- rifiuti tossici e

di Cucuzza2
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La storia rimarrà online fino al 24/12/2013
«Non devi essere merda, devi essere un rifiuto tossico.»
Marla mi guarda e non dice niente. Fuma mentre soffre. Si contorce dal dolore. La mano è sul tavolo, freme, mentre la liscivia fa effetto.
«Ma guardali. Una discarica di rifiuti tossici. Il singolo è semplice da eliminare, ma l’insieme... l’insieme può distruggere il mondo come lo conosciamo oggi».
La mia voce è lenta, graffita e incide un dipinto desolato.
Sono l’appendice infiammata di Tizio. E so anche chi è Tizio. Si è inventato lui questo stupido giochetto copiato dalle riviste.
La liscivia sfrigola sul mio bacio e Marla mi guarda. Lei è qui, a differenza di Tizio quando è toccato a lui.
Credo di aver abbandonato la sofferenza tradizionale quel giorno sulla spiaggia. Cadendomi sul mignolo del piede, il palo del pollice della mano mi ha fatto male. Svegliandosi e non riconoscendomi come la parte migliore di sé, Tizio mi ha fatto male. Il resto – il cazzotto – è molto molto molto relativo.
Sono il cancro di Tizio. Nonché parte di quello della società.
La liscivia cessa il proprio effetto.
Marla alza lo sguardo. «Finito?» chiede. È tranquilla. Si è già bruciata tante di quelle volte. Questa è la sua prima cicatrice chimica.
«Mai». Può metterla sotto l’acqua per avere sollievo, ora, se vuole. Ma non vuole. «Noi siamo eterni».
Lei crede ancora che siamo in due. Io lei Tizio. Tizio che dorme. L’insonne più ghiro del mondo.
«Tyler, è per il fondo?»
Non sono neppure sicuro sia una domanda.
Non c’è neppure bisogno di una risposta.
 
Sono l’epifisi di Tizio e decido io quando fuzionare.
E poi è ogni volta più bello essere Tyler.

 




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