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Disclaimer: Thor, Jane Foster e tutti gli altri
personaggi appartengono a Stan Lee e Jack Kirby, alla Marvel Comics e a chi detiene i
diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro
diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun
copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta
invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è
ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla
stessa tramite permesso scritto.
L'immagine qui usata è invece proprietà di
Callie_Stephanides.
A
Callie_Stephanides, che mi ha fatto appassionare a un fandom che, fino a questo momento, avevo solo sfiorato.
Questo è un regalo di
compleanno in ritardissimo, ma sentivo il dovere di sdebitarmi per
tutte le volte che mi hai trascinato in nuovi mondi e in nuove storie.
Grazie.
Ciò che un dio non può fare
Thor era tante cose.
Era il dio del tuono, figlio di Odino e fratello d'una serpe di giada e argento.
Era un membro dei Vendicatori, il maglio implacabile del cielo e negli occhi tutta la furia di Asgard.
Era capace di spappolarti a mani nude quel tuo bel cervellino e gli
sarebbe rimasto comunque il tempo per debellare qualche altra strana
piaga su Midgard, ma c'era un solo, unico, piccolissimo problema.
Uno solo.
Crash.
Tump tump tump.
"Jane?"
Avevi sospirato, stirandoti la pelle attorno agli occhi e osservando, contrita, le rughe che andavano aumentando.
"Cosa c'è, Thor?"
Eri sempre stata un tipo tranquillo, una di quelle femmine dal nucleo
incrollabile e che possedevano il raro dono dell'autocontrollo.
Crash.
Ecco, appunto: eri.
Avevi attraversato il corridoio, azzerando la distanza che ti separava
dal salone, dove avevi lasciato un Thor solo e alle prese con il tuo
nuovo laptop.
Ti eri inchiodata al pavimento, alzando un sopracciglio e massaggiandoti le tempie.
"Thor..." un sibilo che pareva il peggiore degli annunci "che diavolo hai fatto?"
Ora, per capire bene la situazione di Jane bisognava immaginarsi la scena.
Tu sei lì, una brillante e giovane astrofisica, la promessa
delle promesse, quando ti casca davanti al naso un pezzo unico di
roccia e ghiaccio.
Dentro, quasi un guscio, un pulcino che ruggisce come un leone e dai capelli biondissimi.
Lo porti con te, non capisci bene di cosa parla e borbotta sempre qualche frase sconnessa circa un regno e un traditore.
Quando finalmente le tue sinapsi fanno connessione, si svela essere un
dio che è caduto in disgrazia e che sta cercando il suo
martello.
Dopo tutto questo, da quel grumo che, fino a quel momento, pensavi
fosse solo pieno di stelle e buchi neri, cadono altri guerrieri e il
fratellino di lui, una fiera di marmo e inganni.
Ovviamente non poteva che derivarne un casino di proporzioni
monumentali, per cui, quando Loki era finito a terra e il tuo regale
deretano era stato messo al sicuro, ti eri domandata come potesse uno
che aveva schiacciato infiniti nemici sotto i suoi colpi non capire una
cosa elementare come...quella.
"L'hai rotto?"
Thor incassa la testa nelle spalle e, se possibile, si accartoccia sul divano.
"No...non credo, almeno."
Avevi afferrato il laptop, trovandolo ancora funzionante e in buono stato.
Peccato solo non si potesse dire altrettanto del tavolino.
Thor arriccia le labbra in un sorriso di scuse, alzando le mani in un gesto di resa e replicando un nonècolpamiasenonvolevaobbedirmi tra i denti.
Rispondi con una smorfia a metà tra la risata e l'insulto,
sedendoti al suo fianco e piantandogli un dito tra le costole.
"Adesso guarda bene. Ti spiego, per l'ennesima volta, come si fa a
controllare la posta. Così quel Capitano e quell'altro, la
scatoletta ambulante, potranno contattarti alla maniera degli uomini."
Thor annuisce con enfasi e segue rapito le tue mani, non perdendole di vista un solo istante.
Quando eri uscita dalla stanza per prendere un caffè, non potevi
certo immaginare che sarebbe stata l'ultima volta che avresti visto il
tuo laptop.
Integro, ovviamente.
****
C'avevi provato.
Seriamente: eri stato attento per davvero, ma ora non sapevi proprio come fare.
Su Asgard non si comunicava con strani aggeggi di plastica e rotelle,
men che meno con buste arancioni che lampeggiano istericamente su di un
sfondo bianco.
Avevi aggrottato le sopracciglia, pigiando prima un tasto, poi l'altro.
Username o password errati. Accesso negato.
La tua perplessità era aumentata, di pari passo alla tua frustrazione.
Un sottile linea di preoccupazione ti aveva attraversato la fronte, rendendo l'operazione ancora più difficile.
Avevi ritentato, cercando di ripetere i gesti di Jane.
Username o password errati. Accesso negato.
Ti eri raddrizzato, stizzito.
Non c'era alcun dubbio: quel 'coso' ti stava trollando, non c'era altra spiegazione.
Si prendeva gioco di te, ridendo alle tue spalle.
Avevi sorriso malevolo, scrocchiandoti le dita: in fondo, a tutto c'è rimedio, no?
Avresti tirato fuori da lì quella busta arancione e gialla, con le buone o con le cattive.
E in questo momento propendevi molto di più per le cattive.
CRASH.
****
A tutto c'è un limite.
Il caffè ti era andato di traverso, trasformandosi in un groppo
giù per la gola e infine in una serie di colpi di tosse
convulsi.
Non avevi attraversato la cucina, l'avevi sorvolata tanta era stata la
velocità con cui ti eri precipitata nell'altra stanza.
Thor ti stava soppesando da dietro la carcassa annerita e fumante del
tuo laptop, le mani immerse tra i fili divelti ed i chip rovinati.
Avevi spalancato la bocca, perdendo ogni dignità e parendo più un pesce in secca che una tigre infuriata.
"Cos... cosa?"
Thor aveva alzato il pugno, trionfante.
"Lo sapevo!"
Avevi scosso la testa, allargando le braccia e cercando di rattoppare quel che rimaneva del tuo computer.
"Vedi Jane, avevo ragione!"
Avevi digrignato i denti, odiando l'espressione beota e soddisfatta di Thor.
"E su cosa, di grazia?"
Thor si era piantato a pochi centimetri dal tuo naso, sorridendo.
"Non c'è nessuna busta lì dentro." aveva sancito indicando il laptop "E quindi non stavo sbagliando io, ma quel coso. Si vede proprio che Tony non mi ha mandato nessuna...come la chiamate voi? E - mail?"
Ti eri appoggiata ai cuscini del divano, serrando le palpebre e sperando che le tue bestemmie arrivassero fino al papino lassù, ovvero Odino.
Thor sarà stato pure un dio, ma alcune volte pareva solo una grande, immensa, foca.
A cui allungare le sardine.
Tante sardine.
Nota dell'autrice: l'indicare Thor
come una foca e il gesto di allungargli le sardine mi è stato
ispirato da
Callie_Stephanides, che spesso replica ai miei
commenti con questa vignetta adorabile su Thor. Grazie ancora: senza il
tuo Patathor gli Avengers non sarebbero la stessa cosa.
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