Love the way you lie
Sulla prima pagina della nostra vita il futuro sembrava così
splendente. Mi ricordo ancora in quegli anni dove le
missioni che ci affidavano, erano semplicemente divertenti. Ci facevano
stare insieme, ci siamo conosciuti più profondamente.
Abbiamo calato le nostre maschere poco a poco, scoprendo segreti oscuri
che nascondevamo nell’anima.
Poi questa cosa si
è rilevata essere un male.
Non so perché
sono ancora sorpreso.
Ti ho mostrato com’ero. Ti ho mostrato pagina dopo pagina la
mia solitudine, il mio dolore, ed io ho scorto il tuo.
-… come puoi capire il dolore che provo, tu che non hai mai
avuto una famiglia?
Mi hai urlato queste parole, con rabbia, con rammarico con…
tristezza in quegli occhi rossi del sangue versato fra noi due.
Persino gli angeli hanno
i loro schemi malvagi.
Nessuno è riuscito a salvarmi dalle tenebre che mi hanno
accolto, dopo che te ne sei andato via.
Ho pregato, urlato fino a non sentire più le corde vocali.
Ho pianto finché la mia vista non si è macchiata
di te… di noi.
Poi ho tentato di raggiungerti, spezzandomi le ossa. Assaporando il
sangue e il sudore delle mie sconfitte. E tu li porti a nuovi estremi.
Ti ho rivisto dopo anni, ma è come se non ti avessi visto
abbastanza.
Ma sarai sempre il mio
eroe.
La mia montagna da scalare, da superare.
Anche se hai perso la
testa. Anche se hai perso la strada, afferrerò
la tua mano, portandoti con me oltre l’orizzonte, dove il
dolore della perdita non esiste.
Dove la tua vendetta è nulla al confronto di tutto
l’affetto che sono pronto a donarti.
Devi solo stare
lì a guardarmi bruciare.
Lento. Mentre le fiamme della tua vendetta cercando di consumarmi le
carni.
Ma va bene
perché mi piace questo tipo di dolore.
Devi solo stare
lì e sentirmi piangere. Mi farò
carico del tuo dolore. Lo sopporterò e lo renderò
mio.
E potrai dirmi che sono stupido.
Che non sono tuo fratello, il tuo migliore amico.
Ma va bene
perché amo il modo in cui menti.
Adesso
c’è dell’imbarazzo nelle nostre voci.
Tu mi appoggi una mano sulla spalla, me la stringi. Ti è
mancato questo contatto?
Ti ricordi quando combattevamo insieme, per gioco, per diletto,
lasciandoci alle spalle tutti i problemi.
Solo per quei pochi e interminabili minuti.
Ora stiamo combattendo. Io urlo il tuo nome, ma tu stai sparendo.
Il vetro è
andato in pezzi nel litigio.
In questo tiro alla fune
vincerai sempre tu.
Ed io ti seguirò ancora, mentre tu scapperai da me.
E poi tu cercherai la tua vendetta, mentre io cercherò te,
perso in quella coltre di oscurità, talmente fredda e
tagliente, che faticherò a respirare.
Ma va bene così. Amo il modo in cui mi fai del male.
Anche quando ho ragione
io, tu cercherai di nasconderti.
Ora mi guardi spaventato.
Eppure ti ho solo ripetuto che tu sei il mio migliore amico.
Mi riempi con parole
violente e minacce vuote, mentre io ti rispondo tranquillo
che, se dovessi continuare su questa strada, preferirei morire insieme
a te.
Preferirei essere trafitto dalla tua spada intrisa d’odio,
cercando di assorbire tutto quel dolore nel mio corpo, per lasciarti
respirare.
Per farti sentire libero almeno un po’.
Ed è
disgustoso pensare che
tutte queste battaglie sono quelle che mi mantengono
soddisfatto.
Perciò forse
sono un masochista.
E ti guardo ancora, perderti nel buio della tua anima. Itachi
è morto, perché non ritorni a Konoha?
Cerco di scappare ma non
voglio neppure partire.
E mi colpisci ancora, più forte, con più odio.
Fallo. Sono qui.
Nel campo della guerra mi sferri calci e pugni. Io neanche reagisco. E
sorrido, mentre le lacrime si mischiano al sudore, al sangue e alla
polvere.
Finché i muri
dei nostri ricordi sono
eretti, rimarrò qui, a proteggerli, custodirli
anche per te.
E cadi.
La tua maschera s’incrina.
Piangi.
Perché piangi?
Cerco di alzare una mano per asciugarti il viso, ma mi risulta
difficile.
-Fa freddo…
Mormoro. Non so neanche il significato delle mie parole.
I tuoi occhi ora mi guardano come facevano un tempo. Quando eravamo
piccoli. Su quel molo. Te lo ricordi, ‘Suke? Il sorriso
complice che ci scambiammo?
-Non doveva finire così.
È finita, invece.
Sorrido e chiudo gli occhi.
Questa mattina ti sei
svegliato, un raggio di sole ti ha colpito il viso imbrattato di trucco
mentre siamo stesi sulla scia della distruzione.
E ti ho guardato, toccato al covo di Orochimaru, giusto per sentire
quel calore che mi sono lasciato alle spalle anni fa. Quando ti ho
lasciato indietro, intessendo sulla mia strada rovi di dolore e odio.
Non dovevi superarli.
Ti ho solo fatto soffrire, e mi piaceva. Mi ricordava che dietro
c’era qualcuno che mi aspettava.
Poi le cose sono precipitate, sempre più giù,
sempre più in fondo e ti ho perso.
La distanza da noi è diventata troppa. Non sei riuscito a
raggiungermi perché non volevo farti vedere quello che sono
diventato.
Urli, urli e piangi il mio nome.
Perche?
Perché continuo a farti del male?
Perché continuai a farti del male?
Silenzio,
kit, parla
delicatamente, dimmi che mi dispiacerà di averti spinto
sul terreno arso della guerra la
scorsa notte così posso spingerti lontano da me.
Che ti ho ferito, così lo rifarò ancora e ancora.
Cerca di toccarmi
così posso gridarti di non farlo. Che tu non
sei il mio migliore amico. Non sei nessuno.
Nessuno…
… nessuno!
Perché sei qui, Naruto? Ti prego vattene.
Corri fuori dalla stanza
ed io ti seguirò come un cucciolo smarrito.
Naruto, senza di te non
sono niente, sono perso, abbracciami, poi dimmi quanto sono
bastardo, ma che mi
vorrai per sempre bene. Poi, dopo di questo, spingimi
nelle ripercussioni del sentiero della distruzione. Siamo due
psicopatici, lo sai questo?
Siamo pazzi, malati uno dell’atro.
Legati da un sentimento incompleto.
Sappiamo che non importa
quanti coltelli ci conficchiamo l’uno nelle spalle
dell’altro, perché avremo sempre l’uno
la schiena dell’altro.
Siamo stati fortunati a incontrarci.
Ci distruggeremo a vicenda.
Un calcio, poi un pugno.
Il mio sangue. Il tuo.
Le nostre lacrime trattenute.
Mi colpisci due volte,
ma chi sta tenendo il conto?
Posso averti colpito tre
volte, sto iniziando a perdere il conto.
Seriamente. Ho perso il controllo della mia cazzo di mente. Senza te
sono fuori di testa.
Urlo.
E ti colpisco ancora.
Sono matto, noi siamo
matti, ma mi sono rifiutato di andare in terapia.
Questa cosa è decisamente troppo enorme per entrambi.
Crolli sotto di me, stanco.
Le dita fredde e scheletriche della morte incombono sul tuo corpo.
Perché ora voglio scacciarle?
Spalanco gli occhi e ti guardo, come mai non avevo fatto in tutti
questi anni.
E sorridi, tra le lacrime che hai versato sorridi. Per me.
-Ho freddo.
E non m’importa più di nulla. Voglio solo starti
accanto.
Sono pazzo. Psicopatico, ma tu lo sei più di me.
Forse è per questo che siamo migliori amici, Naruto?
-Non doveva finire così.
E strano come la mia voce si è fatta sentire. Un roco
mormorio che è apparso come un urlo in quella valle.
I tuoi occhi si spengono piano piano, e li chiudi.
È finita, vero?
Ti ho ucciso, eppure mi sento libero.
Tu lo sapevi. Sorrido.
Insieme vivremo per
sempre.
E chiudo gli occhi, crollandoti a fianco.
-Ne, teme… secondo te
cos’è l’amicizia?
-Un
sentimento inutile.
-E allora noi
cosa siamo?!
-Siamo il più grande
errore del creato, dobe.
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In effetti non ho molto da dire. Sono le 23:40 del 19 novembre e sto
dormendo in piedi. Ma avevo cominciato ad ascoltare delle
musica… forse erano le otto, ma non ne sono
sicura… e mi è capitata Love the way you lie
di Rihanna, ed ho cominciato a scrivere. Un po’ triste, forse
veramente tanto.
La prima parte è quella di Naruto, con le parole cantate di
Rihanna e la seconda parte è quella di Sasuke, con le parole
di Eminem…
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