Pairing/Characters: Klaus/Stefan,
Rebekah/Stefan
Rating: R
Warnings: Slash,
Angst, Rough!Sex;
Word
Count: 550
(fdp)
Disclaimer: Niente
di mio. Più povera del solito perché Natale mi ha
prosciugato il portafogli.
N/A: Scritta
per il P0rn
Fest #6 @ fanfic_italia,
prompt Klaus/Stefan,
I was so alone, and I owe you so much,
e anche per la mia cartellina della Maritombola @ maridichallenge,
con il prompt #34. liscio/ruvido.
-
Scritta anche per la Staffetta
in Piscina @ piscinadiprompt,
prompt "Qu'importe
le passé qu'on porte derrière soi {trad. Che
importa il passato che ci si porta dietro } [Personne n’est
personne– Le Roi Soleil OST]",
e per 500themes_ita,
prompt #23.
Ricordati di me. #magiedelcrossposting
Remember me
Klaus
non era mai stato uomo da indulgere in rimpianti, ma a volte non poteva
impedirsi di immaginare cosa sarebbe stato se le cose con Stefan non
fossero andate nel modo in cui erano andate (e cioè male).
La
speranza di riavere indietro il suo vecchio amico, che lo animava la
prima volta che era arrivato a Mystic Falls, si era ormai estinta da
tempo. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Era stato un illuso a
credere che questo Stefan
avrebbe potuto essere di nuovo il suo Stefan.
Si
erano incontrati più vecchi di allora, con più
cicatrici ed esperienze, e in condizioni completamente differenti da
quelle di Chicago: Klaus non aveva più niente, Stefan aveva
di nuovo tutto. Ovvio che le cose non potessero più
funzionare tra di loro.
Eppure
qualcosa di quelli che erano un tempo era rimasto, nonostante tutto. Il
modo in cui ora Stefan entrava in casa sua come se fosse la propria,
colonizzandogli la poltrona e versandosi il suo whiskey più
pregiato, senza che mai gli venisse in mente, nemmeno per scherzo,
l'idea di chiedergli il permesso. Non era neanche una sfida o un chiaro
atto di ostilità (il più delle volte, almeno).
Era semplice familiarità.
Quei
gesti lo divertivano immensamente, ma non si sarebbe mai sognato di
farglieli notare. Se Stefan se ne fosse accorto, probabilmente avrebbe
smesso di farlo. E Klaus non voleva che smettesse. Erano piccole cose,
ma gli ricordano la loro breve amicizia, quando erano entrambi mostri e
a nessuno di loro importava.
Chissà
Stefan cosa ricordava di più di quei mesi. Non gliel'aveva
mai chiesto.
Erano
le notti con Rebekah quelle che ricordava meglio? Le notti di champagne
e di danze sensuali, con la liscia sensazione di seta tra le dita e il
profumo di lei sulla pelle? Ricordava solo il corpo morbido di sua
sorella, candido e puro solo all'apparenza, e l'accogliente oblio in
cui si spingeva e veniva spinto, accompagnato dai suoi gemiti e dalle
sue urla di piacere?
O
erano le notti passate con lui, quelle che Stefan rivedeva quando
tornava con il pensiero ai suoi anni a Chicago? Le ricordava le loro
notti pregne di sangue, spese in vicoli bui e quartieri malfamati, tra
fumo di sigarette e droghe appena scoperte, cercando vite da spegnere
insieme, cercando una condivisione che andava ben oltre le parole?
Non
poteva averle dimenticate.
Non
poteva aver dimenticato quella folle ebbrezza, con i vestiti strappati
di dosso con mani ruvide e sporche di sangue, i baci sulla pelle che in
realtà erano morsi, e i pugni così stretti
intorno all'altro da non saper più distinguere il dolore dal
piacere.
Non
poteva aver dimenticato il modo affamato in cui affondavano l'uno
dentro l'altro, senza delicatezza, cercando anzi di farsi il
più male possibile, e il modo in cui, in quel miscuglio di
sesso e violenza, alla fine riuscivano a sentirsi più vivi
che mai.
No,
Klaus sapeva che
Stefan ricordava. Ma sapeva anche che non lo avrebbe mai confessato, e
che, comunque, non sarebbe mai più successo.
Per
fortuna, pensava con sarcasmo e un pizzico di rabbia, esistevano
rimpianti ben peggiori di quello. Almeno per Stefan.
Lui
si sarebbe limitato a non pensarci, a seppellirlo sul fondo della sua
coscienza, e prima o poi anche quel rimpianto sarebbe diventato
innocuo, solo l'ombra nera e contorta del ricordo che era, proprio come
tutto il resto.
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