Warnings: Future!Fic;
Fluff; H/C; Spoiler 4x01;
Word
Count: 1152
(fdp)
Disclaimer: Magari
fossero roba mia. Li tratterei meglio dei loro veri possessori e_e
N/A: Scritta
per la Staffetta
in Piscina @ piscinadiprompt,
prompt “Matt/Rebekah,
"Imparo in fretta"”
e per 500themes_ita,
prompt #219.
Desiderare, chiedere, credere, ricevere.
─
Also, l'idea viene da un prompt che la Lizzie_Siddal
mi ha dato tipo eoni fa “Matt/Rebekah
- "Sono qui per il posto come cameriera”,
quindi è tutta per lei ♥
─
La timeline è in un futuro imprecisato in cui Klaus se
n'è andato mollando la sorella a Mystic Falls (praticamente
post 4x01, ma tanto sappiamo che tornerà indietro prima o
poi), e mi spiace che Stefan ci si sia infilato così ad
cazzum, ma io ho problemi seri con questo ragazzo, quindi compatitemi e
perdonatami *si sotterra*
Kindness
L'espressione
di Matt è qualcosa di impagabile, pensa Rebekah, portandosi
il drink che le ha appena servito alle labbra. Sa che non dovrebbe
esserne così divertita, ma proprio non riesce a non
sorridere di fronte alla sua bocca spalancata.
«Puoi...
puoi ripetere ancora?», balbetta Matt, per la seconda volta.
«Sono
qui per il posto di cameriera», ripete Rebekah, compiacente.
«Ah»,
replica il ragazzo. Di nuovo.
Rebekah
prende un altro sorso del suo Bloody Mary, più per soffocare
una risata che per vero gusto, dato che il drink ─ come ha scoperto
già al primo sorso ─ nonostante il nome e il colore, di
sangue non ne contiene neanche una goccia.
«Non
è... non è facile, sai, fare la
cameriera», risponde Matt, ancora evidentemente scosso
all'idea. «C'è un sacco di lavoro da fare e cose
da ricordare e... e... piatti. C'è da lavare un sacco di
piatti», aggiunge, nel palese tentativo di dissuaderla.
«Imparo
in fretta», ribatte Rebekah con un'alzata di spalle.
«E non ho proprio nulla contro i piatti».
Matt
appare sempre più disperato, ma alla fine riesce a
raffazzonare un sorriso isterico che Rebekah ricambia prontamente.
«Fa'
qualcosa», sibila Matt, sbattendogli davanti il secondo
scotch della serata.
Stefan
si limita a guardarlo con un sopracciglio alzato. Damon direbbe che ha
un talento innato nel trovarsi nel posto sbagliato al momento
sbagliato, e Stefan sarebbe costretto a dargli ragione nove volte su
dieci.
«E
cosa vorresti che facessi?», domanda, recuperando il
bicchiere maltrattato.
«Non
lo so. Qualsiasi cosa. Falla ragionare!», esclama Matt,
esasperato.
Il
sopracciglio del vampiro, se possibile, si inarca ancora di
più.
«Far
ragionare Rebekah? Sarebbe più facile portare la pace nel
mondo», si limita a commentare, facendo sospirare l'amico.
Dall'altra
parte del locale, Rebekah fa roteare la ciliegia sul fondo del suo
cocktail e li ignora completamente. Matt le lancia un'occhiata nervosa,
poi si siede di fronte al vampiro e lo costringe a guardarlo negli
occhi.
«Le
ho risposto di aspettare il proprietario per un colloquio, ma sappiamo
entrambi che in un modo o nell'altro otterrà il
lavoro», spiega di nuovo il ragazzo, passandosi una mano tra
i corti capelli biondi.
«Sì,
direi che è abbastanza certo», concorda Stefan.
«Non
può lavorare qui!», ribatte Matt, sempre
sottovoce. «Riesci ad immaginare cosa potrebbe succedere ai
clienti?»
Stefan
finisce il suo scotch e torna a fissare Rebekah, che siede ancora sul
suo sgabello, con le lunghe gambe nude accavallate, mordicchiando la
ciliegia.
Sì,
che riesce ad immaginarlo. Un commento di troppo, una pacca maliziosa
da parte di un cliente ubriaco, e la tappezzeria del Mystic Grill
passerebbe dal giallo sporco ad un vivido rosso sangue.
«Vedrò
che posso fare», sospira infine il vampiro, alzandosi in
piedi.
«Buonasera»,
la saluta, sedendosi di fianco a lei.
«Sparisci»,
replica Rebekah.
Stefan
sorride educatamente.
«Pensavo
avresti lasciato la città», le dice in tutta
onestà.
«Sono
stanca di scappare. E Mystic Falls mi piace»
«Davvero?»
«No»,
ammette Rebekah. «Ma non ho nessun altro posto dove
andare».
«C'è
sempre Chicago».
L'occhiata
di lei lo incenerisce sul posto. Stefan alza le mani, come a chiamare
una tregua.
«Quindi
vuoi rimanere qui, da sola? Come hai intenzione di, non so, tirare
avanti?», le domanda.
Rebekah
fa spallucce, giocando con il suo bicchiere ormai vuoto.
«Una
casa ce l'ho. Un po' demolita, ma almeno il mio armadio è
ancora intatto. Andrò a scuola e, be', mi troverò
un lavoro. L'ho già trovato, in
realtà», gli spiega, con un'aria sufficientemente
altezzosa che però non riesce a nascondere il suo nervosismo
di fronte a tutte le incognite di una vita finalmente libera.
Nervosismo
che sembra accentuarsi ancora di più quando Matt torna
dietro al bancone e passa loro davanti senza guardarli.
«Capisco»,
mormora semplicemente Stefan.
Rebekah
si riavvia i capelli dietro l'orecchio e si volta a guardarlo, decisa e
minacciosa.
«Non
vi darò problemi, se voi non ne darete a me. Non sono qui
per... scatenare una guerra o altro. Voglio solo...»
«Una
vita normale», continua Stefan.
«Esatto».
I
due vampiri rimangono in silenzio parecchi minuti, la prima valutando
l'idea di prendersi un altro cocktail, il secondo cercando di non
ridere alle espressioni preoccupate che Matt gli lancia ogni volta che
passa loro davanti.
«Non
credo che lavorare qui sia una buona idea», riprende Stefan
dopo un po'. «La paga è misera, i clienti non sono
proprio dei più gradevoli. E, onestamente, non ti ci vedo
come cameriera»
«Onestamente,
non è che tu mi conosca poi così bene»,
gli fa il verso lei.
Stefan
ci pensa un po' su e poi aggiunge, quasi casualmente: «Sai,
una delle regole principali di questi posti è quella di non
poter intraprendere alcun tipo di relazione con i propri
colleghi»
Lei
si volta a lanciargli un'occhiata scettica.
«Davvero?»
«Mhmh»
Entrambi
i loro sguardi si spostano su Matt, ora impegnato a spillare un paio di
birre per due clienti già piuttosto sbronzi.
«Be',
io non sono una persona che segue le regole», conclude
Rebekah.
«Tu
no. Matt sì, però»
Quelle
parole rimangono sospese nell'aria come una vaga minaccia. Consapevole
di aver segnato un punto, Stefan sorride tra sé e si
allontana.
«Sei
stato gentile con me», mormora Rebekah, quando Matt le posa
davanti un altro Bloody-Mary-non-proprio-Bloody.
«Come
hai detto?», domanda Matt, nonostante sia abbastanza sicuro
di aver capito perfettamente le sue parole.
Anche
Rebekah ne è sicura, infatti non si prende il disturbo di
ripetere.
«Non
sono molte le persone che sono state gentili con me e che poi non mi
abbiano piantato un pugnale nella schiena o nel cuore, metaforicamente
o meno», continua allora. «E non sempre mi sono
meritata la gentilezza altrui, lo ammetto. Ecco perché
volevo... pensavo che lavorando qui e facendo una vita
normale...», aggrotta la fronte, cercando parole che
però non riesce a trovare. Allora agita una mano, come per
scacciare via quell'ultima frase che ora le sembra sciocca ed
inappropriata.
Lo
sguardo di Matt ora è molto più tranquillo, quasi
amichevole, e quando il ragazzo le posa una mano sul braccio Rebekah
arrossisce, sempre più confusa.
«La
gentilezza è una delle poche cose che non bisogna meritarsi,
Rebekah. Chi ti dice o ti fa capire il contrario è solo un
idiota», risponde infine Matt, e sta sorridendo, ma non di
compassione, di questo lei è sicura.
E
tanto basta, in fondo.
«Ho
deciso che non farò la cameriera», annuncia
Rebekah, mezz'ora più tardi, sedendoglisi di fronte.
Stefan
alza il bicchiere a mo' di brindisi.
«Allora
almeno una buona stella brilla su Mystic Falls, dopotutto»,
esclama.
Rebekah
gli lancia contro lo stuzzicadenti su cui poco prima era infilata la
ciliegia del suo cocktail imbroglione.
«Ora
che l'hai detto probabilmente ci cascherà in testa un
meteorite», ribatte, rimettendosi in piedi e preparandosi per
andarsene.
Stefan
sorride appena.
«Rebekah?»,
la richiama poi, mentre lei si allontana.
«Sì?»
Damon
mi ucciderà per questo,
pensa Stefan. Ma da qualche parte, sul fondo della sua coscienza, sa di
sentirsi in debito nei confronti di Rebekah. Non capisce
perché la cosa dovrebbe provocargli problemi, ma non
può neanche ignorare la realtà dei fatti.
«Se
ti servisse qualcosa... be', sai dove trovarmi», continua, un
po' goffamente.
«Piuttosto
mi rinchiudo nella mia bara e mi seppellisco sul fondale
dell'oceano», ribatte lei, cercando di essere il
più caustica possibile.
Il
suo sorriso, però, rovina decisamente l'effetto.
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