Credo che la breve sintesi sia abbastanza esauriente (ma
che linguaggio aulico! nd.tutti) per quanto riguarda la trama a grandi linee,
(mooooooolto grandi nd.me) il resto lo scoprirete leggendo.
Prima di cominciare però vorrei fare una premessa: 1) molte cose sono inventate
da me; 2) se i primi capitoli sono un po' noiosi non preoccupatevi perché
servono per spiegare la situazione, poi arriverà il bello (spero nd.me).
Comunque credo valga la pena leggerli...
Bene dopo questo interminabile sermone, se non vi siete addormentati (ronf ronf
nd.tutti) (appunto ^________^ nd.me) , posso incominciare (era ora!
nd.tutti)...
Amor,
ch’a nullo amato amar perdona,
mi
prese del costui piacere sì forte,
che,come
vedi, ancor non m’abbandona. (Dante
Alighieri)
Entrò nel
grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in
pessime condizioni, sfondate, gettate malamente negli angoli una sopra
all’altra, e strati di densa polvere grigia colmavano la desolazione che si
poteva respirare nell'aria. Hilary si sentiva soffocare in quel posto, come se
qualcuno le stesse risucchiando l’ossigeno facendole scoppiare i polmoni, ma
doveva sopportare, quell'uomo aveva voluto incontrarla lì, in quel dannatissimo
deposito, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Si fermò al centro del locale
ricordando a se stessa il motivo per cui fosse venuta, e pensando che lo faceva
per una giusta causa. Sapeva già che i giorni a seguire sarebbero stati i più
difficili della sua vita, nonché quelli in cui avrebbe sofferto molto, per lei,
ma soprattutto per i suoi amici. Lei non voleva tradirli, alla fine si era
davvero affezionata a loro e quel pensiero la faceva star male, erano giorni
che non dormiva la notte, la trascorreva distesa supina sul suo letto con lo
sguardo perso nel nulla fissante il soffitto, mentre la sua mente ipotizzava
ciò che le sarebbe potuto accadere, e nella maggior parte dei casi, se non in
tutti, quello che la sua testolina castana elaborava non era affatto piacevole
e anzi mirava al peggio.
Aveva
assistito a molti combattimenti tra i Bladebreakers e chi voleva rubargli i
bit-power, aveva visto l'impegno che ognuno metteva per non farseli portare
via, aveva visto che erano disposti a rischiare la vita pur di non farsi
strappare quelle creature leggendarie a cui loro mai avrebbero rinunciato...e
ora spettava a lei il compito di catturarli. Pensò di girare i tacchi e
andarsene ma c'era qualcosa che non gli permetteva di farlo. Era consapevole
dal giorno in cui aveva conosciuto Takao del fatto che prima o poi avrebbe
dovuto affrontare lui e gli altri membri della squadra, aveva mentito a tutti
fin dall'inizio, aveva finto di non saper nulla riguardo al beyblade quando
invece lei stessa era una tra i bladers più abili e capaci in circolazione.
Stando a così stretto contatto con i campioni del mondo aveva avuto la
possibilità di imparare il loro modo di combattere, conosceva tutte le loro
strategie, i loro attacchi, i loro punti deboli; non le sarebbe stato difficile
sconfiggerli. E di questo aveva paura, terribilmente paura...si fidavano di
lei, le volevano bene, perfino Takao con il quale litigava sempre...come poteva
tradirli così? Il solo pensiero la faceva star male, si sarebbe dovuta
allontanare da loro e pugnalarli alle spalle. Si, perché era proprio questo che
stava per fare. Non voleva, ma non aveva altra scelta. Da ora in avanti avrebbe
dovuto considerarli avversari o almeno fingere di considerarli tali, con loro e
con lui, Vorkov.
-Piccola Hilary! Da quanto non ci vediamo!- una voce, quasi non umana ma purtroppo
familiare, risuonò per tutto il magazzino privo di vita, usato per i loschi
piani della Borg, proprio come lei. Alzò gli occhi verso l'odiosa figura
paratalesi davanti. L'uomo era per la maggior parte nell'ombra ma la poca luce
che filtrava dalla finestra permetteva di rendere nota la sua faccia. Anche se
"nota" non è il termine più appropriato in questo caso. La ragazza lo
riconobbe per via di quella mascherina nera che non toglieva mai e che a lei
aveva finito per dare la nausea.
-Salve Vorkov- disse con la massima freddezza. Un ghigno si fece spazio sul suo
volto -Diventi sempre più bella, proprio come tua madre…- sua madre, suo
padre…era solo loro la colpa di ciò che stava succedendo a lei e a suo
fratello, con quell’incidente spettava a Hilary il compito di pagare i debiti;
i suoi genitori erano morti lasciandola da sola a combattere contro se stessa e
il suo desiderio di fuggire. -Alla Borg dovrò tenere lontani tutti quei ragazzi
che ti si avvicineranno troppo...sai com'è, non devi distrarti-
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter ribattere a quell'affermazione di così
cattivo gusto ma dovette trattenersi. Stava dalla sua parte e non poteva
permettersi di sbagliare o le conseguenze sarebbero state terribili.
Vorkov mosse qualche passo verso la ragazza facendo riecheggiare il rumore dei
suoi pesanti scarponi -Come sai dopo la sconfitta inflittale in Russia la Borg
ha cambiato sede e si è trasferita qui in Giappone, sfuggendo alla autorità-
incrociò le braccia al petto. Quella ragazzina era l'unica che riusciva a
sostenere il suo sguardo tanto a lungo. Riprese a parlare -Il tuo compito è
quello di catturare i bit-power dei quattro campioni del mondo e portarceli.
Affronterai i Bladebreakers uno per uno-
Uno per uno. Ciò significava che avrebbe dovuto battersi di persona anche con
lui. Si chiese se raccogliendo tutto il coraggio esistente sarebbe mai riuscita
ad affrontare Kai e il suo Dranzer, rubargli l'Aquila Rossa, ingaggiare una
lotta all'ultimo sangue con il ragazzo che amava. All'inizio quel suo insolito
carattere l'aveva insospettita, ma poi aveva cominciato a piacerle, così bello,
capace, sicuro di sé, misterioso, e standogli vicino aveva finito per
innamorarsene. Il pensiero che Kai la potesse odiare per quello che stava per
compiere la faceva rabbrividire e piangere di nascosto, rinchiusa nella sua
stanza. Dopo l'ultimo campionato mondiale era sparito senza lasciare traccia,
ma un anno più tardi si era ripresentato a casa Kinomiya, così come Max e Rei.
Più grande, con i capelli un po' più lunghi, più bello, più maturo. E poi i
suoi sorrisi...non che li facesse molto spesso ma quando accadeva sentiva
sciogliersi dentro, come un cubetto di ghiaccio posto vicino ad una forte fonte
di calore. Quando parlava con lui si incantava ad ascoltare la sua voce così
calma e dolce allo stesso tempo, così terribilmente sensuale. Sorrise pensando
a quei bei momenti che purtroppo non sarebbero più tornati.
-Perché quel sorriso?- chiese l'energumeno vestito di nero.
-Il pensiero di confrontarmi finalmente con loro mi fa sorridere- mentì, non
poteva fare altrimenti.
-Sono contento di sentirtelo dire. Comunque non farai tutto da sola, ti
aiuteranno dei bladers che ho appositamente selezionato. Sono i migliori della
Borg, dopo di te naturalmente-
-Li conosco già?-
-No, per ora. Sono i Black Killer (l'ho inventato nd.me) Takeshi, Jeremy e
Carlos, avrai modo di conoscerli e entrare nella squadra-
-Se catturerò i bit-power manterrà la promessa?-
-Certo...sono un uomo di parola. I quattro bit-power in cambio della libertà di
tuo fratello-
-E io?-
-Potrai lasciare la Borg, se lo desideri-. Quella era la scelta migliore, la
più sofferta ma la migliore. Tentava in tutti i modi di convincersene.
-Ti aspetto domani, così potrai cominciare gli allenamenti-
-Così presto?- non poté fare a meno di manifestare i suoi sentimenti. Non era
riuscita a sopportare in silenzio.
-Ci sono problemi?- chiese con il massimo disprezzo e freddezza. Hilary strinse
i pugni per farsi forza -No-
Vorkov le gettò un'ultima occhiata prima di andarsene, poi infilò una mano
nella tasca della giacca e ne estrasse un portatile. Compose un numero e si
portò il telefonino all’orecchio, continuando per la sua strada. Dopo che fu
uscito dal grande magazzino, la ragazza, appena quindicenne, rimase immobile al
centro del locale in silenzio. Poi cadde sulle ginocchia e scoppiò a piangere.
Draciel e Dragoon si scontravano nel giardino della casa del capitano dei
Bladebreakers sfrecciando sul terreno e alzando un gran polverone. Nessuno dei
due beyblade sembrava avere il sopravvento sull'altro. Per il prossimo
campionato mondiale c'era ancora tempo per prepararsi seriamente e i ragazzi si
stavano affrontando a cuor leggero, solo per occupare il tempo divertendosi,
anche se mettevano impegno in ciò che facevano. Il professore registrava
l'incontro sul suo inseparabile computer, non poteva stargli lontano,
quell'aggeggio elettronico era diventato quasi una parte di lui. Rei e Kai
invece si limitavano a fare da spettatori, il primo seduto sul portico in legno
della palestra, il secondo appoggiato con la schiena al muro che circondava la
villa, con la sua solita espressione seria e i suoi bellissimi occhi grigi. La
situazione poteva sembrare, all'apparenza, la solita, quella che si ripeteva
quasi ogni giorno, eppure mancava qualcosa o meglio qualcuno che animava le
giornate, che si metteva a urlare contro Takao, che era causa delle varianti
della vita che i ragazzi conducevano da un po' di tempo a quella parte...
Entrambi i beyblade in campo tornarono nelle mani dei rispettivi proprietari.
Max si guardò intorno, ripose Draciel in tasca e chiese a quello che fino a
qualche momento prima era stato il suo avversario -Takao per caso hai litigato
di nuovo con Hilary?-
-No...che io sappia. Perché?-
-Ultimamente mi è sembrata un po' strana, e poi sono giorni che non si fa
vedere-
Il capitano non prese molto seriamente quello che gli aveva detto l'amico -Ah,
non preoccuparti Max! Prima o poi si rifarà viva!- si sistemò la visiera del
cappello all'indietro, come d'abitudine, e si sgranchì le braccia sbadigliando
sonoramente -Che ne dite di andare a fare quattro passi?- si diresse verso la
porta del giardino senza nemmeno aspettare la risposta sapendo già che gli
altri si sarebbero trovati d'accordo con lui e che lo avrebbero seguito. Perfino
Kai, che di solito andava da solo sarebbe andato con loro; da quando era
tornato dall'amico partecipava più spesso ai discorsi e agli incontri dei suoi
compagni, pur mantenendo il suo carattere impassibile e disinteressato,
nonostante bisognava ammettere che qualche volta si lasciava andare, e qualche
volta si riusciva anche a strappargli una risata sincera.
Andarono a respirare aria pulita nei pressi del fiume, lontano dall'opprimente
traffico cittadino. Lo scorrere calmo dell’acqua, il tepore che emanava il sole
mattutino che dolcemente batteva sulla terra umida d’autunno disperdevano negli
animi una serenità quasi irreale. Quello era il luogo ideale per rilassarsi e
lasciare dietro l’angolo i problemi di tutti i giorni, ma a quanto pareva loro
non erano stati gli unici a cui era venuta quell'idea...
Li vide in lontananza, avrebbe voluto unirsi a loro ma non poteva più, dal
giorno seguente sarebbe stato tutto diverso. Si voltò con l'intenzione di
cambiare strada e non incrociarli, ma si sentì chiamare -Hilary!-
Ignorò la chiamata di Takao e continuò a camminare sperando che pensando che
lei non li avesse sentiti l'avrebbero lasciata in pace, ma non fu così
-Hilary!- ormai l'aveva raggiunta. La ragazza si fermò continuando a dargli le
spalle. Cosa gli avrebbe detto?
-Non hai sentito che ti chiamavamo?- le chiese il capitano.
-Si, ho sentito-
-E perché non ti sei fermata? Ci stai forse evitando?-
-Si, vi sto evitando- dalla sua voce era facilmente intuibile che c'era
qualcosa di diverso, qualcosa che non andava. La risposta così schietta e
fredda colse di sorpresa i cinque ragazzi; non era da lei comportarsi in quel
modo, Hilary era una ragazza abituata a parlare alle persone guardandoli negli
occhi e non dandogli le spalle.
-Ah...e perché?- esitò nel proporle quella domanda.
-Perché vi sto facendo un favore...tra pochi giorni sarete voi ad evitare me,
io vi sto solo risparmiando la fatica di farlo- in fondo non gli stava
mentendo. Quando avrebbero scoperto che voleva rubargli i bit-power di certo
non l'avrebbero accolta ancora tra loro a braccia aperte.
-E perché ti dovremmo evitare?- quella conversazione stava prendendo una piega
assurda e inspiegabile.
-Lo saprete presto- ancora non era pronta a raccontargli la verità su ciò che
lei era veramente e su ciò che avrebbe dovuto fare. Sapeva che se lo avesse
fatto sarebbe scoppiata a piangere e non voleva che questo accadesse. E non
poteva nemmeno rivelargli le cause per cui era costretta ad agire così o Vorkov
non glielo avrebbe perdonato e le conseguenze non le avrebbe pagate solo
lei...riprese a camminare lasciando i suoi amici, perché per Hilary nonostante
dovesse fingere il contrario lo erano ancora, incapaci di capire il suo strano
comportamento. Si sentì afferrare per un braccio -Si può sapere che ti prende?-
-Lasciami Takao!- urlò liberandosi dalla sua stretta. Finalmente si voltò verso
i Bladebreakers. Passò in rassegna con lo sguardo tutti i componenti della
squadra finchè non incontrò quello di Kai. Si fermò su di lui qualche secondo
più degli altri poi chiuse gli occhi. Sperava di non provarla ancora. Di non
provare ancora l'emozione che gli dava solamente guardarlo, quel brivido che le
percorreva tutto il corpo fino a morirle nel cuore che in risposta aumentava il
ritmo dei propri battiti. La sua fu una speranza vana...tornò a dargli le
spalle -Se posso darvi un consiglio fareste meglio a preoccuparvi per voi e non
per me- poi aggiunse -E fatemi un favore: non cercatemi più- prese a correre
via per allontanarsi da loro mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi
occhi rigandole il viso; per sua fortuna era riuscita a modulare la voce in
modo da non sembrare che stesse piangendo.
-Ma cosa le succede? E che significa che faremo meglio a preoccuparci per noi?-
-Io...non lo so Max...davvero non lo so- disse con un'insolita serietà.
-Forse ha un problema-
-E allora perché non ce ne parla, Rei? Dopotutto noi siamo i suoi migliori
amici-
-Evidentemente non vuole...-
-O non può- si voltarono tutti verso Kai. -Che intendi con non può?- gli
domandò il capitano. Ma il russo non gli rispose, continuava a fissare Hilary
mentre si allontanava correndo e si faceva sempre più piccola.
Quella stessa sera nel suo letto ripensava a ciò che era accaduto nel
pomeriggio. Era stata brava a non piangere in loro presenza, in fondo aveva
dovuto solo recitare la sua parte e lei era abituata a fingere. I giorni che
sarebbero venuti sarebbero stati i più difficili perché li avrebbe vissuti alla
Borg, dove non poteva permettersi di sbagliare...
Quell'ufficio le era purtroppo familiare, quando ci entrava sentiva brividi
gelidi attraversarle la schiena. Non era cambiato nulla dall'ultima volta. La
solita scrivania, la solita poltrona dietro di essa, su cui sedeva la solita
persona che lei tanto disprezzava. Vorkov poggiò i gomiti sul tavolo dal
deprimente colore marrone sbiadito, lo stesso delle pareti e si sporse in
avanti -Ben tornata alla Borg Hilary- un ghigno perfido si dipinse sul suo
volto -Oggi ricomincerai ad allenarti...ho conservato questo per te- le mostrò
un cofanetto nero provvisto di un lucchetto. Aprì uno dei due cassetti del
banco e ne estrasse una chiave con cui schiuse il piccolo scrigno. Al suo
interno su un cuscinetto rosso sangue era poggiato un beyblade viola acceso con
al centro un bit che rifletteva la luce che filtrava dalla finestra, come uno
specchio. La ragazza lo prese in mano, era contenta di poterlo finalmente
riavere, le era mancato molto durante la sua assenza
dall'organizzazione...anche se riaverlo significava usarlo contro di loro.
Sentì una fitta provenire dal suo cuore, una fitta che le provocava molto
dolore; provò a calmarsi. -Ixion- disse infine. Quello era il nome del suo
beyblade.
-Già, con lui tornerai ad essere la blader migliore della Borg- si alzò dalla
sedia, incrociò le braccia dietro la schiena e si avvicinò a grandi passi verso
Hilary -Ma ora vieni, ti presento i tuoi compagni di squadra- le poggiò una
mano sulla spalla, ma la ragazza gli lanciò un'occhiata di fuoco. Vorkov la
ritrasse subito -Noto con piacere che non hai perso la tua temerarietà. Bene,
pensavo che passare il tempo con i quattro campioni del mondo avesse rammollito
anche te!-
Come si permetteva di parlare così? Loro erano le persone migliori che avesse
mai conosciuto e di certo non meritavano affatto ciò che gli sarebbe accaduto.
Pensò di ribattere ma l’immagine di suo fratello rinchiuso in quella prigione
sotterranea, buia, isolata le attraversò la mente come un fulmine a ciel
sereno. Era un anno che non lo vedeva e si sentiva terribilmente in colpa per
questo, non voleva che pensasse che lei lo aveva abbandonato al suo tragico
destino. Si morse il labbro inferiore cercando di reprime le parole che avrebbe
voluto urlare contro quell’uomo.
Entrò nella stanza, dove ad attenderli c'erano tre ragazzi, tutti più grandi di
uno o due anni rispetto ad Hilary. Vorkov richiamò l'attenzione su di sé
-Ragazzi, questa è Hilary, la blader di cui vi ho parlato...- disse indicando
la ragazza con un gesto della mano -Vi lascio da soli così avrete l'occasione
di conoscervi meglio- e uscì da quell'immensa camera lasciandosi dietro un
silenzio inquietante, successivamente rotto da uno dei Black Killer -E così tu
saresti Hilary? Ultimamente non si fa che parlare di te qua dentro- esordì il
ragazzo biondo, lo spagnolo di nome Carlos.
-Già, dicono che tu sia davvero in gamba, ma non hanno detto che sei anche
molto carina-
-Jeremy per favore...è una ragazza! E io non voglio che una ragazza entri nella
nostra squadra!- Takeshi guardò la brunetta con un'aria di superiorità
scatenando le ire di quest'ultima.
-Se non chiudi quella bocca ti faccio vedere come si diventa maschio in dieci
secondi, visto che tu non ci sei riuscito in quanto? Sedici anni?- domandò in
modo molto ironico provocando le risa di Carlos e Jeremy -La piccola sa il
fatto suo!- Takeshi fulminò con lo sguardo i suoi compagni che smisero
immediatamente di ridere, poi si avvicinò alla ragazza con fare minaccioso -Chi
credi di essere per parlarmi in questo modo?- la sua espressione non prometteva
nulla di buono, così come il tono della sua voce.
-Una blader migliore di te!-
-Allora dimostramelo: se mi batterai entrerai nella squadra, ma se perderai...-
un sorriso molto simile ad un ghigno comparve sulla sua faccia -ti farò passare
la voglia di fare certe battutine in un modo che credo non ti piacerà molto!-
le sussurrò all’orecchio mentre poggiava la sua mano destra sul braccio della
quindicenne.
Hilary rimase a fissare gli occhi verde opaco del giapponese poi si liberò
dalla sua stretta e senza proferire parola si diresse verso il beyblade stadio
al centro della stanza e si mise in posizione aspettando che l’avversario
facesse lo stesso. Takeshi si avvicinò all’arena, era sicuro di vincere, non si
sarebbe mai fatto battere da una ragazzina sfacciata. Caricò il suo beyblade
nero come la notte nel dispositivo di lancio –Vediamo che sai fare, tesoro!-
Intanto qualcuno li osservava grazie alle telecamere piazzate all'interno della
Borg -Bene, tutto sta procedendo secondo i piani...-
TO BE CONTINUED…
Bene, per oggi mi fermo qui (era ora! nd tutti). Nel
prossimo chappy Kai sarà molto più partecipe, visto che in questo ha detto solo
una battuta!....Ringrazio tutti quelli che leggono (se c'è qualcuno nd, me) e
vi prego recensite! Baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!