L'aspirapolvere:
ovvero quando è la principessa a salvare il principe
La serratura di quella dannatissima porta non era mai stata
così poco collaborativa come quella notte: non solo era
talmente arrugginita che la chiave veniva sostanzialmente scartavetrata
ogni volta che vi entrava, ma nel tempo era perfino finita fuori asse,
cosicché si era reso necessario tenere ferma la maniglia per
riuscire ad aprire definitivamente la porta.
E non era un'operazione semplice da portare a termine, quando avevi la
lingua di un ragazzo in bocca e una sua mano sul sedere.
"Scusa... Fammi voltare un attimo, altrimenti non entriamo
più." borbottò Francesca, allontanando in fretta
lingue e mani dal suo corpo.
"Se vuoi possiamo tornare in ascensore..." sussurrò
divertito il ragazzo, lasciando che lei scassinasse la vecchia
serratura.
"In ascensore si sta stretti." replicò lei, trascinandolo
dentro casa e lasciando cadere le chiavi per terra.
Paolo chiuse la porta con un calcio distratto e poi
concentrò tutta la sua attenzione sulla bocca della ragazza
che gli stava di fronte: gli piaceva da morire baciarla, soprattutto da
quando aveva scoperto che lei aveva rinunciato al rossetto
perché a lui piaceva di più senza.
La sospinse verso la parete del corridoio, mentre lei lasciava cadere a
terra il cappotto: prima che il ragazzo avesse tempo di fare
altrettanto, Francesca gli sbottonò l'impermeabile, glielo
tolse malamente e cominciò ad armeggiare con la felpa, in un
vano tentativo di sfilargli anche quella.
"Finirai per strangolarmi, di questo passo."
La ragazza si fermò bruscamente e gli rivolse uno sguardo di
rimprovero:
"Quando mi dovrai slacciare il reggiseno mi ricorderò di
questa tua saccenza,sappilo!"
Paolo scoppiò a ridere di cuore e con un gesto improvviso la
sollevò da terra, facendo ridere pure lei.
"Mi dici dov'è la camera da letto o preferisci ritrovarti
nello sgabuzzino delle scope?"
"Seconda porta a destra, Incredibile Hulk!"
Paolo entrò nella camera buia e depose a terra Francesca,
che non perse tempo e ricominciò a spogliarlo
frettolosamente. Lui iniziò a fare lo stesso: tra un bacio e
l'altro le tolse il cardigan, le sbottonò la camicetta, fece
saltare il primo bottone dei pantaloni...
La ragazza, nel frattempo, stava trovando non poche
difficoltà a slacciargli la cintura; si staccò
con frustrazione da lui, e gli inveì contro, sputando:
"La prossima volta vedi di arrivare già nudo,
così mi risparmio tutta questa fatica."
Ancora una volta Paolo cedette alla risata, e la provocò
ulteriormente replicando:
"Come vuole, signorina, ma temo che in tal caso dovremmo rinunciare al
ristorante, prima!"
Francesca sorrise, e lo spinse con veemenza verso la parete, in modo da
riprendere la sua personale lotta contro la cintura. La schiena di lui,
però, andò ad appoggiarsi sull'interruttore, il
quale scattò e inondò di luce la piccola stanza.
La ragazza però non fece in tempo a lamentarsi che Paolo
proferì un lugubre quanto significativo "Oh mio Dio".
Francesca si portò istintivamente le mani al seno, e
cominciò a farfugliare frasi sconnesse e apparentemente
prive di senso logico:
"Lo so, mi dispiace! Non è molto sexy da vedere... ma era
l'unico reggiseno pulito che mi era rimasto! Me l'hanno regalato le mie
amiche qualche anno fa... ma era uno scherzo! Io detesto Hello Kitty,
davvero!"
Mentre parlava si accorse però che l'attenzione del ragazzo
non era minimamente rivolta alla sua discutibile biancheria intima,
bensì ad un punto indefinito oltre la sua testa.
"Che c'è, hai per caso una visione di Pamela Anderson in
bikini rosso? Guarda che le sue tette sono finte, al contrario delle
mie."
Per tutta risposta Paolo le prese un braccio e la fece girare su se
stessa con poca grazia, poi le indicò il soffitto, ma non
ebbe la forza di aggiungere un commento verbale a ciò che le
stava mostrando.
Inizialmente riuscì a distinguere solo un alone
più scuro, come una velata traccia di muffa. Quando i suoi
occhi si furono abituati all'intensità luminosa,
capì che l'alone era formato da tanti piccoli pallini scuri.
Si avvicinò lentamente al muro macchiato... E poi
capì.
Ragni.
Decine di piccoli ragni infestavano il soffitto e una parete di camera
sua.
Il suo primo istinto fu quello di grattarsi le braccia: gli insetti le
avevano sempre fatto questo strano effetto pruriginoso, alla vista. Il
secondo pensiero invece andò a Paolo, che, si immaginava,
sicuramente si stava pentendo di essere salito in una casa
così mal tenuta.
Si girò sconsolata verso di lui, pronta a scusarsi, ma
quello che vide la fece scoppiare in una sonora risata.
"Non credo che salire sul catalogo dell'Ikea ti possa salvare
dall'invasione, sai? Sarà alto, quanto?, due centimetri?"
"Ragni! Migliaia di ragni!" esclamò lui, che nel frattempo
si era trasformato nell'immagine del terrore. Con una mano si era
aggrappato allo stipite della porta come se, in qualche modo, potesse
proteggerlo, mentre con l'altra si massaggiava il petto, in un evidente
attacco di angina pectoris.
"Non mi dire che un uomo grande e grosso come te ha paura di due
ragnetti!" lo schernì Francesca, divertita dallo stato in
cui si trovava il suo ragazzo.
"Due ragnetti?! Quante diottrie ti mancano, per curiosità?
Saranno un centinaio, come minimo!" riprese lui, gesticolando in
direzione del soffitto.
"Esagerato! Saranno una ventina al massimo! - replicò lei
ma, quando vide la faccia scettica di Paolo, continuò - E va
bene, ora li conto, così sei più tranquillo!"
Si avvicinò ulteriormente al luogo infestato e prese
diligentemente a contare raggruppando per tre i piccoli insetti
zampettanti.
"Ok, sono 63." annunciò dopo poco.
Paolo sbiancò e vacillò sulla rivista svedese che
usava come unico baluardo di salvezza e poi le puntò addosso
un indice accusatore:
"Te l'avevo detto! - proferì, mentre Francesca alzava gli
occhi al cielo - Ora, dove tieni l'elenco telefonico?"
"Guarda che non sono scorpioni del Sahara, si possono spiaccicare anche
solo con una ciabatta."
"S-spiaccicare? Quindi non vuoi chiamare la disinfestazione?!"
"La disinfestazione? Sei impazzito? Sono solo cuccioli di ragno!"
"Non capisco davvero come tu faccia a definire
“cuccioli” delle cose così ributtanti!"
rabbrividì il ragazzo.
La ragazza sbuffò e si disse che in ogni caso spiaccicare
sessantatre ragni sul soffitto non era una buona idea, visto che non
aveva in programma di ritinteggiare casa a breve.
Oltrepassò con fare deciso il ragazzo, che si ritrasse come
per paura di venir contagiato, e tornò poco dopo con in mano
un aspirapolvere che aveva visto tempi migliori.
Paolo la squadrò, terrorizzato.
"Che hai intenzione di fare?"
"Pensavo di dare una passata al materasso, prima di usarlo insieme a
te. Sai com'è, la pulizia prima di tutto."
Il giovane la guardava stralunato, senza dare segni di aver capito la
battuta.
"Li voglio aspirare, mi sembra ovvio!" sbottò la ragazza,
sorpassandolo nuovamente ed avvicinandosi alla scena del crimine.
"Aspirarli? - si animò lui - Ma poi resteranno vivi nel
sacchetto per giorni! Si mangeranno a vicenda per sostentarsi e quando
avranno raggiunto la maturità sessuale copuleranno tra loro
e..."
"Senti, Piero Angela, qui gli unici che copuleranno siamo noi. - lo
interruppe lei, mentre attaccava la spina alla corrente elettrica -
Quindi, o mi dai una mano, o stasera si va in bianco."
Paolo le lanciò uno sguardo torvo, deglutì
rumorosamente e borbottò un "e va bene" molto risentito.
Scese dal suo piedistallo patinato, si rimise scarpe e maglietta e si
avvicinò cautamente alla sua ragazza, la quale continuava a
guardarlo con aria di superiorità.
"Che devo fare?" latrò.
"Devi stare pronto a pestarli nel caso me ne cada qualcuno a terra
mentre aspiro."
"Scordatelo." proferì lui, facendo dietrofront e dirigendosi
verso l'uscita.
"E va bene, e va bene. Tu aspiri, io raccolgo i dispersi e li elimino."
concesse la ragazza.
Paolo tornò indietro sconsolato, afferrò
titubante il tubo dell'aspirapolvere e lo diresse tremante verso
l'alto. Francesca si accorse subito che non ce l'avrebbe mai fatta
senza un po' di incoraggiamento, e lei aveva ben altri piani per la
nottata che dare la caccia a dei fastidiosissimi ragni in formato
ridotto.
"Cosa ne dici di iniziare dalla parete sotto? Ce ne sono molti meno, mi
pare." tentò.
"Quindici!- rispose velocemente Paolo - Ce ne sono quindici!”
"Quindici cuccioli! Ma
Pongo, è meraviglioso!”
replicò lei, ostentando ammirazione.
"Simpatica." rispose lui cupo, accendendo l'aspirapolvere.
Se non si considerano i gridolini che il ragazzo emetteva ad ogni ragno
aspirato, o la tarantella che i suoi piedi mettevano in scena ad ogni
animaletto che precipitava, si può dire che le operazioni si
svolsero in totale tranquillità. Nel giro di pochi minuti
tutto era tornato normale.
Paolo, la fronte imperlata di sudore, supplicò Francesca di
spostare almeno il sacchetto sul balcone, se proprio non voleva dargli
fuoco nella vasca come lui aveva suggerito.
Lei lo accontentò e poi gli portò una birra
ghiacciata per ricompensa.
"Grazie - gli disse, facendo tintinnare la bottiglia con la sua - sei
stato molto coraggioso a salvarmi da quelle belve feroci. I tuoi acuti
facevano invidia a Placido Domingo."
"Sempre più simpatica - replicò lui, sorseggiando
la birra appoggiato allo stipite della porta - E non pensi minimamente
a quanto sia stato difficile concentrarmi su quegli esseri rivoltanti
invece che su Hello
Kitty?"
In un primo momento Francesca non capì il riferimento, ma
poi si rese conto di avere ancora la camicia slacciata e l'imbarazzante
reggiseno in bella vista.
Un sorriso si fece largo tra le sue labbra; si avvicinò a
Paolo, abbandonò la birra sulla cassettiera alla sua
sinistra e gli posò una mano sul petto:
"Hai ragione. Dove eravamo rimasti...?"
"Non penserai che riuscirei a fare sesso a due metri da dove ho
sterminato una colonia di potenziali assassini, vero?!"
ululò lui.
Francesca alzò gli occhi al cielo, esasperata, e
bofonchiò un "non ci sono più gli uomini di una
volta" ma Paolo la sorprese ancora sollevandola nuovamente da terra,
questa volta caricandosela sulla spalla senza tanti complimenti. Depose
la sua birra accanto all’altra e, incurante delle lamentele
della giovane, si incamminò verso il salotto.
La fece scivolare malamente sul divano, raggiungendola subito dopo.
Si adagiò delicatamente sul suo corpo, sostenendosi con i
gomiti per non pesarle troppo. Quando lei si rese conto della
posizione, commutò la risata in sorriso beffardo e lo
provocò dicendo:
"Allora, Incredibile Hulk, non mi hai ancora dato prova di essere
più bravo di me a togliere vestiti."
Lui le restituì una smorfia di sfida, insinuò una
mano dietro la sua schiena e, con un gesto deciso, slacciò
il gancetto del reggiseno.
Francesca rimase un momento interdetta, poi sorrise compiaciuta e
concesse:
"Diciamo che sei più bravo a slacciare reggiseni che ad
aspirare ragni, anche se..."
Non terminò la frase, perché Paolo le aveva
chiuso la bocca con un bacio e aveva cominciato ad abbassarle la
cerniera dei pantaloni.
Per quella notte i ragni non vennero più nominati.
Angolo autrice:
Volevo dedicare questa delirante oneshot alle ragazze del gruppo Di
TuttoTondo in TuttoTondo, da cui potrei tranquillamente
trarre ispirazione per gli anni a venire.
Ho volutamente ribaltato i ruoli di ragazza-paurosa e
ragazzo-coraggioso: è ora che le principesse comincino a
salvarsi da sole, altrimenti finiranno per farsi mettere i piedi in
testa dal primo principe azzurro che passa.
Un grazie speciale a MedOrMad,
che mi ha lanciato il guanto di sfida.
Ah, l'episodio dei ragni mi è successo veramente, solo che
non avevo a disposizione un giovanotto prestante con cui rilassarmi per
il resto della nottata. Purtroppo eravamo solamente io e gli aracnidi.
A voi la parola, mie care principesse.
SoFreakingBecky
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