Autore
(su Efp e Forum): Soly Dea
Titolo:
Imperfettamente lei
Saiyan: Goku
Nuovo Personaggio:
Nikita
Rating:
giallo
Genere: sentimentale,
romantico, slice of life
Avvertimenti: what
if?, missing moment
Note: Questa
storia partecipa al Contest Un'immagine
che... di Nede. Qui, Goku non ha mai
sposato Chichi per motivazioni che verranno spiegate nel corso della
storia, ma sta con un’altra terrestre dal carattere forte e
spericolato: Nikita. La fanfiction è ambientata nei tre anni
precedenti all’arrivo dei cyborg annunciato da Mirai!Trunks e
si divide in due
parti, quella sottostante e quella che posterò
a breve.
Imperfettamente
lei
(1^
parte)
Era di nuovo lì, su quel ring, ad aspettare che il suo
avversario si facesse vivo.
Il pubblico era più rumoroso di come lo ricordasse, la
giornata più grigia, la sua voglia di combattere dimezzata
rispetto alla prima volta che si era inspiegabilmente ritrovato in quel
luogo.
Continuava ad attendere in silenzio, ma non senza impazienza. Il suo
cuore batteva forte, essendo già a conoscenza
dell’esito di quell’incontro; le sue mani tremavano
al solo pensiero di rivedere l’avversario avanzare verso di
lui.
E come ogni volta in quegli ultimi dieci anni, il presentatore
annunciava il tanto agognato arrivo del misterioso guerriero e, subito
dopo, una figura scura e slanciata veniva fuori dal retro dello stadio
e avanzava verso il ring, tenendo lo sguardo basso e i pugni stretti
lungo i fianchi.
Goku fremeva dalla voglia di vedere il suo viso, ma non c’era
verso di scoprirlo: l’avversario continuava a tenere la testa
bassa e si lanciava a capofitto su di lui, senza nemmeno attendere che
il presentatore desse l’avvio all’incontro.
La cosa che terrorizzava Goku era la completa perdita delle forze che
avveniva nel momento in cui il guerriero lo colpiva con la prima mossa.
Potenza, velocità e strategia si annullavano
contemporaneamente e a lui non rimaneva altro da fare se non lasciarsi
colpire fino allo sfinimento.
Il momento peggiore era la fine dell’incontro, quando
l’avversario lo colpiva per l’ultima volta e alzava
finalmente lo sguardo, rivelando il suo aspetto. Ma Goku non riusciva
mai a scoprirlo, perché i suoi occhi si
spalancavano all’improvviso e, al risveglio, c’era
solo la parete spoglia della camera da letto ad accogliere il suo
sguardo stravolto.
«Di nuovo quel sogno?».
Una mano, piccola e delicata, sfiorò il braccio di Goku. Il
saiyan la strinse forte e respirò profondamente per
riprendere fiato, poi rivolse lo sguardo alla donna distesa accanto a
lui e un sorriso amaro si dipinse sul suo volto.
«Io non riesco proprio a capire...».
La donna si sistemò su di un fianco e baciò
dolcemente il marito.
«Non c’è nulla da capire, lo sai. Per
uno come te, fissato con il combattimento, è normale che il
ritiro dell’avversario diventi un pensiero fisso».
Goku scosse la testa, passandosi le mani sul volto.
«È un’ossessione, lo capisci? Sono
più di dieci anni che rivivo quel torneo ogni singola
notte!». Il suo respiro tornò irregolare, i suoi
occhi si persero ancora nelle immagini del sogno e la donna non
potè far altro che abbracciare Goku, confortandolo con tutto
l’amore che provava per lui.
«Calmati», gli sussurrò
all’orecchio. «Ci sono io, qui con te».
Il saiyan sorrise di nuovo, sentendosi più leggero.
«E potrei anche cambiare il corso dei tuoi
pensieri», continuò la donna ammiccante,
cominciando a tracciare linee immaginarie sul petto muscoloso e tonico
del saiyan.
Goku si voltò e non fu difficile interpretare lo sguardo
malizioso della moglie.
Un attimo dopo, la mente del saiyan fu svuotata da qualsiasi pensiero
negativo.
«Pronta?».
La donna strinse i manici delle valigie e si accostò al
saiyan. I biondi capelli arruffati le ricadevano ai lati del viso,
ornato da una spruzzata di lentiggini sulla pelle diafana e da un paio
di occhi smeraldini, sempre allegri e luminosi.
«Io sono nata pronta», rispose con un mezzo sorriso
che Goku ricambiò al volo.
Erano ormai anni che si muovevano da un posto all’altro,
cambiando continuamente casa e stile di vita: nessuno dei due era mai
stato un tipo sedentario, entrambi avevano bisogno di vedere posti e
persone nuove. Loro stessi si erano incontrati durante un viaggio, in
un angolo del mondo in cui si erano riscoperti così simili
da innamorarsi l’uno dell’altra. E così
era iniziata la loro vita insieme: Goku e Nikita, Nikita e Goku. La
gente si chiedeva perché non avessero figli: la
verità era che riuscivano a malapena ad occuparsi di se
stessi, senza mettersi nei guai, quindi sarebbe stato parecchio
difficile per entrambi prendersi cura di un “marmocchietto
petulante e frignone”, come diceva Nikita. E poi a loro
andava bene così.
Goku mise due dita sulla fronte e in breve i due si ritrovarono
esattamente sulla tavola apparecchiata della Kame House. Muten e Crilin
sobbalzarono dalla sedia quando il loro amico di sempre comparve in
mezzo ai piatti del pranzo.
«Ehm... scusate!», disse, grattandosi la testa con
fare imbarazzato. «Devo ancora perfezionare la tecnica del
teletrasporto...». Scese, poi, dalla tavola e
poggiò la moglie per terra.
«Goku, che sorpresa!», esclamò Crilin
raggiante.
«Sempre in ottima forma tu, eh Nikita?», aggiunse
Muten allungando un braccio verso il fondoschiena della donna. Ma
quest’ultima fu più veloce e, con una leggera
pressione delle dita, bloccò la mano furtiva
dell’eremita. «Anch’io ti trovo bene,
vecchio pervertito!».
Muten arrossì e cancellò dalla mente qualsiasi
pensiero sconcio, per non incorrere nella furia della moglie di Goku.
Aveva dimenticato quanto fosse forte e orgogliosa.
«Perché non mangi con noi, Goku?»,
propose Crilin, indicando la tavola apparecchiata.
«In realtà, io e Nikita siamo solo di passaggio.
Per questi tre anni, vivremo sui monti Paoz in modo che possa allenarmi
per la venuta dei cyborg».
Crilin annuì. «Sei contento, vero?».
Goku guardò Nikita e si sorrisero a vicenda.
«È sempre bello tornare qui, specialmente se
è per attendere degli avversari fortissimi contro cui
combattere».
«Non cambi mai, tu!», rispose Crilin, dando una
pacca sulla spalla dell’amico.
Quest’ultimo fissava i piatti in tavola con
l’acquolina in bocca.
«Sai che ti dico? Accetto volentieri il tuo invito».
Un momento dopo, Goku e Nikita erano lì che facevano a gara
con i piatti ricolmi di cibo. Crilin e Muten li fissavano sbalorditi,
nonostante fossero a conoscenza dell’insaziabile appetito dei
due coniugi e della loro inesauribile voglia di fronteggiarsi
l’un con l’altro a tavola.
In men che non si dica, tutti i piatti furono ripuliti. Goku fissava
dispiaciuto la tavola spoglia, mentre Nikita rivolgeva occhiate furtive
alla cucina.
«Non mi dite che avete ancora fame!»,
esclamò Crilin, esasperato.
La donna sorrise. «Potrei cucinare qualcos-».
«NO!», la interruppero all’unisono i due
padroni di casa e lo stesso Goku.
«Ehm, tesoro... Devo ricordarti cosa è successo
l’ultima volta che hai messo le mani tra i
fornelli?». La donna fissò il marito con aria
stralunata, poi ricordò tutto e accantonò
immediatamente l’idea di preparare qualcosa da mangiare.
Cucinare non era mai stato il suo forte: a dire la verità,
era davvero negata sia in cucina che nella faccende domestiche. Lei
preferiva l’avventura, il pericolo, il combattimento. Era
proprio per questo che si era innamorata di Goku: non aveva mai trovato
qualcuno così simile a lei.
«È ora di andare», annunciò
il saiyan, alzandosi da tavola. «Ci si vede!».
Nikita si strinse al braccio del marito e, pochi secondi dopo, i due si
ritrovarono in una rigogliosa valle dei monti Paoz compresa tra due
grandi cascate e coperta da un cielo azzurrissimo.
Seduto nei pressi del fiume, un guerriero dalle sembianze aliene se ne
stava concentrato al massimo nel suo allenamento mentale.
«Junior!».
«E così rimarrete qui fino all’arrivo
dei cyborg, eh?».
Goku sorrise, elettrizzato. «Già, in questo modo
potremmo allenarci insieme!».
«Però non vi dimenticate di me!», fu la
voce di Nikita ad interrompere Junior e Goku.
Con un balzo, la donna si avvicinò ai due e
sfoderò un sorrisetto sghembo.
«Cara, ne abbiamo già parlato: i cyborg sono
troppo forti per te. Mentre io, Junior e gli altri li affronteremo, tu
rimarrai a casa e farai tutto ciò che fanno le brave
mogliettine».
Nikita mise le mani sui fianchi. «Sarebbe?».
«Pulire, lavare, stirare, cucire...»,
spiegò Goku, ridacchiando.
«Sai che divertimento!», rispose la donna,
incrociando le braccia al petto e sbuffando. «Io voglio
l’azione, voglio sentire l’adrenalina che mi scorre
nelle vene!».
«Tesoro, non esagerare ora. Ti ho detto che sarebbe troppo
pericoloso per te...».
Nikita non ebbe nemmeno il tempo di fingere il broncio, che Goku aveva
salutato Junior e poi l’aveva presa in braccio, diretto in
volo verso la loro casetta sui monti Paoz.
Quei tre anni volarono in un battibaleno. Goku e Junior si erano
allenati duramente sotto lo sguardo vigile e severo di Nikita che non
aveva perso nemmeno uno dei loro incontri. Più volte aveva
chiesto a Goku di portarla con sé il giorno
dell’arrivo dei cyborg, ma egli non voleva saperne di
cambiare idea: non avrebbe mai messo a repentaglio la vita della donna
che amava.
«Promettimi che domani farai attenzione».
Goku rivolse lo sguardo alla moglie e, per la prima volta in tutta la
sua vita, notò un velo di tristezza e preoccupazione nei
suoi occhi. «Te lo prometto».
«Non deludermi», aggiunse la donna, con un mezzo
sorriso.
«Non lo farò», ripetè Goku,
spostando gli occhi all’orizzonte.
I monti Paoz si estendevano davanti al loro sguardo, oscurando una
parte del manto notturno puntinato di stelle. La luna si ergeva in
cielo, immobile e osservatrice, illuminando il paesaggio sottostante e
i volti dei due giovani seduti sull’altura che dava alla
città.
«Hai un piano, vero?».
«Un piano? Ehm... certo che sì, tu non devi
preoccuparti di niente».
Nikita poggiò la testa sulla spalla del marito e chiuse gli
occhi, beandosi della sensazione di conforto che riusciva a donarle.
«Mi mancherai», sussurrò sospirando.
«Tornerò prima che tu te ne accorga»,
rispose lui, rassicurandola.
«Se tornerai sano e salvo, ti prometto che
imparerò a cucinare».
Goku ridacchiò e avvolse la moglie fra le sue braccia. Non
l’aveva mai vista così afflitta, così
spenta: forse, era la prima volta che si sentiva davvero preoccupata
nei suoi confronti.
Le sollevò il mento con due dita e le donò un
tenero bacio a fior di labbra.
«C’è una cosa che devo dirti»,
sussurrò la donna, specchiandosi nella luminosa
oscurità degli occhi di Goku. Il saiyan la fissò
scettico e colse al volo la preoccupazione negli occhi della donna, una
preoccupazione ben diversa da quella che provava verso
l’esito dello scontro con i cyborg.
«Hai presente l’incubo che fai ogni
notte?».
Goku annuì. «Ho pensato che la situazione avesse
raggiunto il limite... E così, in questi tre anni, mi sono
informata sull’identità del guerriero con cui
avresti dovuto scontrarti quel giorno».
Gli occhi di Goku brillarono all’istante. «Urca! Di
chi si trattava, allora?».
Nikita accennò un sorriso. «Una ragazza che
pretendeva di diventare tua moglie, sostenendo che tu
gliel’avessi promesso quando eravate bambini. Una certa
Chichi...».
Goku rimase senza parole, non riuscendo a capacitarsi che il ritiro di
quella ragazza dal torneo fosse diventato il tormento di tutte le sue
notti. Chichi:
quel nome gli era familiare, suonava anche bene. Sforzandosi,
riuscì perfino ad associarlo ad una ragazzina dai capelli e
gli occhi neri, vestita in modo strano e con il viso rosso
dall’imbarazzo.
«Una vecchia amica di infanzia», rispose, facendo
chiarezza tra i suoi ricordi. «Ma toglimi una
curiosità: perché hai deciso di dirmelo solo
ora?».
Nikita scrollò le spalle. «Avevo paura che potessi
lasciarmi e andare a cercarla».
Goku ridacchiò e passò un braccio intorno alle
spalle della moglie.
«Non lo farei mai, tu sei la mia famiglia».
Nikita sorrise e si accoccolò al petto del saiyan.
«Nemmeno se lei sapesse cucinare bene?».
Goku fece finta di rifletterci. «Mmm... Su questo potrei
farci un pensierino».
Osservò lo sguardo della moglie rabbuiarsi. «Sto
scherzando!».
Gli occhi di Nikita tornarono luminosi.
«Ti amo, scimmione», mormorò,
accarezzandogli il volto.
«Ti amo anche io, mia dolce mogliettina imperfetta».
In tutta risposta, ricevette una gomitata dalla donna, poi un altro
bacio e un altro ancora.
Fu l’ultima notte che passarono insieme, prima dello scontro
con i cyborg.
Nikita non sapeva, però, che Goku le aveva lasciato una
parte di sé: quel figlio che non avrebbero mai creduto di
poter avere in futuro, ma che li avrebbe resi una vera famiglia.
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