Rieccomi qua per la vostra disperazione… :-P. Questa volta
ho preso di novo in esame la coppia Ron/Herm in una tragica storia che porta
entrambi alla riflessione. Premetto che non so come possa essermi riuscita…
vedrete per la prima volta un Voldie stranamente comprensivo… sarà per la
vecchiaia!! Poiché questa fanfiction è bastata su due poesie, (ho scritto
song-fig ma in realtà è una poesia-fic ;-P) non certo inventate da me, in fondo
scriverò tutti i vari copyright… intanto specifico che tutti i personaggi,
esclusa Sarah Granger, sono di proprietà di J.K.Rowling. Grazie Jo, per averli
inventati!!!
I passi scritti in corsivo sono
ricordi, quelli in corsivo neretto sono versi o strofe di poesie.
“In che
diavolo di pasticcio mi sono cacciata? Cosa ne sarà di me, e della mia vita
adesso? Perché voglio sempre fare l’eroina? Merito forse, tutto ciò? Merito
questo male? Forse sì, forse è tutta colpa mia. C’è chi dice che voglio
mettermi in mostra, ma quelli che dicono così sono gelosi, sono invidiosi. Però…
però forse hanno ragione, perché adesso non ci sono loro in questo pasticcio,
ma ci sono io.”
-
Signorina Granger! –
“Due
grosse braccia mi stanno alzando a forza, e presto mi toglieranno la benda.
Ecco, mi hanno lasciata. Dopo avermi picchiata, torturata, malmenata, offesa e
minacciata, le persone senza un volto che mi hanno fatto del male in questi due
giorni finalmente avranno una spetto. Ecco che mi stanno per levare la benda:
sono al cospetto di sua magnificenza Lord Voldemort.”
-
Ron, c’è qualcuno che ti
vuole nel camino! –
-
Cosa, John? – rispose l’uomo
dai capelli rossi sorridendo.
-
Ma sì, è apparsa la faccia di
una ragazza nel camino, e ha chiesto di te! Ė una tipa bellissima, amico,
io correrei! – rispose il giovane ragazzo con uno sguardo malizioso.
-
John, sono ormai cinque anni
che sono in Irlanda a lavorare come giornalista. Mi pagano da fame e lavora
otto ore al giorno… non ho tempo di incontrarmi con le donne. Quindi smettila
di prendermi in giro. – rispose l’altro continuando a leggere il suo giornale.
-
Allora ci parlo io! – esclamò
velocemente John.
-
No… no, vengo… -
“Chi
diamine può volermi? Sicuramente qualcuno che ha sbagliato, probabilmente una
bellissima fanciulla che cerca uno di quei balestrati tutti muscoli niente
cervello che appena mi vedrà farà la faccia disgustata per miei jeans logori,
per i Doc Martens slacciati e per la camicia a quadri un po’ sporca. Sono anni
che non mi interesso alle donne, precisamente da sedici anni. Ho ricevuto una
bella batosta, e da allora… nessuno mi crede, eppure non mi attraggono nemmeno
più. Non faccio altro che pensare a lei, al suo sorriso, ai suoi modi dolci,
all’aria sempre pacata…”
Ė
proprio per questo che appena arrivo davanti al camino non credo ai miei occhi.
Tra le fiamme, scorgo distintamente il suo volto. I tratti morbidi, l’aria
sempre pensierosa, e quel sorriso sempre così dolce. Sono passati quindici anni
esatti, eppure il volto è identico. Se lei non inizierà a parlare rischierò di
cadere per terra. Sono già in trance…
-
Ron, devi aiutarmi. –
Quanto
tempo è che non sento la sua voce, quanto tempo è che non odo il suo riso
melodioso? Improvvisamente comincia a piangere, a piangere disperatamente.
Farei qualsiasi cosa per te, farei tutto per te. Non piangere, non devi essere
triste…
-
Farò tutto quello che vuoi.
Non disperarti… -
-
Ron, tu hai una figlia.
Ė una femmina ed ha quindici anni. Lei è… lei è tutta la mia vita! Ma
adesso lei è in pericolo, per colpa del mio lavoro schifoso, che l’ha messa nei
guai! Voldemort l’ha presa, perché vuole me, ma io senza di lei non posso vivere!
–
Quante
cose tutte insieme… una figlia? Io, che ho appena trentatré anni ho una
bambina? Non una bambina, una ragazza? Io, che da quindici anni non avevo un
motivo di vita, che mandavo avanti questa esistenza soltanto per abitudine,
soltanto perché speravo di vederti, io che ogni notte ti ho sognata, scopro di
avere una figlia, da te? Ė strano, ma è così… così fantastico. E tu sei
così disperata. Non penso nemmeno lontanamente ad arrabbiarmi. Devo
proteggerti, e devo subito venire da te a salvare nostra figlia. Non mi importa
se tu mi ami ancora o no, l’importante è farti felice e conoscere questo dono
del cielo che tu, tu, il mio sogno di ogni notte da vent’anni, hai tenuto in
grembo per nove mesi ed hai cresciuto per quindici lunghi anni a mia insaputa.
-
Dammi il tuo indirizzo.
Domani sono da te. – sono le uniche parole che riesco a mormorare.
-
Oh, grazie a Dio! Temevo che
mi dicessi di no, e… e io non so come fare per salvarla… lei… - come sei bella… - Sto a Londra… ad
Hogsmeade… via Flamel 27. Grazie Ron… grazie. –
-
Come si chiama? – è una
domanda stupida, eppure per me è importantissima… non so perché, ma so che se
non saprò il suo nome soffrirò tantissimo.
-
Sarah. Sarah Granger. –
tremi, mentre pronunci il suo nome. – Tu hai già una… famiglia? Ti metterò nei
guai, perdonami ma io… -
-
Non ho né una famiglia, né
degli amici, né una ragazza. Vivo da quindici anni senza sapere capire che cosa
aspetto a suicidarmi. Adesso finalmente ho improvvisamente due grandi motivi di
vita. Va ad Hogwarts? –
Annuisci
soltanto… sapere che la mia piccola è nelle mani della McGranitt mi
tranquillizza.
-
Ė nei Tassorosso. –
Non
riesco a parlare. Ciò vuol dire che è buona, gentile, dolce, disponibile,
intelligente, rispettosa delle regole… e chissà quante altre capacità ha.
-
Sei deluso? –
-
Come posso essere deluso? –
la sua domanda mi stupisce, e le rispondo tranquillamente senza pensare.
-
Bene, allora domani verrai tu
a casa mia. Ti prego, arriva più presto che puoi… -
Il suo
volto svanisce tra le fiamme come è comparso. Non riesco a pensare… non riesco
ad agire. La mia vita ha preso improvvisamente una svolta… una svolta stupenda.
Salverò Sarah, dovessi uccidere Voldemort in persona. La salverò per te, per
me, per lei, per noi. La salverò perché ricordo la dolce Hermione, la diligentissima
adolescente che correva in giro per Hogwarts, sempre con i libri in mano,
sorridente e allegra, con un bagliore magico negli occhi, che forse none era
molto apprezzata dagli altri, ma che a me appariva bellissima.
Silvia,
rimembri ancora
Quel
tempo della tua vita mortale
Quando
beltà splendea, negli occhi tuoi
Ridenti
e fuggitivi,
e
tu, lieta e pensosa,
il
limitar di gioventù salivi?
Nella
disperazione vedo accendersi un barlume di speranza. Non si è arrabbiato, anzi
era felicissimo. Non ci crederà, ma nemmeno io ho potuto pensare ad altri, in
quindici lunghi anni. L’ho sempre amato tantissimo, pensavo solo a lui. Sarah è
la versione di Ron al femminile. Dolce, allegra, spensierata, simpaticissima…
forse se avessi agito in modo diverso non mi ritroverei così sola, adesso. Se
quindici anni fa non avessi temuto che lui avrebbe potuto lasciarmi, se quando
ho scoperto di aspettare Sarah non avessi temuto di ricevere una tremenda
umiliazione e gli avessi detto che stava per diventare padre, nonostante i suoi
diciotto anni, tutto sarebbe stato molto più semplice. Considerata la sua
attuale reazione probabilmente non avrebbe agito come temevo. Forse sarebbe
stato molto felice. Ma ormai sono passati troppi anni da allora. Avevo solo tre
anni più della piccola Sarah. Ma nemmeno lei è piccola. Non è affatto piccola.
Ė molto matura e intelligente, è bellissima ed ha il corpo di una ragazza.
Come se la starà cavando, adesso? Sono molto preoccupata per lei, ma sono anche
turbata per la mia chiacchierata con Ron. Ho provato delle emozioni troppo…
troppo forti, per essere reali. Avevo paura di morire. E adesso, che l’ho
rincontrato dovrò consegnarmi a Lord Voldemort. Non posso, non posso. Troverò
il modo di prendere Sarah e di fuggire con lei. Con lei e con Ron, in un luogo
lontano… e finalmente saremo una famiglia.
Non so
nemmeno come ho fatto, ma sono riuscito a trovare un treno che partisse
stamattina alle sei. E adesso, alle otto, sono a Londra. Vado alla stazione
King Cross, la stessa stazione dove anni fa prendevo il treno per andare a
scuola, e prendo il treno che in meno di un’ora mi conduce ad Hogsmeade. In
quindici anni niente è cambiato… da lontano vedo la Stamberga Strillante… che
fine avrà fatto, il vecchio Harry? Harry… non ho più notizie di te da quasi
dieci anni. Ma adesso non posso preoccuparmi per te, amico mio. Devo correre,
devo andare in via Flamel. Chiedo ad un’anziana strega dove si trovi quella via
e corro, corro nella neve. Già, qui nevica. Era tanto che non vedevo la neve.
Siamo a gennaio è c’è davvero moltissima neve. Sarà alta almeno un metro.
Corro, corro, corro nel ghiaccio, corro nella neve, i pantaloni si bagnano, i
piedi mi dolgono, ma non importa. Sto per arrivare al numero ventisette ed
improvvisamente casco. Sono scivolato per colpa di una lastra di ghiaccio, e mi
ritrovo tutto bagnato. Ho anche picchiato la testa. Rido. Rido. Come posso non
essere felice? Coperto di neve, con un taglio che va dalla tempia destra fino
al collo, davanti la portone della casa di Hermione. Non posso non ridere. Ecco
che all’improvviso il portone si apre, lentamente. Le emozioni che ho provato
alla vista del suo volto nel camino ieri sera non sono nemmeno paragonabili e
ciò che sto provando adesso. Comincia a girarmi al testa in modo spaventoso e cado
a terra. Figura di merda mondiale. Mi si avvicina con aria preoccupata. Un
angelo, una creatura irreale. Un sogno, una piccola nuvola argentata fluttuante
in quest’aria così fredda. Si china. Sembra una madre con il suo bambino. Una
madre. Lei è una madre.
-
Ma che hai fatto, al viso? –
-
Perché? – sono le uniche
parole che riesco a dire, con voce strozzata.
Perché.
-
Perché hai uno squarcio sulla
parte destra del viso che ti va dalla fronte a sotto la bocca! –
Che
idiota, che sono. Ė logico. Una persona sana di mente proverebbe dolore.
Sono appena caduto a terra, sanguino e sono semi sdraiato sulla neve. Dovrei
avere freddo e dovrei star male.
Non ci
riesco, è più forte di me. Non riesco a credere che sia lei. Ė passato
troppo tempo. Le tocco con una mano il volto. Ė calda, è solida, è lei.
Non sto sognando. Chiudo gli occhi. Non so perché faccio questo gesto, ma sento
la necessità di farlo.
-
Entra dentro. – dice lei,
alzandosi.
Mi alzò
di scatto ed entro all’interno della sua casa. Appena lei chiude il portone non
resisto alla tentazione e le tocco il volto. Parte per parte. Mi sembra un
sogno. Eppure è la realtà. Lei tace, mi sta davanti. Determinata, solida, come
sempre. Ma trema. D’un tratto comincia a singhiozzare, e mi abbraccia. Lascio
che si rannicchi addosso a me e cominciò ad accarezzarla.
“Hermione,
che fai? Dai, siamo quasi a fine quadrimestre, è maggio inoltrato, non puoi
stare sempre a studiare!”
“Proprio
perché siamo a fine quadrimestre devo stare a studiare! Non tutti sono come te,
eh!”
“Si,
ma tu fai i compiti canticchiando!”
“E
allora?”
“Beh,
mi disturbi!”
“Ma
se nemmeno li fai, tu i compiti! Vuoi convincere addirittura me, anima buona e
zelante, ad uscire e a mollare i libri!”
“Herm,
siamo al sesto anno, siamo giovani, allegri, felici, abbiamo sedici anni e
mezzo… se non usciamo ora quando usciremo?”
“Non
mi rompere. Esci, per favore.”
“Si,
ma tu non cantare!”
“Uffa!
Io faccio quello che voglio!”
“E
va bene, noiosa!”
Sonavan
le quiete stanze
e
le vie d’intorno al tuo perpetuo canto
allor
che all’opre femminili sedevi,
assai
contenta, di quel vago avvenir
che
in mente avevi. Era il maggio odoroso:
e
tu solevi cosi menare il giorno.
Non è
possibile, che lui sia qui. Ė identico, spiccicato, tale a quale ad
allora. I modi impacciati, il volto così dolce, e il fisico così bello. Già
fuori mi aveva sfiorata. Ma come entriamo in casa comincia a toccarmi tutto il
volto. Non riesco a resistere e lo abbraccio. Piango, piango per Sarah, piango
per la nostra storia, piango per quindici anni sprecati.
Comincia
lentamente ad accarezzarmi tutto il corpo, e in breve si avvicina alla mia
bocca e mi bacia. Non posso resistergli. Non voglio, non è quello che desidero.
Mi lascio andare e comincio a rispondere ai suoi baci.
Dopo
che ti ho stretta un po’ a me voglio parlarti. Non amo solo averti accanto, non
è solo il baciarti che mi rende felice, è anche il parlare con te. Mi siedo per
terra e ti tengo fra le mie braccia, la tua testa schiacciata contro al mio
petto.
-
Come mai Voldemort ha preso
Sarah? –
-
Perché io sono un’Auror.
Vuole che diventi dei loro. Per salvare Sarah mi consegnerò a loro, ma tu
promettimi che ti occuperai di lei. –
No, no,
no! Nemmeno per sogno! No, ora ti ho ritrovata e tu non puoi di nuovo
scapparmi! Lotterò, lotterò, te lo giuro, ma non ti farò fuggire una seconda
volta!
-
No. –
-
Cosa no? –
-
Non ci sarà questo baratto.
Organizzeremo una buona squadra e salveremo Sarah senza che tu te ne vada. –
-
Ma… -
-
Non voglio sentire obiezioni.
Domattina ci alzeremo e in un giorno raduneremo almeno cento persone. Non ci
vuole niente, basta pensare ai nostri compagni di Hogwarts. –
I suoi
occhi rossi sono terribili, il volto serpentino è talmente magro da fare
impressione. Ė la perfetta rappresentazione di tutti i mali. Il suo
respiro è un sibilo, un freddo, ghiacciato sibilo. Un respiro gelido, un
respiro di morte.
-
Non è nemmeno una ragazza.
Ė una bambina. –
Al
suono della sua voce vengo scossa da un brivido. Un brivido gelato.
-
Come ti chiami? –
Non
riesco a rispondere, ho troppa paura. Taccio e abbasso al testa. Da dietro un
uomo incappucciato mi tira un violento colpo in testa e grida:
-
Il Signore oscuro ti ha posto
un quesito: rispondi, schifosa mezzosangue! –
-
Bill, non picchiarla. Nessuno
si azzardi a picchiarla. Questa ragazzina è sotto la mia protezione. Non devi
aver paura di me. Comprendo il tuo timore, ma non voglio farti del male. –
Mi si
avvicina e mi porge una coperta e un piatto con del cibo. Dopodiché mi inviata
a sedermi su una sedia accanto a lui.
Sono tre giorni che sono qua dentro, bendata, al freddo, bagnata fradicia, tre
giorni che non mangio e che bevo pochissimo.
Non
riesco a resistere: sto troppo male. Mi metto la coperta sulle spalle e mangio
in silenzio.
-
Come ti chiami? – ripete a
domanda, stavolta con tono più dolce.
-
Sarah. – la mia voce è poco
più che un tremito.
-
Quanti anni hai, Sarah? –
-
Quindici. –
-
Quindici. – fa un sorriso e
poi dice: - Quindici. Sei poco più che una bambina. Sei molto coraggiosa però.
Ho saputo soltanto adesso che i miei uomini ti hanno picchiata per tre giorni
di fila, eppure tu non hai mai detto niente. Urlavi e basta. Sai, non ho
ordinato io di picchiarti. Sono degli stupidi. E ne hanno subito le
conseguenze, poi. Li ho uccisi. Sei una bambina molto carina. Fai il quinto
anno ad Hogwarts? –
Annuisco.
Mi sento terribilmente presa in giro. Tra poco getterà la maschera e mi
torturerà anche lui. Per cosa, poi… non so nemmeno perché tre giorni fa mi
hanno presa, mentre passeggiavo nel giardino della scuola. Non lo so. Non ho
fatto niente…
-
A Grifondoro, come la mamma e
il papà? –
-
Mio padre non era a
Grifondoro. Mamma nemmeno lo conosceva. Ė stata con lui una notte poi no
si sono più rivisti. – dove ho trovato il coraggio di dire una simile cosa?
-
Sei cresciuta senza un papà?
– esclama lui con aria stupita.
Faccio
cenno di sì con la testa. Zio Harry, mamma, voi due che siete Auror, perché non
venite qui a salvarmi? Ho tanto bisogno di voi… ho tanta paura.
-
Mi dispiace. – sembra quasi
sincero. Il signore oscuro dispiaciuto per una mezzosangue… - Mi sembri me, sai? Anche il tuo papà ti ha
abbandonato, proprio come ha fatto il mio. Ma almeno tu hai una mamma, piccola,
saggia Sarah. E Harry Potter lo conosci? Ma si che lo conosci, che domanda
stupida. Ė il più caro amico della tua mamma. Gli vuoi bene? –
-
Si. –
-
Sei una Grifondoro perfetta:
decisa e coraggiosa. –
-
Non sono una Grifondoro, sono
una Tassorosso. –
-
Davvero? –
-
Si. –
Mangio
di malavoglia. Voglio tornare a casa, i miei nervi stanno crollando.
-
Quando Harry aveva la tua età
erano già almeno tre o quattro volte che cercavo di ucciderlo. Ma tu, piccola
Sarah, non devi essere uccisa. Non ne sarei nemmeno capace. Sei una ragazzina
in gamba, mi piaci. Vorrei che tu fossi mia figlia. Tu sei qui perché tua
mamma, per darti la libertà, si dovrà consegnare a me. –
-
No! –
Mi alzò
in piedi, furibonda. Non possono toccarmi mia madre! Che vogliono da lei? Lei è
l’unica cosa che mi rimane… non ho nemmeno un padre.
-
No! Lei è tutto per me, non
l’avrete, no! Uccidete me! – ormai non ho nemmeno più paura, tanta è la
disperazione. – Che vi costa? Uccidetemi, vi prego, ma lasciate in pace mia
madre! Lei non ha fatto niente di male lei è bravissima e buonissima! –
Improvvisamente
cado a terra per la stanchezza. Non ho dormito quasi per niente, ho troppo
freddo, ed ho mangiato pochissimo, poiché proprio non sono riuscita a mettere
in bocca queste pietanze. Provo… ribrezzo.
Cado
sopra ad una pozzanghera e vedo la mia immagine: ecco cosa sono… una ragazzina
sporca e piena di lividi, con i lungi capelli castani e lisci incrostati di
sangue rosso e di terra nera, gli occhi verdi gonfi e il mio volto, il mio
volto così sgraziato tagliato in più parti e pieno di cicatrici. La mia divisa
scolastica è sporchissima e bagnata, e anche le mie gambe sono ovunque
graffiate. Rimarrò per sempre qua, cullata dall’acqua di questa pozzanghera,
cullata dalle lacrime che mi rigano il volto, cullata dal mio desiderio di
essere a casa. Due braccia mi tirano su dolcemente, ma con forza. Vengo portata
di nuovo nella mia cella e lì mi addormento, esausta e ancora confusa per il
mio incontro con Lord Voldemort.
I
propositi erano buoni, eppure… eppure nessuno vuol partecipare a questa spedizione. Siamo riusciti a
mettere insieme soltanto un certo numero di persone, ma sono troppo poche.
Appena i vecchi compagni ci sentivano erano felici, contenti, ma quando
scoprivano il perché della telefonata ci liquidavano con un veloce: “Mi
dispiace, io adesso ho famiglia e non posso permettermi di rischiare.” Oppure
con un laconico: “Ė una missione suicida…”.
La
lista è breve, troppo breve… ma Hermione è fiduciosa, e a me basta.
Harry,
che ho scoperto che è rimasto in contatto con Hermione dopo il suo ritorno a
Londra, quando io ormai ero già partito, ha subito accettato. Conosce benissimo
Sarah, è quasi un padre per lei è farebbe di tutto pur di salvarla. Queste
parole mi hanno un po’ ferito… il mio vecchio migliore amico mi ha spiegato che
non ha potuto rintracciarmi ed informarmi della nascita di mia figlia perché
Hermione non voleva, e questo può essere anche capibile, ma il fatto che abbia
fatto da padre alla mia bambina è un po’… frustrante. Ma a desso non posso
pensare a queste sciocchezze: Harry ha accettato, Fred, George, Bill, Charlie e
Ginny, (Percy è morto dieci anni fa lottando come Mangiamorte) appena mi hanno
sentito telefonicamente sono stati felicissimi, poiché erano ormai molti anni
che telefonavo loro soltanto per gli auguri di Natale, Pasqua e compleanno, e
con loro anche le rispettive famiglie. Quindi siamo già a dieci: Harry, Fred e
sua moglie, George, Bill e sua moglie, Charlie e sua moglie, e Ginny e il suo
ragazzo. Grazie a Dio hanno accettato anche Neville Paciock, nonostante abbia un
bambino di sette mesi, Padma Patil, Colin e Dennis Canon, Penelope Light,
Alicia Spinnet, Katie Bell, Oliver Baston, Cho Chang, tre amici di Harry ed
Hermione che lavorano come Auror insieme a loro (Matt, Sam e Sandra) e
addirittura anche qualche Serpeverde: Millicent Bulstrode, Pansy Parkinson e
Draco Malfoy, che è scappato si casa a diciotto anni, rinunciando così a
diventare Mangiamorte.
Venticinque
trentenni contro Lord Voldemort e la sua potentissima schiera di Mangiamorte.
Sono
fiduciosa, Ron è stato bravissimo. Ha già organizzato un gruppo di venticinque
persone. Venticinque persone… possono sembrare poche, eppure sono una marea.
Domani, alle tre del pomeriggio in punto, attaccheremo la residenza di
Voldemort. Grazie al mio lavoro so dove si trova… e presto Sarah sarà libera.
Il piano d’attacco è fingermi pronta al baratto, dopo che avranno liberato
Sarah entreranno gli altri ed attaccheranno. Ron uscirà fuori con Sarah e anche
io cercherò di fuggire. Poi scapperemo tutti. Se non ce la farò a scappare… è
stato messo anche in previsione questo piano. Se non riuscirò a fuggire gli
altri torneranno il giorno seguente, e finalmente potrò evadere. Intanto, la
cosa che più mi preme è la salvezza di Sarah e di Ron. Tutto il resto passa in
secondo piano.
“Ė
mattina, mi sono appena svegliata, tutta dolorante per il duro pavimento e per
le percosse che ho ricevuto in questi giorni, e sento un gran trambusto… voci
lontane, urla, vedo da lontano schizzar sangue…”
Mi alzò
malamente ed esco dalla mia cella, che è stranamente aperta.
Improvvisamente
capisco tutto: un gruppo di persone, probabilmente Auror, ha attaccato la sede
di Lord Voldemort. Ho paura, ho moltissima paura. Vedo che fuori dalla mia
cella, sopra uno scaffale c’è la mia bacchetta. Legno di frassino, 14 pollici,
con dentro un pelo di unicorno. La stringo al petto, felice di averla
ritrovata. Sto per rientrare nella mia cella quando vedo mamma. Mamma!
Volsemort l’ha tra le braccia, l’ha fatta prigioniera. Senza pensare a quello
che faccio corro verso di lui, voglio ucciderlo, voglio fargli del male!
Il
piano non è andato come speravamo: siamo troppo pochi e troppo inesperti,
qualcuno è già morto, e Voldemort ha catturato Hermione. Ad un tratto noto una
ragazzina che corre stancamente verso Hermione. Ha dei capelli lisci e molto
lunghi, di un colore molto strano, un castano che sul rossiccio… il corpo scattante, le forme già
strutturate, il volto sporco di terra e di sangue, la divisa dei Tassorosso di
Hogwarts bagnata e imbrattata. Due occhi verdi brillano su quel volto di
bambina così malridotto, due occhi verdi la spingono a gettarsi nell’ardua
impresa di salvare Hermione. Improvvisamente vengo illuminato: gli occhi di
Ginny. Quella ragazza ha gli occhi identici a Ginny, i capelli simili ad un incrocio
tra i miei e quelli di Hermione, ed il mio volto con tratti più dolci…
Mi
lancio verso di lei e l’afferro tra le braccia, mentre la ragazza urla,
scalcia, piange, mi morde le braccia. Faccio segno di battere in ritirata e
tutti mi seguono. Ė impossibile cercare di combattere: torneremo tra
qualche giorno, e riavremo Hermione. Durante la corsa che ci ha portati in
questo boschetto poco lontano dalla sede di Voldemort, dove ci stiamo
nascondendo, non ho mai smesso di guardare Sarah. Mi guardo intorno e vedo che
i miei amici non ci sono. Cazzo!
La
ragazza continua a guardarmi con aria stupita, quindi sorrido e la metto a
terra:
-
Sono un amico di mamma, mi
chiamo Ron Weasley. –
-
Oh… capisco. – arrossisce e
abbassa lo sguardo. – Mi scusi allora, temevo che lei fosse un Mangiamorte. Ma
la mamma? –
-
Ė stata catturata
purtroppo, ed adesso eravamo troppo deboli per salvarla. Torneremo tra pochi
giorni. –
-
Mi perdoni signor Weasley, ma
chi è lei? Mamma non mi ha mai parlato di un suo amico che si chiamasse con il
suo nome. Non che dubiti di lei ma… -
-
Tranquilla. Sono l’ex ragazzo
di mamma. Molto ex. Sono quindici anni che non la rivedevo. – questa ragazzina
è incredibilmente dolce ed educata, e averla fra le braccia mi rende felice ed
orgogliosa.
-
Temo che si sbagli. – mi
fissa con aria pensosa. – L’ultimo ragazzo che mia madre ha avuto a diciassette
anni è stato mio padre, che l’ha abbandonata appena ha saputo che lei era
incinta. –
-
Forse il tuo papà non ha
proprio mai saputo che la mamma era incinta, ed appena la mamma si rifatta viva
lui è corso da lei e da sua figlia perché sarebbe stato molto felice di vivere
con voi per quindici anni. – forse ho azzardato troppo, ma lei DEVE sapere.
-
Capisco. – sembra tranquilla,
calma e razionalissima. Che ragazzina! – Allora mamma mi ha raccontato una
bugia per tutto questo tempo. Era lei che non aveva informato papà del fatto
che aspettava un bambino. –
-
Esatto. –
Tacciamo
entrambi per qualche minuto, poi lei si volta e dice:
-
Mi scusi se mi permetto, ma
io sono ben nota per la mia scarsa capacità di comprendonio. Lei è mio padre? –
Comincio
irresistibilmente a ridere.
-
Forse ho detto una
sciocchezza, mi perdoni. –
-
No, non hai detto una
sciocchezza. Mi fa ridere il tuo modo di parlare. Sei un esatto misto fra me ed
Hermione. Educata, perfetta, gentilissima ma… tonta, come me. -
-
Ma… -
-
Si, sono tuo padre. –
-
Va bene. –
Il giovane ragazzino dai capelli
rossi spalancò la finestra del dormitorio maschile, e gridò, rivoltò verso il
dormitorio delle ragazze:
“La
smetti di cantare? Non mi riesce studiare!”
Non
ricevendo alcuna risposta sorrise del suo falso dar fastidio ad Hermione, che
derivava da un amore covato troppo a lungo, e osservando il lago di Hogwarts, e
i monti dell’Inghilterra, continuò ad ascoltare il suono melodioso della sua
voce.
Io
gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte
Ove
il tempo mio primo e
Di
me si spendea la miglior parte
D’in
su i veroni del paterno ostello
Porgea
gli orecchi al suon della tua voce
Ad
alla man veloce che e percorrea la faticosa tela
Mirava
il ciel sereno, le vie dorate e gli orti
E
quinci il mar da lungi e quindi il monte
Lingua
mortal non dice quel che io sentia in seno
-
Bene, bene… buongiorno
Hermione. –
Odio
Lord Voldemort. Lo odio, lo disprezzo e non lo temo. Mi volto dalla sua parte
con aria sdegnosa e, incurante delle percosse che ho ricevuto questa notte e
del fatto che abbia le mani legate dietro al schiena gli sputo il faccia.
Una
smorfia di disgusto appare sul suo volto. Una smorfia di rabbia. Ma non ho
paura. Adesso Sarah è al sicuro con il padre più fantastico che le potesse
capitare e non temo più niente.
Si
pulisce il volto e sorride, con fare malefico.
-
Hermione… ti stimo
tantissimo, ma forse azzardi un po’ troppo… sei la migliore Auror attualmente
in circolazione, ma ti forse migliore di Lord Voldemort? –
-
Sicuramente. –
-
Davvero? –
-
Certo, e non per le mie
capacità magiche, che rispetto alle tue, Tom, sono minime. –
-
Hai la presunzione di darmi
del tu e di chiamarmi con il mio antichissimo nome e dici di essere molto più
debole di me in combattimento… e allora perché ti credi migliore di me? –
-
Perché io so cosa significa
amare, sono piena di amici che mi vogliono bene per ciò che sono e non perché
mi temono, ho una figlia e dei genitori che farebbero di tutto per me. Ti
sembra poco, Tom? – lo guardo con aria di scherno.
-
No, mi sembra molto, e ti
invidio molto per questo, davvero. Ma comunque non voglio ricevere lezioni su
come amare da una che ha abbandonato il suo ragazzo per orgoglio negandogli di
avere una figlia per oltre quindici anni. –
A
questa osservazione vengo punta sul vivo e mi sento terribilmente ferita.
-
Cosa ne sai tu, della mia
vita? Ho agito così perché non conoscevo bene Ron e temevo che mi avrebbe
abbandonata! Meglio sola che rischiare di essere rifiutata! –
-
E questo lo chiami amore? –
-
No. Lo chiamo orgoglio. Ma
ammetto di aver errato. Riconosco le mie colpe, che sono certamente minori
delle tue, e per questo di disprezzo, Tom. –
-
Tua figlia è in gamba, lo
sai? –
-
Certo che lo so. –
-
Ma non è uguale a te. Da te
ha preso soltanto il coraggio e la forza di resistenza. Ha preso molta
dolcezza, timore e sbadataggine dal padre. –
-
Sarah non è un mio clone. –
-
Appunto. Bene, Hermione,
passiamo al sodo. –
-
Mi stavo appunto chiedendo
cosa aspettavi, Tom. –
-
Volevo umiliarti, ma con te
non è possibile. Sei tu che umili me. Si umilia soltanto i vili, Hermione, e tu
non sei una vile. –
-
No, si umilia soltanto chi
non è capace di amare. –
-
Ne sei certa? –
-
Sono certa di tutto ciò che
dico, altrimenti starei zitta. –
-
Giusto. Bene, vuoi unirti a
noi Mangiamorte? Sei migliore di qualsiasi mio servo, sei forse al mio pari,
ragazza. –
-
Lo considero un insulto. –
-
Rispondimi e smettila di
essere ironica. –
-
Che domande. Mai sarò dei
vostri, mi sembra logico. –
-
Neppure se uccideremo Sarah e
Ron? –
-
Non li ucciderete. Sarah ti è
piaciuta, la vedi in qualche modo simile a te. Non chiedermi perché, grazie a
Dio non ti assomiglia affatto. Forse ha risvegliato in te quel briciolo di
senso paterno che provi, in quanto è priva di un padre. E Ron ti piace, anche
se è stato a lungo il migliore amico di Harry Potter. Lo vedi come un ragazzo a
posto che finalmente può aiutare Sarah. Non gli farai niente, lo so. –
-
E se ti uccideremo? –
-
Non temo la morte, Tom. –
-
Ma pensa a tua figlia,
rimarrebbe orfana di madre. –
-
Le adesso ha Ron. Non ho
paura, mia figlia è in buone mani. –
-
E se la convincessimo a
diventare dei nostri? –
-
Sai meglio di me che non
accetterebbe mai. –
-
E se ti torturassi? –
-
I tuoi uomini mi hanno già
torturata durante tutta la durata della notte, e così hanno fatto anche con mia
figlia. Non mi pare che nessuna di noi due si sia mai lamentata. Forse Sarah
sì, ma comunque non ha dimostrato timore del dolore. –
-
Sei un mito. Eppure sei poco
più di una bambinetta. Hai trentatré anni… -
-
So la mia età, Tom, l’ultima
volta le ho contate le candeline sulla torta… anche se mi pare che fossero
state trentadue. –
-
Non hai ancora compiuto
trentatré anni? –
-
Che ti pare, se ti ho detto
così? –
-
Allora sei proprio una
bambina ingenua e sprovveduta. –
-
Ti sembro ingenua e sprovveduta?
–
-
Non saprei. –
-
Pensaci: ho fatto una figlia
a diciassette anni, combatto ogni giorno con Mangiamorte e ne ho uccisi
talmente tanti che ho perso il conto, mi reputo una persona molto fredda nei
momenti opportuni, non ho paura del dolore, credo fermamente ai miei ideali e
non sono affatto corrotta. Sono forse ingenua? –
-
Lo so che non lo sei. Volevo
solo provocarti. –
-
Non ci riesci, Tom. –
-
Sai perché non ti uccido? –
-
Perché speri di spillarmi
qualche informazione utile, ma tanto non parlerò mai. –
-
Questo lo so perfettamente.
Non ti uccido perché aspetto che i tuoi amici vengano a riprenderti. Voglio
ucciderli tutti. Voglio uccidere il tuo amichetto Harry. Di’, te lo sei mai
fatto, lui? –
-
Sono spiacente Tom, ma
proprio non sei in grado di ferirmi. In alcun modo. –
-
Ed io sono orgoglioso. Per la
prima volta stimo così tanto un nemico. Vattene Hermione, Vattene. Và via e
recupera il tempo perso con al tua famiglia. Slegatela. –
I due
Mangiamorte mi slegano.
-
Come, mi lasci andare così? –
-
Mi immagino mia madre proprio
come te: una donna orgogliosa, forte, che ama suo figlio più di tutto. Ti
stimo, Auror. Và da tua figlia. Vali dieci volte più di Potter. -
Sorrido,
e per la prima volta sento di apprezzare Voldemort. Questo pensiero mi fa
inorridire, eppure è proprio così.
-
A cosa stai pensando? – mi
chiese il signore oscuro.
-
Che per la prima volta in
vita mia ti… apprezzo. Ė un forte disonore per me, eppure come tu hai
ammesso di stimarmi io ammetto di apprezzarti. Alla prossima battaglia, Tom. –
-
Smettila di fare la guerra e
occupati della tua ragazzina. –
-
Mi occuperò di lei facendo la
guerra. Ci sono sempre riuscita, ed è venuta fuori… giusta, mi pare. –
-
Ė venuta fuori
egregiamente. –
-
Grazie. –
Feci un
cenno di saluto con il capo,e poi mi lasciai guidare da un gruppo di
Mangiamorte verso l’uscita del palazzo di Voldemort.
“Smettetela
di fare casino e studiate!”
“Non
essere pallosa!”
“Harry,
non ti ci mettere pure tu a fare come Ron!”
“Ma
dai, c’è la neve, vieni fuori!”
“Ma…”
“Niente
ma! O vieni o non ti parlo più!”
“Non
me ne importa niente, se non mi parli più, Ron!”
“Ma
a me sì! Se no che mi dice i compiti di Trasfigurazione?”
“Stupido,
tu… tu…”
“Tu, tu, tu… telefono occupato!”
Il
ragazzino rosso la prese in braccio e con fare cavalleresco la portò fuori,
mentre la ragazza si lasciava andare ad una risata liberatoria.
Che
speranza, che cori o Silvia mia
Qual
allor ci apparia la vita umana e il fato
Quando sovviemmi di cotanta speme un affetto mi preme
Acerbo
e sconsolato
E
tornami a doler di mia sventura
Oh
natura oh natura
Perché
non rendi poi quel che prometti allor?
Perché
di tanto inganni i figli tuoi?
Hermione,
Hermione. Che starai facendo adesso? Forse ti hanno già uccisa. Tanto lo so che
non gli rivelerai mai i tuoi segreti professionali. E questa ragazza, questa
splendida bambina che è qua, insieme a me… che mi chiede della nostra
adolescenza, che ti somiglia così tanto…
Se solo penso che la nostra
giovinezza è durata così poco mi sento morire. Quando le altre ragazze uscivano
tutte le sere, tu stavi a casa, a badare alla tua bambina… e il giorno studiavi
per diventare Auror. Ed io… io ero già morto. Sono stato come ibernato per
sedici lunghi anni, e mi sono risvegliato adesso. Se ripenso a come eravamo
giovani e spensierati a quei tempi… i pensieri che mi attanagliano la mente in
questi giorni riguardano il nostro sesto anno, soltanto un anno prima che tu
rimanessi incinta, e che poi mi abbandonassi. Allora non stavamo ancora
insieme… Finita Hogwarts abbiamo fatto l’amore per la prima volta… è stato così
bello… in quel momento Sarah è stata concepita. Ed allora è iniziato il nostro
calvario. Mi chiedo come possa il mondo rendere così terribile la vita a noi,
poveri mortali, mi chiedo se qualcuno lassù possa vedere la nostra sofferenza…
probabilmente ne gioisce, magari. Altrimenti chi si spiega il motivo della
speranza che abbiamo nel cuore da ragazzi, che poi si conclude con una fine
drastica e insoddisfacente? Se non fosse così come mai la giovinezza passa così
velocemente, senza che nessuno se ne renda quasi conto?
Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli
anni miei
Anche negaro e fati
La giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia
nova,
mia lacrimata speme!
A pensare tutto questo c’è da
chiedersi se non andrebbe subito smontata questa piccola ragazza piena di forza
e coraggio, ma soprattutto di speranza. Dovrei forse dirle: “Sarah, mi dispiace
dirtelo, ma mamma non tornerà. La vita è un drammatico scherzo che si risolve
in un pianto collettivo. Talvolta la felicità sembra sfiorarti, ma poi se ne
va, lasciandoti solo con l’amaro in bocca. Quindi evita di rallegrarti… la vita
non è clemente con nessuno. Quando si è così giovani si crede nel mondo, si ha
fiducia negli eventi, si spera che qualcosa di migliore avvenga a liberarci, si
crede nell’amore… e poi… e poi quando si ha la minima impressione di essere
finalmente soddisfatti… la vita ti toglie tutto ciò che conta, dimostrandoti di
nuovo che non esiste la felicità”. Dovrei mettere in guardia mia figlia?
Dirle di credere soltanto
nella morte, e nella tristezza, renderla malinconica ed infelice fon da subito,
affinché non si senta delusa quando dovrà affrontare la disperazione fra pochi
anni?
No, non me la sento. Non ce
la faccio.
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
-
Ron,
la mamma tornerà? –
Taccio. Non oso risponderle.
Le rivolgo soltanto un sorriso triste ed accarezzo quei capelli così belli.
Sarah mi abbraccia, per la
prima volta nella sua vita.
-
Papà,
non mi lasciare sola anche tu, ti prego! –
Un pianto dirotto scuote la
mia bambina ed il suo fragile corpicino. Improvvisamente mi rendo conto che mi
ha chiamato “papà”. Papà. Che bel suono. Stringo a me mia figlia e la sollevo
da terra.
-
Tornerà.
Si, tornerà. E io ti starò sempre accanto, piccola mia. Ti voglio troppo bene.
–
Improvvisamente il suono del
campanello mi riporta alla realtà. Stacci con delicatezza Sarah da me e corro
ad aprire.
… alla mia vista si presenta
una massa di capelli ricci, ed un corpo stanco, distrutto, sciupato…
Ed ecco che odo una voce
roca.
-
Amore…
-
Scorgo il dolore e tutta la
sua sofferenza negli gli occhi ambrati… ma la sua voce soave basta affinché il
mio cuore trabocchi di gioia.
She
walks in beauty, like the night
Of cloudless climes and starry skies;
And all that's best of dark and bright
Meet in her aspect and her eyes:
Thus mellow'd to that tender light
Which heaven tu gaudy day denies.
Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi
occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il
cielo.
Evviva!!!!!!!!!!
Dopo un intero pomeriggio passato al computer sono arrivata in fondo!!!! ^_^
Inanzitutto:
la poesia “A Silvia” (come tutti saprete) è di Giacomo Leopardi. Grazie Jack!
^_^
La poesia
in inglese invece è la prima strofa della poesia “When we two parted” di George Byron, e quella sotto non è altro
che la traduzione, non fatta da me. Grazie Georgie! ^_^
Grazie
mille a tutti i recensori delle due vecchie one-shot!! Definirvi gentili è
troppo poco!
Adesso
rispondo a tutti i recensori di “L’unica che abbia mai amato” e ai nuovi
recensori di “Perché sei solo tu la cosa che per me è importante” e poi vi
lascio in pace ;-) … CmQ grazie davvero, a tutti quanti.
Sasha: Grazie mille!!! Sei troppo gentile, non merito tutti questi
complimentoni :-) (Nene is blushing :-P)
Angele87: Grazie infinite anche a te!! Essere recensite da una brava
scrittrice come te è davvero il massimo :-). Quella di Herm e Ron insegnanti in
fondo non è una mia idea vera e propria, l’hai utilizzata per prima tu, ed io
l’ho solo rimodellata… scusa :-). Riguardo agli errori, scusa, hai perfettamente
ragione! Spero di non avercene messi stavolta!… anche se ne dubito!!!… ;-)
Riley: Grazie!!!! Mi fai commuovere, sei troppo gentile!!! Ho letto
tutta la tua ff e l’ho recensita con molto piacere!!! Sei sul serio
gentilissima…. Mi fai vergognare con tutti quei complimenti immeritati ;-)!!!
Erinya: Grazie della recensione! E’ vero, dispiace anche a me aver
fatto sposare Draco con quella *****BIIIIP!***** della Parkinson…
Dada90: Wow grazie per i complimenti! CmQ sicuramente tu scrivi
mooooooooolto meglio di me, dammi retta!!! In effetti Draco comprensivo stona
un po’, ma mi è venuto così…
Marta: Grazie sei molto gentile!!! Cmq hai ragione sul fatto di
certi fatti un po’… strani… vedrò di spiegarti: Ron tira uno schiaffo ad
Hermione perché è tremendamente geloso ed innamorato, ed Harry schianta Ron
perché ha capito che Herm piange per lui… (non kiedermi come ha fatto, segreti
professionali ;-P)… Grazie ancora!!!
Adesso per
la vostra felicità vi saluto sul serio!!!
Anzi no…
:P… un’ultima cosa: dedico questa fanfiction, che mi sembra la meglio di quelle
che ho scritto, a tutti voi lettori e recensori, alla mia sorellina che non le
leggerà mai perché non le piace Harry Potter, ed ad un’altra persona, che
probabilmente nemmeno mi conosce e che non saprà mai di questa dedica… Andrej.
Grazie a
tutti :-) e….
RECENSITE!!!
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