- Piccola introduzione necessaria
-
Non
comprendo come mai in questo ultimo periodo la prosa mi riesca
assolutamente difficile, almeno per quel che concerne la lingua
italiana. Scriverei solamente in inglese, e l'unica
espressività che trovo nella mia lingua madre, che continuo
comunque ad adorare, s'è completamente assoggettata al
dominio poetico. Oltre a tutto ciò, pure la concezione di
poesia si è modificata in me, o meglio, la sua recezione:
mentre prima adoravo l'ermetismo, ed altre forme di poesia "libera" in
cui mi sono anche cimentato, ora sento il bisogno di esprimermi
rimanendo all'interno di confini ben definiti, applicando regole severe
alla mia scrittura per incatenare i sentimenti e le emozioni e non
lasciarli fluttuare liberi, evitando così di perderne il
controllo. Ecco perciò da cosa nasce questa canzone
così retrograda come schema compositivo, piena di forme
antiquate della lingua e con riferimenti mitologici e alla poesia del
passato. Perchè anche se celebra qualcosa di straordinario
come l'impresa di Baumgartner, anche se questo è un ennesimo
passo avanti dell'uomo per sfuggire alle leggi del mondo, in
realtà dipendiamo sempre dal nostro passato, e dalle leggi
imprescendibili che ci governano, partorite dal Caos.
_Asmodeus_
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Canzone di quattro stanze
composte da
quattro endecasillabi, quattro settenari ed ulteriori quattro
endecasillabi con rima ABBAccddEFFE
-
A
FELIX BAUMGARTNER
Le
Idi d'Ottobre veggion cotal volo
folle
dell'uomo, novello Odissëo,
dall'Itaca
alpestre venuto, solo,
per
sconfigger la Gorgone; Persëo!
Tue
le gesta d'esempio
e
di coraggio! Scempio
non
fu né d'arti o membra
come
oggi si rimembra
invece
per le tue imprese sanguigne,
che
scatenasti allora contro l'orrido
Cetus
tutta l'ira, dentro il lido
dell'acque
avare, crudel, maligne!
Egli
rinnova il prodigioso volo
d'Icaro
figlio di Dedalo! Oggi
difatti
il sole vede tra i suoi raggi
danzare
un pallone e senz'alcun dolo
dall'elio
prigioniero
lanciarvisi
un guerriero
impavido,
ora audace
nell'impresa
che piace
alle
divine menti delle guerre
per
cui a infiniti conflitti sì neri
non
risparmiarono schiere di fieri
ragazzi
e uomini figli d'ogne terre.
Non
canto di morte, non grave lutto
è
quest'oggi tale operetta antica:
su
schema degli avi vien costruita,
così
che anche ora del passato tutto
risplenda
quel fulgore
che
a tanti diede onore.
Ad
oggi nessun più
cadrà
sì lesto giù.
E
l'uomo superò il Divo, sfidandolo
nel
suo terreno di gioco (l'ardito!)
ruppe
anche il muro del suono e finito
tal
viaggio seppe possibile il volo.
Il
miracolo ormai concluso lascia
un
sentore di limpido chiarore,
scatenato
dall'enorme fulgore
dell'uomo
che cadendo l'aria sfascia
nei
suoi duri legami
d'attrito,
ed i reami
del
cielo ammirerà
dabbasso
e chiuderà
la
propria parabola, che lui solo
tentò
e vinse e seppe trovare il vero,
scrutando
le profondità del nero,
freddo
universo soltanto col volo.
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