Cose da buttare via
prima che inizi il nuovo anno
Addison
La bicicletta di Mark: ecco che cosa butterei dalla finestra, quell'
inutile e ingombrante ammasso di costose ferraglie che continua ad
occupare parte del box della casa di New York.
Non prende
molto spazio, a dire il vero, solo un modesto angolo polveroso dove
giacciono, tra le altre cose, le racchette da tennis di Derek e le foto
del nostro matrimonio.
Già,
decisamente non l' avrei gettata per via dello spazio, l' avrei tolta
di mezzo per quello che rappresentava.
Tradimento.
Delusione.
Fallimento.
Fine.
E' solo uno
stupido oggetto inanimato, forse non cambierebbe nulla se lo gettassi
via.
Un nuovo
inizio.
Io e Derek di
nuovo insieme.
Quell' altra
sarebbe divenuta solo un ricordo sbiadito per Derek.
Portare
quella dannata ferraglia avrebbe significato un nuovo inizio per noi
due.
O forse no?
[120 parole]
Cristina
Il ventilatore
sopra al letto matrimoniale: ecco che cosa scaraventerei dalla finestra
il 31 Dicembre.
Nonastante la
mia corporatura esile e le mie mani delicate, nonostante mi sia costato
un bel mucchio di verdoni comprarlo.
Si tratta di
Owen, lui é più importante di uno stupido ed
inutile aggeggio, si tratta del nostro rapporto, prenderei a calci ogni
singolo oggetto che gli riporti alla mente quell' assurda e crudele
guerra.
Un
ventilatore, un vaso, un quadro, sarei pronta a radere al suolo anche i
muri del mio appartamento nel tentativo di farlo stare meglio.
Rompere e
smantellare quell' oggetto sembra liberarmi la mente, schiarirmi le
idee, farmi stare meglio, convincermi della bontà delle mie
azioni.
Tuttavia non
riesco ancora a capire del tutto che sto solo scappando dalla
realtà, dal nostro complicato e incomprensibile rapporto, da
lui.
Non comprendo
quanto amarlo con tutta me stessa mi stia distruggendo.
Posso fare a
pezzi il ventilatore, le pale, l' appartamento stesso, ma non
servirebbe a niente.
Non lo
aiuterebbe a tornarsene da me, non posso riportare indietro qualcuno
che ha lasciato una parte di sé a centinaia di chilometri di
distanza.
Semplicemente
non ci riuscirei.
[184 parole]
Izzie
Gli stampini per i muffin: ecco che cosa lancerei via, lontano da me.
Quelle
dannate formine in alluminio o in silicone che continuo a riempire come
un' ossessa di un impasto giallognolo e appiccicoso che occupa delle
terrine poste in disordine sul tavolo della cucina di Meredith.
Uova, farina,
burro, lievito per dolci, gocce di cioccolato.
Il tavolo
é ingombro di ogni genere di oggetti, padelle, pentole,
tazze colme di latte caldo, un assegno da oltre otto milioni di
dollari, tra le altre cose.
Continuo a
cucinare, mescolo gli ingredienti, imburro gli stampini, li riempio con
l' impasto, li inforno, imposto il timer e ricomincio il cerchio delle
mie azioni per l' ennesima volta.
352 muffin,
ventidue infornate da sedici muffin ciascuna, tortini che basterebbero
per sfamare i bambini di una scuola elementare di provincia.
Muffin che ti
avrei fatto assaggiare, Denny, ogni mattina un impasto diverso, alle
gocce di cioccolato, alle fragole, alla cannella.
La nostra
casa avrebbe profumato di dolci e di passi di bambino, di quel tuo
profumo che ancora impregna il maglione che ho tessuto per te e che se
ne sta appeso ad una gruccia nel mio armadio.
Vorrei aver
avuto la possibilità di farti assaggiare la
felicità di una vita intera insieme a me,
possibilità che ci é stata negata.
Vorrei essere
capace, vorrei poter riuscire a smettere di cucinare e uscire fuori o
perlomeno dormire un paio d' ore o farmi una doccia, ma non posso.
Ho paura che
se mi fermassi, mi ritroverei di nuovo sdraiata a terra, sul pavimento
del bagno, con quel vestito rosa che ti sarebbe piaciuto
così tanto, se solo avessi avuto l' occasione di vederlo.
Credo che
potrei continuare a riempire questo vuoto con l' impasto dei muffin,
solo per un altro po', non penso proprio che gettare via gli stampini
mi farebbe stare meglio, non ancora almeno.
[300 parole]
Arizona
Le scarpe con le rotelle: ecco un oggetto vecchio e inutile che di
certo non mi servirà più.
Ci vogliono
due piedi, due dannati piedi per riuscire a pattinare come si deve, per
potersi muovere con grazia e leggerezza tra le stanze del reparto di
chirurgia pediatrica dell' ospedale in cui lavoro.
Dovrò
limitarmi a delle pesanti e per nulla aggraziate calzature ortopediche,
che insieme al mio bastone da passeggio, formano davvero una accoppiata
perfetta.
Eppure, se la
penso in questo modo, perché non riesco a disfarmene?
Perché non sono in grado di chiuderle in uno scatolone e di
gettarle in un cassonetto dei rifiuti, possibilmente in uno ben lontano
da casa mia in modo che non mi venga la tentazione di ritornarmene sui
miei passi e riportarle nella scarpiera?
Non ne sono
capace perché sono una parte di me, di quello che sono
stata, di quello che potrei ancora essere.
Un giorno
potrei ancora riuscire a pattinare, magari un giorno lontanissimo,
magari mai, potrei tenerle da parte ed insegnare a Sofia a librarsi
leggera sul suolo, come una fatina buona.
Vorrei avere
il fegato di gettarle via e lasciarmi il passato e i giorni felici e
spensierati alle spalle.
Tuttavia
quale persona assennata getterebbe via quel poco di speranza che ancora
serba nel cuore?
[208 parole]
NdA:
Sì,
lo so, ho un' infinità di altre storie in corso, tuttavia
non ho resistito a scrivere una raccolta (3 capitoli) su quello che i
nostri amati dottori vorrebbero dimenticare e gettare via, in procinto
di incominciare un nuovo anno.
Come si nota,
faccio riferimento a momenti e a serie diverse e al fatto che, una
volta buttato un oggetto, il sentimento resta, perché non ci
si può disfare davvero di una sensazione semplicemente
distruggendo un oggetto inanimato.
Ovviamente le
recensioni sono ben accette!
A domani
lulubellula
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