Il Talismano di Persefone

di Lyris
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Cantuccio, Mondo di sotto

Spinella Tappo azionò le ali, per iniziare l'esercitazione. Non ne poteva più, erano mesi che si esercitavano, temendo di “aver a che fare con disordini pubblici” aveva detto il suo superiore. Sparò all' ologramma di un goblin e si scostò i capelli ramati, tagliati a spazzola. Il casco iniziava a farle prudere le orecchie. L'elfa mirò ad un altro goblin elettronico, facendolo scomparire con un guizzo. Che divertimento, pensò sarcastica. Solo perché erano stati “rapiti, e forse non erano gli unici obbiettivi del criminale”, Grana si era messo in testa di iniziare un'esercitazione. Che poi, naturalmente, erano diventate cinque, dieci, venti, e chi le contava più. Spinella sbuffò. Possibile che deve essere così fastidioso quando sta dietro la scrivania? Pensò, mentre planava dolcemente a terra.

-Ehi, Gran, vuoi farmi fare la muffa, qua sotto?- gli urlò dietro, appena lo vide. “Hai corso troppi pericoli. Ti diminuisco le uscite alla superficie solo per missioni strettamente essenziali, capitano Tappo” le aveva detto. L'elfa si era rabbuiata, rispondendogli che sapeva badare a se stessa, non aveva bisogno di protezione. Grana le aveva sorriso tristemente. Spinella si era girata ed era uscita, “scordati di domani sera, Algonzo”, aveva detto, prima di uscire. Avrebbe voluto vedere la sua faccia. Una piccola vendetta, che non valeva nulla a confronto della limitazione.

Batté il cinque ad un Cicca Verbil sorridente, mentre guardava divertita il “suo superiore” arrossire.

-Ti ho detto di non chiamarmi così- sibilò. Prima che l'elfa potesse rispondere una chiamata suonò nell'elmetto della LEP. La faccia di Polledro apparì nello schermo.

-Che succede?- chiese stancamente, sperando che quel messaggio non fosse un altro falso allarme.

-Ne sono spariti dieci. Tutti in un colpo...- sussurrò, impallidendo, il centauro.

 

Dublino, Irlanda

Minerva Paradizo guardò l'orologio sbuffando.

-Non potremmo andare più veloci? Ho fretta- disse all'autista della lamborghini nera, che sfrecciava veloce per le vie di Dublino.

-Il traffico non è controllato da noi, signorina- rispose divertito il ragazzo alla guida. Minerva gettò un'occhiata allo specchietto retrovisore, incrociando gli occhi verdi dell'autista. Arrossendo distolse lo sguardo. Maledisse per l'ennesima volta suo padre. Era lui che l'aveva costretta ad assumere quel diciottenne come autista. Che per altro doveva essere “giovane, simpatico e... piacente, non puoi sempre essere così introversa verso gli altri ragazzi, Minerva, hai sedici anni!”. Sbuffò di nuovo, guardando i palazzi di Dublino diradarsi, mano mano che procedevano verso la campagna.

Dopo una ventina di minuti parcheggiò di fronte alla villa dei Fowl. Velocemente, Minerva aprì la portiera e scese dalla macchina. Non aveva avvertito Artemis del suo arrivo. Ma dopotutto non lo faceva mai quando lo andava a trovare. Suonò il campanello e le fu aperta la porta. Sulla soglia la guardava sorpreso il padre di Artemis.

-Minerva, cosa ci fai qui?- chiese. La francese si trattenne dal rispondere “scusi, chi altri potrei andare a trovare oltre ad Artemis??”, e disse semplicemente: -Devo parlare con suo figlio.

-Minerva cara, entra!- la signora Fowl comparve sulla soglia della casa, sorridendole. Aveva subito preso in simpatia la ragazza bionda, sperando che il figlio avesse contatti con altri umani (e soprattutto ragazze), oltre che con elfi, centauri e nani (una delle creature del Popolo che le stavano più antipatiche). Minerva entrò, scorgendo Artemis seduto con i gemelli nel salotto. Cercava di istruirli sul francese (la lezione del giorno era: come rivolgersi a un mercante) con poco successo.

Appena la vide le sorrise, chiedendo con gli occhi spaiati cosa era successo, così importante da piombargli dentro casa. Cosa che d'altronde faceva ormai da un anno. Artemis si ricordò improvvisamente della volta in cui era venuto a trovarlo dopo aver salvato Atlantide da Raponzo Tubero. Era stato decisamente un brutto momento...

 

-TU!- strillò Minerva nella sua direzione, additandolo minacciosa con il dito. Si avvicinò velocemente, quasi correndo. Artemis vide arrivare verso di lui una furia bionda. Sebbene fosse più bassa di lui di qualche centimetro, era incredibilmente minacciosa e inquietante. Si trattene a stento dal chiamare la sua fidata guardia del corpo.

-Ehm, ciao Minerva! Come... stai?- disse con un leggero tremolio nella voce che tradiva l'ostentato sorriso.

-Stupido genio da quattro soldi!- gli urlò contro la ragazza afferrandolo per la cravatta e avvicinandolo a se con uno strattone -dopo tutto questo tempo... osi dirmi “Ciao Minerva”???? Ma chi diavolo ti credi di essere cretino di un Fowl?!- continuò a insultarlo Minerva. I loro volti a pochi centimetri l'uno dall'altro. Artemis arrossì leggermente. Ah, odiosi ormoni della pubertà.

Soltanto allora la ragazza sembrò accorgersi della vicinanza. Le guance pallide si colorarono un poco, mentre si voltava per nascondersi da Artemis.

-Minerva, io...- cominciò l'irlandese. Non fece in tempo a finire la frase che Minerva si girò verso di lui e l'abbracciò. Artemis si irrigidì: non era abituato a quel tipo di contatto.

-Sei uno stupido! Ti rendi conto di cosa ho provato? E se fossi rimasto ucciso?- chiese la francese, la voce leggermente incrinata, sul bilico tra una crisi isterica e un pianto -quattro anni, ti ho aspettato, e tu te ne esci con un “Ciao” ???- si staccò da lui, i suoi erano lucidi.

-Miner...- ritentò di dialogare tranquillamente il ragazzo, sperando di non vedere un altro sbalzo d'umore da parte della ragazza. Non terminò la frase che sentì un bruciore alla guancia. Si portò una mano alla guancia: Minerva gli aveva dato uno schiaffo. Per un attimo gli venne in mente Spinella, quando gli aveva dato un pugno sul suo viso da dodicenne. Mi sa che avevano scambiato il suo viso per un sacco da boxe.

-Ci rivediamo, Fowl, e vedi di inventare scuse migliori, credi che avrei creduto che fossi malato? Vedi di farti perdonare- disse gelida la bionda. Delle lacrime, nessuna traccia. Detto questo si voltò e si avviò a testa alta verso l'auto nera che l'aspettava davanti all'ingresso, lasciando uno stuccato Artemis, piantato sulla soglia dello studio.

Ma che diavolo...?

-Artemis, eccoti!- esclamò Leale, entrando nello studio -ma che hai fatto alla guancia? E' tutta rossa!- chiese incuriosito.

-...femmine...- borbottò il suo protetto, facendo sorridere la guardia del corpo.

-Ti avevo avvertito che aveva carattere- disse Domovoi, ammiccando.

Le donne (di qualsiasi specie): chi le capisce è un genio.

 

-E' successo qualcosa?- chiese preoccupato il ragazzo, mentre osservava la francese sedersi sulla poltrona di fronte a lui.

-Non posso essere venuta per una visita di piacere?- chiese ironica, mentre lanciava occhiate oblique ai gemelli Fowl. Non le erano mai piaciuti quei marmocchi... forse perché le ricordavano troppo Beau.

-Andate da papà, ragazzi- disse l'irlandese, spingendo un poco Myles e Beckett verso la cucina. Quando sparirono oltre la soglia e si fu accertata che non sentissero, Minerva disse:- Mi hanno rubato una cosa. Artemis si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, aspettando pazientemente che la ragazza parlasse.

-Dammi Il Libro, sbrigati- disse impaziente.

-Come lo hai avuto?- chiese Artemis -i demoni non hanno...

-Non sei l'unico hacker al mondo, Artemis- fu la risposta della francese -dammelo.

Il ragazzo prese un blocco di fogli dal tavolino e glieli porse. Minerva sfogliò le pagine fino a trovare i versi che le interessavano.

-Guarda qui- disse -Il luogo, ove del giorno il lume / illumina per metà anno solo tenero barlume / Nella fredda selva oscura del nord, il sottile lamento / protegge la magia che muta nel tempo.

-E quindi?

-Artemis, non capisci? Questi versi...

-...sono senza alcun senso, come molti altri in quel Libro- concluse Artemis. Minerva scosse la testa, e disse:-E se ti dicessi che ho trovato “la magia che muta nel tempo”?

Qualche minuto fa, Base della LEP, Cantuccio, Mondo di sotto

Lo specchio del bagno rimandò l'immagine di uno spiritello, la faccia verdastra, con qualche vecchia cicatrice qua e là, ma piacevole da guardare. O almeno, era quello che pensava quello che si stava specchiando. Cicca Verbil sorrise, e l'immagine dello specchio fece lo imitò. Sono proprio bello, pensò.

-Cicca Verbil?- chiese una voce. L'interpellato si voltò di scatto, trovandosi di fronte alla creatura più bella che avesse mai visto. Era una folletta, i capelli neri che le ricadevano morbidi sulle spalle. Lo guardò negli occhi.

-Sei Cicca?- chiese ancora, la sua voce era angelica, irresistibile.

-Ehm, bhè, s-s-si, io...- balbettò lo spiritello, ammaliato dalla creatura che aveva davanti. La follletta si avvicinò, eliminando per un attimo il contatto visuale che aveva con Verbil, che per un istante fu abbastanza lucido da formulare un pensiero: Cosa ci fa una folletta nel bagno degli uomini della LEP? La creatura sorrise, e un istante dopo sollevò la mano. Cicca la guardò intontito, allungando la sua. Un secondo dopo la folletta lo tramortì con un colpo al collo. Sorrise con cattiveria, e si caricò il corpo incosciente in spalla.

 

Ora, Casa Fowl, Irlanda

-Dimmi tutto- la esortò Artemis, dopo essersi ripreso dalla sorpresa. Possibile che gli fosse sfuggito? Proprio a lui, che era un genio? Scacciò quei pensieri dalla mente. Era un umano, poteva sbagliare.

-Ho fatto delle ricerche- iniziò Minerva -innanzi tutto, il primi versi, Il luogo, ove del giorno il Lume e illumina per metà anno solo tenero barlume, il luogo dov'era nascosta la magia era un posto che per metà anno è illuminato solo dalla luce del Lume del giorno. Probabilmente era il Sole, mi sono detta. Per metà anno il Sole illuminava questa selva, questo bosco. Non può essere che dei Paesi del nord, come dicono anche i versi: nella fredda selva oscura del nord. Ci sono pochi posti dove il Sole illumina la Terra per metà anno. Sicuramente non era il Polo Nord, visto che lì non ci sono boschi. Non rimaneva che la Finlandia, la Norvegia o la Svezia. Ho pensato che fosse più probabile la Norvegia, essendo la più a nord- Minerva prese fiato, cercando di interpretare l'espressione impassibile del ragazzo, poi continuò:- Nella Norvegia ci sono più che altro foreste di aghifogli. Il punto era trovare la foresta giustae il punto esatto. Così mi sono soffermata sul terzo verso: Nella fredda selva oscura del nord, il sottile lamento. La poesia parla di un lamento, che protegge la magia. Pensavo fosse legato ad un mito del luogo. Non ho trovato nulla riguardo ad un lamento, o anche ad un rumore che il vento crea tra le fronde degli alberi. Così ho controllato nel Libro, cercando qualche leggenda legata a quei luoghi- Minerva si agitò nervosamente sulla sedia, cercando un segno da parte di Artemis, che disse:- E quindi?

-E quindi l'ho trovata. Guarda qui: La donna del diavolo negli inferi portata / la frutta della morte lei ha mangiato / il signore dei morti la imprigionò nel terreno / per tenerla con sé metà anno. E' chiaramente la leggenda di Persefone. Qui poi dice che la madre, Demetra, andò dal fratello del Signore dei morti per parlargli... il resto lo sai. La cosa importante è che Persefone creò un manufatto capace di farle mutare forma, per fuggire dagli inferi e dal marito. Dice inoltre che Persefone era della stessa razza del marito, ovvero il diavolo. Persefone era una diavolessa, una diavolessa con i poteri! Era uno stregone, e fu imprigionata negli inferi, e precisamente in Norvegia. Può uscire dalla sua prigione solo per sei mesi, per questo, secondo la leggenda, è estate. Per il resto dell'anno si lamenta... proteggendo il suo prezioso tesoro.

-Aspetta, quindi Persefone, una diavolessa stregone, ha creato un manufatto capace di far mutare forma a chi lo possiede? E lo protegge per sei mesi negli inferi, aspettando di uscire per il resto dell'anno?- chiese scettico il ragazzo.

-Si! Artemis, devi crederci!- esclamò Minerva.

-Minerva, è una leggenda.

-Ma io l'ho trovato, maledizione- la francese alzò la voce, esasperata. Artemis alzò un sopracciglio. La ragazza frugò nella borsa e prese una foto, mostrandogliela. Eccolo, io ho trovato il manufatto. Ci sono voluti tre mesi, ma alla fine l'ho trovato.

-Allora dammelo, voglio testarlo...- disse il ragazzo. Minerva abbassò lo sguardo.

-Veramente mi è stato rubato... è per questo che sono venuta qui...

Artemis la guardò basito. Come aveva potuto farselo rubare, con tutte le misure di sicurezza che aveva la sua casa?

-Non lo so.. probabilmente era una creatura del popolo.

Fu allora che il trasmettitore del Popolo di Artemis squillò, facendo sobbalzare la francese. Il ragazzo guardò il messaggio, chiedendosi se potesse ogni tanto avere un po' di pace: Arty, sto arrivando.

 

Cantuccio, Mondo di sotto

Spinella inviò il messaggio ad Artemis mentre era già sulla navetta. Non poteva che chiedergli aiuto, visto che perfino Cicca Verbil era stato rapito. Grana le aveva dato il permesso di uscire in superficie, per chiamare il “Fangosetto, nonostante sia antipatico abbiamo purtroppo bisogno di lui e della sua... insulsa intelligenza” come lo aveva definito il comandante. Spinella sbuffò, mentre azionava i comandi e partiva a razzo per arrivare in superficie.

Dopo qualche minuto, correva verso la casa dei Fowl. Non voleva incontrare i genitori del Fangoso, così azionò le ali ed entrò dalla finestra. Ad aspettarlo nel soggiorno c'erano un impaziente Artemis e una contrariata Minerva. Spinella salutò frettolosamente l'amico, cercando di non degnare di uno sguardo la francese.

-Allora?- chiese Artemis. Spinella alzò un sopracciglio.

-Non posso essere venuta qui per una visita di piacere?- chiese. Lui alzò gli occhi al cielo.

-Di solito ti azzardi a salire in superficie solo per missioni urgenti o essenziali, come ti ha imposto il comandante Algonzo, si Spinella, lo so che dovrei smettere di hakerare i computer del Popolo, non fare quella faccia. Inoltre mi chiami Arty solo quando la situazione è particolarmente disperata. Allora, che è successo? Opal è scappata?- Artemis finì il suo monologo, che venne subito liquidato da un gesto della mano dell'elfa.

-No, è ancora in carcere. A proposito, dov'è Leale?- chiese, cercandosi intorno. Anche se l'avesse visto benissimo vista la sua stazza un poco... enorme. Artemis abbassò gli occhi e disse:- Poi ti spiego, dimmi tutto.

-Ci servi, e servi perfino a Grana- cominciò Spinella.

-Vai dritta al punto- la incitò il ragazzo.

-Una creatura del Popolo sta rapendo i suoi simili

Se vuoi che Artemis avverta il Popolo del medaglione, prosegui fino al Capitolo 2, se invece vuoi che rimanga un segreto tra Minerva e l'irlandese (e le guardie del corpo della francese), vai al Capitolo 3


POST-IT DELL'AUTRICE
Eccomi <3
Alooora, non so bene
quando posterò il 2°
capitolo (con la scuola
non ho più tanto tempo
libero...) 
Spero comunque di
riuscire ad aggiornare
presto!
Ps: non sapevo che
reazione far fare a
Minerva, ma l'idea
di farle afferare la
cravatta di Artemis
(stile "Scusa se ti
amo") mi piaceva
troppo xD

 





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