Perché sorridi?
Perché, la mattina,
perdi tanto tempo a sistemarti i capelli, scegliendo nastri di colori diversi,
facendo attenzione a come cada ogni ricciolo?
Perché ti dai un po’ di
cipria sulle guance, e vai in giro a comprare vestiti, quelli che ti stiano
meglio, gonne per le tue gambe snelle, kimono bianchi per la tua dolcezza?
Perché ti preoccupi di
tutto questo… perché sorridi?
Una risposta, inconscia,
ce l’hai. Hai sempre fatto così. Perché è per così poco tempo che puoi stare con
la gente, lasciare che ti vedano, che vuoi almeno che ognuno di quegli attimi
sia senza macchia. E’ così poco. Devi se non altro colorarlo di allegria, di
gentilezza, perché chi t’incontra sorrida a sua volta, e quei minuti che puoi
concederti non siano influenzati dagli umori del momento e dai pensieri. Sarà
poco, ma sarà stato bello. E forse, qualcuno potrà conservare di te una buona
impressione, anche se piccola, superficiale. E’ già tantissimo.
E’ il tuo primo giorno
di scuola superiore, e anche oggi, anzi, specialmente oggi ti sei pettinata con
cura davanti allo specchio, hai annodato bene il foulard della divisa nuova. E
sorridi.
Ti guardi intorno con
quella grazia, e sai che è come puntare una pistola… vedi facce sconosciute, ti
rispondono altri sorrisi, a chi toccherà stavolta? Sarà qualcuno di loro?
Supplica, supplica che non lo sia, anche se non ha mai funzionato tu lo fai
sempre lo stesso.
Incroci lo sguardo di un
ragazzo della bancata accanto. Vedi i suoi occhi sorpresi dietro gli occhiali
sottili che porta, lasci che il tuo sorriso si faccia ancor più luminoso; e lo
vedi arrossire, confuso, tormentarsi il colletto della divisa, farti un piccolo
gesto.
Passa qualche minuto, e
di nuovo incontri quello sguardo timido, un altro po’ d’imbarazzo gentile. Ha
degli occhi così dolci. Sorridi mentre pensi: stai attento, stai attento. Non
andare oltre un saluto e qualche chiacchiera la mattina, non mi guardare troppo,
per favore, stai attento…
Preghi, preghi, ma sei
proprio tu, a non fare attenzione. E alla ricreazione, hai già scambiato le
presentazioni con tutti, e nelle ore successive cerchi di memorizzare bene volti
e nomi, e all’uscita già saluti il ragazzo con gli occhiali.
Come hai fatto a
cascarci, ti chiederai in futuro. Come hai potuto andare a chiacchierare con lui
dopo la fine di tante lezioni, come hai potuto lasciarti accompagnare a casa, e
presentarti anche a quell’altro ragazzo, quello dell’associazione scolastica, e
chiedergli se puoi andare a fare il tifo per lui alla gara di tiro con l’arco?
Perché l’hai fatto?
Perché sorridi?
Oh, ma hai una
giustificazione anche a questo. Perché tanto non c’è modo di sapere a chi
toccherà, se al passante a cui hai dato informazioni per la strada o se a quei
due ragazzi. Certo, più passi tempo con loro, più aumenta la probabilità,
vertiginosamente, come un veleno nero che si assorbe in un tessuto, si spande
rapido nelle vene…
Però…
Forse è solo speranza.
Forse è incoscienza, e stupidità.
Però tu la notte preghi
per loro. Anche se potresti ucciderli la mattina dopo, la sera preghi lo stesso.
E’ infantile, e ti fa sentire in colpa.
Però sorridi, anche se
non è una scusante.
Potresti farne a meno.
Potresti essere scostante, non cercarli più, evitare tutti gli sguardi per
strada, chiuderti in casa.
Ma allora, la tua
esistenza sarebbe fatta solo per dare dolore.
Se sorridi, ti sembra di
darle un minimo di senso.
Per adesso, stai bene
così. I tuoi amici stanno bene così.
Ed è bello, e ti fa
sentire semplicemente felice.
Sei sciocca e
irresponsabile, anche crudele, forse.
Ma sorridi perché ti
viene spontaneo farlo.
E perché, in fondo, tu,
in un domani migliore, non hai mai smesso di sperarci.
[Note...
Devo solo dire che mi è venuta
voglia di scrivere questa pseudo-storia dopo aver letto la splendida "This Could
Be Enough" di Harriet. Andate a leggervi questa, se volete una vera, bella fic
su Himawari, o una vera, bella fic e basta.
Un abbraccio ad Harriet e Wren,
le regine di questa sezione^^, alle altre compagne di cosplay, e a tutti i fan
di "XXXHOLiC".
Shu]
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