Gabriel e Balthazar - Il riorno
Blink.
Riaprì gli occhi, sdraiato tra la sterpaglia di un terreno rossiccio in mezzo al nulla. Sopra di lui, il sole brillava.
Dovette sbattere le palpebre più volte, prima di riabituarsi alla luce. Il sole... Il calore.
Si alzò faticosamente a sedere, intorpidito, e si guardò le mani. Era di nuovo in un tramite umano.
Ed era di nuovo sulla Terra.
Uao.
Non...
Sono...
Morto.
Non. Sono. Morto.
Sono di nuovo qui.
... Sono di nuovo sulla Terra.
Mentre prendeva coscienza di questo, un sorriso cominciò
ad allargarsi sul suo volto. Il suo sorriso particolare: da elfo,
quasi.
Quel ghigno sfottente che...
- VAFFANCULO! FOTTITI FRATELLO, FOTTETEVI TUTTI!
... Lo rendeva Gabriel, l'unico e inconfondibile. Si alzò,
pervaso di una nuova, incontrollabile energia; e, scelta una direzione,
cominciò a correre, con le braccia levate al cielo.
A una decina di chilometri di distanza, nello stesso momento, una cosa
rotondeggiante e lanciata a velocità supersonica brillava nel
cielo: precipitò sul pianeta Terra con uno schianto, anch'essa
in un luogo sparuto, sollevando un nuvolone di polvere di dimensioni
colossali e lasciando a terra un buco profondo un paio di metri e dal
diametro di circa trenta.
Una figura scura si delineava, proprio al centro del cratere: si
alzò malamente in piedi, tossì e si guardò
intorno.
- Je suis revenu*, - disse poi, mentre la nube di polvere si dissipava.
Ora, la prima cosa che Gabriel voleva fare era riempirsi lo stomaco.
Aveva corso fino a trovare una strada che si snodava tra i rilievi
rossastri di quello che aveva scoperto essere l'Oregon; lì si
era fermato a fare l'autostop, sperando che prima o poi qualcuno lo
caricasse. Aveva ancora i suoi poteri: sentiva la propria Essenza
angelica formicolargli dentro come solletico, ma era ancora troppo
debole per spostarsi con il teletrasporto. Aveva bisogno di fare una
specie di messa a terra, riprendendo
contatto con quell'organismo umano che l'aveva ospitato per un po',
prima che Lucifero lo uccidesse. Stranamente, ricordava tutto di quel
momento; si costrinse a scacciare dalla mente quel pensiero,
concentrandosi su tutto quello che si sarebbe mangiato una volta
trovato un passaggio. Lo stomaco gli brontolava, e immagini di dolci di
tutte le forme e di tutti i colori si mischiavano nella sua mente di
angelo affamato. Gli unici disposti a dargli un passaggio furono una
specie di hippies che viaggiavano a bordo di un furgoncino Volkswagen.
Gabriel non se lo fece chiedere due volte e montò su.
Acciaccato e contrariato dall'atterraggio brusco, Balthazar mosse i
primi passi fuori dal cratere, stringendo gli occhi quando la luce del
sole lo ferì. Era dolorante, sporco di terra dalla testa ai
piedi e soprattutto debole. Barcollando, l'angelo biondo scoprì
di essere caduto a pochi metri da una stazione di servizio,
chissà dove. Non importava: il locale era vuoto e al bancone
c'era solo una cassiera bruttina e dall'aria poco sveglia,
perciò prese tutto quello che gli serviva e la
addormentò, posandole due dita sulla fronte. Non aveva soldi per
pagare, perciò tecnicamente era un furto. Con uno schiocco di
dita fece esplodere le telecamere di sorveglianza. Passò davanti
a un vetro e guardò la propria immagine riflessa: era ancora nel
tramite con cui era stato ucciso, ma era tutto intero e non aveva segni
addosso. Quel tramite gli piaceva, perciò ne fu contento; si
passò una mano tra i capelli biondi, pieni di polvere come il
resto del suo corpo, e tra sé e sé pensò che era
un bell'uomo anche così.
Sorrise compiaciuto ed uscì dalla stazione di servizio, con
andatura ancora malferma, mentre si scolava una bottiglia di bourbon
dell'82.
Sei di nuovo sul pianeta delle scimmie, caro Balth.
<<< REWIND >>>
<<< IN UN LUOGO IMPRECISATO. IN QUALCHE TEMPO IMPRECISATO >>>
- ... E io voglio tornare, capisci?
Gabriel ascoltava quello strano angelo che si spostava da un punto
all'altro del Paradiso degli Angeli, gesticolando eccentricamente
quando parlava.
- E come vorresti fare, Balthazar? - chiese, accigliato, per niente convinto che si potesse uscire da quel posto assurdo.
Quando Lucifero lo aveva trafitto, e lui era morto senza ombra di dubbio lasciando
il calco delle sue ali sul pavimento, la sua Essenza angelica aveva
vagato per un po' senza meta, prima di sentirsi risucchiare da una
specie di buco nero. Aveva fluttuato per un tempo che non avrebbe
saputo definire, fino a piombare in un luogo che cambiava continuamente
aspetto a secondo dei pensieri di chi lo abitava. E, come scoprì
poi, "chi lo abitava" altri non erano che angeli. Angeli morti, come
lui. Concluse quindi che quello fosse il Paradiso degli Angeli. Ognuno
poteva immaginarsi quello che voleva e passare l'eternità
così. Palloso, a dir la verità, e neanche originale.
Davvero, sperava fosse più divertente. Dopotutto, si muore una
volta sola nella vita, no?
Aveva incrociato Balthazar quasi per caso. Non avevano un corpo,
là in quello strano Paradiso, perciò gli bastò
sfiorare l'Essenza dell'altro per vedere e sentire la sua morte, come
se fosse la propria. Apprese così che Balthazar era stato ucciso
da Castiel, nel pieno di un delirio di onnipotenza. Balthazar era stato
prima un soldato, poi un ladro e poi era sparito e si era dato alla
latitanza, conducendo una vita di soli piaceri sulla Terra. In seguito,
Castiel l'aveva scovato, convinto a collaborare e... Be', poi la fine
la sapete.
Gabriel apprese questo, e molto altro, solo sfiorandolo. Era una specie
di connessione wireless tra angeli. Si toccavano, e diventavano un
libro aperto l'uno per l'altro. Tra tutte le cose, però, non
aveva visto quella che Balthazar gli stava raccontando. Segno che
l'angelo ladro, in fondo, era anche furbo.
Anche se non era del tutto convinto del piano che gli stava proponendo,
Gabriel sentiva che poteva fidarsi di lui. Gli stava anche parecchio
simpatico. Per certi versi, erano simili. A Gabriel piacevano i modi di
fare di Balthazar, e ammirava molto quello che aveva fatto.
Perciò, quando l'altro gli chiese, alla fine delle spiegazioni,
se volesse fuggire con lui, Gabriel accettò senza esitazioni.
Balthazar non aveva consegnato proprio tutto, a Castiel. Si era tenuto un affare di età sumera, una pietra degli angeli. Come
il nome in parte faceva intuire, aveva uno stretto legame con l'Essenza
angelica. La preservava, la rendeva indistruttibile. Rendeva possibile
il ritorno dall'altro mondo. Era una specie di salva-vita per pennuti.
Questo i sumeri non lo sapevano; infatti, si limitavano a credere che
portasse buona fortuna. Balthazar, consapevole del suo reale uso, si
guardò bene dal darla via. Si aspettava, prima o poi, un colpo
basso. Non tanto da Castiel, a dir la verità, sebbene lo avesse
trovato mooolto cambiato dall'ultima volta che si erano visti, quanto dai tanti altri angeli che si erano impelagati in quella guerra assurda.
In ogni caso, aveva fatto bene. Per questo, assicuratisi che nessuno
potesse vederli, Balthazar e Gabriel sfregarono la propria Grazia sulla
pietra degli angeli.
Cominciando a cadere, prendendo via via velocità, sfondando l'atmosfera terrestre come due meteoriti.
Gli hippies erano mezzi drogati ma simpatici: lo chiamavano
"fratello" e insistettero per pagargli il pranzo, dopo aver appreso che
lo strano autostoppista simpatico e allampanato non aveva denaro con
sé. Solo che neanche loro sguazzavano nell'oro; così,
dopo che Gabriel si fu riempito a dovere, corsero via inseguiti dalla
proprietaria, una grassa signora con i bigodini. Erano montati sul
furgoncino sgommando via sulla statale, ma qualche chilometro dopo
avevano bucato ed erano stati costretti a fermarsi. Gabriel, rimesso a
nuovo, sentiva il dovere di sdebitarsi per l'accoglienza. Così,
davanti a loro, schioccò le dita e lo pneumatico era
miracolosamente intatto. Già i ragazzi erano sbalorditi per
questo; quando poi Gabriel svanì nel nulla, proprio davanti ai
loro occhi, rimasero mezz'ora a guardarsi con le mandibole cadute,
accannati e increduli.
Balthazar cercava intanto di capire quanto tempo fosse passato, sulla
Terra, dalla propria scomparsa alla resurrezione. Trovò un
quotidiano abbandonato sul marciapiede che risaliva a circa tre
mesi dopo la sua morte.
Bene. Era tornato, si era sfamato, si era ripulito e non era passato
troppo tempo. Adesso doveva soltanto decidere dove andare, e
soprattutto da chi.
Esitava a farsi vedere dai Winchester, che erano sempre e comunque
dalla parte di quel pazzo di Castiel; desiderava trovare qualcuno che
che potesse dargli ospitalità almeno per qualche giorno e che
magari lo aiutasse a sentirsi un po' meglio... Si sentiva ammalato.
Forse c'era qualche effetto collaterale, nell'usare quella pietra, o
forse il ricordo della sua morte era troppo fresco. Sentiva ancora
viscido e freddo il metallo trapassarlo da parte a parte. E,
soprattutto, sentiva ancora il dolore e la sorpresa di sapere che ad
ucciderlo era stato proprio il suo fratellino... Cassie.
Balthazar si strinse al petto la busta in cui aveva messo un po' di
viveri, tutto quello che aveva preso dalla stazione di servizio. Era in
piedi sul ciglio della strada. Non passava nessuno, c'era un silenzio
irreale e triste che non favoriva i buoni pensieri. Sospirò,
pieno di amarezza.
Alzò gli occhi nell'azzurro del cielo. Era tutta colpa di
Papà. Se non fosse sparito, tutto questo non sarebbe successo.
Cassie sarebbe ancora la sua famiglia.
Scansò con il piede una lattina vuota, obbligandosi a non
pensare. Il ritorno sulla Terra era tutto sommato un lieto evento, una
specie di rinascita. Doveva essere felice. Non poteva mettersi a
piangere come un ragazzino che cade dalla bicicletta.
Sorrise, pensando a cosa avrebbero detto le due
scimmie-senza-pelo-Winchester, vedendolo così. Balthazar non era
mai triste, mai sul serio. Invece stavolta lo era.
Perché suo Padre lo aveva abbandonato, lui e tutti i suoi
fratelli; e perché uno di loro, il suo prediletto, quello che
adorava, il fratellino piccolo che aveva visto crescere, l'aveva
pugnalato alle spalle senza la minima esitazione. Guardò la
bottiglia vuota di bourbon. Se ne sarebbe aperta volentieri un'altra,
se fosse bastato a fargli dimenticare tutto questo. Ma non era
così.
Sospirò. E in un battito di ciglia sparì.
- Balthazar? Balth, sei tu?
Balthazar si vide venire incontro uno strano tipo. Aveva capelli lisci
color nocciola, uno sguardo scuro con un fondo ironico negli occhi, e
un sorriso da folletto. Era più basso di lui, e nel complesso
risultava abbastanza buffo da vedere.
- Dipende da chi lo vuol sapere... Sei Gabriel? - chiese l'altro, a
braccia conserte, liberatosi della busta che aveva posato a terra.
Gabriel lo squadrò. Trovò... Eccentrico l'abbigliamento
dell'altro. Non poteva fare a meno di guardare quella maglietta a V
troppo scollata, che Balth portava però con assoluta
naturalezza.
- Certo, - disse Gabriel, ghignando, che invece era molto più
sobrio: jeans, maglietta e giubbotto color caramello. - E così
ha funzionato, - constatò poi, guardandosi intorno. Balthazar
gongolò, fece un sorriso obliquo di soddisfazione: - Ovviamente,
caro! Avevi dubbi?
- No, no. - si affrettò a rispondere Gabriel, - ma adesso che
facciamo? Voglio dire, sai già dove andare? Cosa fare?
- A dire il vero non ne ho idea, mon petit chou**,- ammise
Balthazar, senza scomporsi. - In ogni caso, non vedo dov'è il
problema. Siamo tornati, no? Quindi per adesso godiamocela e al resto
ci pensiamo dopo... - disse, prendendolo sotto braccio e incamminandosi
verso qualche parte.
*"Sono tornato"
** "Tesorino mio", vezzeggiativo francese...
___________ ANGOLO DELL'AUTRICE_____________
Bonjour! Approfitto di questo spazio per darvi qualche spiegazione... Ve la devo ;)
Mi è capitato di recente di rivedere quell'episodio in cui Lucifero fa fuori Gabriel - sob! My sweet angelcake :'( - e
mi è tornata in mente una domanda che mi ero già posta
alla morte del mio adorato Balth... Che fine fa un angelo quando muore?
Se per caso esistesse una sorta di Paradiso degli angeli, forse
potrebbero tornare indietro... In fondo, i fratellini Winchester fanno
in continuazione avanti e indietro tra
Inferno-Purgatorio-Paradiso-Pianeta Terra... Perché non
dovrebbero riuscirci questi due pennuti? ;)
Non ho ancora pensato a come continuare e se continuare...
Ho deciso che continuerò solo se questo primo capitolo
otterrà recensioni positive, anche perché sarebbe la mia
prima storia lunga e ho bisogno di incoraggiamenti e magari di qualche
suggerimento... ^.^"
Mi è venuta questa idea e l'ho scritta, ma adesso che l'ho fatto
sono nel panico... Non ho mai scritto storie più lunghe di un
capitolo!
Mi piacerebbe tanto che tornassero sia Gabe che Balth nella serie,
anche perché sarebbe interessante vedere come si relazionano tra
loro visto che non hanno avuto modo neanche di incrociarsi per sbaglio,
causa morte prematura di Gabriel - UAAAAAAAAAAAA!!! *Piange come una
fontana*
Sigh! Sob!
Be', vi saluto qui... Resto in attesa delle vostre reazioni, che spero
arriveranno numerose! Accetto consigli/critiche/commenti a
volontà, perciò date libero sfogo alle tastiere e fatemi
sapere ;)
Un bacio e un abbraccio dalla vostra devotissima
Ambarabà!
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