
ancora
la mano sinistra sulla sua intimità per distrarlo
dall’intrusione. Man mano che il dolore scemava,
l’eccitazione e il piacere tornarono a scaldargli le membra e
a
gettargli il cervello nella gelatina, perché di nuovo si
scoprì a non capire più niente.
Dapprima lente, le spinte si fecero rapide e sempre più
esigenti. Senza smettere di muoversi, furono costretti a interrompere
il contatto tra le loro labbra in cerca di ossigeno da mandare ai
polmoni, lasciando che i loro sospiri e gemiti si diffondessero nel
piccolo spazio che si erano permessi di occupare.
Ad un respiro smorzato del maggiore, però, la
velocità
crebbe ancora e con essa la loro esigenza. Sempre seguendo un istinto
che non sapeva di avere, Riku morse la spalla dell’altro,
provocandone un sussulto e un reciproco morso sul collo.
Dopodiché, per un brevissimo attimo, i loro occhi tornarono
a
specchiarsi gli uni negli altri, trovandovi la medesima
tonalità
offuscata dalla libidine.
Ripresero a baciarsi con foga, soffocando gemiti e sospiri dai toni
troppo acuti, mentre i loro corpi si muovevano allo stesso ritmo,
sempre più veloce finché con un’ultima
spinta del
castano, non si fermarono. Raggiunto l’apice del proprio
piacere,
Sora si accasciò sul corpo dell’argenteo, che si
liberò pochi istanti dopo di lui.
Ansanti e sudati, i due rimasero immobili per riprendere fiato e il
controllo delle loro menti ancora immerse nel nulla totale. Riku
schiuse piano gli occhi, puntando lo sguardo sul soffitto della stalla,
scoprendosi sì incredulo per quanto accaduto, ma anche
stranamente tranquillo e, soprattutto, stanco. Infatti, le palpebre
minacciavano di richiudersi da un momento all’altro e fu solo
per
merito dei movimenti del compagno se riuscì a restare
cosciente.
Strinse i denti e sopportò la sensazione di bruciore,
finché Sora non fu completamente uscito dal suo corpo.
-Scusa, ho fatto il più piano possibile.- disse il castano,
chinandosi per donargli un bacio casto e senza pretese. -Ed
è
meglio se non ti addormenti.- aggiunse, sollevandosi del tutto per
sistemarsi i vestiti. -Dobbiamo uscire di qui senza farci beccare.-
L’argenteo annuì più per riflesso che
per reale
attenzione, perché troppo impegnato a concentrare la forza
nelle
braccia per alzarsi. Si era quasi seduto del tutto, quando una fitta di
dolore al fondoschiena lo bloccò in quella posizione.
Il minore scosse il capo, dopodiché si sporse per aiutarlo a
rivestirsi e infine, lo sorresse nell’alzarsi in piedi.
-Forse dovevo avvisarti riguardo le conseguenze del fare
l’uke…- ragionò Sora a bassa voce.
-A proposito…- intervenne Riku, mentre cercava di ritrovare
la
stabilità delle gambe. -…che vuol dire? Anche se
adesso
posso immaginarlo.-
Il castano emise un risolino. -Bè, come avrai capito
l’uke
è quello che assume il ruolo passivo nel
rapporto…-
-Già, mi sono accorto.- ribatté, acido.
-Il ruolo attivo invece, è quello del seme.- aggiunse,
concludendo la spiegazione. -Strano però, da come parlavi
prima
sembrava che fossi ben informato su termini simili, usati con molta
fantasia dalle fan-girls.-
-Non sono mai entrato in questi dettagli.-
-Capisco, comunque non ti perdi niente anche se non li sai. Figurati
che per mia zia Ursula “uke” è una
contrazione.-
-Che sta per?- si azzardò a chiedere l’argenteo,
muovendo un paio di passi, senza staccarsi dall’altro.
-"Uh, che maa ai ciapp".-
confessò con una certa titubanza, guadagnandosi
un’occhiataccia attesa. -Eh, eh…-
-Non so che lingua parli tua zia, ma l’ho capita lo stesso,
grazie.- rispose sempre più acido per quel fiume di
informazioni
non gradite.
Attesero in silenzio che il maggiore riuscisse a camminare da solo,
dopodiché uscirono dal loro nascondiglio, facendo meno
rumore
possibile e si portarono vicino alla porta della stalla. Sora si sporse
per entrambi, guardando prima da una parte e poi dall’altra,
sondando il terreno. Giudicando il percorso libero, prese il maggiore
per mano e se lo trascinò dietro con tutta la
rapidità
che gli permetteva di metterci nella corsa. La vista della porta sul
retro dell’ala est della casa padronale, dove avevano le
stanze,
per i due ragazzi fu paragonabile alla salvezza offerta dal paradiso
per le anime pie e devote. Tuttavia, dato che loro non erano nulla di
tutto questo, destino volle che la voce possente del proprietario della
fattoria frantumò le loro speranze senza pietà.
-Vi ho trovati, razza di delinquenti!- tuonò imperioso il
fattore. -Ve la farò pagare cara per lo scherzo che avete
fatto
ieri!-
Riku deglutì, portando le mani avanti in segno di resa.
-Ehm,
signor Enix, mi chiamo Riku, sono del secondo anno, posso garantire per
me e il mio compagno, assicurandole che non siamo stati noi a buttare
quei petardi nel…-
-Per me siete tutti uguali, non mi interessa se sei stato tu o quella
specie di porcospino che ti sta affianco, oppure se non è
stato
nessuno di voi due!- replicò. -Qualcuno deve pagare
comunque!-
-Ma non siamo stati noi!- esclamò Sora, stringendo i pugni
lungo i fianchi.
-Allora cosa facevate qui, eh? La storia del restare indietro
è
vecchia quanto me, lo so che siete rimasti qua di nascosto per dare
ancora problemi! E se non c’entrate con lo scherzo di ieri,
sicuramente avreste voluto provarci oggi! Perché voi
mocciosi
siete tutti uguali! Tutti delinquenti!- sentenziò senza
lasciare
spazio per una replica, prima di spingerli entrambi oltre la soglia
della casa, entrando in cucina, e cacciarli nel primo angolò
che
trovò. -Non osate muovervi di qui.- sibilò,
velenoso come
un serpente a sonagli ad una spanna dai loro nasi, dopodiché
si
voltò e si diresse a passi pesanti verso la credenza che
stanziava dall’altra parte della stanza.
-Tentiamo la fuga?- domandò il castano in un sussurro,
deglutendo.
-Dico sei scemo? Se ci vede uscire ci rincorre e poi ci ammazza, altro
che punizione!-
-Ti ho detto in cosa consistono le sue punizioni, vero?- chiese ancora.
-Ti rendi conto che il male e il bruciore di prima saranno niente a confronto
con quello che ci farà questo pazzo?!-
Se possibile, il colorito già pallido
dell’argenteo si fece ancora più bianco. -Quindi
siamo spacciati?-
-Temo proprio di sì.- capitolò il minore. -Ah,
comunque,
bisex.- aggiunse, all’improvviso, guadagnandosi
un’occhiata
curiosa dalle iridi acquamarina dell’altro. -Almeno potrai
inserirlo nel dossier segreto che mi riguarda.-
-Oh, grazie. Tu hai un ultimo desiderio?- scherzò, usando
una
metafora per chiedergli se avesse curiosità a sua volta.
-Bè, non sto a chiederti le tue inclinazioni sessuali
perché mi sono ben chiare, ma vorrei sapere che ci facevi
qui.
Io mi sono addormentato dopo pranzo, ma tu?-
-Idem, però io almeno, ho avuto la decenza di farlo in
camera.
Peccato che il mio compagno di stanza si sia scordato di venirmi a
chiamare.- spiegò, dicendosi che forse, proprio un peccato
non
era stato.
Sora stava per rispondere, ma il ritorno della minacciosa mole
dell’uomo lo fece desistere e impallidire. Lui e la spatola
da
polenta che teneva in mano: rigorosamente fatta di legno e tre volte
più grande e, ovviamente, lunga di una normale. Lo
osservarono
con il fiato sospeso mentre si sedeva sulla panca vicino al tavolo, per
poi tornare a puntare i suoi occhietti neri su di loro.
-Tu.- sputò, indicando Riku. -Vieni qui.-
Serrando i pugni e deglutendo a vuoto, il ragazzo si fece avanti
lentamente e cercò di pensare a tutto fuorché
l’attrezzo che lo psicolabile aveva intenzione di usare sul
suo
fondo schiena. Un’improvvisa stretta ferrea attorno al suo
polso
sinistro, però, fermò il suo avanzare, facendogli
compiere un passo indietro.
-Sora…?-
-Punisca solo me! Lui non c’entra nulla!- esclamò
determinato, mettendosi davanti all’argenteo nella speranza
di
evitargli un’ingiusta punizione.
Lo stupore del maggiore fu inondato di gratitudine, ma si
tramutò in terrore in pochi miseri secondi, nel vedere che
il
boia s’era alzato in piedi per fronteggiarli
dall’alto al
basso, agevolato dalla corporatura massiccia e dal suo notevole metro e
ottanta.
-Ho già detto che non mi interessa! Ho trovato due
delinquenti e
due ne punirò!- urlò prima di infilare la spatola
nella
cintura, come se stesse maneggiando un’arma vera, per poi
prendere entrambi per i polsi e costringerli a sdraiarsi per
metà sul largo tavolo di legno. -E visto che mi avete
già
fatto perdere un sacco di tempo, vi punirò insieme!-
Riku strinse i denti ad una fitta improvvisa proveniente dal
fondoschiena, causata dal movimento brusco, e per istinto
ricambiò la stretta della mano del castano, quando questo si
spinse ad avvolgere la sua.
-Ci ho provato… se non altro, durerà
meno…- mormorò il minore.
-Grazie lo stesso.- rispose sinceramente l’argenteo, urlando
di
dolore in sincronia con il compagno, quando la spatola da polenta si
abbatté con violenza sui loro sederi.
-Uno.- dichiarò tetro il fattore, sollevando
l’attrezzo
per caricare un nuovo colpo, che cadde con maggiore ferocia del primo
pochi attimi dopo, provocando altre grida.
Nonostante l’uomo le avesse contate ad alta voce, i due
martiri
non avrebbero mai saputo dire quanti colpi avessero ricevuto e di certo
non ci tenevano a saperlo per fondare la curiosità dei
compagni
di classe o di chiunque altro avesse anche solo osato chiedere dettagli
su quel pomeriggio di fuoco. L’unica magra, consolazione per
Sora
e Riku, fu scoprire che infine, i reali colpevoli dello scherzo dei
petardi erano stati trovati e puniti a dovere. Magra perché
comunque, il proprietario della fattoria non aveva mostrato alcuna
pietà o segno di volersi scusare con loro, al contrario, con
un’incrollabile convinzione affermò che loro due
sarebbero
stati l’esempio per gli altri adolescenti e per le
generazioni
future.
-Bello schifo.- fu il commento di entrambi, destinati a trovare gravi
difficoltà nel sedersi per molti giorni, quando
l’insegnante comunicò loro la notizia.
.:[ ------- ]:.
Altra giornata tranquilla nel Mondo che Non Esiste.
Troppo tranquilla.
Quina e Ursula fissavano con tanto d’occhi il giovane Sora,
che
si muoveva allegro e spensierato tra i tavoli del locale prendendo e
consegnando ordinazioni. La cosa strana era il suo sorriso.
Perché Sora sorrideva sempre, lo sapevano
anche le piastrelle del pavimento, ma non sorrideva in quel modo,
ossia con una soddisfazione completa, come se avesse ottenuto una
vittoria personale e se la stesse godendo ampiamente, assaporandola
come un gelato al cioccolato regalatogli da darkroxas92 in persona.
Dopo mezza giornata passata così, stava diventando
inquietante.
A quel punto, le due proprietarie fermarono il gemello Nobody di quel
ragazzo che sembrava
Sora dalla punta dei capelli impossibili fino alle gigantesche scarpe
che portava, per chiedergli se sapesse qualcosa.
-Roxas, sai cosa gli è successo?- domandò la
piovra, indicando il castano con una certa preoccupazione.
-È da stamattina che è strano.- aggiunse la Qu,
altrettanto in ansia.
Il biondo guardò a sua volta il proprio gemello Somebody per
qualche secondo, prima di alzare le spalle. -Ne so quanto voi. Me lo
sono trovato così anch’io quando sono passato a
prenderlo,
allora l’ho lasciato andare avanti un momento e ho chiesto
spiegazioni a Paperino.-
-E cos’ha detto?- domandò Ursula, curiosa.
-Sembra che due giorni fa abbia ricevuto una richiesta
dell’Autrice per partecipare a una fan-fiction dalle
tematiche
altamente sorucciane insieme a qualcun altro…-
spiegò il
ragazzo, rabbrividendo al pensiero della tematica. -Ma neanche lui sa
chi fosse, né perché Sora sembra che abbia
toccato
l’Alto dei Cieli con tutte e due le mani da quando
è
tornato.-
-Siamo daccapo quindi!- esclamò Quina.
-A ‘sto punto, tanto vale chiedere a lui, no?- propose Roxas.
-Proviamo!- annuì la cecaelia. -Sora! Vieni un attimo!-
Terminato di prendere l’ordinazione che stava annotando, il
keyblader raggiunse i tre amici con un’espressione dubbiosa.
-Eccomi Ursula, c’è qualche problema?-
-Non proprio, però…- tentennò la
piovra, non sapendo come iniziare il discorso.
-Volevamo sapere cosa ti ha reso tanto soddisfatto da farti sorridere
da quando sei tornato da quell’impegno con
l’Autrice.-
intervenne il Nobody, ormai incuriosito.
Il suo gemello Somebody si grattò la testa con una risata.
-Ti
ha detto tutto Paperino, vero? Ma non dovete preoccuparvi!-
-Ci preoccupiamo eccome!- replicò Quina.
-Sora, hai preso parte a una fan-fiction…
sorucciana… vederti così ci
sta inquietando non poco, sai?- spiegò il biondo.
-Era sorucciana per metà, il resto potrebbe diventare ottimo
materiale per Larxene o darky.-
-Le hai prese?!- domandò spaventato Roxas.
-Con una spatola per polenta di legno, che avrebbe fatto impressione
persino a Xaldin.-
-E riesci a muoverti senza problemi?!-
-L’Autrice è stata gentile e ci ha curati alla
fine del
lavoro. Il mio lato B è integro e del suo colore naturale.-
-Ha curato te e chi?- chiesero in coro i tre.
-L’altro che è stato reclutato, non posso dirvi
chi
è. Posso solo dirvi che purtroppo per lui, non è
stato
guarito del tutto, quindi avrà ancora qualche problemino a
sedersi.- aggiunse, facendoli tremare davanti al suo ghigno di perfidia.
-Aspetta un secondo!- esclamò Roxas, colto da
un’illuminazione improvvisa. -Se è successo quello
che
penso, e dev’essere stato per forza così, ma tu
stai bene
al cento per cento, mentre l’altro ancora non riesce a
sedersi… significa che tu…!-
-Bingo.-
Le due ristoratrici si guardarono confuse per un istante, prima di
assumere la classica espressione da dugongo spiaggiato e fissare il
castano con tanto d’occhi.
-Deduco che ci siete arrivate anche voi.- rise il custode.
-…l’hai fatto davvero?- domandò il
Nobody, ottenendo un assenso e un altro ghigno. -Rating?-
-Arancione.-
-Biott!!!!- urlando all’unisono, Ursula e Quina a quella
dichiarazione caddero vittime di una violenta epistassi, mentre i due
keyblader abbassavano il capo sotto un gocciolone stile manga.
-Meglio che non sappiano mai chi fosse l’altro.-
sentenziò Sora, trovandosi d’accordo col biondo.
-A me lo dirai?- fece curioso.
-Non credo sia il caso…- iniziò, per poi voltarsi
attirato dallo scampanellio della porta che li avvisava dell'entrata di
un nuovo cliente, che si stava dirigendo verso il bancone.
-Oh! Ciao Riku!- esclamò il Nobody. -Sono subito da te.-
-Lascia, ci penso io.- s’intromise il castano, consegnandogli
l’ultima ordinazione che aveva preso accompagnata da una
strizzata d’occhio, dopodiché andò
dall’argenteo, mostrando la miglior faccia da schiaffi del
suo
repertorio. -Allora, Riku, perché non ti siedi?-
Le iridi acquamarina lo fulminarono istantaneamente. -Ti odio.-
Quelle due frasi per Roxas furono più che sufficienti.
Psicolabile... che
termine meraviglioso... *si guarda attorno* Ehm, sì...
dunque!
Spero che questa fic vi sia piaciuta e che vi abbia fatto ridere, da
parte mia, mentre la scrivevo ho avuto parecchia difficoltà
a
frenare le risate xD Ora però, è meglio se vi do
qualche
delucidazione:
- il titolo è in dialetto ticinese, lingua parlata da Ursula
(sì, la strega del mare di Atlantica
ù.ù), che
nelle fan fiction di Ottoperotto gestisce un ristorante nel Mondo che
Non Esiste insieme a Quina Quen;
- Sora e Roxas lavorano come camerieri in suddetto ristorante;
- espressione "farmi i quarti": i quarti altro non sono che le chiappe
xD quindi Sora intendeva dire che non s'è presentato nessuno
con
l'intento di prenderlo a sculacciate, cosa che accade piuttosto spesso
xD;
- tuss: parola in dialetto ticinese che significa "ragazzo" o
"ragazzino", che in ogni caso, indica un soggetto di età
compresa tra i 7 e i 17 anni;
- biott: altro termine del dialetto ticinese, che indica la
nudità (praticamente è come se Quina e Ursula
avessero
gridato "nudo!");
- Vexen, come sempre, è un esimio scienziato che
è
riuscito a creare un sole artificiale per il Mondo che Non Esiste;
- Xaldin è un ottimo cuoco e si occupa di preparare i pasti
per
i membri dell'Organizzazione XIII e di punire (con i metodi del signor
Enix) i monelli di età compresa tra i 7 e i 17 anni;
- Soruccio è un'autrice di EFP, che nelle fic di Ottoperotto
veste i panni della Dea dello Yaoi, e penso d'aver detto tutto xD;
- darkroxas92, anche lui autore di EFP, che nelle suddette fic
è
conosciuto come il Dio della Distruzione e terrore di tutti i tuss,
perché trova gioia e soddisfazione nel vedere severamente
punita
anche la più piccola marachella, come Larxene, che risulta
essere una dei massimi esperti di retribuzioni e tutto ciò
che
ne consegue;
- se ve lo state chiedendo: sì, Pippo si è
sposato con
Beatrix, la shogun del regno di Alexandria xD Ah, l'amour! <3
Credo di avervi detto
tutto xD Se
avete altre domande, dubbi o curiosità non esitate a
chiedere e
mi raccomando, commentate!!!
See ya!
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