I personaggi di
questa storia non mi appartengono, sono
tutti maggiorenni e appartengono al maestro Kishimoto.
Questa
storia è già stata
postata tempo fa, poi per diversi motivi ho tolto dal sito tutte le
fanfiction
su Naruto, ma ho deciso di inserirle nuovamente piano piano, dopo una
piccola
revisone e un betaggio. Rileggendone alcune mi sono resa conto che
erano
veramente degli orrori, soprattutto per quanto riguardava la
punteggiatura. Per
la mancanza di tempo, inserirò prima le mie OS e poi le long
e appena tornerà l’ispirazione
riprenderò anche quelle lasciate in sospeso.
Baci.
-Yuko-
La ricetta per la felicità
Ricordo quando ero bambino; un
giorno chiesi a mia madre come facessero lei e mio padre ad essere
sempre
sorridenti, sempre felici.
Mi sembrava così strano.
Vedevo i
genitori dei miei compagni di scuola, dei
miei amici: loro non avevano quella luce viva negli occhi,
ma sempre uno
sguardo scocciato, a volte sofferente.
Mia madre, a quella domanda,
sorrise divertita e, scuotendo i suoi lunghi capelli fulvi, mi disse
che lei e
il papà avevano una ricetta segreta.
Una ricetta per la felicità.
Poi s’inchinò e
mi sussurrò in un
orecchio quali fossero gli ingredienti.
Io risi di gusto, ero un bambino e
mai avrei immaginato che fossero delle cose tanto strane.
Non era una ricetta normale, come
quella del ramen.
Agli occhi di un bambino era
qualcosa di estremamente complicato.
Per anni non ho più
ripensato a
quel discorso, forse perché fu uno degli ultimi prima che i
miei genitori
venissero a mancare.
Ora
però capisco cosa intendeva dirmi.
Ci ho messo un po’, ma
finalmente
so come si prepara quella ricetta.
Quali sono gli ingredienti
giusti.
***
Pioveva!
Gocce argentate ricoprivano la
città quella fredda mattina d’autunno.
Il cielo era scuro e nubi
minacciose creavano una cappa scura, pronte a riversare il loro carico
di
pioggia non appena fossero state pronte.
Il vento si abbatteva per le
strade della città, impietoso dei passanti che quella
mattina si dirigevano a lavoro.
Al contrario, in un piccolo
monolocale, un giovane si crogiolava al caldo sotto le coperte, gli
occhi
azzurri come il più luminoso cielo d’estate ancora
assonnati.
Al caldo ascoltava il suono della
pioggia cadere, per lui era un rumore rassicurante, che lentamente lo
stava
trascinando nuovamente nel mondo dei sogni.
Mentre i suoi occhi si
richiudevano, la consapevolezza che quello fosse un giorno speciale
raggiungeva
la sua coscienza. Ma anche se era un giorno speciale, proprio non aveva
voglia
di uscire, troppo attirato dal tepore delle coperte.
Aghi d’argento cadevano
sulla
città, un angelo biondo dormiva serenamente, per quel giorno
avrebbe riposto in
un angolo lontano della sua mente i problemi che lo assillavano, per
pensare
solo al suo futuro e al ragazzo che amava.
Avrebbe rimosso i pensieri
dolorosi che lui gli procurava, quanto in quei mesi lo aveva fatto
soffrire.
Naruto, questo il nome del
ragazzo, dormiva serenamente, i pensieri oscuri cacciati via dalla
mente,
perché il suo subconscio doveva ricordare quella ricetta che
molti anni
addietro gli aveva sussurrato in un orecchio sua madre.
Quella ricetta che aveva reso
così felici i suoi genitori.
***
Ricordo i giorni in cui ero
appena uscito da una storia con il ragazzo che mi aveva sedotto,
giurando su
quello che aveva di più caro di amarmi.
Mi aveva detto che ero il suo
unico amore, la persona più importante della sua vita.
Colui che mi aveva illuso con le
sue parole, improvvisamente mi aveva gettato via.
Senza una spiegazione, senza un
motivo plausibile.
Freddo, osservandomi con quegli
occhi scuri, aveva affermato che si era stufato, che
all’inizio pensava di
amarmi, invece aveva scoperto che ero solo un passatempo.
Piacevole, ma nulla di più.
Mi è caduto il mondo
addosso, la
disperazione più totale aveva assalito ogni fibra del mio
corpo.
Probabilmente, se non ci fossero
stati i miei amici, mi sarei lasciato andare.
Ora è passata, non penso
più a
lui, anche se a volte, quando incontro il suo sguardo, una fitta di
dolore
trafigge improvvisamente il mio cuore.
Non sono più innamorato, ma
quando ci incontriamo per caso nei cortili o nei corridoi
dell’università,
in quei momenti mi torna il
ricordo di tutto il male che mi ha fatto.
Ma con il tempo tutto è
passato,
grazie ai miei amici,
e grazie a lui.
A lui che è comparso
improvvisamente nella mia vita, con lo sguardo più triste
del mio, ma che
dentro, sotto quell’armatura d’indifferenza che si
era creato, aveva tanto
amore da donare.
***
Naruto camminava per i corridoi
dell’università, diretto alla lezione di
recitazione. Quella mattina si era
riaddormentato cullato dal rumore della pioggia, tanto che alla fine
era
arrivato in ritardo a lezione, saltando le prime due ore.
Sarebbe volentieri rimasto a
dormire serenamente a casa, ma non poteva fare assenze, non in quel
periodo; a
breve avrebbe affrontato gli esami di fine semestre, ma cosa
più importante, si
doveva incontrare con Gaara.
In quel periodo cercava in tutti
i modi di immergersi nello studio, così non aveva molto
tempo da passare
insieme al suo compagno, ed ogni momento libero tentava di poter
passare alcune
ore con lui. Peccato ci fosse un elemento che imperterrito disturbava
le sue
giornate; quello sguardo magnetico che lo seguiva ormai da mesi, senza
lasciarlo andare.
Gli occhi scuri di Sasuke Uchiha
non lo abbandonavano un istante, lo seguivano ovunque andasse, mentre
nella sua
mente rimbombavano chiare le parole che gli aveva rivolto alcuni giorni
prima:
«Tu sei mio e di
nessun’altro, ricordalo bene, Nacchan.»
Un brivido aveva percorso la sua
spina dorsale: paura, rabbia, non lo sapeva neanche lui.
Di una cosa era più che
sicuro:
l’Uchiha non si poteva permettere di affermare una cosa del
genere, non dopo
che lo aveva considerato solo un passatempo, un capriccio.
Ci aveva messo del tempo a
superare il dolore, a dimenticarlo, ed ancora più tempo per
riprendere a
fidarsi di qualcuno; non poteva rientrare prepotentemente nella sua
vita a quel
modo.
Non dopo più di un anno che
si
erano lasciati.
Non ora che c’era Gaara a
illuminare le sue giornate.
Il ragazzo con cui stava da un
anno, il ragazzo di cui era perdutamente innamorato.
***
Ricordo il giorno in cui ci siamo
conosciuti, ti eri appena trasferito da un’altra
città.
Era una bella giornata
primaverile, ti trovavi nella segreteria
dell’università per completare le
pratiche della tua iscrizione.
Io ero andato a trovare
l’Ero-sennin, volgarmente il rettore
dell’università di Konoha, nonché mio
tutore quando ero ancora un bambino.
Ti ho visto, e sono rimasto incantato
da te, dai tuoi occhi gelidi, tanto belli quanto tristi.
Dai tuo capelli che sembravano
fiamme.
Dal tuo viso e quella carnagione
che ti faceva somigliare ad una bambola di porcellana.
Eri così diverso da me, ma
sentivo che saremmo potuti diventare amici.
In quel momento mai avrei
immaginato che la nostra storia si sarebbe evoluta in questo modo.
La tua presenza, la gentilezza
che mostravi solo con me, ha fatto svanire ogni ricordo legato
all’Uchiha.
Anche le sue molestie sono
terminate, suppongo che questo sia dovuto al tuo intervento.
Però hai sempre negato che
l’occhio nero che Sasuke ha sfoggiato per giorni non era
opera tua.
Ho fatto finta di crederti,
dopotutto non è da tutti avere un fidanzato che si batte a
duello con un altro
ragazzo.
Un vero e proprio cavaliere che
io amo ogni giorno di più.
***
Si dirigeva nel cortile della
scuola, sotto l’imponente salice piangente dove era sicuro lo
stesse aspettando
Gaara.
Il rosso era un tipo solitario,
di poche parole, ma da quando stavano insieme man mano si era sciolto,
e si era
aperto con lui.
Anche Gaara aveva avuto un
passato tragico, un’infanzia difficile, la madre era morta
dandolo alla luce, e
suo padre lo aveva sempre incolpato dell’accaduto, fino a
quando non si era
tolto la vita.
Cresciuto dai suoi fratelli
più
grandi, che mai lo avevano odiato, lui aveva sempre avvertito di essere
diverso
dagli altri. Questa diversità lo aveva portato ad isolarsi,
a crearsi un muro
intorno, che non permetteva a nessuno di oltrepassare.
A nessuno tranne che a
quell’uragano biondo che era entrato prepotentemente nella
sua vita.
Per lui aveva picchiato un
ragazzo minacciandolo di stargli il più lontano possibile,
da allora erano
passate diverse settimane e sembrava che l’Uchiha avesse
capito.
Non lo importunava più, ma
avvertiva chiaramente il suo sguardo perennemente puntato su di loro.
Naruto sospirò; non gli
davano
fastidio gli sguardi del moro, anche se non capiva quegli attacchi di
gelosia
improvvisa, non dopo che si erano lasciati da così tanto
tempo.
Scosse la testa. Non era quello
il momento di pensarci, non quel giorno che
lui e Gaara avrebbero festeggiato il loro primo
anniversario.
Non voleva rovinare quella giornata
con pensieri cupi, non dopo che aveva trovato il regalo adatto per il
suo compagno.
***
Un anno insieme, mai avrei
creduto che riuscissi a sopportarmi per tutto questo tempo.
Ma è stato un anno
meraviglioso.
Un anno splendido, in cui le
nostre vite sono cambiate, sono migliorate.
Ricordo che un pomeriggio ti
parlai dei miei genitori,
di come fossero felici,
e della ricetta di mia madre.
Quella per la felicità.
Peccato che era passato
così
tanto tempo e non ricordavo
cosa mi avesse sussurrato,
sembrava che le sue parole fossero state portate via dal vento e dal
tempo.
Dagli anni e da altri ricordi che
erano andati a mescolarsi
nella mia mente.
Avrei voluto rivelartela,
magari anche noi avremmo potuto
seguirla.
Per giorni ho tentato di far
riaffiorare ciò che mi disse.
È stato
tutto inutile, all’epoca ero troppo piccolo.
Poi questa mattina, mentre
correvo sotto la pioggia
per cercare di arrivare in tempo,
come se una lampadina si fosse accesa nella mia mente, l’ho
ricordata.
Ho ricordato le esatte parole che
lei, allegra, mi
rivolse.
Ero al settimo cielo,
tanto che ho deciso che proprio
quella ricetta
sarebbe stato il mio regalo per
te.
***
Occhi dalle iridi color acquamarina
osservavano divertiti un
ragazzo dagli scompigliati
capelli biondi dirigersi verso il loro proprietario, allegramente,
rumorosamente.
Un lieve stirarsi di labbra
comparve sul volto di Gaara, più di così non gli
si poteva chiedere, ma per il
ragazzo quello era un sorriso smagliante.
Naruto aveva cambiato la sua
vita, come una brezza fresca vi aveva portato allegria e
vivacità.
I suoi sorrisi illuminavano le
sue giornate, e presto Gaara aveva capito che senza quel ragazzo la sua
intera
esistenza sarebbe stata vuota e monotona.
Mai lo avrebbe fatto soffrire, di
certo non voleva essere lui la causa per cui quel sorriso sarebbe
svanito.
Venne riscosso dai suoi pensieri
dalla voce allegra di Naruto che lo chiamava, attirando così
la sua attenzione.
«Gaara, insomma, ti sei
incantato? Non è che per caso stavi fissando qualche
ragazza?» chiese
sospettoso, mettendo su quel broncio così carino che
l’altro amava tanto.
«Effettivamente, hai
ragione, ero
rimasto incantato ad osservare una bellissima ragazza bionda, dai
capelli
sbarazzini e due incredibili occhi azzurri. Una vera
bellezza» ribatté Gaara,
per poi posare un lieve carezza sul volto del compagno. Con le dita
delineò il
volto, le buffe cicatrici simili a baffetti, e poi quelle labbra piene,
morbide,
che avrebbe baciato incessantemente.
«Effettivamente sei una
bellissima ragazza, Nacchan, un vero splendore» disse, unendo
poi le loro
labbra in un dolce bacio.
«Buon anniversario,
cucciolo» gli
sussurrò Gaara in un orecchio.
Naruto era al settimo cielo, se
prima era rimasto un attimo perplesso quando il suo compagno aveva
affermato di
stare fissando una ragazza, quando aveva sentito la descrizione di lei
non
aveva potuto non trattenere un sorriso.
Parlava di lui.
Il suo Gaara era rimasto
incantato ad osservarlo, e questo lo riempiva di gioia, una
felicità che
invadeva il suo essere, riscaldandogli il cuore.
Con gentilezza allontanò il
ragazzo più grande da sé, che mugolò
contrariato. Non gli piaceva essere
interrotto così sul più bello, ma doveva anche
ammettere che erano nel bel
mezzo del cortile dell’università, e se Naruto non
lo avesse fermato, molto
probabilmente avrebbero dato spettacolo.
«Gacchan, su, ora basta, non
è
questo il momento» gli sussurrò serio.
«Lo sai? Ho un regalo per te, una
sorpresa, è il regalo per il nostro primo anno
insieme» affermò allegra, tutto
d’un fiato la kitsune.
«Sì? E
cos’è?» chiese curioso il
rosso, non potendo minimamente immaginare cosa avesse potuto comprargli
quella
peste del suo ragazzo.
Cosa la mente dell’altro era
riuscita ad elaborare per il loro primo anno insieme.
«Una sorpresa, una
meravigliosa
sorpresa» ribadì allegro Naruto, tutto pimpante,
elettrizzato più lui di
consegnare il suo dono al fidanzato, che l’altro di riceverlo.
«Una meravigliosa
sorpresa» e
senza lasciare il tempo di fare altra domande al compagno gli
posò fra le mani
un piccolo rotolo di carta, tenuto fermo da un nastro rosso.
«Devi leggerlo, è
questo il mio
regalo. Tempo fa ti avevo detto che quando ero ancora un bambino mia
madre mi diede
la ricetta per la felicità. Beh, dopo tanto sono riuscito a
ricordarla»
Con mani tremanti, Gaara
aprì il
rotolo che il suo ragazzo gli aveva donato: un pensiero semplice, ma
carico
d’amore, come le frasi che erano scritte su quel foglio.
***
Non so chi fosse più felice
in
quel momento,
se io di averti consegnato il mio
dono,
o tu che per la prima volta nella
tua vita ti sentivi amato.
Anche se non lo dai a vedere,
come me,
sei estremamente delicato.
Entrambi abbiamo bisogno di
qualcuno che ci stia vicino,
di qualcuno che ci ami e ci
protegga.
Da soli siamo fragili,
ma con l’amore che ci lega,
insieme possiamo affrontare ogni
cosa.
***
Lo stupore comparve sul volto di
Gaara.
Quella ricetta era la cosa
più
dolce che avesse mai letto. Non sapeva se fosse ciò che la
madre di Naruto gli
aveva sussurrato quando era ancora un bambino, o fosse tutto frutto
della mente
della sua pazza kitsune, ma la ricetta che gli aveva donato gli piaceva
molto,
soprattutto l’ultimo punto, tanto che aveva voluto far
incorniciare quel
foglio. Lo avevano appeso nella loro camera da letto, per non
dimenticare mai
quelle parole, per ricordare al suo cucciolo di scambiarsi in ogni
momento
dolci effusioni e baci passionali.
***
Hai voluto incorniciare il mio
regalo,
come ricordo di quel giorno.
Come monito nei momenti
difficili.
Come segno dell’amore che ci
lega.
Per quanto sembri facile,
a volte quelle parole sono
d’aiuto.
Amare è semplice,
rimanere uniti lo è molto
meno.
Vivere insieme ad una persona,
condividere tutto con lei,
passare insieme
l’eternità
giorno dopo giorno
è una sfida ardua.
Ma per essere felici basta
seguire poche regole,
una piccola ricetta ricordata
attraverso le nebbie del tempo.
«Mamma, come fate te e
papà ad
essere sempre così felici?»
Una
risata riecheggio, mentre il bel volto di una donna dai
capelli rossi si illuminava di un meraviglioso sorriso.
«Semplice, Naruchan, io e il
tuo
papà abbiamo un segreto.»
Occhi azzurri come il cielo si
spalancarono sorpresi.
«E dimmi, che segreto
è?»
Un’altra risata invase il
piccolo
giardino illuminato dai caldi raggi del sole.
«È una ricetta,
piccolo mio, la
ricetta per essere felici.»
«Una ricetta?»
domandò curioso il
bambino.
«Sì, Naruchan, una
ricetta.»
«È come quella
per il ramen?»
«Beh, diciamo di
sì, solo molto
più difficile.»
«Più difficile?
Che vuol dire più
difficile?»
Con sguardo serio la donna dai
capelli color del fuoco fissò il suo bambino di appena sei
anni, per poi
rispondergli.
«Ascolta bene, Naruto; per
essere
felici, due persone devono aver fiducia l’una
nell’altra, comprendersi e
volersi bene. Se non riescono in questo è inutile che stiano
insieme.»
«Dimmi, mamma, tu e
papà avete
trovato questa ricetta, così non vi separerete
mai?»
Un altro sorriso rivolto al suo
tenero cucciolo.
«Certo, piccolo.»
«Mi dici qual
è?»
«Certo, ma devi promettermi
che
non la dimenticherai mai, servirà per quando incontrerai
quella persona che per
te sarà speciale, quella persona con cui vorrai passare
tutta la tua vita.»
«Ovvio che non la
dimenticherò, è
una cosa che mi hai detto tu»
rispose
serio il bambino biondo, mettendo su un piccolo broncio. Cosa pensava,
che
avrebbe dimenticato le sue parole?
Nuovamente la sua attenzione
venne riportata alla risata allegra di sua madre, che poi,
inchinandosi, gli
disse: «Mi raccomando, non dimenticarla» e in un
orecchio gli sussurrò la
ricetta per la felicità:
“1 sacco
d’amore
2 kg di comprensione
1 ½ kg di
dolcezza
Baci a
volontà”
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