La triste storia di una ragazza.

di Christa
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Qui è tutto buio, tutto vuoto. Sì, da quel giorno. Quel maledetto giorno di due anni fa, quando tutta la mia Vita quasi perfetta e i miei sogni si sono sbriciolati davanti i miei occhi.
Ora vorrei solo riabbracciare mio padre, sentirmi dire 'piccola, com'è andata oggi?'.. Vorrei tornare a casa dopo una lunga giornata di scuola, trovare mia madre ai fornelli e il mio fratellino che gioca a terra, e ride.
Perché? Perché capitano sempre tutte a me? Cosa ho fatto di male per meritare tutto questo?
Due anni fa. DUE.
Era sabato sera, ed ero uscita con i miei amici, per una pizza e qualche risata. Mia madre, mio padre e mio fratello erano rimasti a casa, li avevo lasciati lì, sorridenti.. E quando sono tornata.. Quando sono tornata non c'erano. O meglio, c'erano. Erano lì, stesi sul pavimento. I loro cadaveri.
Tre proiettili per ognuno, e non c'era stato niente da fare.
Niente più abbracci, niente più mamma vicino ai fornelli, niente più risate. La mia Vita rovinata per sempre. Sconvolta drasticamente. Sarebbe cambiato tutto, tutto!
E ora eccomi qui.
SOLA. Tornata per la prima volta dopo due anni nella mia vecchia casa, che avevo lasciato dopo 'quel giorno'. Ora ho diciott'anni, sono sola ad affrontare il mondo, senza parenti, senza amici, senza famiglia.
Sembra tutto come una volta: il pianoforte nell'angolo vicino alla vetrata del soggiorno, il divano davanti al camino, la lampada rotta in camera dei miei, i poster vicino alle pareti della mia vecchia stanza, i giocattoli sparsi sul pavimento di quella del mio fratellino.. Eppure sono cambiate così tante cose!
Mi siedo sul pavimento, in camera mia... Accendo lo stereo, alzo il volume al massimo e le parole di una vecchia canzone degli Script risuonano nella casa vuota.. Le lacrime rigano il mio volto, e intanto anche il cielo sembra essersi messo a piangere con me. Perché, perché tutto questo a me? Perché?! Mi sveglio che è tardo pomeriggio. Quand'è che mi sono addormentata? Non lo so, sono così confusa... Dove ho lasciato le sigarette? Rovisto nello zainetto che ho portato con me e le trovo: le mie ormai indispensabili Camel. Prendo una boccata, so che mi fa male, ma non posso farne a meno. Ho iniziato a fumare tre anni fa, mio padre lo aveva scoperto e mi diceva sempre di non rovinarmi così. Perciò ho smesso per un annetto circa. Poi dopo 'quel giorno' ho ricominciato. E' il mio modo per sentirmi bene, per evitare di ricorrere alle lamette, di tagliarmi. Ho dimenticato di spegnere lo stereo.."Help me if you can, I'm feeling down, and I do appreciate you being 'round" i Beatles, wow. Ricordo ancora quando io e il mio fratellino ballavamo per i nostri genitori urlando 'He-e-eeeeelp', facendoli ridere. Spengo lo stereo. Non ce la faccio più, no!
Ogni cosa mi ricorda la famiglia che non ho più, la felicità che mai più potrò riavere!
Non è giusto, no.
Ho deciso. Mi butto giù dal cornicione. Metterò fine alla mia Vita, se la si può definire tale. Tornerò dai miei genitori e da mio fratello.
Mi avvicino alla finestra e guardo giù. Dio, ho le vertigini. E' parecchio alto da qui. Ma non fa niente, presto più niente di questo mondo avrà importanza per me. Salgo sul cornicione e cerco di non guardare giù. Lo ammetto, ora vorrei solo che qualcuno mi afferrasse per il braccio e mi dicesse: 'non farlo, ci sono io qui per te d'ora in poi, NON FARLO.' Ma non c'è nessuno. Ho deciso, conto fino a tre e poi mi butto. Nella mente ho le parole di un'altra canzone dei Beatles, 'Let it be': "And when the night is cloudy there is still a light that shines on me, shine on until tomorrow, let it be..."
UNO..
DUE..
"NON FARLO!"
Eh, cosa? Chi è? Una voce proveniente dalla strada.
"Non farlo, ti prego!"
Chi è? Che cosa vuole da me?
"Vuoi davvero mettere fine alla tua Vita così?"
Chi è questa persona per sapere cosa voglio o non voglio io? Mah.
"Vuoi scappare? Pensi di poter fuggire così dai problemi della Vita?"
Sto piangendo.
"Ognuno ha dei problemi, ma non si risolvono così, credimi!"
"O-Ok."
"Torna dentro, ti prego."
"Ho.. Ho paura di muovermi, non ci riesco..."
"Puoi farcela, pensa a qualcosa che ti rende felice, a qualcosa di bello..!"
Sembra facile! Cos'è che mi rende felice? Niente! Niente di niente!
Il sorriso di mio fratello.
Ecco cosa mi rende felice.. Il mio James. Posso farcela, devo.. Devo rientrare e non commettere questa follia, perché il ricordo di mio fratello James e dei miei deve vivere in me ancora a lungo.
Muovo un passo verso la finestra, poi un altro e un altro ancora.. Eccomi, sono sul davanzale. Ora entro. Sono salva!
Mi affaccio alla finestra per ringraziare la persona che mi ha incoraggiata, che ha evitato il peggio per me. Eccola. Non voglio urlare, mi sembra scortese, così la invito a salire.
Quando bussa alla porta d'ingresso e vado ad aprirla, la osservo a lungo: è una ragazza dagli occhi verdi, con un grande e luminoso sorriso, il nasino all'insù, tante lentiggini e i capelli ricci, rossi e ribelli che le coprono in parte il viso. E' vestita molto bene, con un lungo montgomery verde, degli stivaletti e un basco viola in testa. E' bellissima.
"Ciao"
"Ciao, entra pure."




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