Padre
di famiglia
Non sciupare la cosa
più bella della tua vita solo perché ora non sai
esattamente chi sei.
Man mano che il sentiero si inerpicava sempre più
in alto, le rocce cominciarono a prendere il posto della terra offrendo
agli alberi sempre meno possibilità di metterci radici, e
nel volgere di poco tempo gli unici vegetali che videro furono degli
alberelli dai rami contorti che sbucavano delle rocce. Le dimensioni
ridotte permettevano a quelle piante di evitare che il vento le
sradicasse dai loro precari ancoraggi.
Continuarono a camminare su quel terreno roccioso.
Sasuke fissò oltre la corona di montagne che si stagliavano
davanti ai suoi occhi spenti.
Oltre, la guerra si abbatteva furiosa sulla terra, troncava
le vite degli uomini che combattevano per la loro libertà.
Distruggeva speranze e sogni.
Alzò appena il capo puntandolo al cielo plumbeo, dove le
nuvole cariche di pioggia iniziavano ad unirsi su un punto a caso.
Deglutì, voltandosi verso i compagni.
Suigetsu sedeva scomposto sulla roccia alla destra del sentiero, mentre
Jugo fissava il cielo, la fronte aggrottata, come se stesse pensando.
-Ci fermiamo qui.
Mormorò, indicando la caverna poco lontano da lì.
L’albino fissò il moro mentre si alzava e si
stiracchiò.
-Vuoi riposarti prima del divertimento?
Ghignò, afferrando la spada che faticosamente aveva
ritrovato.
Uchiha si avviò, spegnendo il cervello e allontanandosi da
loro, nel bosco, sotto gli sguardi dei due ragazzi.
Solo, quando la luna toccava già il cielo e la calma si era
diffusa intorno a lui, Sasuke riuscì a percepire i rumori
della battaglia.
Aveva visto anche un bagliore bianco, seguito da un botto poco lontano
da lì che per pochi secondi gli aveva spezzato il fiato.
Non sapeva cosa stava succedendo.
Non pensava a cosa avrebbe fatto una volta arrivato lì.
Dentro di lui erano cambiate così tante cose dopo che aveva
rivisto Itachi. Aveva lo stomaco contratto, le spalle tese che gli
mandavano un fastidioso dolore ai nervi e la gola chiusa.
Prima era sicuro di tante cose, ma ora si sentiva solo in balia degli
eventi.
Era cresciuto troppo presto. La sua infanzia era stata spazzata via dal
sangue e dal dolore.
Chiuse gli occhi respirando profondamente e sentì il corpo
leggero, come se stesse fluttuando in quella radura.
Quel giorno sarebbe stato la Vigilia. Poi, quello dopo Natale.
Perché gli ritornava in mente in quel momento?
Da quanto tempo non pensava al Natale?!
Chiuse gli occhi.
Solo, si rese conto di esser veramente stanco di tutto; della sua vita
di merda che sembrava non finire mai.
Sentì dei passi poco lontano da lui e si voltò,
fissando gli alberi che si intricavano tra loro, spogli e nudi,
dipingendo un paesaggio freddo.
I passi continuarono ad avanzare verso di lui, calmi, ritmici come il
battito del suo cuore.
Spostò la mano sulla spada, stringendo il manico
rettangolare.
Aspettò.
Poi lo vide.
Avvolto in una tunica nera, un uomo avanzava verso di lui. Il viso era
celato alla sua vista da un cappuccio ampio e largo. Il tessuto
vorticava nel vento che accompagnava quella figura.
Sospirò un alone freddo che si condensò nel vuoto.
Sasuke spalancò appena gli occhi quando avvertì
un abbassamento della temperatura all’improvviso.
La figura avvolta in un alone di mistero si fermò a pochi
passi da lui, silenzioso e rilassato.
Il ragazzo lo fissò allungo, aspettando qualcosa che nemmeno
lui sapeva.
-Uchiha… Sasuke.
La voce dell’uomo risultò roca e bassa, fredda e
indifferente ma con una nota di schermo nella voce.
Il moro irrigidì tutti i muscoli, pronto a scattare a
qualsiasi movimento di quella persona.
Il volto del giovane non tradiva alcuna emozione e continuò
a fissarlo.
-Cosa vuoi e chi sei?
La voce di Sasuke era profonda, ma benché avesse un tono
quasi amichevole, la minaccia insita in essa era letale come una lama
affilata.
Da sotto il cappuccio, le labbra dell’uomo si stirarono in un
ghigno divertito.
-La vera domanda che ti devi porre è : chi sei tu?
Sasuke strinse le labbra.
-Ti manda Tobi?
Una risata si sparse nella valle.
-Oh… Sasuke…
Il moro vide come l’uomo scosse il capo.
-No… mi manda qualcun altro, che per ora non ti è
dato sapere.
Mormorò.
-Comunque… non distraiamoci in altri sproloqui inutili.
Scosse la mano davanti a lui in un gesto lento, come se volesse
cacciare qualcosa.
-Questa notte riceverai una lezione…
Gli disse l’uomo davanti a lui, celato dalla cappa scura.
-Preferirei di no.
Mormorò Sasuke, stringendo le palpebre e sfilando la lama
dal fodero lentamente.
Da sotto il cappuccio l’uomo ghignò, scuotendo il
capo, provando pena per il ragazzo davanti a se.
-Perché ti ostini ancora a seguire la corrente?
Soffiò lento, fissandolo.
Calò un silenzio surreale, disturbato solo dal rumore
ovattato della guerra che si stava combattendo poco lontano.
-Cosa ti serve Sasuke?
-Non ho bisogno di niente…
Ribatté acido.
Gli si formò uno strano magone alla gola, e lo stomaco gli
si strinse fastidiosamente. Stava mentendo.
Ormai la sua vita era basata solo su menzogne, e perché non
mentire anche a se stessi?!
-Ah, no?!
Ghignò l’uomo, spalancando appena le palpebre da
sotto al cappuccio.
-Ricordati solo che sei tu che lo hai voluto.
Mormorò poco dopo, ridacchiando divertito, sparendo in un
mulinello d’aria davanti a Sasuke.
Il ragazzo fissò la radura intorno a loro con lo sharingan,
non trovando tracce dell’uomo.
Le parole di quell’uomo gli riverberarono nella testa fino al
ritorno alla caverna calda dal piccolo fuoco acceso.
Sorpassò i compagni con le labbra strette e si sedette
appoggiando la schiena alla parete umida.
Guardò il vuoto finché non cadde in un sonno
tormentato.
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