I DON'T NEED MUCH
Yasu allungò la mano per stringere quella della ragazza.
-
Piacere, Yasushi Takagi. Sono un amico di Nobu.
-
Nana Osaki.
-
Sai, Nana gestisce quella pensioncina vecchio stile qui in paese, hai
presente? Mio padre ci ha messo gli occhi. Alla pensione, non a lei...
Secondo te...
Yasu
lo interruppe. - Sei un gran pettegolo... Dove vi siete conosciuti?
-
Alle scuole medie! - risposero in coro Nobu e Nana.
Yasu
cercò di nascondere la sua sorpresa. Possibile che quella ragazza
avesse la stessa età di Nobuo? Era bella, bella da impazzire, ma
piccole rughe segnavano il suo viso, e vestiva da adulta. Più la
guardava, più leggeva la sofferenza nel suo sguardo. L'aveva colpito in
un modo inspiegabile.
Nana,
dopo la morte della nonna, aveva continuato a gestire la pensione, non
senza difficoltà. Il suo unico amico era Nobu, ma la gente credeva che
lui la frequentasse soltanto per convincerla a vendere l'attività. E
prima o poi avrebbe dovuto farlo. Finché c'era stata la nonna, aveva
avuto il tempo di fare qualche lavoretto fuori casa, e guadagnare
qualcosa. Ma ora non aveva un minuto libero, nonostante i clienti
continuassero a diminuire. Cominciava a capire perché la nonna fosse
sempre stanca e arrabbiata...
Yasu
e Nobu suonavano nella stessa band. Per Yasu la batteria era solo un
hobby: studiava da avvocato e sognava di entrare a far parte di uno
studio prestigioso. Nobu, invece, si portava la chitarra dovunque...
avrebbe voluto vivere della sua musica. Non frequentava affatto Nana
per impadronirsi della sua pensione: provava molta simpatia per lei, le
voleva davvero bene. Era diversa dalle altre ragazze, con lei poteva
avere un rapporto di amicizia vero, mentre con le altre, ecco...
diciamo che non aveva ancora trovato "quella giusta", quella a cui
dedicare le sue canzoni.
-
Sai chi mi ricordi, Nana? Un mio compagno dell'orfanotrofio.
-
Oh, bene: sembro un maschio...
-
No, non volevo dire questo. La tua espressione, il tuo senso
d'indipendenza, la tua forza... c'è anche qualcosa nel tuo sguardo che
me lo fa venire in mente.
-
Chi è questo ragazzo? Raccontami.
Il
giorno del diploma di Nobu la band era andata ad ubriacarsi, ed avevano
invitato anche Nana. Lei aveva accettato, anche perché non c'erano
clienti nella pensione. Non ce n'erano da almeno un mese.
Nobu
si era fiondato sul karaoke e si era messo a strillare una vecchia
canzone, mentre Yasu chiacchierava con Nana.
-
Si chiamava Ren, era il mio migliore amico. Da quando sono stato
adottato non l'ho mai più rivisto; credo sia scappato dall'istituto, o
qualcosa del genere. Io sono stato così fortunato, in confronto a lui!
Quando ero più piccolo, mi vergognavo di avere tante cose belle...
perché ricordavo i miei compagni di allora, ma soprattutto Ren: e la
notte non riuscivo a dormire, perché pensavo che lui fosse là fuori al
freddo, sotto la neve, affamato...
Queste
parole piene di rimpianto commossero Nana. - Sicuramente l'hanno
ritrovato ed ha avuto una famiglia anche lui.
-
Forse, già. E' passato tanto tempo.
-
Yasu, perché ti radi i capelli in quel modo? - chiese Nana, cercando di
cambiare discorso: si era accorta che il suo nuovo amico si stava
rattristando.
-
Perché è un look originale... va bene, te lo confesso - e così dicendo
trangugiò quel che restava della birra nel suo boccale - mi stavano
cadendo i capelli... sarei un po' stempiato se me li lasciassi
crescere, e non è carino.
-
Non sei carino così
-
fece lei, perentoria. Lui arrossì.
-
Prendo atto.
Nana
saltò su e raggiunse Nobu al microfono. Gli amici sono una gran cosa,
pensò, ma domani la realtà non sarà
cambiata.
Fuori
dal locale, nevicava. Nobu era completamente ubriaco, ormai, e
dovettero sorreggerlo. Sul treno si addormentò. Ma all'improvviso aprì
gli occhi, e sembrò ricordare qualcosa.
-
Yasu, oggi mi ha chiamato Takumi. Nel bel mezzo della cerimonia di
diploma! Takumi Ichinose, te lo ricordi, no?
-
Certo che sì, Takumi il teppista.
-
Pare che la sua band, a Tokyo, stia avendo successo, e siccome
ricordava, da un nostro vecchio live, che sapevo suonare la chitarra da
Dio...
-
Modestamente! - rise Nana.
-
Certo, signorina, molto molto modestamente... - Fece un mezzo inchino. - Cosa
dicevo? Ecco, ricordava che io e Yasu sappiamo suonare, ma la nostra
band sta andando a rotoli... solo che non hanno bisogno di un
batterista, perché c'è Naoki...
Si
stava riaddormentando.
-
E allora?
-
E allora?
-
Eh? Oh? Ah, sì... hanno bisogno di un chitarrista, e mi hanno chiesto
di raggiungerli a Tokyo... per il loro debutto ufficiale. Sarò un
Trapnest! Yu-huu! Migliaia di ragazze ai miei piedi... stuoli di fan
che mi acclamano... No-bu! No-bu!
-
Non è possibile! - Nana aveva quasi gridato, poi si era accorta che
nello scompartimento c'erano altri passeggeri. - Vuoi andare a vivere a
Tokyo? - continuò con le lacrime agli occhi - Mi lasci sola?
-
Ma non sei sola, scemotta! C'è il nostro bell'avvocato con te, non è
vero Yasu? Lui ti sposerà e ti porterà nel suo castello, no, nel suo
tribunale...
"Nobu,
amico mio... davvero credi che Yasu mi ami? Io non penso nulla... so
soltanto che mi mancherai..."
Yasu
smise il suo look da skinhead, dimostrando finalmente la sua età, e
cominciò il suo praticantato. Nana era ormai in bolletta mentre
l'albergo dei Terashima prosperava ed aveva aggiunto una stella alla
sua insegna. Il padre di Nobu arrivò a scrivere direttamente una
lettera a Nana per sollecitarla a vendere.
"Trasformeremo
la Sua pensione in un alberghetto di lusso, per i nostri clienti più
sofisticati, che desiderano un panorama più tranquillo..."
Lei
la bruciò.
I
mesi passavano, il vuoto cresceva.
Nana
non poté seguire il primo passaggio dei Trapnest alla TV, perché le
avevano staccato l'energia elettrica. Quando Yasu lo venne a sapere
(Nana non gli diceva mai nulla, ma nel paese il fallimento della
pensione era ormai sulla bocca di tutti), la portò a casa sua e mise su
la cassetta registrata della trasmissione. Lei pianse quando vide Nobu
suonare, ma ancora di più quando lo sentì gridare, rivolto alle
telecamere:
-
Nana! Smile!
Si
aggrappò a Yasu, senza nemmeno accorgersene, e le lacrime si
trasformarono presto in carezze. Il suo viso era tra le mani di lui,
così delicate... il suo primo bacio... a vent'anni! Era tutto troppo
bello, eppure era reale. Lo guardò. Non portava più quegli occhiali da
sole che sapevano mascherare così bene il suo umore. Yasu non le stava
nascondendo più nulla della propria anima.
-
Nana, io vorrei renderti felice...
-
Allora butta via quelle sigarette. Hanno un odore nauseante! - scherzò
lei.
-
Ma tesoro... io ho posto soltanto per due passioni nella mia vita: tu e
le Black Stones! Non posso scegliere. Riuscirai ad abituarti?
Nana
gli scompigliò i capelli e rispose:
-
Ho già vinto una volta, con te. Mi basta. A me basta così poco...
Nana
corse all'hotel Terashima e chiese un colloquio con il proprietario.
Quando il padre di Nobu la vide, poco mancò che gli venisse un colpo:
non ci sperava più, ormai.
-
Sono venuta per metterci d'accordo. Quanto è disposto a sborsare?
Yasu,
in occasione delle trattative ufficiali, si era rimesso gli occhiali
scuri, e snocciolava leggi e regolamenti tanto da scoraggiare ogni idea
disonesta. Nana si sentiva al sicuro, per la primissima volta da quando
aveva memoria.
Yasu
ricevette un'allettante offerta da uno studio legale di Tokyo. Gli
proponevano di terminare il suo praticantato presso di loro, e
successivamente entrare a farne parte. I suoi genitori adottivi erano
anziani, è vero, ma avevano dei parenti. E Nana sarebbe stata felice di
cambiare città, di scrollarsi di dosso i brutti ricordi per
ricominciare da capo.
Sul
treno, che ogni tanto si fermava a causa della neve, Nana e Yasu si
addormentarono sorridendo.
Tump!
-
Ohi ohi! Scusatemi tanto, ma il treno ha frenato così di colpo...
-
Cosa? Oh, ma si figuri... - fece Yasu, svegliandosi. Una ragazza gli
era quasi caduta addosso, finendo lunga e distesa. - L'aiuto...
-
Grazie. Oh, qui è libero, meno male! Ma perché il treno si è fermato?
Si
sedette dall'altra parte del corridoio, proprio di fianco a Yasu.
-
Forse perché devono sgombrare la neve. Ho paura che arriveremo a Tokyo
più tardi del previsto.
-
Ooooh! Questa non ci voleva! E' meglio che avverta il mio ragazzo,
allora, altrimenti aspetterà in stazione inutilmente...
Prese
a scrivere un SMS ad una velocità impressionante. Nana nel frattempo
aveva aperto gli occhi.
-
Mhm. Queste liceali...
La
ragazza aveva sentito, ed un po' indispettita rispose:
-
Veramente, io ho già vent'anni. - Il suo cellulare squillò.
-
Pronto, sono Nana!
A
Tokyo non ci sarebbe stata neve. Non ci sarebbe stato freddo, né
lacrime. Mai più. |