I cavalli di fuoco

di BlueSkied
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Otto ore

Ci siamo quasi. Un piccolo scossone del pullman mi sveglia dal sonno leggero in cui sono caduta verso le tre o le quattro, non ricordo di preciso. Getto un’occhiata fuori e vedo che i boschi radi sono scomparsi e le colline sono più lontane e azzurre nell’alba imminente.
Soffoco uno sbadiglio, controllando il mio zaino accanto a me, mentre  gli altri pochi viaggiatori si stiracchiano e quelli in compagnia sussurrano fra loro. Non vedo l’ora di arrivare.
Sembra passata un’eternità da quando ho mandato il mio cv e la lettera di referenze alle scuderie LaMosse e la mia assunzione è stata accettata. Tutti quelli che si occupano di cavalli nel New England vogliono lavorare per i LaMosse, allevatori di leggende. E adesso, tocca a me. Non ho paura di non essere all’altezza, ho imparato a cavalcare prima di camminare, addestro cavalli fin da quando ho quattordici anni, so cosa devo fare e lo farò al meglio. Non sono nemmeno nervosa, sono impaziente e sveglissima, nonostante siano le sette del mattino e io abbia viaggiato otto ore pur di essere qui. Oggi cambierà tutto, finalmente. Per troppo tempo mi sono sentita dire che non sarei mai stata nessuno, perché mio padre era un fallito, ma dimostrerò che si sbagliano.
Il pullman cambia marcia con un altro lieve sobbalzo, interrompendo i miei pensieri. Stiamo percorrendo una strada dritta, costeggiata di alberi, e intravedo un cartello: “ Benvenuti a Barnes, la città delle Scuderie LaMosse”. Ci siamo, ormai.




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