Lungo la via del West

di controcorrente
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CAVALLO DI FERRO

 

Quei musi rossi lo chiamano, senza distinzione, cavallo di ferro.

Tu li chiami ferrovia e treno. Due parole per indicare un grosso, gigantesco verme di metallo, partorito da chissą quale fabbrica ad est, montato di chissą quanti operai, provenienti dai posti pił disparati, alcuni mai sentiti.

Piccole formiche impiegate per la nascita di questo grosso mostro.

Passa tutti i giorni, al sorgere ed al calare del sole, tanto che, a volte, sei preso dalla tentazione di contare il tempo non secondo quella palla di fuoco in cielo ma in base a quante volte quel treno passa davanti ai tuoi occhi.

Lo vedi dal tuo mustang, quando ti incammini per raggiungere il ranch del proprietario che ti ha ingaggiato sul momento...e pensi.

Per quanto tempo ancora potrai percorrere lo spazio dell'Ovest, beandoti del silenzio della natura?

Per quanto potrai godere della solitudine, annegando il cervello nell'immensitą di quei luoghi?

Non lo sai ma tutte le volte che assisti al passaggio del cavallo di ferro, il West non ti sembra pił cosģ infinito. Quel verme metallico porta la civiltą in questi luoghi, insieme a tutte le regole e le convenzioni che tu, scegliendo di andare dove il sole tramonta, a suo tempo, hai deciso di abbandonare, per quello sputo di libertą che ora ti appare sempre pił fragile.

Forse gli indiani hanno ragione a temere l'uomo bianco.

Forse non hanno tutti i torti a guardare con preoccupazione il passaggio sempre pił ingombrante del cavallo di ferro, mostro invincibile, portatore di qualcosa e insieme distruttore... e puoi fare davvero ben poco, a parte rimanertene sul tuo mustang, con il cappello calato sulla fronte, a fissare il tramonto.

Lui, il cavallo di ferro, intanto, si divora il tuo Ovest e, quel che č peggio, non puoi farci niente.

 





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