-Logan!-
-Non adesso Bobby!-
Bobby avrebbe voluto davvero non dover fermare un Logan furibondo, ma
non poteva fare altrimenti. Anche perché dire furibondo
è dir poco. Logan era stravolto, non ragionava, non
spiccicava più di tre parole e tutte le sue frasi
terminavano con un minaccioso punto esclamativo. C’era da
rischiare la vita solo ad osare stargli tre passi indietro, ma doveva
impedirgli di lasciare la scuola. Doveva costringerlo a riflettere.
-Logan, Logan, accidenti fermati!- esclamò parandosi
coraggiosamente di fronte a lui, supportato dalla presenza di Hank e
Rogue che si pararono di fronte all’uscita.
-Logan, calmati ti prego…- tentò di farlo
desistere Rogue -Non stai dando il buon esempio agli
studenti…-
Il preside della Jean Grey School for Higher Learning si
voltò appena per incrociare gli sguardi preoccupati di
alcuni studenti e quelli divertiti di altri, uno fra tutti Quentin
Quire, ma sarebbe stato strano il contrario.
-Non dovrebbe esserci lezione adesso?-
-Le tue imprecazioni hanno riversato nel corridoio l’intera
scolaresca.- rispose ancora Rogue -Adesso calmati.-
-Non posso calmarmi, Rogue! Hanno profanato la tomba
dell’elfo, a te questo non fa incazzare?!-
Gli altri X-men si guardarono fra loro con occhi mesti. Sì,
certo che provavano dolore, ma dovevano sopravvivere, andare avanti,
mostrarsi forti. Logan sotto la sua scorza d’adamantio era
quello col cuore ridotto in pezzi più piccoli e impossibili
da rimettere insieme. E quando pareva aver trovato un po’ di
pace pareva che il mondo gli venisse a ricordare che lui non poteva
tirare un sospiro di sollievo, che ciò che di buono aveva
l’aveva perduto per sempre e giaceva metri e metri
sottoterra. E marciva ogni giorno di più, cenere alla
cenere, polvere alla polvere, di terra è fatto
l’uomo e in essa tornerà. Nightcrawler era un
uomo, un po’ più azzurro del normale e con un
buffo accento tedesco, un diavolo con modi da santarellino e un corpo
snello e leggero d’acrobata, spariva in sbuffi di zolfo e ti
compariva alle spalle giocoso o benevolo, per prenderti in giro
fraternamente o per salvarti la pelle. Lui aveva salvaguardato il loro
futuro senza curarsi della propria esistenza e se n’era
andato lasciandoli con fra le mani solo la speranza della razza
mutante.
Hope.
Logan non era il tipo da illudersi, ma alle volte ci sperava che tutto
fosse un tremendo sogno e da quando era comparso quell’altro
Kurt, non sapeva più dove battere la testa.
Perché era Kurt, ma non era lui. Non sorrideva come lui, era
sarcastico, scorbutico, esibizionista, con fastidiose manie omicide e
odiava essere chiamato elfo. Logan doveva tenere a freno i propri
istinti per non tradire l’amata memoria con
quell’immagine parallela e cupa. Grazie al caratteraccio di
quell’altro riusciva a trattenersi, ma se un giorno avesse
ceduto? Le missioni lo tenevano ben distante da lui, nello sguainare le
sue lame d’adamantio aveva ben altro in testa che tentare
approcci poco casti con l’elfo mestruato.
-Ascolta, agire così non servirà a nulla,
dobbiamo indagare e lo faremo, datti una calmata.- lo ammonì
Hank e Logan annuì stringendo i pugni.
-Va bene.- rispose a denti stretti e seguì gli altri
all’esterno, si lasciò guidare, non
tentò pazzie come seguire un profanatore di tombe di cui non
conosceva neppure il volto, avrebbe solo sprecato tempo. Chiunque fosse
stato l’avrebbe cacciato e costretto a restituire il maltolto
anche con i pugni se avesse potuto.
-Perciò l’elfo è diventato uno zombie
adesso?-
-Non sono in vena di scherzare Wade.-
-Io non sto scherzando, sai quanto è difficile per quelli
come noi restare morti per più di una decina di numeri?-
-Una decina di cosa? Quelli come noi?-
-Sapessi come gira il mondo prenderesti le cose più alla
leggera. Secondo me sta per arrivare uno di quei colpi di scena col
botto, spero si pianga da morire, amo le scene toccanti.-
Logan mandò giù il whisky d’un sorso,
il ghiaccio tintinnò sul fondo del bicchiere, il liquido
alcolico gli bruciò la gola e per un attimo il suo cervello
si spense. Dolce momento.
Quando riaprì gli occhi, Wade continuava a farneticare di
cose che capiva solo lui. Quanto lo invidiava a volte, sembrava uno che
ha davvero capito tutto della vita, non un idiota patentato che canta
sotto la doccia “I was made for loving you” con una
cuffietta di plastica rosa in testa e la spazzola a mo’ di
microfono.
L’occhio gli cadde sulla notizia
dell’infermità mentale di Warren Worthington sul
Dayle Bugle. A quanto pareva la foto delle sue chiappe aveva fatto il
giro del mondo in pochi minuti.
“Un angelo riporta un cane in vita.”
Logan rilesse il titolo su Globe altre due volte per assimilare il
concetto, poi saltò in piedi.
La consapevolezza gli aveva illuminato la mente come uno strale divino,
anche se solo per un attimo aveva capito, poi si era posto delle
domande, poi aveva capito ancora.
Non c’erano tracce perché lui non aveva bisogno di
lasciarne. Volava! Logan bussò alla porta della sua stanza
con inaudita violenza, avrebbe potuto buttarla giù, ma non
era poi così lucido da pensare a cosa fare, la sua mente era
confusa fra la rabbia e la speranza e le sue mani picchiavano e
picchiavano e picchiavano con insistenza feroce e frustrata.
-Warren aprì la porta!- sbottò furibondo, non si
accorse di chi usciva dalle stanze alla spicciolata per scoprire chi
diavolo era a fare tutto quel casino. Non si accorse di nulla e di
nessuno, sentiva una voce, un vocio sommesso, un accento familiare. Era
solo un soffio leggero, confuso, la sua immaginazione lo stava
prendendo per i fondelli, quel whisky era davvero scadente.
Sfondò la porta con un calcio.
-Warren!- ruggì.
Poi lo vide.
Warren si alzò piano, gli occhi illuminati dalla
consapevolezza di aver agito per il bene, in nome della divina
bontà. Un sorriso idiota il suo e Logan avrebbe voluto
spaccarglielo. Avrebbe voluto afferrarlo per le ali e sbatterlo fuori
dalla finestra come un tappeto piumato, farlo volare a calci in culo su
fino alla luna! “Non sei un moccioso Warren! Non sei neppure
un Angelo, ti si è solo rincretinito il cervello, ma adesso
ti faccio tornare io la memoria, non si scherza coi morti. Non sei un
angelo vero, Warren, non lo sei!”
Il concetto confuso gli sfiorò appena la soglia del pensiero
che Logan si precipitò oltre Warren, sul suo letto, sulla
sagoma scura che respirava con leggero affanno.
-Oh mio… elfo?-
La sagoma scura sorrise e annuì appena.
-Ciao Logan.- rispose con voce roca. L’altro
crollò davanti a lui, incapace di credere a quanto gli si
era manifestato, e cavolo, lui era un duro, davvero un duro, ma le
lacrime gli sfuggirono dagli occhi, le braccia s’avvolsero
intorno al corpo minuto dell’altro e lo strinse con forza a
se. Era vero, meravigliosamente vero.
-Elfo…- disse piano. Kurt ricambiò
l’abbraccio con calore.
-Logan.-
Cercò le sue labbra, le assaporò. La sua pelle
scura e calda, la sua coda agitata per l’imbarazzo, la
timidezza dei suoi tocchi leggeri.
-Ma come… com’è possibile?-
domandò fra i singhiozzi mentre un imbarazzato Bobby
trascinava fuori dalla stanza un compiaciuto Warren e chiuse la porta
alla scolaresca, isolando i due nel loro idilliaco angolo di paradiso.
-E’ stato Warren…- spiegò Kurt,
sottovoce -Qualche giorno fa… non ero in buone condizioni,
non potevo mostrarmi subito. Sarebbe stato uno spettacolo disgustoso.-
-Comincio a pensare che Wade abbia qualche strano potere di
preveggenza…- commentò Logan, sorridendo appena.
-Lui non ricorda davvero nulla?- domandò poi, mestamente,
Kurt.
-Warren? No, ora è convinto di essere un altro. Un
angelo…- Logan sospirò profondamente. Stava
davvero abbracciando il suo Kurt? Non è che forse Wade e
quell’altro elfo mestruato si erano misteriosamente messi
d’accordo per giocargli qualche scherzo idiota?
-Sono sicuro che presto tornerà.- disse Kurt -Non tutto il
male viene per nuocere… Logan, abbi fede.-
-Non riniziare con le ramanzine…- Logan si
asciugò una lacrima col dorso della mano. Accidenti se non
era lui. Era lui davvero! -Ma hai ragione, non tutto il male viene per
nuocere…-
Aveva temuto con tutto il cuore di non svegliarsi da
quell’incubo terrificante, aveva lottato con tutto se stesso
per andare avanti e poi il miracolo. Logan rimase sdraiato accanto al
corpo di Kurt, stringendolo possessivamente a sé, nel timore
di svegliarsi il mattino dopo e scoprire di aver solo sognato, di
averlo perso di nuovo. Se fosse stato solo un meraviglioso sogno, non
sarebbe sopravvissuto alla realtà.
Ma non era un sogno.
Note:
Ok, ho appena finito di leggere il volume di questo mese di Wolverine e
gli X-men, mi sono fatta un bel po' di teorie e mi appresto a sfogliare
Deadpool... altro? Ascolto Never gonna be alone dei Nickelback, il che
la dice lunga su sta cosa qua sopra. Grazie per aver letto, incrociate
le ditine nella speranza che quel Warren rinco... angelico e benevolo,
bello come il sole, ecc ecc... non serva solo a divertirci con
spogliarelli davanti ai suoi uffici e che Bobby non schiatti prima
cercando di tenerlo a bada.
Bacioni figlioli! ^^
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