Sfogarsi aiuta ed è vero

di MegamindArianna
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“Che faccio? Che faccio? Che faccio? Che faccio?” mi domandai automaticamente come una macchinetta in tilt.
 
“Signore, stia tranquillo! Abbiamo gli auricolari, no? Lei non dovrà fare altro che tirare fuori l’anello, inginocchiarsi e ripetere quel che io le dirò! Niente di più facile!” disse rovistando tra i miei abiti.
 
“Ma ancora non hai capito! Sono io quello che fa la proposta anche se le parole sono le tue! Se lei risponde con un sonoro NO, io mi lancio dalla Metro Tower!” dissi esasperato e inginocchiandomi a terra.
 
“Allora, Signore, se proprio deve crearsi questi complessi, non le chieda di sposarla. Se non è sicuro, meglio aspettare.” E alzò le spalle.
 
Mi sfregai gli occhi. “Ma io sono sicuro! Io voglio sposarla.  Non sono sicuro di cosa risponderà. Quello mi crea i complessi.”
 
La porta si spalancò. Roxanne indossava un tubino nero e un paio di guanti. Le scarpe non erano molto alte, altrimenti mi avrebbe superato di brutto. Aveva un trucco leggero, come so che le sta benissimo. Una matita nera, nessuna traccia di rossetto e del leggerissimo fard.  
 
Spalancai la bocca. Bella, intelligente, un po’ diabolica, dolce, misteriosa, simpatica e sexy. Questa è Roxanne. La mia Roxanne.
 
“Sei bellissima…” dissi sbattendo gli occhi.
 
“Grazie!” rispose piroettando leggiadra. “E tu…” disse osservando il mio abbigliamento casalingo. “Ancora non ti sei vestito! Sono le sette e tre quarti e rischiamo di perdere l’aperitivo!”
 
“Lo so, Roxanne.” Risposi un po’ triste e riprendendomi dallo shock di quella vista spettacolare.
 
“Ok, Megamind. Ora dimmi cos’hai. E’ da questo pomeriggio che ti comporti in modo strano. Hai degli sbalzi d’umore improvvisi e continui. Prima mi nascondi le cose, poi sembra che tu non voglia andare, poi ritorni come prima, poi vuoi fare l’amore e infine ti demoralizzi.” Disse tutto d’un fiato e lanciando la pochette sul lettone.
 
Sbattei gli occhi. Non mi aveva mai parlato a quel modo. “Roxanne, calma. Non ho nulla; sono solo un po’ stressato.”
 
“Un po’ stressato?” ripeté “Solo un po’? Sembri me durante il ciclo mestruale!”
 
Rabbrividii. “Ok, non so cosa sia ciò di cui hai appena parlato ma non voglio saperlo. Ora mi do’ una lavata al viso e intanto, per favore, aiuta Minion a scegliere i vestiti. Grazie, amore.” E mi infilai in bagno.
 
-Cosa mi succede? Perché faccio così? Io la amo e non le dico niente. Ma dopotutto non posso dirle le mie intenzioni. Non posso dirle che voglio sposarla come se le chiedessi se vuole lo zucchero nel caffè o no. Ho bisogno di sentirmi a mio agio, di stare tranquillo. Aiutami, mamma!- pensai immaginando di parlare con mia madre.
 
Di solito le persone si confidano nei propri cari. Eppure il mio ‘caro’ Minion mi stava consigliando di usare degli apparecchi per riuscire a farmi parlare! Mia madre non mi avrebbe sicuramente dato risposta, e nemmeno mio padre. Eppure speravo in un segno divino. Un qualcosa che mi avrebbe ispirato.
 
Misi il tappo nel lavandino e aprii completamente il rubinetto con l’acqua fredda. Quando fu colmo, presi un bel respiro e ci immersi il viso. Un’ondata gelida pervase il mio corpo, fredda come un cubetto di ghiaccio lungo la schiena. Era piacevole. Sentivo i brividi salire e scendere. Mi ricordavano le notti abbracciati io e Roxanne che pur di stare freschi anche quando facevamo l’amore mettevamo il ventilatore al massimo. Uscii fuori e mi ritrovai di nuovo nel caldo torrido del bagno chiuso e umido. Mi asciugai velocemente il viso con un asciugamano preso a caso nell’armadietto e lo lanciai nella vasca da bagno.
 
Aprii la porta. Roxanne camminava avanti e indietro impaziente e Minion stirava per bene i miei pantaloni.
 
“Finalmente!” disse allungandomi una mano. “Va meglio?” chiese dolcemente.
 
Di nuovo il brivido fresco di piacere. “Si. Molto meglio.”
 
“Ok! Allora mettiti la camicia, la cravatta blu, questa fantastica giacca attillata nera, i pantaloni che Minion ha appena finito di stirare e questi…” disse allungandomi un pacchettino rosso.
 
“Cos’è?” chiesi tremolando.
 
“Oh… nulla di che. Li ho fatti fare da una mia amica che si occupa nella creazione di gioielli. Credo ti piaceranno.” E fece una faccia da ‘sei prevedibile e ti piaceranno di sicuro
 
Aprii la scatola. C’erano due piccole saette blu splendenti. Erano due gemelli. “Wow! Cioè… grazie, cucciola.” Dissi cingendole i fianchi e abbracciandola stretta. Il profumo Chanel mi fece sciogliere.
 
“Sapevo che ti sarebbero piaciuti.” Rispose accarezzandomi le guance. “Ora li mettiamo per questa serata.” Disse saltellando e afferrando la scatolina.
 
Incastrò per bene quei piccoli tesori blu sui polsini della camicia che mi infilai in quel momento e piroettò tornando verso la porta della camera “Ti aspetto vicino all’auto. Sbrigati!”
 
Presi un bel respiro. “Bene! Anche il regalo!” dissi sgridandomi “Se avessi avuto qui quell’anello... quanto sono stupido!”
 
“Signore, non è colpa sua. Non lo sapeva.” Disse Minion passandomi i pantaloni.
 
“Ok. Hai ragione. Grazie Minion. Ora vorrei rimanere solo. Giusto il tempo di vestirmi.” E osservai attentamente il luccichio dei gemelli sui polsi.
 
Il pesciolino, annuendo, uscì e chiuse la porta.
 
Appoggiai le mani al letto. Tastai il materasso. Giocai con le lenzuola. Chiusi gli occhi. Delle immagini sensuali si insinuarono nella mia mente…
 
Roxanne che scivola tra le mie braccia e io che strofino le mie gambe tra le sue. Un bacio, una carezza, un gemito di piacere annulla ogni mio pensiero. Un ‘ti amo’ sussurrato tra un sospiro e un affanno, tra un grido e una risata. Una goccia di sudore cade sul suo viso e scivola lungo la guancia delicata e rosea, contratta in un sorriso in bilico tra un urlo e un’esclamazione.
 
“Oh, Roxanne…” sussurrai tra me “Quanto mai sarà difficile dimostrarti tutto il mio amore e il mio desiderio in una sola parola, in un solo gesto.”
 
Dopo quella lunga riflessione, lanciai un’occhiata all’orologio. Cinque minuti alle otto. “Bene. Andiamo.” 


CONTINUA




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