The Hunger and the Anger

di LawrenceTwosomeTime
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Giorgio Dunato si svegliò di soprassalto nella penombra del suo monolocale da quattro tatami e mezzo. Erica Boschi lo fissava, acquattata sotto le coperte, come un felino paziente che aspetti di incrociare lo sguardo della preda.

“Ti sei agitato per tutta la notte”
“Ho fatto un sogno. Un incubo”
Lei sorrise in modo lascivo.
“Un altro di quegli incubi speciali? Quelli che ti fanno rivivere delle sensazioni?”
“No, un incubo semplice”

Sudava freddo.

“Ho sognato… che mi dicevi di non amarmi. Che non mi amavi più”

Lei si fece di colpo seria.

“Ma Giorgio, è proprio così. Io non ti amo”, disse in tono conciliante.

Lui ebbe un tuffo al cuore e poi scoppiò a ridere. La mente possiede una capacità tutta particolare di mettere le cose in prospettiva.
Fare un incubo, svegliarsi e scoprire che quell’incubo era reale. Niente di più eccitante, in fondo.

Ma dovette ammettere che un po’ gli mancavano le loro conversazioni in chat, prima che si incontrassero per davvero. Erica ingozzava i suoi messaggi di emoticon, leggendo quelle missive era facile convincersi che fosse una ragazza solare e iperattiva; invece era un tipo monocorde, la stessa identica espressione sul viso per tutto il santo giorno.

“Di’ un po’, non ti pare di essere troppo magra?”
“Così all’improvviso?”
“Parlo sul serio. Se continui così diventerai anoressica, e non rifilarmi le tue cazzate sul metabolismo accelerato e compagnia bella”
“Questa mi è nuova. Ti preoccupi per me? Non è che stai cercando di instaurare una relazione?”

Sputò la parola come se fosse un insetto morto.

“Ci ho rinunciato qualche mese fa, in effetti”

Le solleticò le costole sporgenti e disse: “Forse è tutto un gioco perverso di cui non mi vuoi mettere a parte… Forse sei, diciamo, lesbica e ti diverti alle mie spalle”
“Sarei a dir poco entusiasta di scoprirmi lesbica”, dichiarò lei.
“Allora non lo sei”
“Perché?”, disse la ragazza in tono deluso.
“Perché le persone che discutono di omosessualità, lo fanno quasi sempre in termini esagerati: c’è chi la reputa disgustosa e chi la difende a spron battuto; mai qualcuno che trovi una mediazione tra la realtà di ciò che pensa e le bugie che racconta per adeguarsi a quello che dicono gli altri. La lesbica, invece, sostanzialmente se ne frega: è lesbica e basta, non ha niente da dichiarare”
“Ne hai conosciute molte?”
“No, ma quando le vedo per strada che passeggiano mano nella mano, non mi sembrano intimidite ma nemmeno orgogliose”
Lei sospirò.
“Avanti, lesbista, dormiamo un altro po’”




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