Pokémon Journey To Dreams- Kanto/Johto

di FABRIZX
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Fabrizio si svegliň con il fuoco negli occhi.
Di soprassalto, con un unico movimento, nell'istante in cui il primo raggio dorato dell'alba entrava sofficemente dalle persiane semichiuse della sua stanza, al primo piano di una villetta, nel modesto paesino di Borgo Foglianova.
La luce che aveva dominato la sua mente si spense svanendo nel profondo degli occhi nocciola.
L'aveva sognato ancora.
Uscě da sotto le coperte ancora stordito, cercando di mettersi in ordine i capelli castani e di vestirsi. Mentre procedeva come in trance, nella sua mente si fece strada un nuovo pensiero. Č il gran giorno. Dopo aver rimandato per 3 anni. Sto per partire per il mio viaggio...
Il 14enne , finito piů o meno di vestirsi, si preparň per scendere di sotto, e non potč fare a meno di pensarci...
L'aveva sognato ancora.
Il suo sogno, o meglio, ricordo ricorrente. Il motivo per cui non si era sentito pronto a partire per 3 anni .
Quella notte di tanti anni prima...

La notte in cui aveva visto il Drago. Era atterrato davanti a lui, che rientrava a casa dopo essere stato fuori troppo a lungo, calando in un vortice di ghiaccio e di fuoco, con gli occhi gialli brillanti nella foschia. Un solo ruggito aveva fatto tremare l'aria e i boschi del Borgo, e quando la nebbia era stata spazzata via, Fabrizio ne aveva visto per un attimo la sagoma. Enorme, oscura, glaciale. Poi il Drago si era lanciato di nuovo nel cielo stellato, ma non prima di averlo fissato con un occhio brillante, mentre era sconvolto nel prato.
Non era partito per timore. Timore di non essere all'altezza, misto al desiderio bruciante di incontrare di nuovo quel Pokémon misterioso per conoscerlo, capirlo... e forse sfidarlo.
Ma ora il momento era giunto.
Sapeva perchč l'aveva sognato ancora. Perchč l'avrebbe sempre fatto, fino al momento del loro incontro.
Ma ormai si sentiva pronto. Anche partendo qualche anno piů tardi di altri Allenatori, non era stato con le mani in mano. A livello teorico si era preparato, ma sapeva che niente sostituisce l'esperienza. Aveva annotato ogni consiglio di ogni Allenatore esperto che incontrava, e per quel che poteva vicino Borgo Foglianova si era tenuto in allenamento fisico. Nel frattempo il suo amico Tom, che aveva un anno di piů e coltivava il sogno di diventare Capopalestra di tipo Veleno era riuscito a fare amicizia con un esemplare di Zubat che si era rifugiato affamato nella sua soffitta. Anche se amicizia era una parola grossa. Tom adorava il Pokémon, ma Zubat si limitava a tollerarlo e a dargli vagamente retta in alcuni casi.
Comunque meglio di niente, soprattutto in confronto a lui, che di Pokémon non ne aveva. 
Si infilň le scarpe e scese. Dopo una veloce colazione e un discorsetto relativamente breve dei genitori, era fuori, diretto dall' esperto di Pokémon della cittŕ, il professor Elm.
E in quel momento Tom si incamminň verso di lui, dall'altro lato della stradina.
“Ehi, dove credi di andare senza di me?”
“Non sto andando da nessuna parte. Non ancora.”
“Beh, dovunque tu vada poi, non pensare di lasciarmi indietro. Questo viaggio volevamo cominciarlo insieme, ricordi? E poi sei tu quello che ha vuto l'idea.”
“Vero. Allora sbrigati, andiamo dal Professore, ho un Pokémon da scegliere. Dov'č Zubat?”
“Alla fine sono riuscito a farlo entrare in una Pokéball... anche se ha fatto quasi tutto il Professore. Almeno adesso so che non cercherŕ di andarsene se lo offendo.”
“Dovresti cercare di conviverci con quel Pokémon...”
“La fai facile, tu. Sta con me, ma č come se mi facesse un favore. Piuttosto, sai giŕ quale starter sceglierai?”
“Neanche mezza idea. Sarŕ il caso che entriamo o no? Siamo arrivati davanti al laboratorio...”
“Giusto... beh, prima tu.”
“No, prima le signore...”
Tom guardň Fabrizio come se stesse per mettersi a ridere. Poi gli tirň un pugno leggero sulla spalla.
“Lo spiritoso...”
Entrarono insieme.
“Ah, ragazzi, finalmente siete arrivati! Vi stavo aspettando. Soprattutto te, Fabrizio. Oggi dovrai compiere una scelta cruciale, lo sai, no? Vieni, il Pokémon che ti accompagnerŕ nel tuo viaggio ti sta aspettando qui dentro!” Disse il professor Elm, magro e apparentemente distratto come sempre. Mentre Tom, un po' tamarro come sempre, con la sua canottiera nera a maniche corte e il suo cappello con visiera sui capelli corti, rimaneva appoggiato alla porta ad assistere, Fabrizio avanzň verso la macchina vicino al tavolo del Professore, sui cui facevano bella mostra tre Pokéball lucidate a specchio.
Ma a colpire l'attenzione del giovane fu il piccolo Pokémon che sbucň d'un tratto saltellando da sotto il tavolo, per poi guardarlo con aria interrogativa...




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